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L’arte nemesiaca non si ferma

DIFFERENZA SESSUALE E ANDROGINIA

3.3 L’arte nemesiaca non si ferma

Alla fine degli anni ’70 nacque il primo Centro Donna di Napoli in via Verdi 35, dopo quello in via Cilea, ma non fu spazio autonomo bensì del comune. Ciò fu quasi in linea con la nuova fase del Movimento che precedentemente era stato antistituzionale ma

36 Manifesto – 11/6/78. Festa della poesia alla Gaiola in C. Capobianco, Interpreti e protagoniste del movimento femminista napoletano. 1970-1990, Cooperativa “Le Tre Ghinee” - Nemesiache, Napoli 1994, p.36.

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che poi negli anni ’80 e ’90 avviò diverse collaborazioni con le istituzioni del Comune, poi anche della Provincia e della Regione. Non mancarono i contributi delle Nemesiache convinte che le istituzioni dovessero portare con sé una coscienza profondamente femminista e non solo di emancipazionismo. Il che avrebbe reso il loro intervento inutile perché complici di un’uguaglianza non basata sulla differenza per una parità nella diversità ma ostacolo ad ogni cambiamento del sistema. Il decennio

’80 si aprì con un tragico evento, il terremoto in Irpinia e Napoli ne venne coinvolta.

Il gruppo prese a cuore la realtà del post terremoto e partecipò alla stesura del Manifesto femminista nazionale per l’8 marzo 1981 con proposta di solidarietà alla lotta di Resistenza delle donne napoletane e un convegno sulla ricostruzione.

Quest’ultimo fu tenuto presso il Centro di Documentazione Donna sulla “Costruzione di una città a dimensione donna” dove si tennero vivaci discussioni con le donne dell’UDI di Napoli e con altri gruppi femministi. «Vogliamo affermare ciò che esiste, che è specifico della nostra città e specifico del nostro Movimento: la voglia di vivere ed esprimersi. Non a caso il gruppo delle Nemesiache nasce a Napoli e non a caso la prima manifestazione femminista napoletana è stata sulla riappropriazione della creatività e del territorio esprimendo una maturità di visione storica che oggi ci ritrova pronte e senza schemi sul considerare i nostri temi. Una città a dimensione donna significa che sia presente la parola di donna e la cultura delle donne».37 Una città, uno spazio non istituzionale che permettesse di scambiare i sogni e le esperienze fra donne da cui partire per elaborare le loro lotte e per denunciare ciò che si tace. Nell’82, le Nemesiache entrarono a far parte del gruppo di ricerca Pace come cultura dell’amore anche in relazione alla realtà politica e sociale nazionale (un periodo in cui si

37 Documento (7/8 marzo) delle Nemesiache a proposito del convegno sulla Ricostruzione in S.

Campese, La nemesi di Medea. Una storia femminista lunga mezzo secolo, L’Inedito, Teramo 2019, p.106.

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verificarono molte stragi terroristiche) perché sostenitrici della contrapposizione di una civiltà dell’amore a una civiltà della guerra e del potere. «Noi non siamo per la pace: noi sentiamo di esprimere, di essere pace. Pace è la forma dell’essere, espressione dell’Amore come vita, possibilità di espressione e di creazione. La donna non produce pace al di fuori di sé, così come non produce il figlio ma esprime e crea la vita».38 In una logica che comprende la guerra, anche quando la si combatte, si creano i presupposti per avere uomini “contro” perché lottare per la pace è funzionale alla logica bellica legittimandola ad esistere come realtà pensata pur in assenza di conflitto. Il messaggio fu: non bisogna schierarsi contro la guerra ma contro il potere (di cui la guerra era solo strumento) che distruggeva la pratica e la cultura dell’amore (energia eversiva che avrebbe fatto saltare i pilastri dello sfruttamento, della produzione, della repressione, ecc.), che bloccava la conoscenza e il desiderio di vita.

Desiderio che era ed è anche sogno e che poteva diventare realtà secondo Lina, così chiedeva ad ogni sua compagna il lavoro di rendere reali i loro. Furono sempre i sogni ad essere fulcro di un nuovo programma “Ho fatto un sogno” che sarebbe andato in onda sulla seconda rete regionale di RAI Radio. Sempre Lina ne fu l’ideatrice e la conduttrice in studio. Le trasmissioni furono registrate a Roma, venti minuti di musica e riflessioni tra i sentieri sconosciuti dei sogni e il loro legame con la realtà. Il tutto prevedeva l’incontro con l’autore del sogno stesso che non fu scelto a caso; erano tutti personaggi pubblici del mondo della scienza, dello spettacolo e dell’arte come Lucio Amelio39 e Lina Wertmuller40. La trasmissione fu un invito al recupero dei sogni,

38 S. Campese, La nemesi di Medea. Una storia femminista lunga mezzo secolo, op. cit., p.223.

39 Gallerista italiano, attore e cantante (1931-1994), uno dei protagonisti del mercato dell’arte contemporanea internazionale dalla metà degli anni ’60 fino agli anni ’90. Nel 1965 aprì a Napoli la Modern Art Agency e fu cofondatore della galleria di arte contemporanea Gallerie Pièce Unique situata a Parigi.

40 Regista, sceneggiatrice e scrittrice italiana nata a Roma nel 1928. È stata la prima donna nella storia ad essere candidata all’Oscar come migliore regista, per il film “Pasqualino Settebellezze” nella

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fondamentali per la vita e continuazione della realtà stessa. Con la loro eliminazione, l’individuo si sarebbe ammalato e avrebbe ricorso ad altri surrogati artificiali illudendosi. Attraverso una fusione di strumenti classici e moderni, il sogno, fatto di immagini, diventava ascoltabile dopo esser stato tradotto in suono. Con Adele Cambria41, una delle amiche più affettuose delle Nemesiache, Lina scrisse la sceneggiatura del film “Didone non è morta” ispirato al primo romanzo di Adele

“Dopo Didone”. Venne riproposta la storia di Didone ed Enea con il conflitto lacerante della regina di Cartagine, donna “emancipata” divisa tra l’amore per un uomo e la responsabilità verso gli altri in termini politici. Didone, resuscitata incontrerà nuovamente il “pio Enea”. Il film fu presentato in vari festival (Annecy, Marocco, Taormina), unico ad essere richiesto al convegno mondiale tenutosi alla Sorbonne Nouvelle di Parigi sul tema “Didone ed Enea”. Regia di Lina Mangiacapre ma risultato di un incredibile lavoro di gruppo la cui passione, dedizione ed energia permisero la realizzazione dei progetti in potenza di Lina. Se le sue compagne non avessero colto e riconosciuto quel “la”, molti dei capolavori prodotti non avrebbero avuto lo stesso successo e riscontro positivo o negativo che fosse. Quindi, grande merito va dato ai contributi intellettuali e artistici che tutte le Nemesiache offrirono tra interventi, mostre, pubblicazioni e performance. Intricato fu tutto il processo burocratico per le richieste di finanziamenti e sponsorizzazioni e si lavorò a lungo per la creazione dei costumi di scena. Il cinema delle donne, rifiuto della ghettizzazione e limitazione

cerimonia del 1977. Vanta premi e grandi collaborazioni artistiche, nel 2019 le è stato assegnato l’Oscar onorario.

41 Giornalista, scrittrice e attrice italiana, nacque a Reggio Calabria nel 1931. Fu vicina alla sinistra progressista e al PR, successivamente aderì al PSI. Sostenne il movimento femminista, fu tra le fondatrici del Teatro La Maddalena di Roma. Tra il 2000 e il 2003 realizzò per RaiSat trentanove trasmissioni sull’immagine televisiva della donna. Morì a Roma nel 2015.

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dell’espressione, aveva come pioniera Elvira Notari42, prima donna regista cinematografica italiana. Alla Mostra del Cinema di Venezia, Lina creò un premio a sua memoria, il “Premio Elvira Notari”. Dopo la sua scomparsa (2002), il premio fu sospeso per essere ripreso l’anno successivo con il nuovo nome “Premio Lina Mangiacapre”,una scultura di sua sorella Teresa43/Niobe. A chiudere gli anni ’80 fu la nascita della rivista “Mani-Festa-il diverso della scrittura”, trimestrale fondato e diretto da Lina, presentata alla Libreria Feltrinelli di Napoli. Il progetto grafico e l’impaginazione fu curato, invece, da Teresa/Niobe. Sul volantino che pubblicizzò l’uscita del primo numero si lesse che la rivista trattava: «di filosofia-attualità-spettacolo-arte-politica-poesia-fotografia-musica-magia-divinazione-legislazione ma

…con particolare ottica cinematografica, d’altro ancora racconterà con foto e vignette divertenti, ironiche e umoristiche. Mancare all’appuntamento con Mani-Festa sarà come lasciar dormir la propria testa».44