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Tra i primi a comprendere la portata di quelli che

sa-rebbero stati gli effetti dei dispositivi che si andava-no profilando, già nell'ultima settimana di febbraio -quando il virus non aveva ancora un nome-, con la chiusura di una parte delle carceri al volontariato e ai familiari, troviamo i cappellani penitenziari.

In un comunicato stampa del 28 febbraio diffuso dall'Agensir (Agenzia servizio informazione religiosa) don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappel-lani delle carceri, rivolge un appello molto eloquente ai cappellani, ai diaconi e ai volontari, invitandoli a superare il “virus della paura e della diffidenza” che sembra prendere il sopravvento e non far mancare la loro presenza nelle carceri.

Don Grimaldi è consapevole che l'imminente interru-zione delle attività in tutte le carceri, e di conseguen-za l'interruzione di tutte le relazioni umane, per i de-tenuti avrebbe rappresentato “l'isolamento totale di una realtà già emarginata dalla società”.

Ma Don Grimaldi ha ben presente pure che le pri-orità da affrontare per contenere l'emergenza e gli effetti derivanti dal dilagare dei contagi sono di ordi-ne morale e medico. Da profondo conoscitore degli uomini e delle donne rinchiusi nelle prigioni, anche e soprattutto da un punto di vista spirituale, sa bene che la solitudine (nonostante il sovraffollamento) e l'emarginazione dal consesso civile dei detenuti e delle detenute - già in condizioni normali -

conduco-no a stati di prostrazione profonda che, spesso, pur-troppo, fanno da anticamera ai suicidi.

Il giorno dopo le rivolte, il 9 marzo, Don Raffaele prenderà nuovamente parola pubblicamente; e sa-ranno ancora parole di comprensione delle condizio-ni reali che hanno portato a quella che, giustamente, definisce una “esplosione di rabbia”. Invita i detenuti a comprendere il momento emergenziale e chi ha il potere a prendere decisioni forti (decongestionare le carceri) e di non essere “ostaggio di prepotenze e ricatti”.

Vale la pena ricordare in questo contesto – oltre ai numerosi appelli di Papa Francesco a favore di una amnistia e per il miglioramento delle condizioni dei detenuti – la Via Crucis del 4 aprile, in piena pande-mia quindi, che ha consegnato alla storia una piaz-za San Pietro senpiaz-za le migliaia di fedeli che vi sono sempre affluite. Simbolicamente, in questa Via Crucis eccezionale, Papa Francesco ha voluto accanto a sé, a portare la croce, i “crocefissi” del nostro tempo: de-tenuti, familiari di vittime, medici e poliziotti.

Singolare il titolo de “Il Fatto Quotidiano” che can-cella dall'immagine dell'evento i detenuti, mentre

“L'Avvenire” fornisce i dettagli della scelta del Papa mettendo al centro, invece, proprio i detenuti defi-nendoli “i crocifissi di oggi”.

Per “Il Fatto Quotidiano” tutto ciò che narra

“L'Avve-nire” è come se non fosse mai avvenuto, eliminando ogni riferimento ai detenuti e alle carceri, a partire dal titolo: “Coronavirus: Papa Francesco presiede il rito della via Crucis in una piazza San Pietro deserta.

Con lui medici e agenti penitenziari”.

Il 29 febbraio il segretario dell'Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria della Campania, Ciro Auricchio, invia una nota al provveditore regionale in cui richie-de che vengano sospesi i colloqui di persona per i richie- de-tenuti con i familiari e vengano introdotti quelli tele-matici. Chiede inoltre che vengano sospesi i permessi in entrata e uscita, l'istituzione di un'unità di crisi del Provveditorato, la dotazione per gli operatori dei di-spositivi di protezione. Nella nota Auricchio sottoli-nea la preoccupazione dei detenuti e degli agenti e la necessità di adottare tutte le misure di prevenzione atte a contenere la diffusione dei contagi, secondo le linee dettate dal Ministero della Salute.

Il 4 marzo l'Associazione Yairaiha Onlus lancia un ap-pello per la sospensione della pena per tutti i dete-nuti anziani e gravemente ammalati, auspicando un provvedimento di amnistia per la restante popolazio-ne detenuta, sottoscritto da decipopolazio-ne di associazioni, operatori della giustizia, politici e intellettuali. Men-tre i Radicali e l'Arcigay di Napoli chiedono il

monito-raggio urgente e l'adozione tempestiva di misure di prevenzione.

Il 5 marzo Nessuno tocchi Caino chiede una morato-ria dell'esecuzione penale. Tre giorni dopo Antigone chiede di consentire ai detenuti ogni giorno 20 minu-ti di telefonate.

Il 9 marzo l'Associazione Voci di Dentro Onlus di Chie-ti chiede la scarcerazione degli anziani, degli amma-lati gravi e terminali, delle donne con bambini, bloc-co di nuovi ingressi, misure domiciliari.

Un appello a tutte le forze politiche e ai parlamentari arriva dall’Osservatorio carceri dell'Unione Camere Penali Italiane, mentre i Giuristi Democratici parlano di “sovraffollamento carceri, rischio bomba batterio-logica”. E ribadiscono: “La carcerazione non sospen-de i diritti di cittadinanza".

A metà mese, l’appello del volontariato cattolico:

“Le associazioni del mondo cattolico impegnate in carce-re chiedono al Governo di mettecarce-re in campo con urgenza e senza esitazioni dei provvedimenti che consentano di affrontare in maniera adeguata e nei tempi necessari il ri-schio del diffondersi del contagio da covid-19 in carcere.

Occorre fare uscire le persone fragili e chi ha un fine pena breve, ampliando la detenzione domiciliare speciale per

liberare spazi all’interno degli Istituti di pena, in un mo-mento in cui lo spazio è essenziale per fermare la diffu-sione dell’epidemia. Non bastano i presidi sanitari. In un luogo chiuso come il carcere occorrono provvedimenti coraggiosi e decisi a tutela di tutti”.

Ancora, Antigone, Anpi, Arci, Cgil e Gruppo Abele chiedono di affrontare l'emergenza, per la salute, contro l'isolamento, per la dignità. Avanzano propo-ste precise e ragionevoli.

Il 17 marzo il Partito Radicale promuove un messag-gio alle istituzioni sul tema del sovraffollamento car-cerario per la concessione di un indulto e una amni-stia.

Il 22 marzo la Rete Emergenza Carcere2 lancia un appello a tutte le organizzazioni che a vario titolo si occupano di carcere, detenuti e cpr affinché si unifi-chino i diversi appelli, sino a questo momento rimasti tutti inascoltati.

² Associazione Yairaiha Onlus, Associazione Bianca Guidetti Ser-ra, Lasciatecientrare, Legal Team Italia, Osservatorio Repressio-ne, Carmelo Musumeci, Associazione Liberarsi, Associazione di Mutuo Soccorso per la Libertà di Espressione (BO), Associazione Culturale Papillon-Rebibbia Bologna, Redazione Mezz'ora d'aria - Radio Fujiko (Bologna), Partito della Rifondazione Comunista.