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queste differenze, di non poche similitudini (Ball, 1998).

In secondo luogo, la concettualizzazione dell’ accountability viene affrontata nell’unicità di ogni sistema, seguendo una prospettiva culturale. Vengono colti gli specifici significati che essa assume e le reazioni che si producono nella sua messa in atto nei contesti nazionali.

Infine, da un punto di vista metodologico, la ricerca può offrire spunti di riferimento sotto il profilo della comparazione. In effetti un modello simile è già stato ripetuto per cinque paesi (Barzanò, 2007, 2009). La contestualizzione comparata di alcuni aspetti cruciali della pratica della leadership, la produzione di conoscenze approfondite ed elaborate su diversi sistemi educativi, può contribuire a nutrire i contenuti di attività di formazione o di sviluppo professionale che promuovono l’ “international mindset” , la mentalità internazionale (Paige & Mestenhauser, 1999) nei dirigenti scolastici.

4. L’approccio metodologico

Nella ricerca vengono usati due approcci per la raccolta dei dati:

• analisi della normativa e dei documenti pubblicati sulle politiche e relativi commenti che permettono di ritrattare il quadro normativo e istituzionale dell’educazione e il modo in cui vengono interpretati dagli attori principali e dagli stakeholders in ogni contesto nazionale;

• interviste semistrutturate in profondità con testimoni qualificati di ciascun paese: capi d’istituto e esperti coinvolti nell’elaborazione delle politiche educative.

La specificità delle problematiche affrontate e gli obiettivi della ricerca portano a considerare il contesto della grounded theory – un metodo generale di analisi

comparativa e un insieme di procedure capaci di generare una teoria fondata sui dati (Glaser & Strauss, 1967) - come il più adeguato per osservare e descrivere i concetti derivati dalle esperienze e le modalità in cui vengono percepite e trattate.

Con l’intraducibile espressione grounded, si intende proprio alludere a qualcosa di radicato, ancorato alla terra. Per riprendere una significativa descrizione di Tarozzi (2008):

il fondamento nei dati di una teoria grounded ha qualcosa di carnale, di materico, è un radicamento vitale nell’esperienza dei fatti, forte, intenso, a volte persino violento. Ma al tempo stesso è un radicamento preciso, puntuale, che in virtù di ciò può essere base per successive costruzioni, terreno su cui edificare complesse teorie formali. (p.12)

Nello specifico, viene adottato un “approccio interpretativista”, che considera “come principale fonte di informazione le persone e le loro interpretazioni, percezioni,

significati, i loro modi di capire” (Mason, 2002, p.56). In questo approccio, non solo le persone vengono considerate come fonte principale di informazione, ma si

approfondiscono anche le loro percezioni per poter cogliere la loro “visione dall’interno” piuttosto che imporre una “visione dall’esterno”.

Un importante rappresentante della tradizione interpretativista è Denzin, che definisce la sua prospettiva, all’interno della varietà degli approcci interpretativi, come

“interazionismo interpretativo” (Denzin, 2001), unendo in questa espressione

“l’approccio interazionista tradizionale con il lavoro interpretativo, fenomenologico di Heidegger e la tradizione degli ermeneutici” (p.34).

L’interazionismo interpretativo “cerca di rendere visibile al lettore il mondo delle esperienze vissute” (ibid.). Questo implica una prospettiva emica,, nel senso che si cerca di studiare le esperienze dall’interno, alla ricerca delle categorie concettuali usate dalle persone per dare un significato alle proprie esperienze in termini di intenzioni e

conseguenze, in particolare in un contesto di situazioni problematiche. Si prende in considerazione anche l’interazione che richiede simbolicamente di capire il punto di vista di qualcun altro e agire da quel punto di vista. Secondo Denzin l’ approccio interpretativo interazionista è particolarmente adatto “quando si vuole esaminare la relazione tra le difficoltà personali e le politiche ed istituzioni pubbliche che sono state create per affrontare queste difficoltà” (p. 2).

La prospettiva interpretativo- interazionista in questo caso è stata suggerita dall’ oggetto della ricerca che riguarda il modo in cui le politiche sono strutturate e messe in pratica e producono conseguenze ed implicazioni sia sul piano della vita professionale che su quello personale degli attori.

Le politiche di accountability vengono comunemente presentate come agenti di miglioramento della qualità della scuola, si possono quindi interpretare come “programmi”, il cui funzionamento può essere compreso più profondamente

interpretando le voci e le esperienze degli attori coinvolti (Hollway & Jefferson, 2000; Warren, 2002).

Inoltre, in questo studio, il concetto di accountability viene correlato a quello di responsabilità. Uno dei principali obiettivi è descrivere e comprendere questa correlazione sulla base delle percezioni e dei significati ad essa attribuiti dagli attori coinvolti, considerando che, come osserva Denzin”il significato è interazionale ed interpretativo” (2001, p.53).

L’ unità di analisi considerata qui è la relazione tra i capi d’istituto e il contesto dell’accountability in ciascun sistema educativo. Si è quindi scelto il metodo dello studio di caso – nell’accezione che in seguito si spiegherà più dettagliatamente del “ritratto”- in quanto il fenomeno dell’accountability, così come vissuto dai dirigenti, è riferito allo specifico contesto sociale e culturale in cui avviene, utilizzando

testimonianze provenienti da varie fonti (Yin, 1993).

Più specificamente, la ricerca può essere definita come uno “studio di caso collettivo” (Stake, 1994), in quanto vengono studiati congiuntamente una serie di studi di caso per indagare il fenomeno dell’accountability. Gli studi di caso collettivi sono “strumentali”, piuttosto che “intrinseci”. Qui i casi vengono esaminati “per fornire informazioni su un tema o sullo sviluppo della teoria” (p.237), quindi hanno un ruolo secondario e

contribuiscono alla migliore comprensione di qualcosa d’altro. Secondo Stake, uno studio di caso collettivo:

non è lo studio di un collettivo ma uno studio strumentale esteso a diversi casi. I casi individuali della collezione possono o no essere conosciuti in anticipo per evidenziare le loro caratteristiche comuni. Possono essere similari o diversi, lasciando spazio sia alla ridondanza che alla varietà. Sono stati scelti in quanto si ritiene che attraverso la loro comprensione si possa capire meglio, e teorizzare meglio, una più vasta collezione di casi. (ibid.)

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