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L’ “ARSENALE” DI VENEZIA

Nel documento "Galea. La dogaressa del mare". (pagine 78-83)

“L’Arsenale di una Nazione che fino all’ottavo secolo preponderava sulle altre per marittime forze, per florido commercio, per estesi rapporti, acquistò dai primordi della sua istituzione un grado di celebrità e di rinomanza per cui infinite cose di lui si dissero e si sono scritte dai nazionali non meno che dai più colti stranieri…..omissis…. Che se in questo estesissimo recinto non più s’incontra la quantità delle patrie vetuste memorie e degli oggetti d’arte e di decoro che in altri tempi ne formavano singolare e ricchissimo addobbo, ciò ascriver conviene alle sofferte vicende; rimangono però ancora tali curiosità onde largamente compensare la cura di percorrerlo, di esaminarlo, e torreggiano pur que’ maschi edifizi, que’ fabbricati imponenti, ove tutto indica il grande, tutto caratterizza il sommo, tutto infine offre l’aspetto della più ammirabile magnificenza…”

Così, nel 1829, Giovanni Casoni (*), veneziano, direttore delle Fabbriche Marittime dell’Imperiale Regia Marina Austriaca, iniziava la prefazione alla sua “Guida per l’Arsenale di Venezia”.

Ingegnere, architetto nonché storico e archeologo, nato alla fine del ‘700 a Venezia, si dedicò dapprima all’agrimensura, poi si specializzò in idraulica e, infine, ricoprì incarichi prestigiosi ed importanti, grazie alle sue molteplici competenze, al servizio dei vari governi succeduti alla Repubblica di Venezia.

La sua figura potrebbe, a prima vista, sembrare lontana, estranea se consideriamo il periodo nel quale è incentrata la presente relazione, ma proprio all’ing. Giovanni Casoni, o

meglio, ad un suo banale, involontario errore, dobbiamo l’interessante e

Il tutto avvenne nel 1825, allorquando, essendo un appassionato e fine intenditore anche di archeologia e numismatica, gli venne chiesta dal Direttore della Zecca di Venezia, Antonio Minizzi, una sua valutazione e stima su una “antica” moneta veneziana che riportava su di un lato la scritta:

“ORDELAPH DUX ARXENATUS S.MARTINI TRANSFERRE FECIT”.

Mentre sul retro era incisa la data MCIV (1104).

Il personaggio storico, indicato nella moneta, quell’ Ordelaph Dux” era il Doge Ordelafo Falier (*), in carica dal 1102 al 1118.

Tale dicitura, come logico immaginare, convinse il funzionario veneziano che nell’anno 1104 il doge avesse dato l’ordine di allestire, o meglio, di spostare l’Arsenale di Venezia nella sede attuale.

Quel S.Martini, inoltre, poteva senz’altro riferirsi a S.Martino, Patrono degli Arsenalotti, la cui chiesa è ubicata a pochi passi dall’entrata principale.

A conferma di questa sua valutazione, fece apporre all’interno dell’Arsenale, proprio nel 1825, sulla parete sud della caserma Marceglia, una targa in marmo con le seguenti parole:

“NEL MCIV LE VENETE ARMI DI GLORIA AVIDE E DI CONQUISTA I LIDI DELLA SIRIA OCCUPAVANO QUESTO

ARSENALE EBBE PRINCIPIO. ORA FRANCESCO PRIMO IMPERATORE E RE COLLE NAVI SUE FORZE L’ORDINE E

LA PACE IN QUE’ MARI PROTEGGENDO QUESTO ARSENALE CON SOVRANA MUNIFICENZA RESTAURA E

DECORA.

Il Casoni, però, non tenne presente che già nel 1104, il doge Falier aveva inviato una imponente flotta veneziana a sostegno dei crociati , ottenendo importanti vittorie a Jaffa e Sidone.

Altro elemento che incrementò i dubbi sulla tesi del Casoni, fu la considerazione che nel 1094 il doge di Venezia, Vitale Falier, era stato nominato Duca di Dalmazia e Croazia, paesi e popolazioni difficili da sottomettere e da conquistare se non con l’appoggio essenziale e determinante di una efficace e potente flotta militare navale.

Dobbiamo ricordare, inoltre, a maggior confutazione della tesi del Casoni, che tra il 1099 e il 1100, sotto il dogado di Vitale Michiel I, Venezia aveva condotto una imponente spedizione nei mari d’oriente e in Terrasanta in sostegno di Goffredo di Buglione con quasi 200 navigli armati.

Un grande e funzionante cantiere doveva essere indubbiamente alla base di queste imprese militari marittime e, non essendo ancora nato l’Arsenale di Venezia, dobbiamo presupporre che il lavoro di costruzione e allestimento della flotta sia stato indubbiamente sostenuto nel cantiere di Terranova, gli attuali Giardinetti Reali, dove la Serenissima aveva fatto costruire il più grande “squero” del periodo.

La prima notizia attendibile che abbiamo dell’attuale Arsenale, risale all’anno 1220, data in cui, da alcuni atti notarili relativi ai possedimenti del Patriarca di Venezia, che risiedeva nella Chiesa di San Pietro di Castello, nella piccola isola denominata “Olivolo”, compare un atto che parla di alcuni terreni e vigne che confinavano con un “Arzanà Communis” e con l’ adiacente laghetto di San Daniele. Quindi, senza ombra di dubbio, possiamo dire che la data di nascita del “nostro” Arsenale potrebbe essere collocata, indicativamente, tra il 1150 e il 1200.

(Zona S.Giustina – Barbaria delle Tole) per la costruzione e l’allestimento di galee e, successivamente, nel 1278, si fa esplicito riferimento ad un deposito di armi destinate ad una squadra navale permanente.

Ad onor del vero, sembra che l’ingegner Casoni, prima di morire, abbia confidato al suo successore, Antonio Cicogna, la propria convinzione ad essere incorso in un macroscopico errore.

Ammise, infatti, che la moneta esaminata era un semplice medaglia commemorativa emessa pochi anni prima a ricordo dell’operato e del dogado del Doge Ordelafro Falier .

(*) Giovanni Casoni

Venezia 1783-1857. Ingegnere, storico e archeologo veneziano.

Nacque nella parrocchia di Sam Moisè da famiglia originaria di Ferrara.

Fin da giovane praticò l’agrimensura ma successivamente si specializzò in idraulica e, per tale motivo, fu al servizio dei vari governi succeduti alla Repubblica di Venezia.

Nel 1812 ottenne dal ministero della Guerra e della Marina del Regno d’Italia di redigere un progetto per la costruzione di alcune fabbriche destinate alle forze navali.

Nel 1812, sotto il regno Lombardo-Veneto fu nominato architetto della Imperial Regia Marina, nel 1841 ingegnere idraulico e nel 1852 direttore di tutte le fabbriche marittime di Venezia.

Durante questi anni completò studi estremamente interessanti e tutt’ora attuali, sul porto di Malamocco, sulle correnti marine delle lagune venete e sulle diatribe e conflitti sorti tra il 1789 e il 1792 sulla regolazione del fiume Brenta.

Pochi mesi prima della sua morte, nel 1856, divenne ingegnere e direttore del Museo della Marina a Venezia.

(*) Ordelafro Falier (Venezia 1070-Zara 1117), 34° doge della Repubblica di Venezia.

Fonti:

 G.Casoni, “Breve storia dell’Arsenale” note e cenni sulle forze militari, marittime e terrestri della Repubblica di Venezia, Venezia 1847.

Nel documento "Galea. La dogaressa del mare". (pagine 78-83)