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Apollonia Pontica, tomba 264 Attribuita al IV-III secolo (Fig 18).

Bibl.: VENEDIKOV et Alii 1962, p. 32, n. 1104; n. 1104 a; p. 386; THOMPSON

2003, p. 222.

Sono illustrati due anelli in verga di ferro a sezione circolare intrecciati fra loro, con diametro di 15 cm. Dalla tomba 471 è detto provenire un insieme simile, con diametro di 11 cm, non illustrato. L’intreccio degli anelli e la pur rapida loro descrizione disponibile permettono di intendere questi ritrovamenti non come ceppi per le caviglie, ma come parte di catene. Anche se le notevoli dimensioni del diametro degli anelli lasciano perplessi.

Si potrebbe ipotizzate che anelli per caviglie del tipo documentato a Martigues (cfr. infra, n. 21) siano stati intrecciati fra loro e deposti della tomba, a segnare così lo stato servile del defunto: ma sembra una lettura troppo complessa per poterla ritenere corrispondente alla realtà antica.

La presenza di catene all’interno di sepolture singole non trova, a quanto si conosce, confronti: tanto più che si tratta solamente di due anelli, quasi a simboleggiare l’interezza della non presente catena. Simbologia, per di più, del tutto astratta in quanto sfugge completa- mente la possibile funzionalità del reperto, ove si trattasse di una catena integra.

I due anelli potrebbero avere avuto lo scopo di simboleggiare lo stato sociale del defunto, schiavo oppure prigioniero: in quest’ultimo caso schiavo potenziale, se non già in atto, per quanto di origine di- versa da una schiavo nato in casa.

Ove quest’ipotesi di ricostruzione corrisponda alla realtà antica, c’è da osservare che la deposizione di soli due anelli di una catena costituisce un sensibile risparmio rispetto alla sepoltura di ceppi per

trova riscontro solamente a Martigues (vd. infra, n. 21). Inoltre, anche donne sono state riconosciute nella sepoltura comune di Pidna (vd. infra, n. 14): ma non si sa se ancora avvinte da ceppi, o catene, oppure libere da tali costrizioni.

Per la discussione su queste sepolture vd. infra.

10. Camarina (Ragusa), necropoli di Passo Marinaro, tomba 839. Metà, o

poco dopo, del V secolo (Fig. 15).

Bibl.: DI STEFANO 1984-1985, p. 760; VASSALLO 2010, p. 52 nt. 1; DI

STEFANO – TULUMELLO 2019, pp. 87-90.

All’inumazione supina sulla nuda sabbia era aggiunta una coppetta a vernice nera posta sulla parte bassa dell’addome, che può essere datata alla metà, o poco dopo, del V secolo.

Le pesanti concrezioni del ceppo, che costringe i piedi, ne impediscono un’analisi formale, così come si è visto per Himera (cfr.

supra). Dalla vicinanza tra le gambe, distese, sembra risultare che il

gioco era molto ridotto.

11. Tebe Ftiotide (Tessaglia), tomba a fossa 3. La tomba fa parte di una

necropoli utilizzata durante il periodo ellenistico (Fig. 16).

Bibl.: DEILAKI 1972-1974, pp. 548-549; THOMPSON 1993, p. 140;

THOMPSON 1994, p. 13; THOMPSON 2003, p. 222.

Il defunto mostra due anelli alle caviglie, con diametri tra 15 e 13 cm, formati da una grossa verga a sezione circolare. Ad ogni anello è collegata una grossa verga a sezione circolare di forma allungata, ripiegata, ingrossata alle estremità a formare anelli nei quali sono inseriti, rispettivamente, quelli per le caviglie ed un anello centrale. Questo unisce le verghe allungate fra loro, venendo così a tenere collegati fra loro tutti i componenti del ceppo.

Allo stato si conosce un incerto confronto con un probabile ceppo (Fig. 17) da Castroreale San Biagio (comune di Terme Vigliatore, Messina) di incerti cronologia e contesto, se gli anelli per le caviglie

erano in antico inseriti in quelli posti all’estremità dei due elementi

allungati collegati fra loro da un terzo anello centrale65.

Più vicina è la tipologia di alcuni ceppi da Akanthos (infra, n. 13).

12. Apollonia Pontica, tomba 264. Attribuita al IV-III secolo (Fig. 18).

Bibl.: VENEDIKOV et Alii 1962, p. 32, n. 1104; n. 1104 a; p. 386; THOMPSON

2003, p. 222.

Sono illustrati due anelli in verga di ferro a sezione circolare intrecciati fra loro, con diametro di 15 cm. Dalla tomba 471 è detto provenire un insieme simile, con diametro di 11 cm, non illustrato. L’intreccio degli anelli e la pur rapida loro descrizione disponibile permettono di intendere questi ritrovamenti non come ceppi per le caviglie, ma come parte di catene. Anche se le notevoli dimensioni del diametro degli anelli lasciano perplessi.

Si potrebbe ipotizzate che anelli per caviglie del tipo documentato a Martigues (cfr. infra, n. 21) siano stati intrecciati fra loro e deposti della tomba, a segnare così lo stato servile del defunto: ma sembra una lettura troppo complessa per poterla ritenere corrispondente alla realtà antica.

La presenza di catene all’interno di sepolture singole non trova, a quanto si conosce, confronti: tanto più che si tratta solamente di due anelli, quasi a simboleggiare l’interezza della non presente catena. Simbologia, per di più, del tutto astratta in quanto sfugge completa- mente la possibile funzionalità del reperto, ove si trattasse di una catena integra.

I due anelli potrebbero avere avuto lo scopo di simboleggiare lo stato sociale del defunto, schiavo oppure prigioniero: in quest’ultimo caso schiavo potenziale, se non già in atto, per quanto di origine di- versa da una schiavo nato in casa.

Ove quest’ipotesi di ricostruzione corrisponda alla realtà antica, c’è da osservare che la deposizione di soli due anelli di una catena costituisce un sensibile risparmio rispetto alla sepoltura di ceppi per

caviglie completi. Sepolture di quest’ultimo genere, come si è visto, sono ben attestate, così che sembra non si abbiano avute precauzioni economiche in tal senso. Almeno nei casi conosciuti, in quanto la popolazione schiavile del mondo antico non era di certo così numericamente ristretta come potrebbe risultare dalla documentazione archeologica qui discussa: che è per definizione la- cunosa rispetto alla realtà antica.

Ove, invece, l’ipotesi appena proposta non corrisponda alla realtà antica, la presenza di parte di una catena in ferro assumerebbe tutt’altro significato. Che, allo stato odierno delle conoscenze non è affatto chiaro.