M: Isola d’Elba; N: Isola del Giglio.
4.2 Aspetti floristic
Lo spettro biologico delle specie psammofile presenti in Toscana ha evidenziato una prevalenza di terofite (42%), seguono poi le emicriptofite (29%), le nanofanerofite/fanerofite e le geofite (entrambe 12%). Nelle OGU B (da Rosignano Solvay a Torre Nuova), E (dalla foce del fosso Alma a Punta Ala) ed H le nanofanerofite/fanerofite sono in percentuale superiore alle terofite (che prevalgono in tutte le altre OGU). Il fatto che in queste OGU prevalgono le nanofanerofite/fanerofite potrebbe dipendere dalla vicinanza della macchia mediterranea al mare essendo la spiaggia ridotta in ampiezza. Inoltre, le terofite predominano con percentuali maggiori nelle OGU della Toscana meridionale: ciò testimonia le condizioni climatiche di maggiore xericità della Toscana meridionale (Ciccarelli, 2012). Gli spettri biologici ottenuti dai dati della presente tesi sono in accordo con gli spettri biologici degli ambienti dunali costieri dell’Italia centrale, Lazio e Molise (terofite circa 40%, emicriptofite circa 28%, fanerofite circa 12.4% e geofite circa 12.2%) fatta eccezione per l’Abruzzo dove le geofite superano in percentuale le fanerofite. Si è notata, comunque, una maggiore percentuale di emicriptofite sulla costa adriatica rispetto a quella tirrenica, dove, invece, è risultata maggiore la percentuale di camefite, fanerofite e nanofanerofite. Questo è dovuto essenzialmente alla presenza di una macchia mediterranea più estesa lungo il versante tirrenico (Izzi et al., 2007). A tale proposito, nelle OGU C (Golfo di Baratti) ed H (tratto costiero sabbioso tra le foci dei fiumi Osa-Albegna e Tombolo della Giannella) da me visitate, ho registrato una grande riduzione del litorale sabbioso e la conseguente vicinanza della macchia mediterranea al mare. Ho osservato, inoltre, che le specie pioniere e le specie tipiche delle fasce retrodunali si distribuiscono le une affianco alle altre: non esiste, quindi, una distinzione delle caratteristiche associazioni vegetali che compongono la serie psammofila. Anche nella OGU I (Tombolo della Feniglia) ho osservato specie pioniere in corrispondenza dei ginepri, ma in questa area la spiaggia è molto ampia. In questo caso, un possibile fattore di disturbo potrebbe essere rappresentato dal passaggio dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge nei tratti prossimi alla battigia dove le specie pioniere dovrebbero distribuirsi naturalmente.
177 Se prendiamo in considerazione le due aree protette, il Parco Regionale di Migliarino-San Rossore- Massaciuccoli (OGU A) e il Parco Regionale della Maremma (OGU F), per confrontare il tratto costiero settentrionale e quello meridionale della Toscana, possiamo notare che in entrambe le aree protette, gli spettri biologici seguono (con percentuali diverse) lo stesso ordine: predominano le terofite (A, 39.3%; F, 46.1%), seguite dalle emicriptofite (A, 29.5%; F, 23.7%), dalle geofite (A, 13.1%; F, 13.4%), dalle nanofanerofite/fanerofite (A, 12.5%; F, 8.9%) e dalle camefite (A, 4.2%; F, 7.6%). L’unica differenza è la presenza delle idrofite (1%) nella OGU A. Questi dati sono in parziale disaccordo con quelli presenti nel lavoro di Ciccarelli (2012), dove in entrambi i parchi predominano le terofite, seguite dalle altre forme biologiche con percentuali inferiori le quali però, non seguono lo stesso ordine nelle due aree protette. Anche in questo caso, però, le terofite presenti nel Parco della Maremma (45%) sono in percentuale superiore rispetto a quelle presenti nel Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli (38%). Nel Parco della Maremma, infatti, il clima è di tipo mediterraneo sub- arido con una temperatura media annua di 15,6°C e precipitazioni medie annue di 618 mm (Pinna, 1985), mentre nel Parco di San Rossore il clima è di tipo mediterraneo sub-umido con una temperatura media annua >15°C e precipitazioni medie annue di circa 800 mm (Rapetti, 2003).
Mentre nei risultati ottenuti dall’analisi della flora psammofila della costa toscana le terofite superano in percentuale le emicriptofite, gli spettri biologici ottenuti considerando tutta la flora (anche quella dell’entroterra) della Toscana, evidenziano la prevalenza delle emicriptofite (37.5%) sulle terofite (30.7%) (Pignatti et al., 2001). Le terofite presentano degli adattamenti ecologici che consentono loro di sopravvivere in ambienti aridi e antropizzati, in quanto la brevità del ciclo biologico le rende adatte a diffondersi nei siti che presentano brevi periodi di stabilità. Le piante annuali, infatti, trascorrendo la maggior parte dei mesi dell’anno sotto forma di seme, sono particolarmente adattate ad ambienti instabili, degradati ed estremi, come quello dunale (Izzi et al., 2007). Inoltre se consideriamo tutta la flora della Toscana, le geofite (14.1%) superano in percentuale le fanerofite e nanofanerofite (5.8 e 3.5%) (Pignatti et al., 2001). Nei risultati ottenuti dall’analisi della flora psammofila della costa toscana, invece, quest’ultime hanno la stessa percentuale (12%). Infine, in Italia le emicriptofite si concentrano nelle regioni settentrionali (40%-50%) e scendono a 28-35% nelle regioni meridionali; le terofite invece, si concentrano al sud (33-50%) e sono meno frequenti al settentrione (20-28%) (Pignatti et al., 2001).
Nello spettro corologico dei tratti sabbiosi costieri toscani è emerso il predominio delle specie mediterranee (52%) alle quali seguono le euroasiatiche (16%) e le cosmopolite (13%). Tale risultato è in accordo con gli spettri corologici complessivi degli ambienti dunali costieri delle regioni
178 dell’Italia centrale, Lazio, Molise ed Abruzzo, ma con percentuali leggermente diverse: eurasiatiche 21% e cosmopolite 10.5% (Izzi et al., 2007). Nel presente lavoro di tesi, non sono state rilevate differenze significative negli spettri corologici per quanto riguarda le aree settentrionali e meridionali della Toscana: in tutte le OGU prevalgono le specie mediterranee. Le specie esotiche si ritrovano con una percentuale maggiore nella OGU H (17.8%) rispetto alle altre OGU. Le specie esotiche invasive rappresentano il 18% delle esotiche presenti sui litorali sabbiosi in Toscana e in particolare sono presenti nelle OGU G, D (entrambe con un valore di 50%) e F (37%), mentre sono assenti nelle OGU B ed E.
Se prendiamo in considerazione le due aree protette, il Parco Regionale di Migliarino-San Rossore- Massaciuccoli (OGU A) e il Parco Regionale della Maremma (OGU F), per confrontare il tratto costiero settentrionale e quello meridionale della Toscana, in entrambe le aree protette, gli spettri corologici registrano il predominio delle specie mediterranee (45.8% nel Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e 68.6% nel Parco della Maremma). L’incidenza delle specie esotiche risulta abbastanza consistente (10.6% nel Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e 5,1% nella Maremma). Questi dati sono in accordo (anche se con percentuali diverse) con il lavoro di Ciccarelli (2012): dal punto di vista corologico l’inventario floristico è dominato dai taxa Mediterranei (69% per il Parco Regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e 75% per il Parco Regionale della Maremma) e l’incidenza delle specie esotiche è risultata anche in questo studio abbastanza consistente (8% nel Parco Regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e 4% Parco Regionale della Maremma).
Lo spettro corologico dei tratti sabbiosi costieri toscani ha evidenziato la presenza del 16% di specie euroasiatiche. Queste ultime sono presenti in percentuale maggiore (26%) nello spettro corologico di tutta la flora della Toscana (26%) (Pignatti et al., 2001). L’1% delle specie psammofile sono risultate endemiche, mentre gli endemismi in Toscana (considerando anche la flora dell’entroterra) costituiscono il 3.9% e in Italia il 13% (Pignatti et al., 2001). Infine, nel presente studio le specie alloctone costituiscono il 9% della flora psammofila toscana, a differenza della flora vascolare italiana dove le esotiche rappresentano il 13.4% (Celesti-Grapow et al., 2009).