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F e r d i n a n d o P o d e s tà . Arte antica nel Duomo di Sarzana. Ge­

nova, Sordom uti, 1904; in 8» di pp. «7 con tavole. - Con questo libretto l’autore si h proposto di rendere meglio accessibili all’

um-(1) LXLV (1903), pp. 473-489.

(2) G. B ig o n i, Per un cartografo genovese del trecen’o, V oi. i , p p . I b i e

segg (1900). Oltre agli studi originali del Magnaghi ivi citati ofr. l’arti­

colo di A. Moni, Di una carta nautica italiana del secolo X IV nella Ri­

vista Marittima (Agosto-Settembre 1900).

(3) Cosi s’intitola appunto un capitolo della reputata Storia della ma­

rina francese del De La Rancière.

(4) Non si comprende perchè la traduttrice dell’ articolo del Gallois non abbia ritradotto in italiano il nome di Lancellotto Malocello.

versale le notizie <li alcune insigni opere d’ arte che si conservano nella Cattedrale di Sarzana. Ha perciò raccolto da altre pubblica­

zioni quanto a si fatti monumenti artistici si riferisce, eil illustrato così in breve e acconcia esposizione le tavole che li riproducono.

Sono essi quattro II celebre Crocifisso di Guglielmo che reca la data del 1138, Io due grandiose ancone di marmo che adornano gli al­

tari di San Tommaso e della Purificazione, la terracotta robbiana rappresentante S. Gerolamo. È a dolere che la riproduzione del Cro­

cifisso sia riuscita così poco chiara da non porgere alcun sussidio allo studioso; eppure il dipinto tanto accuratamente descritto dal A a m i, il quale ne trasse i lucidi che non sappiamo dove siano fi­

bastanza accurata. Quivi nel toccare del Cardinale Filippo Calan- drini, rileva com’ei si recasse a Sarzana nel 1456 (p. 41), che è certo aggiunte. Le leggende sono quarantacinque, esposte con semplicità ed attinte dalle fonti migliori ; e quelle poche pagine sono sufficienti a darci le opportune notizie intorno a ciascuna, mentre additano allo studioso gli scritti dove potrà apprenderne di più in ordine alla loro origine, allo svolgimento storico, all’ attendibilità. Il M., sebbene si chiarisca bastcvolmente informato della letteratura ine­

rente a sì fatto argomento , p u re, ed è naturale, gli riesce più fa­

migliare tutto quanto si riferisce alle leggende venete. Quella riguar­

dante il doge Manin assume le proporzioni di monografia. Due in­

dici chiudono il volumetto; bibliografico 1’ uno delle opere citato ; 1 alfto onomastico. E a desiderare che in una nuova edizione la competenza dell’a. accresca la curiosa materia.

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G. V. O x ilia . La vita e le rime di Pierosso Strozzi. Firenze, T i­

pografìa G alileiana, 1904; in 8° di pp. 16. — Di questo rimatore fiorentino, Borito al cadere del trecento e sui primi anni del seguente secolo , poco si sapeva all’ infuori del magro cenno lasciatone dal Redi nelle annotazioni al suo ditirambo, cenno ch’egli potè fare cer­

tamente in seguito alle notizie comunicategli, a sua domanda, dal­

l’arcidiacono Luigi Strozzi biografo della illustre famiglia. Ma all’O., messo sulla via da una postilla di Salvino Salvini alla ben nota o- pera sugli scrittori fiorentini del N egri, (il cui fondo principale è costituito dalle schede lasciate dal P. Agostino Oldoini), riuscì di scovare in un ms. Strozzi-Uguccioni conservato all’Archivio di Stato in F iren ze, la biografia di Pierozzo scritta dal Salvini stesso. Egli tuttavia, leggendo in principio del cod. una lettera di Carlo Strozzi nella quale dopo aver dichiarato che tutte le vite « a riserva d’ al­

cune poche » sono di suo zio arcidiacono, avverte che « con 1 aiuto della felice penna del sig. Can. Salvino Salvini, si riduranno in un libro quelle poche che mancano », resta dubitoso se la vita di Pie­

rozzo , che è appunto fra le mancanti , sia da ritenersi dettata dal Salvini, o insiem e da questi e da Carlo. Ma a noi sembra il dubbio fuor di luogo, poiché l’espressione: « con l’aiuto della felice penna » non ci pare « ambigua », anzi, a nostro avviso, confermativa della ricordata postilla, dove il Salvini la dice: « da me distesa ».

L’O. ne produce il testo, facendolo precedere da alcune notizie sulla più « diretta parentela ascendente di Pierozzo » ed «altre aggiun­

gendone dal biografo taciute, con utili riscontri e note dichiarative.

Reca in fine come saggio un sonetto caudato al Soldanieri con la risposta di q u esti, e duo ballate, accordandosi ne’ giudizi sfavore­

voli espressi dal Crescimbeni e dal Quadrio sul valore di questo ri­

matore , impropriamente detto « antichissimo ». Ma se il poeta si dee considerare « di poco conto », è meritevole di ricordo « il per­

sonaggio storico e il cittadino » a cui vennero affidati importanti uffici pubblici. Rileviamo fra l’altro che nel 1402 fu mandato amba­

sciatore a Genova.

E d g a r d o M a d d a le n a . Lasso, Tip. Soc. Spalatina, 1904; in 16°

di pp. 13. — Con la consueta geniale erudizione il M. ricerca 1’ e- timo del vocabolo, che è entrato nel patrimonio della nostra lingua a significare atto o motto buffonesco sulla scena e fuor di scena.

Raccoglie le opinioni di tutti coloro che in qualche guisa ne hanno toccato, c inclina a credere sia questa parola autoctona « risultante dalla fusione dell’articolo V con la voce monca asso » che si trova primamente in scenari del 1632 ad esempio cosi: « facciano lazzo di m etter mano », e cioè l’ azione, mentre in altri si trova nello stesso significato: far assi o far asi, abbreviazione della voce asione.

Il quale rilievo è specialmente dovuto agli studi di Antonio Valeri, la cui m ente acuta era penetrata tanto a dentro allo cose teatrali ; sebbene il M. ci faccia sapere che fin dal 1788 un tedesco, il

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gel, avesse proposto come verosimile la medesima, etim ologia, e il Tommaseo nel Dizionario abbia detto che lasso rammenta actio.

V ii a ltro arcade younghista [di] E m ii.io B e r t a n a . S. 11. tip. (E- stratto dal volume nuziale N e g r i - S c iie r il lo ) . — Si tratta del poeta Luigi liiclieri torinese , che nella sua lunga vita fu a tempo ad os- sere successivamente abate osservante e som m esso, suddito fedele, cittadino sbrigliato e repubblicano d’ occasione, anticlericale, come oggi direbbesi, per tornar poi buon suddito 0 buon cattolico a se­

conda dello spirar de’ venti. Or di costui e delle sue rime malinco­

niche, con i soliti ingredienti del chiaro lunare, delle tetre imagini, degli abissi, dello selve, ecc. ecc., ci parla il 15. 111 poche ma ge­

niali pagine, facendoci desiderare che il suo proposito di raccogliere in un più ampio volume quanto egli esposo nella gustosa A rc a d ia lu g u b re, con le aggiunte man mano appostevi, diventi presto 1111

fatto compiuto ad illustrazione di un periodo notevole della nostra storia letteraria.

Sulla paternità della vita di Niccolò Capponi [di] M ic h e le L u p o G e n t i l e , Torino, Loescher, 1904 ; in di pp. 12 (Estratto dal Giorn. stor. d. lett. ital.). — Combatte 1’ opinione di Giuseppe Sa- nesi, il quale vorrebbe provare che la vita del Capponi non è e non può essere del Segni, ma d’altro scrittore e probabilmente del Gian- notti. E le ragioni che egli adduce per rivendicare codesta operetta al ben noto isterico fiorentino, sotto il cui nome fu sempre pubbli cata, sono di molto peso e pienamente persuasive. M a c’ è di più ; suffraga le sue affermazioni con dati di fatto e documenti così pre­

cisi chiari ed autorevoli da rimuovere qualunque dubbio.

Gino Capponi e Pietro Giordani [di] A le s s a n d r o D ’A n c o n a . S.

11. tip. (Estratto dal volume nuziale N e g b i- S c h e r illo ) . — È una bellissima lettera del Capponi al Giordani sulla pubblicazione delle Storie di Pietro Colletta. Fu scritta quando, in seguito allo sfratto del letterato parmigiano dalla Toscana, si raffreddò 1’ amicizia affet­

tuosa di lui verso il fiorentino, e ciò senza regione. Documento im­

portante e singolare che ci fa pregustare in piccolissima parte il lavoro sul Giordani che il d ’A . sta per pubblicare, e del quale qualche saggio già leggemmo sulla Nuova Antologia.

E. M a d d a le n a . Lessing e l’Italia. Roma, Salviucci, 1904; in 8"

di pp. 13. — L’A. ì-icerca diligentemente nella vita e nelle opere del Lessing quali relazioni egli abbia avuto con l’ Italia. Quivi egli fu nel 1775 e parecchi mesi vi si trattenne, di che ha lasciato te­

stimonianza in un diario, che è piuttosto una serie d'appunti e di note, destinati a qualcuno dei tanti lavori ch’ei andava mulinando.

Alcuni tocchi sulle cose italiane si hanno altresì nelle scarse sue lettere. Più importante è il vedere l’ influenza che il pensiero e la civiltà italiana esercitarono sullo spirito del Lessing. Quanta o quale essa fosse il M . espone con brevi, succosi e sicuri rilievi, desumen­

done la testimonianza dagli scritti di lui, e chiude determinando la

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fortuna ch’egli ebbe in Italia, così rispetto alla conoscenza dello sue opere, di cui si hanno traduzioni o rimaneggiamenti, come alla cri­

tica là dove s’incontra con lo dottrino da lui formato, o si piace di apprezzamenti dirotti o indiretti, nè sempre equanimi e benevoli. Que­

ste pagine dettate con la consueta competenza e genialità acuiscono il desiderio di più ampio lavoro, ond’ è elio aspettiamo vivamente da alcune speciali pubblicazioni mandate in luce posteriormente al lavoro del bussetano, specie in questi ultimi ann i, o da qualche

esposizione che occupa tutta l’ altra parte del libro. Infatti successi­

vamente s’ intrattiene intorno alle Poesie liriche, ai Poem etti, alle E gloghe, agli Epigrammi, agli scritti storici, ai dialoghi ed altri scritti m inori. Questi capitoli raggruppano la materia diversa e nu­

merosa onde 1* urbinate ha manifestato lo iloti singolari della sua mente c lo modalità del suo ingegno, e danno una cognizione suffi­

ciente de’ vari suoi scritti così in verso come in prosa; nè sola­

mente di quelli che si hanno per le stampe, ma altresì d' alcuni i- noditi. Tuttavia l’a., che qua e colà ha cercato di risalire alle fonti, donde nella sua educazione classica, il Baldi ha derivato così pensieri ed innovazioni poetiche, come fatti storici o postillati filosofici e mo­

rali, non ha creduto di doversi addentrare nelle ricerche compara­

dal Bulletin Italien). — Questi due poeti fiorentini, di cui toc­

cano appena o tacciono le nostre storie letterarie, furono amici del più celebrato Luigi Alamanni, e il primo di ossi ebbe significative lodi da Nicolò Machiavelli. Appartengono alla schiera di coloro clic resero insigni le adunato ne’ famosi Orti Oricollari. L’ II. discorre con alquanta larghezza dell’uno e dell’altro rilevando la loro perso­

nalità, correggendo errori ed equivoci di omonimia, discorrendo con acume della loro produzione poetica rispetto al pensiero od all’arte.

Le notizie biografiche del Kucellai sono più numerose o più piene;

breve fu la sua v ita , essendo morto a 24 anni in seguito ad una malattia « contractée au cours d’nne adolescence trop tòt livrèe aux plaisirs » : del Guidetti invece altro non ebbe a rilevare l’a., so non la data della nascita che tu nel 1493 il G novembre , ed era ancor vivo nel pontificato di Clemente VII. Le rime dell’ uno e dell’altro sono in generale amorose e risentono l’ influenza del Petrarca, seb­

bene qua e colà in quelle di Cosimo non manchino atteggiam enti o reminiscenze dantesche: al tutto petrarchesca è l’ unica canzone di argomento politico del G uidetti, la quale evidentemente esemplata, come nota 1’ H ., sopra quella del Petrarca: Spirto gentil, contiene frasi che ricordano l’altra ai signori italiani. Queste notizie aggiun­

gono buon elemento alla storia degli Orti Oricellari, di cui 1’ a. a- veva discorso nell’opera sua importante intorno a Luigi Alamanni.

Una nota ci avverte in fine che erroneamente aveva affermato non esservi a stampa alcuna delle poesie del Guidetti, mentre ben qua­

rantaquattro se ne hanno nelle Rime del secolo X V I edite a Bologna da Antouio Ceruti nel 1873, dove pure se ne trovano ventiquattro del Bucellai ; raccolta che gli fu fatta conoscere dal Picot dopo la pubblicazione del suo scritto.

E d g a r d o M a d d a le n a . Vittorio A lfieri, discorso commemorativo tenuto al Circolo Accademico Italiano in Vienna. Capodistria, Cobol e Priora, 1904; in 8° di pp. 19. — È, come si vede, un discorso di occasione, ma dettato con bel garbo e con mano sicura da chi co- conosce l’arte ed ha competenza da ciò. Egli parla dello scrittore e dell’ uom o, più di questo che di quello, e rileva quale importanza rivesta nel suo tempo e quale influenza abbia determinato nel se­

colo che lo vide spegnersi. Informato a pieno degli studi critici in­

torno all’ astigiano, si pone in mezzo giudice equanime o ragione­

vole; non intende dissimulare le esagerazioni e le contraddizioni, nè gli dispiace che la critica moderna riduca ne’ giusti limiti , e ponga in più conveniente luce l’ opera e la figura di lu i, o perciò acutamente conchiude: * Vagliato ogni minimo fatto, pesata colle bilancine dell’orefice ogni sua parola, la storia letteraria ci apprende che tutto quanto egli compì non fu già l ’ opera d’un gigante, come la tradizione insegnava, ma quella d’ un uomo come tutti gli altri.

Conclusione che certo non scema la sua gloria, so forse non 1’ ac­

cresce, e l’ Italia dai Goti sgombra, coni' egli augurò, circonda oggi

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ancora q u est’ uomo della calda venerazione elio portava ieii al gigante ».

F r a n c e s c o C a r i.0 P e l l e g r i n i . Raffaello GiustiLivorno, Giusti, 1905; in 24° ili pp. 15. — Elegante, affettuosa, veritiera necrologia

« d ’ un uom o elio nato in condizioni umilissime ed infelici , seppe con operosità intelligente ed instancabile, con raro coraggio, uni fermezza fiduciosa sollevarsi dal nulla, e combattendo giavissinio difficoltà riuscire utile non pure a sè ed ai suoi, ma anche alla cui tura del suo paese »; del quale tutti poterono « apprezzale la ìet titudine som m a , il nobile sentire, il senno che accompagnava una sincera e rem issiva modestia, il fare franco ed aperto dell uomo c ie si sente la coscienza sicura, la generosità che 6otto apparenze oste

riori sem plicissim e e modi che talora potevano parere alquanto me i, velava e nascondeva un cuor d’ oro ». Da umili principi oi seppe assorgere colla perseveranza del lavoro, l’ onesta de propositi e a vivace intelligenza, a bella fama fra i migliori librai-editoii d Italia, im piantando un'azienda degnamente remunerativa, ed utilissima al a cultura nazionale, non solo per i volumi di varia letteratuia, ma singolarm ente per i libri scolastici de migliori nostii siiitton in ogni disciplina. Il nostro giornale a cui egli costantemente si pi<i(‘ 1ut inviare lo sue pubblicazioni, sente il debito di non lasciale senza una parola di compianto la immatura morte dell uomo egie^io a\

venuta il 3 febbraio. _

G i o v a n n i D o l c e t t i . Cenni storici sulla scuola dei T ira e Bathoro ora gabinetto artistico .1. Carrer San Stae

,

Venezia, \enezia, Calle g a ri'e Saivugno, MCMV; in 16° di pp. 59 con lig. - L’a. diligente ricercatore di documenti, illustratore ed espositore espeito ci «a in questo grazioso volumetto la storia dell edificio eretto dalla corpo razione dei tira e battioro, che ebbe i suoi principi nel 17(19 c, duro fino alla soppressione napoleonica delle arti veneziane nel 1K06. 1 asso allora al dem anio, e poi divenne proprietà privata, e servì assai tem po per magazzino di carbone; ma per deperimento dello stabile rim ase m olti anni disabitato e in condizioni ruinose. Nel lS7(i An­

tonio Carrer ne fece 1’ acquisto, lo ridusse in buone condizioni con­

servando la memoria di quel che fu, e vi collocò il suo ricco gabi­

netto di arte antica. Il I). attingendo da documenti c da fonti edit*-, ci introduco in quella scuola dove la corporazione aveva sua sede, teneva adunanze, prendeva deliberazioni e provvedimenti ; ci ta as­

sistere ai partiti, ed alle feste solenni dei santi protettori. Ben riu­

scite figure rappresentano operai in aziono, e alcuni caratteristici locali dell’edificio. Come appendice abbiamo brevi «cenni legislativi sul m onopolio delle arti veneziane » clic cominciando dal 1214 scen­

dono al 1762, a dimostrare come il «protezionismo a forza d'incep­

pare la libertà del lavoro e dei commerci aveva sminuito lo spirito d’ em ulazione ».

B revi aneddoti in volgare bobbiese del cadere del secolo X IV .

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Nola di C a r l o C ip o ll a . Torino, Bona, 1904; in 8“ (li pp. 6. — Da un codicetto cartaceo dell1 Archivio di Stato di Torino tolse il C.

quattro brevi lettere le quali presentano molte forme dialettali. Che si tratti della parlata bobbiese si desume dalla provenienza del ma­

noscritto, e da alcuni nomi che appartengono a fam iglie di Bobbio.

Sono lettere supposte scritte per esercizio , sì come si rileva dalla traduzione latina che ad esse segue immediatamente. Il C. reputa utile mandarle fuori in servigio della glottologia, e gli studiosi della materia potranno farne lor prò.

L eig i A u g u s to C e r y e t t o . I l Santuario di N. S. del Monte. Ge­

nova, tip. della Gioventù, 1904 ; in 16° di pp. 86 con fig. — Il San­

tuario che si eleva sull’alto colle ad oriente di Genova, denominato il Monte, porge argomento di questa monografia storica dettata dal- 1’ a. con la consueta competenza. La prima notizia documentata di quella chiesa risale al 1182, sebbene possa credersi che già innanzi a questo tempo esistesse colà una qualche cappella dedicata al culto della Vergine. Vi furono prima i canonici di Santa Croce di Mor- tara ; più tard i, nel secolo XV, venne concessa ai Minori Ossei- v a n ti, che anche oggi vi dimorano. Scarse notizie si hanno della costruzione più antica, la quale scomparve per dar luogo a quella che venne eseguita nella seconda metà del quattrocento, con il sol­

lecito concorso de’ più cospicui cittadini, cui piacque eziandio eleg­

gersi la tomba fra queste sacre mura. Di essa rimangono reliquie qua e colà, insieme ad alcune ancone che ricordano i bei tempi del­

l’arte in Liguria. Ma le opere di maggior momento che fecero cam­

biare fisionomia alla chiesa datano dal secolo XVII ; quando cioè si reputarono necessari importanti lavori d’ingrandimento, i quali con­

dussero a mutare il carattere architettonico dell’edificio. E qui l ’a.

dà una minuta e particolareggiata notizia storico descrittiva della chiesa con le sue cappelle, e gli adornamenti di pittura e di scultura onde si vede decorata. Dopo di che discorre del convento, toccando dei religiosi di qualche rinomanza in esso dimorati, e di alcuni fatti svoltisi fra le sue mura; poi del bosco secolare i cui ricordi rimon­

tano al secolo XIII, e venne in potestà de’ frati nel secolo XV per munificenza di Raffaele Adorno ed Acellino Sai vago. I tre ultimi capitoli sono consacrati a ricordare le feste, le processioni, le vi­

site dei Dogi, e quella singolare del re Ferdinando delle Due Si­

cilie nel 1785, con la caccia al cervo fatta a suo spasso nell’annessa selva; gli avvenimenti guerreschi su quella altura nel 1747 per cui il santuario, asportata la sacra im m agine, venne temporaneamente mutato in fortilizio; in fine il recente decreto che consente 1’ inco­

ronazione della Vergine, occasione alla compilazione di questa utile operetta.

P i e t r o C a s t e l l i n i . La Quaresima. Ricordi storici Chiavaresi.

Chiavari, Gem elli, 1904; in 16» di pp. 24. — Piacevole libretto in cui sono opportunamente raccolte parecchie buone notizie intorno

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-agli usi o costumi. Vi si parla (lei predicatori e delle prediche ; del digiuno imposto nel tempo quaresimale ; dell’ uso e del commercio dei latticin i, del pesce, della carne; dei giuochi e dei divertimenti consentiti dagli statuti e dallo consuetudini ; dei divoti esercizi ; delle sacre rappresentazioni; della benedizione delle palme; della Pasqua, ecc. Alcuni documenti desunti dagli archivi vengono qui prodotti, come prova della narrazione.

G io v a n n i O liv ie r i. Notizie sulla vita di Gabriele Pepe con la giunta dì alcune lettere inedite. Campobasso, Colitti, 1904; in 8° di pp. 110 con rit. — Patriota, letterato, soldato ; carattere integro ; animo forte; intelletto acuto e sereno, ben meritava Gabriele Pepe che la sua patria non lo dimenticasse compartendogli quelle ono­

ranze che ad ottimo cittadino si convengono. Per concorrere appunto a questo nobile fine, con la erezione cioè di un monumento alla sua memoria, ha dettato 1’ 0 . la biografìa che qui annunziamo. A colo­

rire sì fatto disegno egli ha potuto attingere alle fonti migliori, vo­

gliamo dire ai manoscritti lasciati dal Pepe, alla sua corrispondenza ed alle memorie locali. E perciò il suo lavoro reca un corredo di notizie e di fatti più ricco e meglio ordinato di quello che si legge nello antecedenti biografìe. Assai più da vicino conosciamo , mercè queste pagine succose, 1’ uomo che per più rispetti dee dirsi bene­

merito delle lettere e del risorgimento nazionale. D ’ordinario il suo nome si trovava ricordato specialmente, e si potrebbe dire solamente, in grazia del duello col Lamartine rimasto celebre per il momento

merito delle lettere e del risorgimento nazionale. D ’ordinario il suo nome si trovava ricordato specialmente, e si potrebbe dire solamente, in grazia del duello col Lamartine rimasto celebre per il momento

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