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Antichità di Bologna

BUB 3843 cc 10r-17v anni 1336 – 1339 Ccb vol2 pp 462-493

14r [...] In lo dicto millesimoa Oppizo marchexe di Ferrara1 sí entrò in Modena, che v’era

singnore messer Manfredib2 e dè la singnoria a li marchexi a dì .xiii. di marzoc. A tòrre la

ditta singnoria sí andò collo marchese Zoanne, fiolo di messer Tadeo de’ Pepoli, con deli gentiluomini di Bologna e gram gente da Bolongna di soldati sego; e veramente se non fosse la parte di Bolongna, lo marchexe non l’avea mai. Di quessto sonò l’arengho e fesene falò e gram fessta in sulla torre degli Asinelli, e sì fu fatto uno per lo maleta che per portarlo lassù si n’avè dal comun lire.v.. Et di quessto si si fe’ sì gram fessta in Bologna che mai non se ne fe’ una maiore; e durò dì .viii. e vestisi queli della compangnia de cendaled e fo grande

fessta.

In lo ditto millesimo li singnori della Schala sì mandono Ghuido da Corezo a Bolognae per

suo ambassadore e lla domandaxone fu quessta ch’ellof fe’: che predicti signori dalla Schala

voleano che ‘l comune di Bologna sí desse lo passo su per lo suo terreno a mandare la sua gente ad Arezo, ché i Peroxini si erano in hosste con consontimentog di Fiorentini, de’

Bolognesi, de’ Romangniuoli, che erano a una lega. Per la qual caxone lo consiglio del populo sí s’aricolse; il predicto Ghuido sí disseh l’anbassada ch’a llui era impossta per li

suoi singniori, della quale si fe’ postai a chi piaciesse di dare il passo e chi non, desse la fava

secondo la possta. Quelli a chi piaque di dare lo passo si funo .ii. fave, el contrario .viicxxiiii.,

et in sengno di dispetto sí si bandì arme e chavalli.

jIn lo ditto millesimo l’arcipretek da Lloiano3 sí uccise Domenigo da Gargogniano4 e .ii. suo

fioli e fu tenù gram male.

14v Al tenpo del dicto podesstà li fanti di messer Bra<n>dilixe sí ucisono Zoanne dal Sala5, che

era amico de’ signori di Loyano; e fu da San Dalmaxe. Di che fu di grande correre la terra e fu di gran capanele da’ Pepoli e Ghozzadini; fu a dì .xviii. di zungnio6.

In lo dicto millesimo si cominciò la guerra delle saline de’ Veniziani a queli della Schala. E colli Veniziani si tenea gli Fiorentini e messer Piero de’ Rossi da Parma si era chapitanio dell’osste de’ Veniziani.

Anche mo si fe’ uno ordinamentoa in Bologna cheb neghuno soldato da ppiè né da chavallo

a 1336.

b VIL: Manfredi Pì. c VIL: mazo. d BdP: cendao.

e BdP: ven(n)e. PR soprascrive a Bologna a ven(n)e cassato. f BdP: ch’elli.

g VIL: consintimento. h BdP: diè.

i -sta nell’interlinea corretto su –ssa cassato da BdP. j Manicula nel margine sx.

k VIL: arciprevede.

uxic, né debbia andare, nè usare con alchuno citadino de Bologna, in pena di perdere l’arme

e chavalli; et in nello dicto consiglio si fè’ uno savio per quartiero che aconpangniava gli Anziani, lo nome de’ quai son quessti:

Messer Parte di Ghiselieri;

Messer Buvallello de’ Consolomini; Messer Zordano del Bianco;

Messer Tomaxo de’ Preti.

Messer Francesscho di messer Lunardo de’ Lunardesschid da Norsiae podestà de Bologna

per li secondi sei mesi. Cominciò l’uficio a dì .xxi. di zungnio. Messer Iacomo de’ Balduini fu proconsolof.

In lo dicto millesimo si era chavalcato gente de’ Fiorentini a Llucha. La gente di quelli dalla Schala ch’erono drento Lucha, sí uscirono fuora per vetiareg il passo; montorono in sul

serraglioh, di che li soldati di quelli della Schala funo sconfitti. Fu a dì ***i […]

10r […] jch’ello si dovesse apresentare dinanzi da lloro, se non che serave inteso sbandezzà e

rivello del comune di Bologna. El ditto bando sì ssi misse alle finestre del Palaxo de’ dicti Anziani.

Ancora feno che ’l dazio della barattaria fu tolto dal tucto via.

Ancora feno gittare in terra le volte ch’erano apresso lo dicto palaso in sulla via che va in Porta Nova, le quali gosstònno .viiiic. lire; e fu all’entrare di novembre.

Ancora fecono li Fiorentini una chavalchata a Lucha di fino alle porte; e fu di novembre. In lo dicto millesimo si venne in Bologna messer l’arcivescovo de Anbrum7 lo qual z’era al

tempo del legato; fu lo dì di santa Barbara, dì .iiii. di desenbre. E per zò sonò le canpane del comune tucte a martello, e sì gli andò incontro lo podesstà, el chapitano e tucta la chavallaria e fesseli grande honore.

Andossene lo ditto arcivesscovo venardì, a dì .xx. di desenbre, con grande honore e sì lli fu donato dell’avere del comune de Bologna .viiic. lire; e sua stanza si fu a luogo de’ frati

Predicatori. E andossene a Faenza.

.Miiicxxxvii. messer Churrado di messer Piero kMalabrancha da Ghubio fo podesstà di

Bologna per li primi sei misi.

Messer Belvillano di Preti proconsolo per la Compagnia de’ Notari.

In lo dicto millesimo si fo un grande romore in su la piaçça del comune di Bologna, ché Busolino de’ Gozzadinia sì ferì Vero da Sasuni. Per la qual caxone

a VIL: ordenamento. b VIL: né neghuno. c VIL: osi.

d VIL: Berardo di Bernardischi. e BdP: Nursia.

f VIL: preconsollo. g VIL: vedare.

h VIL: ceruglio. Segue: sì che tra loro fo bataglia. i Lacuna presente anche in VIL

j VIL [Ancora feno rechedere Brunino di Galuci] k A fianco, scritto sul margine dx e sottolineato: 1337.

10v si trasseb grande giente in piaçça, ma funo caciati via per li famigli degli anziani che

balesstròno. E per quessta casone sì si fe’ granc guardia per li soldati da piè’ e da chavallo;

fu a dì .xx. di giennaio. E a quessto romore, zò è in nell’ora che fu, messer Tadeo de’ Pepoli e messer Brandelixe Gozadini sì erano in nella casa de’ notari e molto si smarrìno, spezialmente messer Tadeo, per caxone che già era cotaled chapanelle dall’una parte e

l’altra, zò è da’ Gozadini e suoi amisi e da’ Pepoli e i suoi amisi. E quando Busolino ferì lo ditto Vero, la parte de’ Gozadini era grossa in piaçça; e Berto Bazalerio venne con una spada nuda verso la casa de’ nodari con molti altri. Et in quessto meçço giunsse li amisi de’ Pepoli, sì che lo romore sbassò et andossene insieme, zò è messer Tadeo e messer Brandelixe, di fino alla via che va dalla chasa del Gierra, faciendo la via da casa de li maestri del legname. Quando funo lì una grande gente venia per messer Tadeo, si de foresstieri e si de terrieri, di che messer Brandilixe si smarrì forte e lli tolse lo cumiado e zaschuno si se ne andò a casa sua. De chee questo, si fe’f uno grande mormoramento, e per quessta casone si avé bando

della testa. Quelig se nomina qui di sotto:

Busolino de’ Gozadini; Berto de’ Bazaglieri; Chechino de’ Bentivogli;

Vezolo, fiolo di Zam Malv<e>zo; Nero da Cento;

e due altri fanti.

Dissesi allora che Gozadini e la parte sua aveano pirlà, perché aveano lasato dare bando a’ predittie perché

Berto era conpagnioh di messer Brandelixe; e chi sa pogo [a]pensai lo danno.

11r In lo ditto millesimo, sì andò le cartiselle per le conpangnie di dover trare quessti così fatti di bando, e fo fermo; possa tornò al consiglio del populo e lì si rifermò che nessunoj si tresse

di bando, salvo che Berto; e sì si die’ albitrio al podesstà sopra gli malefiziik e romori che ssi

feanno in piazza.

In lo dicto millesimo quelli da Medixina sì uccisono Folcirolo Catanio. Funo quelli dalla Nave. Fu a dì .xx. di febraio.

a de’ Gozzadini presente anche in VIL. b VIL: tré.

c Segue cassato: fessta.

d BdP: tota. Probabilmente PR corregge perché legge cota. e Correzione di PR su rasura. VIL: de questo.

f VIL: fo.

g que scritto su rasura.

h BdP: perché erono ciò è Berto conpagnio. i VIL: sic.

j VIL: insiseno. BdP copia malamente dal suo esemplare e PR, affidandosi alla sua lezione, cerca di completare la frase

dandole un senso che, però, risulta essere l’opposto di quello originale riportato da VIL. Nella versione di PR a nessuno fu concesso di rientrare in città, eccetto che a Berto, in quella di VIL gli esiliati uscirono di bando, eccetto Berto. Inoltre, la frase è introdotta da si rifermò, perciò ci si aspetterebbe una conferma di quanto già esposto, cioè che fo fermo di dover far uscire di bando i prenominati, ma al contrario la versione di PR smentisce quanto affermato in precedenza.

In lo dicto millesimo, a dì .xxii. di febraio, si misse le canpane del popolo, ch’erano in sulla torre del chapitano, in sula torre del Palaxioa dalla Biada in sul quale stevano li Anziani.

In lo dicto millesimo li Primadizi sì uccisono l’arciprete da Saleto8. Per la qual casone, la

Compangnia dalle Sbarre con so gonfalone e bechari sì andono a dare lo guassto in città et in lo contado a li suob beni; e fu a dì .xxvii. di febbraio.

In lo dicto millesimo lo comune di Bologna fe’ disfare Ganzanigo9 per volontà del conte di

Romangna10. E quessto sì fu per la morte di Folcirolo Captanio; fu a dì .viii. di marzo.

In lo dicto millesimo li Fiorentini ebbenoc la singnioria d’Arezzo; fu a dì .viii. di marzo. Fuci

la novella lo dì di santo Ghirigorod.

L’osste de’ Veniziani sì tolse la Città della Foiae a dì .xiiii. di marzo.

Anco mo tolse li Viniziani Canpo San Piero; fu a dì .xvii. di marzof.

.Miiicxxxvii. messer Currado de’ Canciglieri da Pisstoiag11 fo, de Bologna, chapitano per li

primi sei mesi.

In lo dicto millesimo fu ferito due fioli di Nicholò da Spilli e l’altra parte si era suoi visini, cheh fo ferì uno, et

11v era fiolo di Zoanne da Cento, ch’erano mulinarii; vero è ch’erano molto di quessta parte, gli

altri erano Maltraversi. Per quessto gli Anziani sì feno apellare, overe chiamare, cierti savi, li quali savi providenoj che .x. huomini di quelli della parte di quelli da Spilli fosseno intexi

sbanditik, d’esser strasinati et apicati per la gola, e che all’altra parte messer lo podesstà

dovesse proveder per forma di rasone. E chi à il male abial le beffe.

In lo dicto millesimo fe’ legha Bologna con quello da Milano, Veniziani e Fiorentini e Feraresi contra quelli della Scala. Fatto quessto, sì ferono hosste a Verona, e fu messer Luchino con .viiic. <c>havaglieri. Fu del mese di zungnio e del predicto mese si partino al so

vantazzom.

Messer Ottaviano de’ Belforti da Volterra fo podesstà per li secondi sei mesi in Bologna. Ser Michelino de’ Bentivoglio barisello.

Ser Zoanne di messer Chasstellano de’ Gozzadini proconsolon.

In lo dicto millesimo gli Anziani sì feno buttare in terra li becharie, le qualio erano a piè del

so palaxio lí a teso della piazza; fu vernardíp di notte, vegniando lo sabato a dì .vi. di luglio.

In lo ditto millesimo sí fo morto uno huomo a Flieso12, di che lo comune trassea ad arme e sí

fu preso lo dicto malfattore e sí ‘l menavano a Bologna e, quando e’ funo dallo spidaletto di

a Segue cassato: del capitano. b BdP: s[o].

c BdP: ebbono. VIL: avé. d VIL: san Gregoro.

e VIL: Cittadella fo a dì. Errore di copia di BdP non compreso da PR. Cittadella è un comune in provincia di Padova. f VIL: del mexe di marzo.

g VIL: Pestora.

h BdP: ch(e). PR scioglie l’abbreviazione aggiungendo: e. i BdP: mugniai VIL: munari.

j BdP: et prendo VIL e’ prevideno. k VIL: sbandezà. l VIL: apa. m VIL: avantazo. n VIL: preconsolo. o BdP: quale. p VIL: vegniri.

Madonna Bolognese, Iacomo del Bianco sí gli ‘l tolse. Per la qual casone lo dicto Iacomo sí fu sbanditob dell’avere e della persona. Quessto fu a dí .vi. de luglio. Della qual cosa fu di

grande borgelle da’ Gozadini e Blanchi. Ver è ch’e’ Gozadini averavenoc sotterà li Bianchi,

se non fosse lo brazo de’ Pepoli, per lo dire della gente.

In lo ditto millesimo, lunidì a dì .vii.di luio, sí fu chazato messer Brandelise de’ Gozadini, e tu[c]tid quelli della sua

12r casa. E lo modo come fu chazato sì è quessto: che ‘l ditto lunidí, tra terza e nona, si sonò un grande romore, di che ongni huomo si partì di piaçça. Et in quessto si venne Brancolino del Bianco a piazza collo gonfalone de’ chav<a>lieri gridando: «Viva il populo e gli Anziani!e»;

sí che, fatto quessto, ongni huomof trasseg ad arme e tossto gli Ancianih si erano in sul

palaso con la sua famiglia aconci. A quessto la gente comincia a ingrossare, di che l’ovra fu intresschata, et echo messer Brandelixe vegnire a piazza con suo sforzoi; e quando el fu in

sul cantone de’ Lanbertini, li fu gente che non voleano che venisse a piazza. Di che li fu grande battaglia tra l’una parte e l’altra, ciò era Blanchi e Gozadini, e sí vi fu de feriti e morti; di che finalmente el venne oltra a mal suo grado di fino alli bechari; e dissese che do fiatej i era cazù lo desstriero sotto. Et a questo, echo venire a piazza messer Tadeo con

grande gente e ssi andò incontra a messer Brandelixe e disse: «Mo chi è quessto messer Brandilixe? Volete voi anco[r] guasstare Bologna e la parte nosstra? Andiamociene a chasa, che concierò ben quessta cosa». Di che elli se n’andòno, ma perzò l’altra gente non si partì da piazza, e tuctavia erano certi savi con gli Anziani a provederek a quesste cose; e sì

providonol di confinare l’una parte e l’altra, ciò è che li Gozadini andasseno a stare i ·nello

borgo del Chasstello Francho e Blanchi i ·nello borgo di Casstello di Santo Piero. Di che, essendo comandato che dovesseno gire alle confine, come era ordinato, parvem che ssi

trassen ad arme e fu tossto spazà la bambaxe, che ongni huomo della casa de’ Gozadini et

anco Formaini e altri loro amisi funo fatti confinàdio. E a quessto tenpo era ser Zoanne di

messer Chasstellano de’ Gozadini proconsolop.

In suo luogo fu aletto incontanente ser Nicolò di messer Zoanne de’ Magnani.

Ancora furon fatti certi confinati, e fu a dì .x.di luglio, e furono .xx. gli nomiq de’ quali si è

questi, zò è:

a VIL: trè.

b VIL: sbandezà. c BdP: aveano.

d c sembra essere stata corretta da t ma è difficile stabilire quale sia l’ultima lezione a causa dell’evanescenza

dell’inchiostro.

e VIL: povollo, povollo, viva i anciani. f Segue ripetuto e cassato: ogni hu(om)o. g VIL: tré. h ci scritto su rasura. i VIL: resporzo. j VIL: Dofin. k VIL: prevedere. l VIL: prevideno. m VIL: aparve. n VIL: tré.

o BdP: aconfinà VIL : confinà. p VIL: preconsollo.

12v Bazallero de’ Bazalieri;

Nero di messer Lanberto da Cento; Nicholò da Monferraro;

Tixolo e Bunino, fiolo di ser Lando dia Buvalegli;

Ughizzuolo da Stifunti13;

Pedrazzo di Nicholò di Basacomadri; Nicholò deb Libanoro;

Iacomo di ser Gandone de’ Gandoni; Piero di messer Benedetto zudixe; Mercharo del Dataro;

Piero da Cangnianoc;

Gimignano da Rosellid;

Michele Grasso che stava da Sam Homobom; Tovalloe becharo;

Nanne del fra dal Remolo;

Zoanne di Iacomello muratore zoppo; Lo nome degli altri ingnioro.

Anco mo, in lo ditto millesimo, sí se fe’ lo beneficiof a quelli ch’avevano carta della paxe che

potevano essere chanciellati di bando; e di quessto andò le cartixelle per le conpangnì. Ancora, in lo dicto millesimo, messer Pierog de’ Russi da Parma tolse Padoa a messer

Alberto dalla Schala. Siando i ·nella ditta terra e’ fu menato preso’ a Vinexia. Ver è che messer Ubertino da Charrara sí glil diè; e quessto a dì .iii. d’agosstoh14. E di ciò si fe’ fessta in

Bologna, perché noi eravamo in nella lega co’ Viniziani e Fiorentini.

Ancora, in nello dicto millesimo, messer Piero de’ Rossi, lo quale era chapitano generale de hosste, sí fu morto a Monsellexei15 a una battaglia che ssi diè; e quessto fu in veneri a dì .viii.

d’agossto. Di chej ssi disse che della sua persona fu un grandissimo danno, inperzò che egli

era uno de’ più valevigli hominik di Lombardial più ingratiàm da tucte giente; e così si

diseva per ciasschuno.

15r Ancora pogo stando, morì messer Marsilio suo fradello.

In lo dicto millesimo vene una grande tenpessta; fu la viglia di san Lorenzo.

In lo dicto millesimo, a dì .xxviii. d’ogossto, il dì di santo Agosstino, lin soldati da piè e da

chavallo trassenoo ad arme in piazza gridando: “Viva messer Tadeo de’ Pepoli!”, e 'l popolo

a BdP: da. b BdP: di. c VIL: Chiagnano. d VIL: dai Oxegli. e VIL: Tonallo.

f Seconda e aggiunta in interlinea. VIL: benuficio.

g Lapsus calami di BdP, perché il nome è presente anche in VIL. h BdP: ogossto.

i BdP: Monselexe. j VIL: che ‘l. k VIL: chavaleri.

l Segue cassato da PR: e de. m BdP: ingratiato. PR cassa –to. n BdP: de’.

che venivaa a piaza ongni huomo gridava: “ Popolo, popolo!”; e a zasschuno fue viedato e

contradiatob, benc che nessuno non se ne charicòd troppoe, no maf lo barisello, lo quale era

de’ Bentivogli; et a lui fu fatto disonore, ché lli fu tolto lo pennone et asbassato, e quello che tenea messer Passarino, che era all’arme del comune di Bolongna alla guardia degli Anziani, funno tucti sbassati. Et gridavang tucti gli soldati: “Viva messer Tadeo!”, et così si

cominciò a gridare per ongni giente che venia a piazza. E fatto quessto, ello sí fu conduttoh

in sul Palaxio degli Anziani in nome de singnore, e tuttii li soldati stavano in piazza.

Per la sopradicta casone alcuna novità non fu in nella città di Bologna et eziamdio in nel contado, et eciamdeo né morto né rubbatoj alchuna persona.

Lo venerik seguente sì andò le carteselle per le compangnìe della confermasone della

singnoria, e così funo ferme.

Lo sabato seguente sonò lo consiglio del populo e sí si raunò in sul Palaxio dalla Blava, là ove steanol gli Anziani, e llì sí si fermò la sua singnoria secondo ch’a ·llui piaque. E fu ditto

per li aringadurim che lla sua singnoria fosse gienerale della città

15v et contado e distretto della città di Bolognan e per quello modo che meglio possesse valere e

tenere; e zò che per lui si fesse, valesse sí come fosse ffatto per lo consiglio del popolo e meglioo, se si può dire.

Et a quessto fo datop le fave bianca e negre sí come è de usanzaq; lo numero delle bianche si

funo .viiiiCviii. e le negre sì funo .x.

E fatto quessto, si fe’ gli Anziani e dessi lo gonfalone della jusstizia e l’uficio del proconsolo e quello del barixello sì come dinanzi.

In lo dicto millesimo messer Azzo Vessconte sì tolse la città di Bressia per forza, tanto stesser

in assedo; e quessto fu, che l’ebbe, a dì .xiii. del mese d’ottobres.

In lo dicto millesimo fu fatto cavallierot messer Parte de Ghiselieri per lo marchexe Opizou

fu il dì di santo Martino, che è a dì .xi. di novenbre.

In lo dicto millesimo lo nosstro singnore fe’ raunare un consiglioa per fare un sindagob per

andare a corte per lo conzo della Chiexa et al comune di Bolognac; fu in giuvidì a dì .xiii. di

a BdP: venivano. PR corregge cassando con due tratti di penna -no. b VIL: chontrariado.

c ben scritto su rasura. d VIL: neghuno no s’encareghò.

e (Ms) treoppo. Correzione dell’editore.

f BdP: set none. PR cancella: set e corregge: no ma. VIL: se no. g VIL: cridà. h BdP: condotto. i BdP: tucti. j VIL: robà. k VIL: vegniri. l VIL: steva. m BdP: aringatori. n VIL: Bononia.

o Segue cassato: se meglio. PR corregge sostituendolo con se. VIL: se meio se po dire. p VIL: dà.

q VIL: era uxanza. r VIL: tanto ie stete. s VIL: otovro.

t Soprascritto in interlinea a [vir] cassato. VIL chavalero

u BdP: e pizo. Correzione dell’editore. Evidentemente si tratta di un fraintendimento nella lettura da parte di BdP, in

novembre.

In lo dicto millesimo si fe’ una mosstra molto bella di cavaglieri soldà et allora fe’ dare lo nostro singnore una bandiera a l’arme sua et a quella del comune di Bolognad a Zohanne

suo figliuolo, al nome di Dio; e fu a dì .iiii. di dexenbre et a grande honore.

In lo ditto millesimo andò Zoanne a Vinexia a parlamento; dissesi che vi dovea essere li singnori di Lonbardiae; fu molto ben acompangniato da’ cittadini; e fu martidì .viiii. di

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