A p. 125 del Liber Societatis B si trova, come foglio sciolto, la lettera di accompagno alle nuove costituzioni approvate dal vescovo di Gubbio, Ottavio Angelelli, il 25 febbraio 1808. Anche Luchetti, Guglielmi e Bianchi nei loro lavori ne danno notizia, con trascri-zioni più o meno ampie dei vari articoli. Di notevole interesse, come scritto nel proemio delle nuove, è la genuina copia che viene riportata in appendice, delle antiche primigenie, ovvero dei capi-toli superstiti dal n. 3 al n. 11 (dei primi due si hanno solo alcune righe).
Cap. 1° ...
Cap. 2° ...
Cap. 3° De le hore, che dobiamo dire;
Cap. 4° Del tempo, et modo de radunarsi alla compagnia;
Cap. 5° Del confessare et comunicare;
Cap. 6° De la bastimia, et gioco;
Cap. 7° De guardare, et santificare le feste comandate;
Cap. 8° Como ciascuno debia sapere le cose necessarie al cristiano;
Cap. 9° Per vivere in pace con tutti;
Cap. 10° Del modo de prestare li sacchi della fraternita;
Cap. 11° De punire li disobedienti.
I contenuti dei diversi capitoli, evidenziano aspetti e testimo-nianze che risalgono ad un periodo antecedente la stesura del Liber Societatis B, dunque ascrivibili al 1400, primi decenni del 1500.
Sono da ricordare, per la preziosità dei contenuti, alcuni passaggi da analizzare contestualmente al testo in argomento, per evidenziarne
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le differenze, fra queste: la presenza di un solo priore; l’adunanza ordinaria dei fratelli la prima domenica del mese; alcune ritualità ben codificate come la lavanda dei piedi; la disciplina all’alba del Venerdì santo o in altre feste comandate; l’assenza, fra i compiti, della gestione dell’Ospedale dei pellegrini.
Ecco dunque alcuni stralci, più di altri meritevoli di attenzione.
I frammenti del secondo capitolo descrivono l’insediamento dei nuovi ufficiali. Il vecchio priore in ginocchio di fronte al nuovo, chiede il perdono dei peccati commessi durante il suo mandato;
stessa cosa avviene per i camerlenghi. Poi le chiavi vengono conse-gnate nelle mani del nuovo priore e da questi al nuovo camerlengo.
Una ritualità antica da cui traspare anche la chiara autorevolezza dei nuovi eletti.
«Se facci cusì: che al vecchio ingenocchiato de novo avanti dice che per amor de Jesù Cristo li sia perdonato tucti li defecti che ha comessi in ello suo offitio, cusì el camerlengo et dal novo li sia dato qualche penitentia como seria uno pater nostro o simile, et cusì el camerlengo et dal novo li sia fatto el simile et da poi depongano le chiavi in elle mani del priore novo et levasi da terra et lo priore vada a sedere al loco deputato et dia le chiavi al camerlengo suo in presentia de tucti quelli che ce sono et sieno li decti offitii o mutati o confirmati de anno in anno secondo è dicto».
Il terzo capitolo stabilisce le preghiere quotidiane che i fratelli dovevano recitare, ovvero le sette hore, in ognuna delle quali veni-vano detti tre Pater ed Ave; stessa preghiera doveva essere ripetuta prima e dopo i pasti principali. Il quarto capitolo è senza dubbio uno tra i più importanti, definendo i tempi ed i modi di congrega-zione degli affiliati, lo riportiamo quasi integralmente:
«Ancho ordenamo comandamo omne et prima domenica del mese sia obligato ciascheduno venire ala casa dela compagnia
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dove dal priore se faccino leggere questi capituli et costitutioni et remossa omni cagione se debiano vestire et andare per le chiese cantando le litanie consuete del sanctissimo nome de Jesù.
Ancho se habia cura dal Priore ch’al giovedì sancto se faccino congregare tucti et lo camorlengo nel tramontare del sole apri la Fraternita et accenda el foco nel loco conveniente et scaldi l’acqua, et essendo tucti congregati el priore comandi che se vestino li sacchi et dicano con la disciplina cinque pa-ter nostri con l’Ave Maria inginocchione. Esso priore con li consilieri lavi li piedi a tucti o a parte secondo la moltitudine et sciucchino devotamente et basino in memoria de l’acto che fece Jesù Cristo a li discepoli soi in tal sera, et poi ordeni a che hora la matina debiano ritrovarsi a gire con el sacho per le chiese in memoria dela passione de Cristo.
Anchora in el dì de sancto Marco, la festa del Corpo de Cristo, e più el meno secondo che parerà a loro, tre sieno obligati a retrovarsi tutti a la pena d’un bolognino per volta, et andare solo disciplinandose per la Terra…».
I sacramenti della confessione e della comunione erano par-ticolarmente sentiti; ad essi è dedicato il capitolo quinto. Chi non avesse osservato questi precetti nella festa di Pasqua, veniva cancellato dalla compagnia ed il suo sacco bruciato:
«Chi lassa la Pasqua grande sia casso de la Compagnia, lo sac-co se abrusa sac-commo de quello, che desprezza el sac- comandamen-to de la sacrosanta romana chiesa, et è obbligacomandamen-to el Priore, et Consigliere tutte queste cose veder, cercare e punire».
Altre disposizioni sono relative al divieto da parte dei fratelli di partecipare a giochi di azzardo e bestemmiare, ma di vivere in pace e ricomporre liti, di santificare le feste e conoscere le preghiere. Il sacco rivestiva un ruolo particolare: un capitolo, il decimo, è dedi-cato proprio a questo.
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«Ancho ordenamo a niuno sia dato el sacho al tempo de la morte, se prima non dia el pegno equivalente al Priore,…»
STORICO ITALIANO
I disobbedienti venivano puniti, il sacco ripreso e non più restituito; tuttavia, in calce all’ultimo capitolo, veniva anche osser-vato che:
«Et tutte le pene possino lo Priore, et li Consiglieri augumenta-re, et minuire secondo li casi, che occorreranno, ma non senza grave, et bona ragione ancho in quelli defecti, che non sono scripti in questi Capitoli arbitrariamente possa el Priore por-re la penitenzia semppor-re con dolcezza e misericordia».
È anche sulla base di tutti questi elementi che prima è stata so-stenuta la tesi della confraternita disciplinata22.
22 Cfr. G. Casagrande, Il movimento dei Disciplinati: i motivi di un successo, in Atti del convegno “Sacre rappresentazioni arte, etica, vangelo delle comunità”, Gubbio 9-11 aprile 2010, Diocesi di Gubbio – Europassione per l’Italia, Gubbio 2010, pp 67-81.
La prof.ssa, analizza nel testo alcuni aspetti comuni a molte confraternite discipli-nate. Fra questi il divieto nei giochi d’azzardo, quello di bestemmiare, la periodica confessione e comunione, la pratica della disciplina, la liturgia della lavanda dei piedi, la fedeltà alla romana chiesa, uno spirito di pace e fratellanza. Tutti elementi che si trovano ben codificati nelle antiche costituzioni della Fraternita del Buon Gesù di Cantiano.