Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell'America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall'art.51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale.
Qualsiasi attacco armato siffatto, e tutte le misure prese in conseguenza di esso, verrà immediatamente segnalato al Consiglio di Sicurezza. Tali misure dovranno essere sospese non appena il Consiglio di Sicurezza avrà adottato le disposizioni necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali.
internazionale come ad esempio la prevenzione ed il contrasto della pirateria marittima.
L’intera Comunità internazionale si riferisce alle Nazioni Unite, le quali oramai per prassi assegnano a Organiz- zazioni regionali, prima fra tutte la NATO, la condotta di missioni volte a ristabilire e mantenere la pace; nell’organizzazione l’Italia è presente dal 194926 come
membro fondatore ed al pari degli altri stati fondatori europei, conseguentemente alla fine della guerra fredda ed all’ampliamento dell’organizzazione, dovrebbe svolgere un ruolo da protagonista.
•Il quadro economico e finanziario
Dal marzo del 2012 il fiscal compact27, un trattato ratificato anche dall’Italia, vincola al pareggio di bilancio gli stati europei provocando politiche di austerità, specialmente in quelli dove vi era un maggiore livello di debito pubblico. Purtroppo tale situazione, anche come contraltare alla disinvolta gestione della spesa pubblica a cui l’Italia era in passato abituata, porta a una cronica carenza di risorse che inesorabilmente si ripercuote anche e soprattutto nella scarsa assegnazione di fondi al comparto difesa e sicurezza.
•Il ruolo dell’Italia nel sistema delle relazioni inter- nazionali
Tutte le risorse politiche, economiche e culturali del Paese possono concorrere alle azioni internazionali messe in atto dall’Unione Europea, dall’ONU e dalla NATO ed in particolare l’Italia deve saper concorrere ad iniziative multilaterali caratterizzate da un significativo impegno militare; parimenti il mantenimento di una consapevole disciplina di bilancio rappresenterà un vincolo ineludibile.
26 Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il
4 aprile 1949 ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno.
27 25 stati su 27, con eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, si
sono obbligati a condizioni ancora più restrittive di quelle del precedente patto di stabilità e crescita del 1997; in particolare gli stati membri si sono impegnati ad inserire nella legislazione nazionale l’obbligo del pareggio di bilancio e a coordinare i piani di emissione del debito pubblico in sede comunitaria.
Appare quindi, anche in questo paragrafo, evidente come da un lato si vuole onorare tutti gli impegni coi partner europei e dall’altro si riducono in continuazione le somme destinate alla difesa.
E’ necessario che in Italia la politica decida se vuole uno strumento militare efficiente ed efficace, che la società condivida tale scelta e poi o si decide di mantenere bene un bene pubblico o lo si toglie!
Il ruolo della Difesa nel contesto delle scelte pubbliche •Lo strumento militare
Le Forze Armate garantiscono all’Italia la tutela della propria sicurezza e l’esercizio delle prerogative di sovranità nazionale, la sempre più stretta cooperazione con gli alleati della NATO e coi partner europei porterà alla completa integrazione delle politiche di difesa europee.
Questo aspetto largamente approfondito nella nostra analisi e la sua comprensione da parte della società è alla base dell’esistenza e del mantenimento dello strumento militare: è importante, se un bene pubblico serve, averne cura.
•La dimensione internazionale
La politica di sicurezza e difesa nazionale andrà curata sempre più in sinergia con il ministero degli affari esteri, e i progetti di cooperazione tra le Forze Armate italiane ed i paesi partner aiuteranno lo sviluppo delle sinergie operative e industriali di tali paesi.
Questa è la direttiva ministeriale più importante, che auspica un interazione tra tutti gli attori impegnati nel nobile intento di incrementare lo sviluppo della società mondiale tutta; organizzazioni ed autorità militari e civili, governative e non governative possono collaborare all’ombra del tricolore e contribuire a dare all’Italia un immagine affidabile nel mondo.
•La dimensione interministeriale
Si auspica il più ampio coinvolgimento possibile di tutti i dicasteri e la creazione di consessi interministeriali, senza prescindere da un rapporto proficuo con tutte quelle realtà la cui attività si espleta parallelamente ai domini di interesse della difesa, per creare quella “cultura della difesa” necessaria al paese.
Una difesa civile e militare, perchè come approfondi- remo in seguito le evoluzioni sociali e politiche oggi conferiscono pari dignità ai due tipi di difesa della patria, militare o civile.
•Le attività della difesa che concorrono allo sviluppo economico e tecnologico
La Base Tecnologica e Industriale di Difesa Europea (EDTIB) permette la realizzazione di un mercato europeo per la difesa essenziale per rimanere al passo dei parner d’oltreoceano e per garantire equipaggiamenti tecnolo- gicamente consoni al minor prezzo possibile, anche a costo di una maggiore competizione nei mercati nazionali.
E’ questo il caso della ditta Agusta, che dapprima con le tante commesse provenienti dal mondo militare e poi coi successivi programmi congiunti di realizzazione di aeromobili con ditte straniere ha potuto incrementare notevolmente i propri bilanci.
Uno strumento in continua trasformazione •Direttive per un equilibrio sostenibile
Sono direttive basate perlopiù sulla riduzione del personale, si parla di una riduzione di 170000 militari entro il 2015.
Vista dall’interno questa è una delle intenzioni più difficili da realizzare; in particolare la politica dovrebbe essere in grado di prevedere e rendere operativi dei meccanismi che consentano ai più anziani di lasciare il servizio attivo creando così anche nuovi posti di lavoro.
•Direttive specifiche per il potenziamento della condotta delle operazioni
Potenziare ancora il Comando Operativo Interforze (COI) in maniera che possa pienamente ed efficacemente effettuare tutte quelle funzioni tipicamente associate ad un Joint Operational Command alleato, ovvero la pianifi- cazione operativa, la condotta delle operazioni ed il supporto logistico operativo a favore del personale impegnato nei teatri operativi.
•Direttive specifiche per l’area tecnico-amministrativa Accorpamento in ambito difesa di tutte le attribuzioni tecniche e amministrative delle singole Forze Armate.
Nell’ambito della politica integrata di difesa europea la difesa italiana dovrà rimanere competitiva e continuare ad essere un punto di riferimento per la sicurezza del nostro paese, con attenzione alle risorse disponibili e nel rispetto degli indirizzi che il popolo italiano vorrà esprimere tramite i propri rappresentanti.
Questi intenti presuppongono quindi che il popolo italiano abbia una chiara idea aggregata in merito all’esistenza e all’impiego dello strumento militare, e se l’intendimento è quello di considerare le Forze Armate come un bene pubblico necessario, allora il popolo deve pretendere che i propri rappresentanti deputati e ministri compiano le scelte migliori. La politica quindi deve essere attenta a tradurre in scelte la volontà popolare, sia in termini di adeguato mantenimento sia in termini di soppressione laddove si ritenga inutile lo strumento militare.