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L o r e n z o Fabbri. I QUOTIDIANI: POLITICHE E STRA-TEGIE DI MARKETING, pp. 144, €9,50, Carocci,

Ro-ma 2007

Ma è poi così vero che i giornali vanno male, anzi malissimo? A leggere i dati della diffusio-ne, la risposta non può che essere amaramen-te di conferma d'un declino che appare inarre-stabile (e se poi si guarda ai contenuti, non c'è davvero da stare allegri). Si leggono sempre meno, si consumano con sempre minore affe-zione, si fanno sempre meno appetibili nono-stante gli orpelli della grafica con cui si tenta di addobbarli; e il trasferimento della loro lettura su internet, più il massiccio spostamento di fa-sce di lettori metropolitani verso la "free press", accentua una mutazione delle abitudini che penalizza pesantemente ogni prospettiva spe-ranzosa. Eppure, dice Fabbri in questo volume molto accurato, ricco di analisi, di tabelle, di comparazioni e statistiche significative, eppure il comparto editoriale del nostro paese mostra bilanci che non sono affatto negativi, o comun-que non corrispondono all'immagine depri-mente d'una struttura industriale in lento, inesorabile degrado. L'ottica dell'autore è in-teressante, perché egli giudica questa con-troversa condizione dall'interno della stanza dei bottoni, lavorando professionalmente negli uffici del marketing d'un grande quoti-diano romano; la sua competenza appare dunque come una credibile garanzia per la valorizzazione dello studio "in controtenden-za" che dedica alle imprese editoriali. Se-guendo da presso l'evoluzione industriale d'una produzione che a lungo aveva vissuto dentro un'ottica culturale propria della co-struzione artigianale e che poi s'è trovata inve-ce costretta a fare i conti con una realtà di mer-cato spietata e poco compassionevole verso le vecchie abitudini, il racconto del libro accom-pagna con interessanti dettagli i processi di modernizzazione della fattura dei giornali, e ne spiega le ragioni e le scelte.

MC

Gabriel G a r d a Màrquez, PERIODISMO MILITAN- Sonia Livingstone, L o SPETTATORE

INTRAPREN-TE, ed. orig. 1978, trad. dallo spagnolo di Gianni DENTE. ANALISI DEL PUBBLICO TELEVISIVO, a cura

Guadalupi, pp. 294, € 9,90, Fuoridallerotte, Lenno di Daniela Cardini, pp. 202, € 16,50, Carocci, Ro-(Co) 2006 ma 2006

Del premio Nobel si leggono e si amano le sue grandi storie d'una metafora del tempo che tutti ci accomuna e ci affascina, dall'e-poca ormai lontana del realismo magico, al-le ultime pagine d'una autobiografia traccia-ta con un vigore della memoria e un recupe-ro della fantasia che catturano tuttora l'emo-zione del lettore. Non si sa molto, però, del suo primo avvio alla scrittura, quando, ab-bandonato il progetto di diventare un avvo-cato, G a r d a Màrquez comincia a collabora-re con i giornali colombiani, prima, e poi più ampiamente con varie testate latinoamerica-ne. Non è del tutto vero che non si sappia, perché alcune raccolte di questi suoi scritti sono state pubblicate in lingua spagnola e anche in italiano; però, sono state antologie dove in qualche modo si privilegiava la qua-lità del reportage, la raffinatezza dell'indagi-ne psicologica, l'avventura d'una scrittura già consapevole. Quest'antologia raccoglie invece cronache e racconti di vita che

muo-G i a n L u c a Favetto, ITALIA, PROVINCIA DEL muo-GIRO.

STORIE DI EROI, STRADE E INUTILI FUGHE, pp. 260,

€ 15, Mondadori, Milano 2006

Scrittore, drammaturgo raffinato, poeta, au-tore di programmi radiofonici, giornalista versa-tile e curioso, critico cinematografico, Favetto è uno di quei giovani autori cui va stretto ogni tentativo di definizione nominalistica, perché la gabbia concettuale che finirebbe per contene-re la sua vena inesauribile penalizzecontene-rebbe que-sta fantasia indomita, soffocherebbe comun-que qualcuna delle sue tante qualità creative. Prendiamolo allora per ciò che è in questo suo volume "giornalistico", dove si raccontano le avventure dei ciclisti nella lunga spossante ca-valcata d'un Giro d'Italia, quello del 2005. Le cronache dei giornali, anche quando sono in-trecciate di umori forti, di spaccati intensi di vi-ta, di storie che sembrano fissare l'epica illuso-ria di un nostro comune quotidiano, sopravvi-vono raramente al consumo del tempo; cam-pano qualche giorno, forse una settimana, poi muoiono inesorabilmente. Soprattutto quando sono cronache di sport, legate in modo indis-solubile al risultato della gara, al flash che nei numeri impietosi ne fissa il destino. Però questo è un libro "giornalistico" soltanto perché la sua nascita e il suo sviluppo sono stati fondati al-l'interno delle pagine d'un quotidiano; in realtà, riprendendo una tradizione che già aveva avu-to canavu-tori illustri tra molti grandi narraavu-tori della nostra letteratura, affascinati dalla fatica, dal sudore polveroso, dalla leggenda di quei pic-coli omini che pedalano giornate intere dentro l'orizzonte fascinoso d'una provincia italiana che rivela personaggi, storie, problemi misco-nosciuti, Favetto costruisce un bellissimo ro-manzo della memoria, dove i protagonisti sono anche Coppi, Bartali, o Pantani, o Bitossi, ma è soprattutto quell'umanità vera, grezza, spigolo-sa, solida comunque, senza la quale il Giro non potrebbe esistere né sarebbe mai esistito.

MC

vono dall'interno delle profonde contraddi-zioni dell'America Latina, accompagnando storie di rivoluzioni, e di rivoluzionari, trage-die politiche, dittature feroci, lotte di popolo contro regimi militari ammantati di missioni civilizzatrici. Lette oggi, a distanza di tanti anni (il volume originale è del '78), queste storie rivelano l'usura del tempo, e le defor-mazioni che la "militanza" ha finito per im-porre all'ottica del giornalista; restano tutta-via la testimonianza d'un impegno culturale che proiettava sulle disgrazie amare d'una società in crisi il progetto d'un riscatto pos-sibile.

MC

Ecco un testo davvero utile a chiunque si in-teressi di comunicazione e, soprattutto, di psi-cologia della comunicazione. Docente alla London School of Economics and Politicai Sciences, presidente della International Com-munication Association, Sonia Livingstone è una psicologa sociale che ha puntato la pro-pria attenzione sulla televisione - e sul pubbli-co della televisione - per definire quali siano i comportamenti che assume il ricettore del "messaggio" nei processi della comunicazio-ne, posto che oggi i media hanno "un potere senza precedenti" nella costruzione e circola-zione dei significati simbolici. Questa interes-sante raccolta di saggi pubblicata a cura di Daniela Cardini, docente anche lei di linguag-gio televisivo, muove da un dato di fatto incon-testabile: la centralità conquistata dalla televi-sione nei processi della comunicazione (dun-que, sostanzialmente, la sua egemonia, esteti-ca e linguistiesteti-ca, su tutti gli altri media) e la cen-tralità dei suoi contenuti nella definizione dei

modelli di comportamento delle società svi-luppate. Da questo dato d'analisi, Livingsto-ne propoLivingsto-ne una sorta di rovesciamento del-. l'ottica con la quale generalmente gli au-dience studies considerano il rapporto di fruizione delle trasmissioni televisive, modi-ficando l'immagine dello spettatore come soggetto passivo e introducendo, invece, la nuova definizione di una "intraprendenza" del consumatore. Oggi, davanti alla tv, il pubblico è sempre più attivo e sempre più plurale: la crisi che sta attraversando la pro-duzione televisiva, non soltanto in Italia, se-gna un ancoraggio di conferma su cui merita riflettere in modo approfondito.

Osvaldo Guerrieri, ALÉ CALAIS, pp. 76, € 10,

Flaccovio, Palermo 2006

Giornalista, scrittore, drammaturgo, Guer-rieri ama i percorsi della sperimentazione: li ha provati sul terreno più strettamente lingui-stico, li ha provati sul terreno dei contenuti; il suo L'ultimo nastro di Beckett e altri travesti-menti ha ricevuto molti riconoscitravesti-menti. Que-sta volta ci prova con un percorso che sem-bra ritrovare gli schemi del "new journalism", in un progetto dove il racconto della realtà, della cronaca, si misura con la capacità del-lo scrittore di trarne moduli connotativi e in-terpretativi di forte fascinazione. La trama del "racconto" è lo scontro, davvero epico, che nel 2000 mise in campo, sul campo di calcio, una grande squadra del football francese, il Nantes, contro una piccola, sconosciuta, squadra di dilettanti, il Calais. Era la finale della Coupé de France. Non fu soltanto la ri-proposizione della sfida tra Davide e Golia, e nemmeno l'esaltazione della retorica dello sport che fa possibile tutto; dentro quelT'im-possibile" p a r t i t a - e i sogni, le aspirazioni, le illusioni, l'esaltazione magica dei suoi prota-gonisti - passò anche un pezzo di vita del nostro tempo, della nostra cultura antropolo-gica, della misura alla quale sottoponiamo, spesso inavvedutamente, comportamenti e atteggiamenti psicologici. Con semplicità e chiarezze di scrittura (ecco il giornalista che vien su, alla luce), il "racconto" si fa un re-portage di grande qualità espressiva, che si legge davvero come una lunga, intrigante, paginata di giornale.

Adrian N i c o l e LeBlanc, UNA FAMIGLIA A CASO.

A M O R E , DROGA E GUAI NEL B R O N X , ed. orig. 2003,

trad. dall'inglese di Cristiana Mennella, pp. 486, € 16, Atei, Padova 2007

Un'idea va raccontata attraverso un fatto e un fatto va raccontato attraverso un personag-gio. Nasce così il primo libro-documento di questo giornalista di "The New York Times Ma-gazine", "The Village Voice", "Esquire" e "The New Yorker". Il personaggio è uno spacciatore di droga del Bronx, George Rivera detto Boy George, sul cui processo LeBlanc scrive un ar-ticolo all'inizio degli anni novanta. Dietro questo ragazzo, che a soli vent'anni guadagna mezzo milione di dollari alla settimana vendendo eroi-na, si nasconde però un intero mondo di fatti e dietro questi fatti altrettanti personaggi. Una fa-miglia a caso, secondo il "New York Times" tra i migliori cinque libri del 2003, è un reportage che si legge come un romanzo, una storia vera che sembra un film senza colpi di scena o lie-to fine, perché la vita nel Bronx non ha bisogno di fiction per essere raccontata, ma di coraggio e pazienza. LeBlanc trascorre undici anni "nei luoghi in cui la miseria conduce la povera gen-te", intervista i protagonisti del libro: Boy Geor-ge, Jessica, Cesar, Coco. Si fa raccontare la lo-ro infanzia di violenze, li visita in carcere, li se-gue nei numerosi processi e nelle continue gra-vidanze. Ragazzi portoricani che a sedici anni spacciano, si drogano e fanno figli perché "i bambini volevano dire speranza e crescita, non soltanto sopravvivenza". Nel Bronx, a metà de-gli anni ottanta, East Tremont è il quartiere-mer-cato della droga, qui la vita in casa procede di pari passo con la vita di strada e del carcere, ma pochi vanno via. Il legame indissolubile tra famiglia, amore e bisogno impedisce ai prota-gonisti di lasciarsi alle spalle il mondo di sem-pre, perché nel 46esimo distretto newyorkese "non si trattava di dare la scalata al successo, quanto di non precipitare nel baratro". Adrian Nicole LeBlanc, che definisce il suo primo libro "una cronaca che si concede il lusso del tem-po", ha dato voce a storie amare ma non prive di speranza, e la forza descrittiva di piccoli ge-sti, di una routine mai monotona né è la prova.

N6 L'INDICE

LIBRI D E L M E S E ^ I

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A n t h o n y Fiacco, LA DANZATRICE BAMBINA,

ed. orig. 2005, trad. dall'inglese di Paola Con-versano, pp. 285, € 16,50, Piemme, Casate Monferrato (Al) 2006

Zubaida è una bambina di nove anni che vive in uno sperduto villaggio del deserto dell'Afghanistan e che ha la par-ticolarità di esprimere la propria vitalità danzando. Un giorno, in seguito a un in-cidente domestico, cade preda del fuo-co e riporta ustioni mortali che la ridufuo-co- riduco-no a uriduco-no stato vegetale e la sfigurariduco-no completamente. Nonostante le possibi-lità di salvezza siano scarse, il padre la porta in diversi ospedali, sempre per sentirsi dire che i mezzi a disposizione non permettono le cure necessarie; l'uo-mo tuttavia non si dà per vinto e la porta fino al campo militare degli americani. Qui incontra un soldato che, colpito dal-la sofferenza e dallo sguardo intenso di Zubaida, contravviene alle

regole militari e decide di aiutarli: inizierà così l'odis-sea che porterà padre e fi-glia in America. Il romanzo, scritto con un linguaggio da reportage giornalistico, semplice e scorrevole, ap-partiene a quel genere di li-bri che sanno arrivare di-rettamente al cuore dei let-tori perché racconta una storia - vera - di speranza nella tragedia: la piccola protagonista vince la morte grazie al proprio attacca-mento alla vita e allo stesso tempo grazie a tutta una serie di personaggi capaci di gesti di grande umanità. Una storia di incontro tra

due culture estranee sapientemente rac-contata dall'autore, che nella vita è an-che sceneggiatore per la Touchstone Pictures e per Discovery Channel. Sicu-ramente toccante senza essere lacrime-vole, La danzatrice bambina è un libro adatto a chi cerca una lettura edificante e poco problematica, con un messaggio positivo che possa contraddire quello che si legge quotidianamente sui gior-nali.

SERENA CORALLINI

dopoguerra americano erano i cliché sulla figura della donna nella cultura me-diterranea. Frutto di una certa sensibilità e nel complesso piacevole da leggere, questa autobiografia al femminile risulta però appesantita da sfoghi personali e considerazioni sul valore terapeutico della letteratura che alla lunga risultano eccessivamente autoreferenziali.

( S . C . )

Louise DeSalvo, VERTIGO, ed. orig. 1996,

trad. dall'inglese di Caterina Romeo, pp. 300, €16, Nutrimenti, Roma 2006

L'autrice di questa autobiografia in forma di memoir insegna letteratura in-glese all'Hunter College di New York ed è studiosa di scrittura femminile, in par-ticolare di Virginia Woolf, che nel corso del romanzo viene citata spesso come modello. Il titolo è invece tratto dal famo-so film di Hitchcock, che la protagonista, all'età di quindici anni, rivede decine di volte, sentendo di avere qualcosa in co-mune con esso. Proprio da questa pau-ra di cadere nel vuoto prende forma il Bildungsroman un po' stereotipato della giovane Louise, da un'infanzia difficile trascorsa in un quartiere di immigrati ita-liani durante la guerra a un'adolescenza ribelle contro le convenzioni borghesi, alla ricerca di un'identità tra l'amore per la letteratura, le esperienze sessuali, il suicidio della sorella e il rapporto conflit-tuale con i genitori. E sarà proprio grazie alla passione per la letteratura e alle ri-cerche sulla carismatica figura di Woolf che la futura intellettuale imparerà a col-tivare i propri interessi in un contesto so-ciale poco fertile e a lottare per conci-liarli poi con la sua vita di madre e mo-glie. Il libro di DeSalvo, scritto nel 1996 e pubblicato soltanto adesso in Italia, ha vinto il Gay Talese Award del 1996-97 per la migliore narrativa italoamericana e ha il pregio di criticare con ironia, e qua e là in modo riuscito, quelli che nel

Constance Briscoe, BRUTTA!, ed. orig. 2006,

trad. dall'inglese di Elisabetta De Medio, pp. 334, € 5, Corbaccio, Milano 2006

Una storia vera dei sobborghi meridio-nali di Londra, anni sessanta. Disprezzata perché considerata la più brutta dei figli, la piccola Constance trascorre l'infanzia vitti-ma di vitti-maltrattamenti fisici e psicologici da

parte della madre, donna avi-da e violenta ai limiti del sadi-smo, in un crescendo di bru-talità che arriva fino all'ab-bandono finale: un giorno la donna semplicemente cam-bia casa, lasciando senza ci-bo, luce e gas la figlia appe-na quattordicenne. Così Con-stance, dopo anni di percos-se, privazioni, insulti e tentati-vi di abuso, si trova ora a do-vere lavorare per sopravvive-re e contemporaneamente ad andare a scuola, fingendo di condurre una vita normale. L'autrice riesce a raccontarci la propria storia - davvero sconvolgente - con uno stile sobrio e vivace, quasi scar-no, che evita qualsiasi scivo-lamento nel drammatico, ma che conserva comunque il giusto tono d'indignazione. Quando è uscito, il libro ha scalato rapida-mente le classifiche di vendita inglesi, e a ragione, perché rappresenta un'importante testimonianza di una condizione sociale tragica, ha un valore di denuncia innegabi-le ed è di forte impatto emotivo. Oggi che è una madre felice, avvocato e anche la prima donna di colore a essere diventata giudice in Gran Bretagna, Briscoe ha deci-so di lasciare la sua autobiografia in ere-dità a tutti coloro che si trovano in situazio-ni di degrado e lottano per uscirne e ri-scattarsi. Una curiosità: il libro è dedicato a un personaggio reale, naturalmente -davvero commovente e umano e della cui improvvisa mancanza l'autrice non si è mai fatta una ragione. Vale la pena di leggerlo già solo per farne la conoscenza.

(S.C.)

D B C Pierre, LUDMILA IN FUGA, ed. orig.

2006, trad. dall'inglese di Cristina Mennella, pp. 312, € 14,80, Einaudi, Torino 2006

I sogni di adolescente della bella Ludmi-la sembrano destinati a morire a poco a poco a Ublilsk, nell'ex Unione Sovietica, dove poche anime vivono in povertà in mezzo a una distesa di neve e fango lonta-na da tutto, soprattutto dalla speranza di un futuro migliore. Un evento imprevisto è però destinato a cambiare tutto: il nonno di Ludmila, il cui assegno mensile è l'unica fonte di reddito per tutta la famiglia, cerca di abusare della nipote una volta di troppo, e questa, benché in modo decisamente accidentale e tutt'altro che tragico, l'ucci-de. Le vie aperte alla giovane non sono poi molte: il lavoro in fabbrica o la prostituzio-ne sembrano le più probabili; ma in realtà ce n'è una terza, allettante ma feconda di rischi, quella cioè dell'Occidente. Qui il suo destino si incrocia con quello degli inglesi Blair e Bunny Heath, gemelli siamesi sepa-rati da poco, all'età non proprio verdissima di trentatré anni. Dopo una vita trascorsa sotto una campana di vetro, nell'istituto per invalidi significativamente chiamato Albion

House, i due si ritrovano a Londra in un mondo totalmente sconosciuto, che Blair desidera assaporare il più possibile, e che invece Bunny teme e rifiuta. L'incontro tra elemento orientale e occidentale è un'oc-casione per mostrare le ingiustizie e le di-sparità che segnano la condizione umana, per affrontare il problema ancora attualissi-mo della condizione femminile, per dileg-giare la superficialità e l'incoerenza della politica in ogni parte del mondo. Purtrop-po, però, la prosa sovrabbondante e a trat-ti incomprensibile di DBC Pierre non riesce a suscitare una riflessione critica sul mon-do, bensì irrita e indispone con quella sua ricerca dell'originalità a tutti i costi noncu-rante delle esigenze del lettore.

ILARIA R I Z Z A T O

Masa Gessen, ESTER E RUZYA, ed. orig. 2004,

trad. dall'inglese di Barbara bagliano, pp. 352, €16, Garzanti, Milano 2006

Attraverso le vicende intrecciate di due donne ebree, il romanzo di Masa Gessen disegna un affresco ampio e variopinto della storia europea del Novecento. La gio-vane polacca Ester si iscrive all'università di Mosca per sfuggire alle discriminazioni che colpiscono gli ebrei nel suo paese na-tale, scelta fortunata che le permetterà di sottrarsi all'invasione tedesca della Polo-nia. La sua coetanea Ruzya è russa, e nel-la Mosca staliniana forma il suo carattere ri-belle e indipendente. Le persecuzioni ai danni degli ebrei, la guerra e le alterne vi-cende personali e politiche pongono le due protagoniste di fronte a continue pro-ve, da affrontare cercando non solo di so-pravvivere ma, cosa ancor più difficile, di mantenere la propria identità e integrità in un mondo che fa di tutto per calpestarla. Il romanzo, biografia autentica delle nonne dell'autrice, si poggia senza dubbio su una solida base storica, che

presenta le pagine più do-lorose della vicenda euro-pea novecentesca sotto il segno del realismo e della complessità, mettendo in luce le contraddizioni del-la politica e dell'agire umano. La narrazione ci pòrta inoltre a viaggiare parecchio: negli ampi spazi dell'Europa orienta-le e della Russia sovietica, e nel tempo, partendo dai turbolenti anni trenta per arrivare fino a oggi, al 2002, mostrando la conti-nuità della realtà prebelli-ca con quella attuale.

Ester e Ruzya non è tuttavia un saggio di geopolitica, né un mero trattato storico sul-le ferite dell'Europa dell'Est, ma un roman-zo avvincente, in cui la riflessione sul pas-sato si amalgama armonicamente con il

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