Tavola 3.1
Nella tavola 3.1 sono presentati i dati regionali relativi alle aree comprese nelle Zone di protezione speciale (Zps), nei Siti di importanza comunitaria (Sic) e nella rete Natura 2000. Quest’ultima è una rete di siti ecologici, istituita dal Consiglio dei ministri dell’Unione europea (Ue) attraverso la Direttiva n. 92/43/Cee, al fine di conservare la diversità biologica presente nel territorio e, in particolare, di tutelare una serie di habitat e specie animali e vegetali (Direttiva Habitat) e di specie di cui all’allegato I della Direttiva “Uccelli” (Direttiva 97/49/Ce).
Attualmente la rete Natura 2000 è composta da due tipi di aree: le Zps previste dalla Direttiva “Uccelli” e i Siti di importanza comunitaria proposti (pSic). Dopo l’approvazione da parte della Commissione europea, il pSic viene iscritto come Sic per l’Ue e integrato nella rete di Natura 2000. Le aree Zps e Sic possono presentare relazioni spaziali anche complesse fra di loro, che vanno dalla totale sovrapposizione alla completa separazione. Ciò implica che i dati presentati nella tavola non possono essere sommati tra di loro. In Italia il compito di individuare i siti da proporre all’Ue è stato svolto dalle singole Regioni e dalle Province autonome in un processo coordinato a livello centrale dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Tale azione ha permesso di organizzare una rete di referenti scientifici di supporto alle amministrazioni regionali, anche in collaborazione con alcune associazioni scientifiche italiane di eccellenza.
Capitolo 3 - Conservazione della natura
In Italia le Zps sono 594 e occupano il 14,5 per cento della superficie nazionale (circa 4,3 milioni di ettari). L’Abruzzo e la Valle d’Aosta sono le regioni che vantano una maggiore presenza di Zps, pari rispettivamente al 28,6 e al 26,5 per cento della superficie regionale. L’incidenza sul territorio di Zps raggiunge, invece, i valori minimi in Liguria e Umbria (3,6 e 5,6 per cento). I Sic sono 2.285 e si sviluppano sul 15 per cento della superficie nazionale (poco più di 4,5 milioni di ettari). I Sic sono maggiormente presenti in Liguria e in Campania, dove si estendono su circa il 26 per cento della superficie regionale (figura 3.1).
Figura 3.1 - Superficie territoriale compresa nelle Zone di protezione speciale (Zps) e nei Siti di importanza comunitaria (Sic) per regione - Anno 2008 (valori percentuali)
0 5 10 15 20 25 30 Piemonte Lombardia Bolzano/Bozen Veneto Liguria Toscana Marche Abruzzo Campania Basilicata Sicilia ITALIA Zps Sic
Capitolo 3 - Conservazione della natura
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Attività venatoria
Tavole 3.2 - 3.3
Le tavole 3.2 e 3.3 presentano le statistiche che l’Istat raccoglie annualmente sull’attività venatoria. I dati vengono rilevati dagli uffici di caccia delle Province e delle Regioni e in alcuni casi, dagli uffici afferenti ai singoli Ambiti territoriali di caccia1 e poi diffusi dopo una prima validazione. Nel nostro Paese, l’attività venatoria è regolamentata dalla legge 11 febbraio 1992 n. 157 che prevede anche misure per la protezione della fauna selvatica omeoterma. L’attività è permessa sul territorio, a meno delle zone in cui non è espressamente vietata e nelle zone private riservate, nei periodi stabiliti dai calendari venatori delle Regioni e Province autonome. L’esercizio della caccia non è consentito su una quota del territorio agro-silvo-pastorale, che varia fra il 20 e il 30 per cento2, nelle aree naturali protette e nelle oasi di protezione della fauna, costituite per il rifugio e la riproduzione degli animali selvatici.
Una porzione del territorio agricolo (fino al 15 per cento) può essere riservata, inoltre, alla caccia a gestione privata, ossia alle aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie, nonché ai centri di riproduzione della fauna selvatica, le cosiddette zone di ripopolamento e cattura della selvaggina. Gli agenti venatori dipendenti dagli enti delegati dalle Regioni e Province autonome e le guardie volontarie delle associazioni riconosciute sono responsabili dell’attività di vigilanza dei prelievi faunistici e del controllo delle zone riservate alla riproduzione e alla conservazione della fauna.
Nella tavola 3.2 sono presentati i dati regionali relativi al numero e alle superfici delle aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie, delle oasi di protezione e rifugio della fauna, nonché delle zone di ripopolamento e cattura della selvaggina. Il numero di aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie è, nel 2006, pari a circa 1.630 unità presenti su poco più di 1,2 milioni di ettari di superficie, in lieve calo rispetto all’anno precedente, quando si erano registrate circa 1.690 aziende presenti su una superficie pari a circa 1,2 milioni di ettari. La superficie media di tali aziende è quindi pari a circa 740 ettari, in lieve aumento rispetto al dato del 2005, che si attestava a circa 730 ettari. Relativamente stabili in numero rispetto all’anno precedente risultano, invece, le oasi di protezione e rifugio della fauna (intorno alle 1.100 unità), che si estendono su un territorio di circa 870 mila ettari. Ogni unità copre, in media, 776 ettari di superficie rispetto ai 736 ettari del 2005. In lieve incremento numerico rispetto al 2005 sono le zone di ripopolamento e cattura della selvaggina che, nel 2006, ammontano a 1.950 unità e coprono circa 1,26 milioni di ettari, con un’estensione media di 647 ettari, in lieve flessione rispetto al dato del 2005, pari a 655 ettari. L’analisi territoriale mostra che le regioni del Nord si contraddistinguono per il maggior numero di aziende faunistico-venatorie, oasi di protezione e zone di ripopolamento, rispetto alle regioni del Centro e del Mezzogiorno.
La tavola 3.3 quantifica il numero di cacciatori e agenti venatori per regione e presenta l’indice di densità venatoria, ottenuto dal rapporto fra il numero di cacciatori e la superficie agraria e forestale della regione, che rappresenta lo strumento attraverso il quale è determinato il numero di cacciatori ammissibili per ogni Ambito territoriale di caccia. I cacciatori presenti in Italia nel 2006 sono 765.404, in lieve flessione rispetto al 2005 (792.032). La tendenza al calo delle presenze sul territorio, pari a quasi 40 mila unità fra il 2005 e il 2006, è costante anche negli anni precedenti. Si consideri che già tra il 2004 e il 2005 si segnalavano circa 14.300 unità in meno sull’intero territorio nazionale. La distribuzione dei cacciatori sul territorio non è omogenea: a livello ripartizionale, nel Nord si osserva la più elevata concentrazione di cacciatori. A livello regionale, è la Toscana la regione in cui si concentra il maggior numero di cacciatori, seguita dalla Lombardia e dal Lazio. Nel 2006 la densità venatoria nazionale è pari a 4,1 cacciatori ogni 100 ettari di superficie agro-forestale, in lieve flessione rispetto al 2005. La distribuzione territoriale
1 Gli Ambiti territoriali di caccia sono i territori agro-silvo-pastorali dove è possibile praticare la caccia in forma programmata e che non sono
destinati ad oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, zone di ricerca e di sperimentazione faunistica, aziende faunistico-venatorie e aziende agri-turistico-venatorie.
Capitolo 3 - Conservazione della natura
dell’indicatore mostra una cospicua variabilità dovuta al fatto che in undici regioni il numero di cacciatori per ettaro di superficie è al massimo pari a tre, mentre una sola regione, la Liguria, presenta un valore piuttosto alto dell’indicatore. In particolare, in quest’ultima regione si registrano in media 16 cacciatori ogni 100 ettari di superficie agro-forestale.
Gli agenti venatori presenti sul territorio italiano sono 3.866, ciascuno dei quali vigila in media su 198 cacciatori. Analizzando, secondo la ripartizione geografica di appartenenza, la distribuzione dell’indicatore relativo alla vigilanza venatoria, espresso in termini di numero di cacciatori per agente venatorio emergono alcune importanti divergenze territoriali dal momento che la statistica diminuisce rispetto al valore nazionale nelle regioni del Mezzogiorno. È tuttavia una regione del Nord, la Valle d’Aosta, a far registrare il valore minimo dell’indicatore: 11 cacciatori in media per ogni agente venatorio. Di contro, l’attività di sorveglianza nelle regioni del Centro appare meno diffusa: ad esempio, nel Lazio osserviamo 313 addetti alla sorveglianza che vigilano su oltre 70 mila cacciatori. Rispetto al 2005 il numero di agenti venatori è cresciuto di più di mille unità. Dal momento che nello stesso intervallo temporale il numero di cacciatori è diminuito sensibilmente, si verifica anche una diminuzione del numero di cacciatori per agente venatorio che, nel 2006, sorveglia in media 16 cacciatori in meno del 2005. Agli agenti venatori si aggiunge un nutrito contingente di guardie volontarie, pari a 15.328 unità operanti sull’intero territorio nazionale, maggiormente concentrate nelle regioni del Mezzogiorno.