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Condivido pienamente quello che ha detto il Prof. Cipolletta, volevo, però, affrontare il te- ma del ruolo della CDP dopo la sua trasfor- mazione.

L’esperienza mi ha insegnato una cosa: di fron- te a problemi politici bisogna trovare la migliore soluzione tecnica e questo, appunto, è quello che si è fatto con la CDP, ma alla decisione po- litica sta, ora, seguendo un progetto di carat- tere istituzionale.

E’ stato chiesto, in questa sala, cosa pensano gli analisti finanziari della nuova CDP. A tal fine posso esporre il giudizio delle agenzie di rating.

Una di loro ci ha attributo lo stesso rating del- lo Stato in quanto riconosce un forte conno- tato pubblicistico alla CDP. Tale impostazione è basata su alcuni presupposti: la CDP gesti- sce il risparmio postale che costituisce il 10% del debito pubblico perciò, possiamo afferma- re, che il suo ruolo è quello di gestore di una parte rilevante del debito dello Stato: rispetto al mercato dei finanziamenti pubblici la CDP rappresenta il 60%. Queste caratteristiche han- no fatto riconoscere come tratto distintivo del- la CDP quello di agenzia statale e quindi un rating analogo a quello dell’Italia.

Altre agenzie di rating hanno, invece, sottoli- neato maggiormente il ruolo di soggetto in- termediario finanziario, e quindi l’analisi si è spostata su temi più strettamente finanziari ed, in particolare, sulle partecipazioni o meglio su qual’è l’ammontare massimo di partecipa- zioni che la CDP può assorbire nell’ambito del- la sua struttura di bilancio.

Questa diversa valutazione dimostra come la CDP si sta affermando come istituzione orien- tata al mercato. Un esempio rilevante di que- sto nuovo orientamento è costituito dal pro- getto dell’Alta Velocità che, si ricorda, è fuo- ri dall’aggregato della finanza pubblica e il cui

finanziamento è basato su una attenta analisi del progetto; questo nuovo modello, ulterior- mente affinato, verrà applicato anche per i progetti definiti trans european network cioè alle opere infrastrutturali strategiche di livel- lo europeo.

Ma il nuovo orientamento al mercato è ri- scontrabile anche nella attività della gestione separata. Questa è l’attività che ha contraddi- stinto la CDP: essa continua ad essere svolta ma con connotati diversi. La diversità non di- pende dalla diversa configurazione attribuita alla CDP bensì dal cambiamento del contesto di riferimento.

Occorre ricordare che il sistema delle autono- mie, fino agli inizi degli anni ’90, dipendeva da una finanza derivata; la capacità di inve- stimento degli Enti Locali era, pertanto, lega- ta ai trasferimenti dello Stato.

Gli investimenti godevano di una contribuzio- ne totale da parte del Ministero dell’Interno che procedeva al rimborso delle rate di am- mortamento dei mutui contratti dagli enti lo- cali. In via progressiva si è proceduto alla eli- minazione di questa contribuzione ed oggi, con la modifica costituzionale, viene sancito de- finitivamente il divieto della garanzia statale sul debito degli enti territoriali.

Perciò gli enti devono assumere a pieno tito- lo la responsabilità di spesa mantenendo, nel contempo, in equilibrio la propria situazione patrimoniale e finanziaria. Questa maggiore complessità sta spingendo le autonomie ad un più attento controllo delle attività che, a va- rio titolo, hanno finora gestito ed a riflettere sulla possibilità di gestire direttamente le at- tività di tipo non industriale e di trasferire al- l’esterno quelle di tipo industriale, come le re- ti e le dotazioni destinate alla fornitura di ser- vizi pubblici.

Ciò potrebbe determinare una situazione di squilibrio nei servizi forniti da alcune aree del territorio rispetto a quelle più povere (pensia- mo ad esempio ai trasporti locali), allora qua- le può essere il ruolo della CDP in questa nuo- va situazione?

Sono convinto che la CDP può contribuire a so- stenere lo sviluppo del processo infrastruttu- rale del Paese anche per le situazioni più de-

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boli; processo che non necessariamente deve passare attraverso i contributi statali ma può concretizzarsi in supporto al processo di pro- grammazione e alla analisi delle reali possibi- lità di bilancio degli enti, all’interno del rispet- to del patto di stabilità.

Il ruolo della gestione separata della CDP, oltre ai finanziamenti, si evolverà al fine di stimola- re i processi virtuosi per poter mantenere una situazione di equilibrio generale.

Affrontiamo il tema delle partecipazioni: in con- siderazione delle polemiche di questi giorni, oc- corre chiarire che la CDP non verrà mai chia- mata a risanare aziende in difficoltà.

Nel DNA della CDP non è iscritta questa fun- zione, le partecipazioni assunte saranno sempre coerenti con lo scopo sociale della società e, co- munque, connesse con il suo obiettivo princi- pale costituito dal finanziamento dello svilup- po infrastrutturale.

La coerenza dell’agire dell’Istituto viene assicu- rata, sia dalla missione assegnatagli, ben defi- nita dagli atti costitutivi, sia da una governan- ce indipendente.

E’ stato ricordato come la governance si espli- ca in vario modo e, nel nostro caso, anche at- traverso i Comitati previsti nello Statuto. Que- sti, sono organismi all’interno dei quali si è cer- cato di organizzare un momento ben struttura- to dove fare incontrare la volontà dell’azioni- sta di maggioranza “Tesoro” con l’azionista di minoranza “Fondazioni”; cioè non si è guarda- to alla governance solo come meccanismo di tu- tela della minoranza bensì al ruolo attivo che le Fondazioni possono svolgere nella gestione della CDP.

Queste, come dimostrano le parole che abbia- mo ascoltato oggi, sono fortemente interessa- te a promuovere lo sviluppo dell’attività del- la CDP verso i territori locali attivando la co- siddetta gestione ordinaria che deve agire, co-

no investendo le autonomie locali, hanno for- temente inciso su questo settore, il quale è an- che influenzato dalle regole europee sulla con- correnza; quindi il ruolo della CDP è di ga- rantire, finanziando appunto gli investimenti e la gestione delle reti e delle infrastrutture, che si promuova la concorrenza nella gestio- ne dei servizi in quanto questa determina un’of- ferta più efficiente con un minore costo. Concludo affrontando il problema, di cui si discute in questi giorni, della trasformazione del fondo perduto in credito agevolato a fa- vore delle imprese.

L’Italia rispetto agli altri Paesi europei pre- senta un livello di fondo perduto più elevato; ciò è dovuto ad una maggiore presenza, ri- spetto alla Francia o alla Germania, delle aree del c.d. obiettivo 1.

Questa situazione è, però, in via di cambia- mento, in quanto il 31 dicembre 2006 cambiano gli interventi dei fondi strutturati europei e diminuiranno le risorse a favore dell’Italia. Perciò, per il nostro Paese, si pone la neces- sità di rivedere le forme di incentivazione al- l’economia per renderle più razionali. Risulta infatti da specifiche statistiche che le revoche dei contributi a fondo perduto sono maggiori al Centro-Nord rispetto che al Sud. Questo di- mostra, praticamente, che il meccanismo del fondo perduto è un meccanismo poco effi- ciente nelle aree a più forte dinamismo, aree che possono essere invece maggiormente in- teressate sia a sistemi di finanziamenti age- volati sia ai meccanismi dei fondi di garanzia. Insomma, in previsione dei cambiamenti in at- to, anche a livello europeo, e dopo avere esa- minato le dinamiche in movimento, è neces- sario, per migliorare l’efficienza delle risorse destinate, riesaminare i meccanismi di incen- tivazione. In questo quadro si inquadra un eventuale intervento della CDP.

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Progetto e coordinamento editoriale

Daniela Alterio

Hanno collaborato

Loredana Cusieri , Daniela De Vincenzo

Realizzazione

Antonio Tomasello Luciano Casagrande, Alfredo Raho

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CDP S.p.A.

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