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«Asuncion! [..] Piccola città immersa in una vegetazione ammirabile: 50% d’erba, di una crudezza che risalta a confronto con l’altro 50 % di terra rossa; alberi immensi che sono completamente color malva, zafferano o aragosta rossa…

[…], e case degli Indios già alla periferia della città, che sono l’atto di più totale devozione d’un anima sensibile: tutto attorno alla casa impiantito di terra battuta, straordinariamente pulito, e continuamente accudito, che costituisce una specie di moquette rossa, stile ricevimento all’Eliseo;

piccola casa con assi di legno o di bambù con le fessure riempite di terra battuta. E, naturalmente, il latte di calce bianco sotto il portico di bambù o di legno ben tornito che regge una vigna…

[…] fiori dallo stelo lungo (lillà o margherite colorate, semplifico i nomi), nascendo da questa moquette rossa di terra battuta, e disposti in modo distanziato uno dall’altro, conferiscono all’insieme una forte impressione di distinzione, una straordinaria idea di distinzione. Le donne sono indiane di tinta gialla, con gli zigomi pronunciati e sono molto belle.

L’allegria è in tutta la città, in grazia degli italiani che, seguendo una tradizione trapiantata qui dai gesuiti spagnoli, ad ogni passo hanno decorato la sommità degli edifici con le balaustre di Palladio che si stagliano contro il cielo…»109

Il 22 ottobre 1929 la compagnia aerea francese Aeroposta Argentina compie il suo volo inaugurale da Buenos Aires ad Asunción: tra i suoi passeggeri vi sono Saint-Exupery e Le Corbusier110. Durante il suo primo viaggio in America meridionale quest’ultimo ha occasione di visitare anche questa «piccola città»111, Nuestra Señora Santa María de la Asunción. L’abbreviazione con cui la città viene comunemente indicata anche nelle cartografie storiche nasconde la natura generatrice112 che, d’altra parte, la dicitura estesa esplicita. Il complesso fortilizio che ne rappresenta la fondazione per mano di Juan de Salazar nel 1537113 fu eretto su una collina prossima all’omonima baia, dove le navi dei primi viaggiatori trovarono un tranquillo e sicuro porto naturale. Questa particolare condizione geografica soddisfaceva specifiche necessità della navigazione e di difesa militare: il porto genera l’insediamento asunceno dal quale partiranno importanti spedizioni per la fondazione di altre città lungo i fiumi Paraguay e Paranà. Buenos Aires, ad esempio, era stata abbandonata in seguito ad una pestilenza che aveva costretto la popolazione a

109 Le Corbusier [1930] 1979, p. 18-19.

110 Liernur 2015, p. 72-77. L’articolo indaga la particolare percezione di Le Corbusier della geografia dell’America Latina in rapporto all’aereo. Altri dettagli sul volo si possono trovare in Gutiérrez – González 2009.

111 Le Corbusier [1930] 1979, p. 18.

112 Gutiérrez [1977] 1983, p. 185.

113 Gutiérrez [1977] 1983, p. 185. L’ubicazione del primo insediamento urbano non è comunque conosciuta con precisione.

migrare114 proprio nella sua futura madre: ‘Asunción, Madre de Ciudades’115. La missione che ha avuto incarico di fondare per la seconda volta la futura capitale argentina compie il percorso inverso a quello di Le Corbusier. Il senso della sua esperienza asuncena e americana è legata alla storia del fiume che questi porti genera e collega: il corso del fiume Paraguay, insieme a quello dell’Uruguay e del Paranà, «in queste terre illimitate e piatte… genera il teorema commovente del meandro»116.

L’America di Le Corbusier è condizionata dal mezzo con cui è guardata. L’aereo sposta il luogo della percezione e l’occhio deve ‘valutare’117 «spettacoli che si potrebbe definire cosmici»118. Il mezzo diviene macchina per vedere, strumento di conoscenza necessario

114 Giuria 1950, p. 68. Moreno, 1968, p. 185. Il ritorno dei tre brigantini cha ha riscattato la popolazione rimanente di Buenos Aires insieme a merci e armamenti di grande utilità per Asunción è datata 2 settembre 1941.

115 Rubiani, 2011, p. 11.

116 Le Corbusier [1930] 1979, p. 15.

117 Le Corbusier [1930] 1979, p. 24. «saper vincere la fatica che vi circonda e valutare a occhio».

118 Le Corbusier [1930] 1979, p. 14. Per una comprensione più ampia del rapporto di Le Corbusier con l’aereo si consiglia Pedretti 1987a; Pedretti 1987b.

▲ Immagine 16: Cascate di Iguazù e i meandri del Paranà. Foto di Alberto Ferlenga, 2017. Cortesia dell’Autore.

per riscoprire le «verità fondamentali della terra»119; «l’aereo è il segno dei tempi nuovi»120 che consente all’architetto di riconciliare la sua idea di modernità con quella di natura121. Il paesaggio è sempre visto attraverso il mezzo, pur essendone parte integrante: le navi costituiscono il primo piano di quasi tutte le vedute delle città americane che si incontrano nel suo ‘carnets’ di viaggio, mentre il paesaggio terrestre definisce l’orizzonte, sospeso tra mare e cielo122. Disegni e parole divengono per Le Corbusier grafemi omologhi partecipi di una visione che nel ‘precisarsi’ assume anche le forme del testo. Nel ‘Prologo americano’

che prende corpo sul ‘Lutetia’ si susseguono le descrizioni di luoghi e fenomeni naturali che «salvo che per la terra di questo posto, molto rossa [Asunción], e per le palme, si è dappertutto, nel medesimo eterno paesaggio»123. È l’eternità del paesaggio che pone l’uomo e i suoi artifici in un’altra condizione, la natura appartiene a un tempo più lungo,

«nella sua immensità ricorda la propria preesistenza all’uomo»124. La risalita aerea dei

119 Le Corbusier [1930] 1979, p. 14. Vedi anche Blengino, 2004, p. 29. «Nelle Americhe, in particolare in America latina, l’uomo europeo ri-scopre la natura». Questa sensazione si conferma essere valida esclusivamente al verificarsi di due particolari condizioni: la provenienza europea del viaggiatore e che la natura sia quella dell’America latina.

120 Pedretti 1987b, p. 81-85. Traduzione dal manoscritto inedito conservato presso la Fondazione Le Corbusier.

121 Pérez Oyarzun 2003, p. 150.

122 Franclieu 1981, B4, 233 Rio, 234-235 Santos, 236-237-238 Montevideo.

123 Le Corbusier [1930] 1979, p. 24.

124 Blengino 2004, p. 31.

▲ Immagine 17: Montevideo // Santos // Montevideo // 23 sept 1929. Le Corbusier, in Franclieu 1981, B4, 237.

fiumi americani cambia la percezione della natura125, implacabile, onnipresente, e l’opera dell’uomo in rapporto ad essa. Il senso dell’eternità del paesaggio espresso dagli schizzi è confermato dai progetti per le città latinoamericane che sembrano adagiarvisi sopra: la natura sembra poter corrispondere a se stessa prima, ma anche dopo il progetto.

Le Corbusier «la geografia ce la torna ad insegnare»126 nei suoi schizzi di viaggio: ci insegna a leggere il territorio, a coglierne le qualità formali ed espressive. I suoi schizzi sono «interessanti per l’esteso uso del colore, e per l’enfasi sul paesaggio e le figure umane.

Curiosamente i disegni sono raramente di edifici, e quello che verrebbe normalmente percepito come architettura appare come qualcosa che agisce come assenza»127. Asunción è positivamente costretta dentro a questo sistema interpretativo e Le Corbusier ne rivela alcuni tratti distintivi; l’enfasi posta nei pochi elementi descritti è tanto potente e precisa quanto tendenziosa. Il primo elemento distintivo è la vegetazione: la piccola città è immersa nei colori vivaci dell’erba, della terra, degli alberi e dei fiori. La presenza umana degli indigeni sembra appartenere a questo sistema cromatico-formale che l’architetto tenta di registrare tanto con le parole quanto con i disegni. In quei giorni primaverili

125 Liernur 2015, p. 72. Liernur sostiene che tale cambiamento sia dovuto anche ad alcune amicizie argentine che lo accompagnano a Parigi e in questo viaggio.

126 Tentori, 1979, p. XXIII.

127 «Drawings, notable for their extensive use of colour, and for their emphasis on landscape and the human figure.

Curiously, the drawings are rarely of buildings, and in most what would normally be understood as architecture appears as something acting almost by absence». [T.d.A.] Pérez Oyarzun 2003, p. 143.

▲ Immagine 18: Avion // ve de 1000 métres / ...Almonacid // aviateur // A = le fleuve // lui même fait // des méandre // B.

le cours fait // des méandres // C anciens méandres // recoupés en droite // 2 = ancien méandre // 3 = prochain recoupage //

4 deviendra comme 2 // l’ancien méandre. Le Corbusier, in Franclieu 1981, B4, 249.

di ottobre Asunción appare come un tappeto rosso, delimitato da una vegetazione verde, contenuti da una linea azzurra, il fiume Paraguay, oltre il quale ricomincia l’eterno paesaggio128. Una figura abita questo paesaggio e la qualità dei segni con cui viene descritta sono la dimostrazione della tendenziosità dello sguardo corbuseriano rivelata da Pérez Oyarzun. Una figura umana incede verso il paesaggio, la profondità scultorea delle pieghe del ‘poncho’ in cui è avvolta fa percepire lo spessore del tessuto ma anche un certo ‘habitus’, il saper abitare questi luoghi. Un’ampia gonna vibra, mossa dal passo deciso di un corpo femminile che si mostra solo nelle sue estremità. Chi abita questi luoghi sembra germogliare da essi: la punta del piede sinistro, come il tallone di quello destro, spingono sul tappeto rosso e con la loro «tinta gialla»129 stabiliscono una continuità cromatica che è anche figurativa, tra una presenza indiscutibilmente indigena e la sua terra. «Sospeso tra la presenza del territorio e i corpi umani»130 l’edificio rappresentato si distingue all’opposto per i pochi tratti che lo caratterizzano. Un volume semplice, un edificio dal tetto piano, diviene assenza131 perché pura luce. Il paesaggio architettonico rafforza un tratto caratteristico di questa città: la potenza della luce che da un lato rafforza il vigore dei colori, dall’altro brucia il latte di calce che rifinisce le pareti. All’inverso, ciò che fa presente l’architettura è la profondità dell’ombra

128 Si fa riferimento allo schizzo Ascencion // 24 oct // 1929 in Franclieu 1981, B4, 246 129 Le Corbusier [1930] 1979, p. 14.

130 «Suspended between the presence of territory and that human bodies». [t.d.A.] Pérez Oyarzun 2003, p. 143.

131 Pérez Oyarzun 2003, p. 143.

▲ Immagine 19: Ascencion // 24 oct // 1929. Le Corbusier, in Franclieu 1981, B4, 246

che scava le facciate rendendo nel piano del disegno il volume architettonico.

L’architettura che Le Corbusier registra con disegni e parole è quella delle popolazioni indigene, alla periferia di una città non così distinte. È questa particolare condizione locale, che ha i tratti geografici e architettonici di un ambiente rurale strettamente legato a una cultura indigena, che distingue Asunción dalle altre città visitate durante questo primo viaggio in America. La terra rossa e la vegetazione sono il piano di colore ma soprattutto sono gli elementi semantici che consentono di distinguere Asunción dall’eterno paesaggio latinoamericano. L’«Asunción degli Indios»132, rurale e periferica, è la città dove un’umanità scalza dalle tinte gialle e vestita con abiti lontani dalle mode europee convive «con le balaustre di Palladio che si stagliano contro il cielo…»133. L’allegria e l’esagerazione che contraddistinguono Asunción come la «tragica Buenos Aires»134 sono i sostantivi dietro i quali si nasconde un processo di mediazione culturale che Le Corbusier abbozza nelle parole del ‘Prologo americano’ più che nei suoi schizzi.

Il paesaggio urbano di queste città si appropriò infatti delle balaustre palladiane grazie alla diffusione operata dai migranti italiani, architetti-costruttori che reinterpretarono una tradizione ormai locale «trapiantata dai gesuiti spagnoli»135. Lo scenario che Le

132 Le Corbusier [1930] 1979, p. 24.

133 Le Corbusier [1930] 1979, p. 19.

134 Le Corbusier [1930] 1979, p. 19.

135 Le Corbusier [1930] 1979, p. 19.

▲ Immagine 20: Mujeres-niñas, trabajadoras, prematuramente madres, prematuramente envejecidas pero nunca tanto para dejar de trabajar. Mujeres campesinas, mujeres paraguayas... in Rubiani 2011, p. 64. L’immagine conferma l’autenticità degli abiti femmili rappresentati da Le Corbusier.

Corbusier ci restituisce della Asunción del 1929 è quello di una città in cui convivono piccole case «con assi di legno o di bambù con le fessure riempite di terra battuta»136 e un’architettura dalle ascendenze europee, a conferma della natura eteronoma di una identità culturale; di una certa «latinità». Le Corbusier conferma la paternità francese di tale aggettivo ma si astiene dal descrivere l’influenza di questa cultura in questi luoghi.

Questo vuoto narrativo riflette un vuoto politico contingente; il 1929 è infatti l’anno in cui le ultime forme di dominazione europea, inglese e francese, entrano in crisi a favore di un predominio statunitense137, già manifesto come «un’influenza formidabile, con le loro navi, i capitali, i tecnici»138. Il promontorio roccioso di arenaria rossa su cui sorge la capitale paraguaiana costringe le lente acque del Paraguay a piegare, erodendo le terre intorno. Asunción genera un meandro, la cui teoria però, non ispira all’architetto alcuna soluzione capace di ristabilire l’ordine umano «contro o con la “presenza-natura”»139. A differenza di Rio de Janeiro non vi è un progetto per Asunción, non vi è uno schizzo capace di esprimere la volontà di operare una ricucitura tra il mondo non civilizzato e arretrato, come quello del sertão in Brasile, e la città nuova di cui Le Corbusier si fa portavoce140. La complessa realtà culturale, manifesta nella sua articolata visione di Asunción, si mantiene inalterata. Sfuggita alla morsa di un tendenzioso progetto141 è libera di apparire nell’ambigua ricchezza delle sue geografie, naturale e culturale.

«A quel buon ministro [probabilmente Eligio Ayala] gli dissi sinceramente e categoricamente che i paraguaiani non avevano bisogno di cambiare niente in materia di urbanismo, poiché ad Asunción si respira un aria felice e un benestare ingenuo e traboccante, e che la città sorridente non ha ragione di essere modificata minimamente nel suo tracciato urbanistico, perché è fatta per la vita che lì si vive»142.

136 Le Corbusier [1930] 1979, p. 18.

137 Rounquié 2000, p. 23.

138 Le Corbusier [1930] 1979, p. 19.

139 Le Corbusier [1930] 1979, p. 260. «A Rio de Janeiro […] vi prende un desiderio folle […] il desiderio di giocare una partita a due; una partita “affermazione-uomo” contro o con la “presenza-natura”».

140 Morshed 2002. L’autore afferma che il progetto per Rio de Janeiro di Le Corbusier trova fondamento nelle nuove teorie sostenute in quegli anni da alcuni intellettuali tra cui quelli appartenenti al Movimento antropofagico. «Le idee di interiorizzare la “differenza” del colonizzatore manifesta nella metafora del cannibalismo condizionano la sua [di Le Corbusier] strategia urbana, con la quale lui sostiene il sentimento nazionalista preesistente connettendo la città (il simulacro dell’Europa) con il sertão». [t.d.A.]

141 Morshed 2002. Il confronto tra il progetto per Rio con quello per Algeri dimostra come l’edificio-città tenda a esasperare le differenze socio-culturali. «La linea curva che [Le Corbusier] disegna dall’aeroplano, ironicamente, diventa una megastruttura alta centro metri – un tentativo di assimilare l’impoverito sertão brasiliano – una megastruttura che librandosi nell’aria nega lo stesso concetto di radicamento espresso dei sostenitori del ritorno alla terra». [t.d.A.]

142 «A ese buen ministro le dije sincera y categóricamente que los paraguayos no precisan cambiar nada en materia de urbanismo, que en la Asunción se respira un aire feliz y un bienestar ingenuo y rebosante, y que esta ciudad risueña no tiene por qué modificarse en lo más mínimo de acuerdo con trazados urbanísticos, pues ella está hecha como para la vida que allí se vive». [t.d.A.] Gutiérrez – González 2009. In questo passo si riportano le parole da Le Corbusier ai fratelli Guillot una volta arrivato a Montevideo.

▲ Immagine 21: Vista aerea della baia di Asunción, anni venti del XX secolo, in Rubiani 2011, p. 18.