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Apporti dall'estero, rapporti commerciali tra Venezia e il Nord Europa.

A partire dalla seconda metà del Quattrocento gli scambi culturali ed economici tra l'Italia e il Nord Europa e, nella fattispecie, con la Germania meridionale e i Paesi Bassi, si intensificarono. Questo scambio culturale ebbe a Venezia ripercussioni enormi sull'arte. Contatti tra Venezia e il nord si ebbero grazie ai viaggi che gli artisti cominciarono a intraprendere. Ad esempio, Tiziano si recò due volte ad Augusta al seguito di Carlo V a metà Cinquecento e Dürer, a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, intraprese due volte il viaggio verso l'Italia. Ma le influenze sull'arte veneta furono possibili soprattutto grazie alla circolazione di stampe, che rappresentavano il maggiore e più veloce mezzo di trasmissione delle idee, e grazie all'arrivo a Venezia, come in altre città italiane, di incisori fiamminghi e tedeschi che aprirono qua le loro botteghe261. Tra nord e sud Europa viaggiavano stampe di ogni tipo, di soggetto religioso, mitologico, scene di genere o popolari ma anche moltissime carte geografiche; e grazie a questi scambi alcuni temi cari al Nord Europa si affermarono anche nella penisola, come le serie di proverbi262. A causa dell'ingresso nei traffici verso oriente della compagnie navali inglesi e olandesi Venezia perse potere nei mari ma non nel commercio via terra. A partire dalla fine del Cinquecento le strade che confluivano nel passo del Brennero, in particolare la via dell'Adige che incanalava anche le merci provenienti dai possedimenti occidentali della Repubblica, furono il palcoscenico dei grandi traffici commerciali tra Venezia e i paesi del nord Europa e viceversa. Fu solo durante il periodo della guerra dei Trent'anni che queste vie persero il loro primato, ma senza paralizzarsi, e cedettero il posto alle rinate vie marittime che però, ora, vedevano favoriti i porti di Genova e Livorno a scapito di Venezia che divenne, nel Settecento, un porto regionale263. Centro della maggior parte dei

261 B. AIKEMA, B. L. BROWN, Venezia: crocevia fra Nord e Sud, in B. AIKEMA, B. L. BROWN (a

cura di), Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini, Dürer, Tiziano, Bompiani, Milano 1999, pp. 19-25; A. Omodeo, Mostra di stampe..., p. 8, 17.

262 G. J. VAN DER SMAN, Incisori e incisioni d'Oltralpe a Venezia nella seconda metà del

Cinquecento, in B. AIKEMA, B. L. BROWN (a cura di), Il Rinascimento a Venezia ..., pp. 151-159.

263 P. L. SARTORI, Venezia e le grandi arterie..., in G. BORELLI (a cura di), Mercanti e vita

traffici commerciali tra Venezia e i Paesi Bassi era Anversa che dal Cinquecento divenne il principale centro di scambio dei traffici europei264. A fine Cinquecento Anversa venne soppiantata da Amsterdam che instaurò relazioni commerciali con Venezia fino a ottenere il primato nei traffici col Levante e mettere in crisi il commercio lagunare265. Per quanto riguarda i contatti con la Germania, ed in particolare con Norimberga ed Augusta, i rapporti commerciali, come s'è accennato nel precedente capitolo, si risolvevano soprattutto, ma non unicamente, nel campo della stampa e dell'editoria. Centro di questi rapporti era il Fondaco dei Tedeschi a Venezia, posto nel cuore della città, Rialto. Gran movimento di uomini e di prodotti da nord a sud e viceversa, quindi. Ma come?

Una della più grandi stamperie veneziane del seicento, quella dei Combi-La Noù, rappresenta un buon punto di partenza per approfondire i rapporti commerciali tra Venezia e l'Olanda perché vi lavorarono, come agenti, tre olandesi e perché, diretta conseguenza di ciò, fu una delle poche botteghe veneziane a presentare i propri libri nelle fiere tedesche. L'azienda fu fondata da Sebastiano Combi tra fine Cinquecento e inizio Seicento266 e passò, alla morte di questi, a suo figlio Giovanni Battista e, successivamente, al figlio di quest'ultimo, Sebastiano. Fu intorno alla metà del Seicento che alla stamperia si associò Joannes de la Nouè, un giovane olandese arrivato a Venezia probabilmente come agente di un editore di Leida267. Grazie a lui, che italianizzò il suo nome in Giovanni La Noù, l'azienda veneziana divenne una delle più attive nel mercato di materiale librario con l'estero: egli viaggiava in tutta Europa alla ricerca di acquirenti e intrattenneva relazioni coi fornitori. Questo incarico passò poi ad Andrea Frisio (Andries Fries), suo fratellastro, che successivamente decise di cominciare un'attività di stampa in proprio ad Amsterdam che produceva traduzioni in latino di testi scientifici italiani per renderli accessibili anche a chi, come gli olandesi, non conosceva la lingua italiana. Il negozio che il Frisio aprì ad

264 Questo aspetto della città venne sottolineato anche da L. Guicciardini nel suo Descrittione di

tutti i Paesi Bassi dove Anversa è descritta come il cuore pulsante del commercio europeo. Si veda

N. BROC, La geografia del Rinascimento..., pp. 93, 178.

265 P. STABEL, Venezia e i Paesi Bassi: contatti commerciali e stimoli culturali, in B. AIKEMA, B.

L. BROWN (a cura di), Il Rinascimento a Venezia..., pp. 36-43.

266 A. MIRTO, Librai veneziani nel Seicento: i Combi-La Noù edil commercio con l'estero, in ‹‹La

bibliofilia››, anno XCI, n. 3 (1989), p. 290.

267

Amsterdam fu anche il maggiore centro di raccolta di libri stranieri diretti in Italia268. Sulla piazza di Francoforte gli agenti come Andrea Frisio trattavano gli affari più importanti, presentavano i progetti delle proprie aziende, stipulavano accordi e saldavano pagamenti. Con questi compiti il Frisio viaggiò nelle Fiandre, in Inghilterra, nei Pesi Bassi, in Germania, e in Italia a Firenze, Napoli, Venezia e Roma dove tessè una fitta rete commerciale in nome dell'azienda Combi-La Noù269. I Combi-La Noù compravano libri stranieri e li rivendevano in Italia e al contempo esportavano i libri italiani all'estero. Commerciavano con l'Olanda via mare: i libri arrivavano e partivano da Amsterdam e Andrea Frisio si occupava di farli arrivare nelle principali città tedesche (Colonia, Augusta, Francoforte e Basilea). Alla morte di Andrea Frisio, nel 1675, i rapporti con l'Olanda per conto dell'azienda veneziana furono curati da H. Wetstein anche lui, come i suoi predecessori, olandese. Questa azienda ebbe rapporti anche con i Blaeu di Amsterdam, specializzati nella pubblicazione di carte geografiche e nella vendita di strumenti scientifici. Nelle vendite all'asta che furono indette dopo l'incendio che distrusse l'azienda olandese Andrea Frisio comprò molti atlanti prodotti dai Blaeu. Pieter Blaeu, nel 1660, si recò in Italia per promuovere i prodotti della propria azienda e, oltre a visitare Roma, Milano e Firenze, fece tappa a Venezia. Sappiamo inoltre che Andrea Frisio ebbe contatti con Pieter Blaeu perché fu proprio lui a presentarlo agli acquirenti fiorentini270. Ma i rapporti commerciali dei Combi-La Noù non si limitavano all'Olanda, essi erano presenti anche sui mercati parigino e inglese ed erano i soli editori veneziani, fatta eccezione per Gian Giacomo Hertz, presenti sul mercato straniero271.

L'attività dell'editore Gian Giacomo Hertz testimonia, come quella dei Combi- La Noù, come il mercato veneziano di materiale librario verso l'estero fosse tutt'altro che chiuso. Egli fondò la sua stamperia nel 1645 dove era possibile trovare tutti i titoli utili allo studio della cultura d'oltralpe. L'Hertz trattava libri di varia natura e si cimentò nel nuovo genere della rivista letteraria stampando il

Giornale Veneto de' Letterati.

268 Ivi, p. 297. 269 Ivi, pp. 296-297. 270 Ivi, pp. 297, 301-302. 271

Dialoghi tra Venezia e il Nord Europa avvenivano anche nel campo della produzione di materiale cartografico. A Francoforte Mattheus Merian, nel 1635, scelse come modello per la pianta di Venezia da inserire nel suo Teatrum

Europaeum non un esemplare di facile accesso e a lui vicino, cronologicamente e

geograficamente, bensì la famosa pianta del de' Barbari. Si trattava di una scelta non scontata proprio perché venne presa nella prima metà del Seicento, il momento d'oro della cartografia olandese. Il modello veneziano, con pochi aggiornamenti, ebbe molto successo e fu inserito nelle opere di numerosi compilatori successivi, da Jansson a de Wit, a Blaeu272. Come s'è visto nelle case veneziane non mancavano le produzioni geografiche oltremontane. Era l'Ortelio, con il suo atlante, il più famoso cartografo non solo in patria, dove era considerato il moderno Tolomeo, ma in tutta Europa.