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83 Poco competenti sui pericoli nascosti nel social sono sia i ragazzini (ci si può iscrivere a partire dai 13 anni), che le persone più adulte per le quali Facebook rappresenta la via di accesso all’uso della rete e che si trovano poi a dover affrontare le conseguenze della diffusione di notizie private all’intera platea di utenti. Risale a settembre 2016 il suicidio di Tiziana Cantone che aveva subito la pubblicazione su Facebook di filmati privati che la ritraevano in situazioni hard. Facebook prevede la possibilità di segnalare post ritenuti maleducati, violenti od offensivi ma la rimozione del post e di tutti i link ad esso collegati non è scontata.

Twitter è nato il 21 marzo 2006 con il primo “cinguettio” (o tweet, non a caso il simbolo

della piattaforma è un uccellino che cinguetta) dell’informatico Jack Dorsey.

Si tratta di “una piattaforma che si colloca a metà strada tra un blog e un social network in virtù del fatto che consente sia la pubblicazione di messaggi (così come accade nei blog) sia la gestione di relazioni tra individui131”. È un microblogging dove gli utenti dopo essersi iscritti e aver creato il loro profilo, possono pubblicare tweet ovvero piccoli messaggi, brevi, rapidi e semplici, con un limite massimo di 140 caratteri.

La particolarità di Twitter rispetto ad altri social network sta nella tipologia dei collegamenti che non sono bidirezionali: “le relazioni che si stabiliscono tra soggetti sono asimmetriche: un utente può decidere di seguirne un altro- e quindi diventare suo

131 Sara Bentivegna, A colpi di tweet, la politica in prima persona, Il Mulino, Bologna 2015 pag. 14

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follower – senza che vi sia reciprocità132”. Il termine follower si riferisce all’utente che

segue un determinato profilo o account: il numero dei follower è una misura della popolarità di un account. Il termine following indica invece gli utenti seguiti da un dato account.

Un elemento interessante della piattaforma è l’uso di Hashtag # che permette di raggruppare tramite una parola chiave tutti i Tweet che la contengono; questa funzione permette la “formazione di un pubblico ad hoc, ovvero di un pubblico che condivide un proprio frame interpretativo che, talvolta, può anche essere oppositivo rispetto ad altri133”.

Attraverso algoritmi in continuo aggiornamento, Twitter permette di rilevare il trending

topic ovvero gli argomenti di tendenza del momento più discussi. La piattaforma

permette di seguire eventi che accadono in tutto il mondo in tempo reale e questo delinea una sua caratteristica distintiva ovvero quella dello storytelling, la narrazione di eventi “frutto congiunto di una pluralità di attori, coinvolti nell’interazione discorsiva a partire dal loro interesse per gli eventi in corso134”.

Lo storytelling è tipico di tutti i social network anche se su Twitter è particolarmente accentuato. La diffusione delle informazioni avviene grazie agli utenti condividono le notizie e che in molti casi ne sono i produttori. Si assiste così al fenomeno della autonarrazione che permette una “«comunicazione immediata», vale a dire che si sottrae a mediazioni – siano esse esercitate da individui o rappresentate dagli apparati tecnologici – e che accetta come unico parametro di riferimento quello della grammatica e della sintassi della piattaforma135”.

La comunicazione immediata è usata sempre più spesso dai politici che comunicano direttamente con gli utenti delle piattaforme senza passare tramite i mass media.

132 Sara Bentivegna, A colpi di tweet, la politica in prima persona, il Mulino, Bologna 2015 pag. 14

133 Sara Bentivegna, Ibidem, pag. 17 134 Sara Bentivegna, Ibidem, pag. 21 135 Sara Bentivegna, Ibidem, pag. 29

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Linkedin è un social network professionale creato nel 2003 da Reed Hoffman, Allen

Blue, Kostantin Guericke e Jean-Luc Vaillant. Attualmente la piattaforma è di proprietà della Microsoft. L’iscrizione è gratuita ma alcune funzionalità prevedono un accesso a pagamento. Linkedin permette agli utenti di creare un profilo in cui inserire le esperienze lavorative, la formazione professionale e le competenze possedute. Le skills dichiarate possono essere confermate dalla rete di contatti personali con altre persone o aziende. La potenzialità di Linkedin sta nell’incontro diretto fra domanda e offerta di lavoro: nella sezione “lavoro” sono pubblicate le offerte di lavoro per le quali è possibile candidarsi. Grazie ad alcuni filtri è possibile fare delle ricerche dettagliate in base alla qualifica ricercata, all’azienda per la quale si vorrebbe lavorare e il luogo dove svolgere l’attività lavorativa.

Più la cerchia di collegamenti è grande, più opportunità di lavoro saranno visualizzate dall’utente: “With each connection you make, the total reach of your professional community grows and so do your career opportunities. Every connection...

 Reflects an average of 400 new people you can get introduced to and begin to build relationships with;

 Encompasses 100 new companies who may be looking for the skills and talents you offer; and

 Represents connections to an average of 500+ jobs136”.

136 Aatif Awan, The Power of LinkedIn’s 500 Million Member Community, 2017, Linkedin Official Blog https://blog.linkedin.com/2017/april/24/the-power-of-linkedins-500-million- community.

Figura 27 Utenti LinkedIn nel mondo by Laurentcaron CC-BY-SA 4.0 https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AMembership_de_LinkedIn.png

86 LinkedIn offre spazio ad una comunità di professionisti che discutono e dialogano su temi specialistici e dove ciascuno può essere di aiuto all’altro nella ricerca di un’attività lavorativa o proposte di carriera. LinkedIn, “represents 10+ million active jobs, access to 9+ million companies, and with more than 100,000 articles published every week it's helping you stay informed on the news and views impacting your professional world. A professional community of this size has never existed until now137”.

Instagram è un’applicazione Web creata nel 2010 da Kevin Systrom e Mike Krieger,

che permette di condividere foto e filmati con altri utenti. Nel 2012 l’applicazione è stata acquistata da Facebook.

Come sul social Twitter, anche su Instagram non si ha reciprocità di collegamento tra gli utenti ma esistono invece profili di successo che hanno moltissimi seguaci (follower). I proprietari di questi profili sono detti influencer per la possibilità che hanno di influenzare le opinioni dei loro follower.

Molti influencer hanno utilizzato questo potere per pubblicizzare in modo occulto dei prodotti commerciali tanto che, nello scorso mese di luglio: “l’Antitrust si è mossa per censurare la pubblicità occulta fatta sui social dai cosiddetti “Web influencer”, da Chiara Ferragni a Belen Rodriguez passando per Melissa Satta. Nelle scorse settimane l’autorità ha infatti inviato lettere di moral suasion a personaggi noti tra cui, secondo

Repubblica, proprio la Ferragni e il fidanzato Fedez, Anna Tatangelo, la Rodriguez e la

Satta. Destinatari delle missive anche le società titolari dei marchi mostrati nelle loro foto pubblicate su Internet “senza l’indicazione evidente della possibile natura promozionale della comunicazione”, si legge nella nota dell’authority138”.

137 Aatif Awan, The Power of LinkedIn’s 500 Million Member Community, 2017, Linkedin Official Blog https://blog.linkedin.com/2017/april/24/the-power-of-linkedins-500-million- community.

138 FQ “Pubblicità occulta, l’antitrust a Ferragni & c: “Se sui social postate messaggi promozionali dovete scriverlo” Il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2017 http://tiny.cc/v1xlny.

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Posizione Mondo Follower

milioni

Italia Follower

milioni

1. Instagram 225 Gucci 16,2

2. Selena Gomez 123 Dolce e Gabbana 14,1

3. Ariana Grande 112 Prada 12,9

4. Cristiano Ronaldo 107 Gianluca Vacchi 10,1

5. Beyoncé 104 Chiara Ferragni 10

6. Taylor Swift 102 Versace 9,6

7. Kim Kardashian West 101 Armani 8,6

8. Kylie Jenner 95,8 Lamborghini 8,4

9. Dwayne Johnson 90 Fendi 7,6

10. Justin Bieber 89,6 Juventus 7,4

88 Disinformazione in rete

“Vostro figlio ha la febbre? Altro che ricorrere agli antiepiretici. Fategli indossare per qualche giorno un paio di calzini bagnati nell’aceto e vedrete che la temperatura scenderà”

FakeNews riportata da La Stampa, 30 maggio 2017.

La diffusione di notizie non veritiere non è un fenomeno recente, molti sono gli esempi di “bufale” anche famose del passato come la sirena delle Fijj di Griffin (1842) o la guerra dei mondi di Orson Welles (1938). Ciò che è cambiato con l’avvento dei social è la velocità con la quale queste notizie si propagano nella rete. Le notizie false ed ingannevoli sono definite con il termine Fake News o Bufale.

Le notizie false si diffondono in modo capillare sul Web attraverso la condivisione degli utenti della rete principalmente per due motivi: alcuni sono convinti della veridicità dell’informazione riportata, altri invece lo fanno perché la considerano satira. Non tutti a volte percepiscono l’ilarità del contenuto e quindi a loro volta lo condividono nuovamente ritenendolo veritiero.

Non sono solo le persone meno istruite a condividere le false notizie ma anche persone istruite: “Per muoversi nel Web e soprattutto sui social servono competenze e «occhi» nuovi. Ma soprattutto serve una «soglia di attenzione» che chi frequenta i social tende ad abbassare. Perché chi va su Facebook e affini lo fa soprattutto per svagarsi. Se poi la «bufala» arriva da un sito che si spaccia per un giornale (ne esistono a decine solo in Italia), le sue notizie false appaiono ancor più credibili e la vicenda si complica ancora di più139”.

139 Gigio Rancilio, “Web. Le bufale e il voto: così sui social crediamo a ciò a cui vogliamo credere” Avvenire.it, 19 novembre 2016 https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/cos-sui- social-crediamo-a-ci-a-cui-vogliamo-credere.

89 Nello studio “Limited individual attention and online virality of low-quality information140”, gli autori (Qiu, Oliveira e altri) riportano i risultati del loro esperimento sulla diffusione di notizie false. Analizzando i post graditi (numero di like) o condivisi dagli utenti essi rilevano come la scarsa consapevolezza relativa alla veridicità delle informazioni sia dovuta ai seguenti fattori:

 Quantità enorme di informazioni da gestire;  Capacità di attenzione limitata dalla quantità;

 Scelte influenzate dai gusti del gruppo di appartenenza (contatti e following). La soluzione proposta dai ricercatori è quella di limitare il numero di post del sistema, in particolare quelli generati da robot usati proprio allo scopo di manipolare l’opinione pubblica.

Stephan Russ-Mohl, Direttore dell’Osservatorio europeo di giornalismo, ritiene che la creazione di fake news sia dovuta principalmente ai politici: “Bisogna prima chiedersi a cosa servono le fake news. Ci sono, prima di tutto, motivi di propaganda politica. In questi casi le notizie false potrebbero essere create dai servizi segreti, come probabilmente hanno fatto quelli russi in occasione dell’ultima campagna presidenziale negli Stati Uniti. Oppure a crearle sono gli spin doctor dei politici stessi che vogliono creare attenzione e sanno che, purtroppo, spesso si attira più attenzione con una notizia falsa che con una vera141”.

Zoe Hawkins nel report “Securing Democracy in the Digital Age142” individua una correlazione tra la diffusione di notizie false e il cambiamento delle idee degli elettori. Il caso Trump costituisce un esempio: “Following the 2016 election, a specific concern has been the effect of false stories—“fake news,” as it has been dubbed—circulated on

140 Xiaoyan Qiu, Diego F.M. Oliveira, Alireza Sahami Shirazi, Alessandro Flammini, Filippo Menczer, “Limited individual attention and online virality of low-quality information” Nature Human Behaviour, 26 giugno 2017 https://www.nature.com/articles/s41562-017-0132.

141 Carlo Silini “All’origine del fenomeno fake news” Corriere del Ticino in European Journalism Observatory, 23 maggio 2017 http://it.ejo.ch/etica/stephan-russ-mohl-fake-news. 142 Zoe Hawkins, “Securing democracy in the digital age” The Strategist – Australian Strategic Policy Institute, 29 maggio 2017, https://www.aspistrategist.org.au/securing- democracy-digital-age/.

90 social media. Recent evidence shows that: 1) 62 percent of US adults get news on social media (Gottfried and Shearer 2016); 2) the most popular fake news stories were more widely shared on Facebook than the most popular mainstream news stories (Silverman 2016); 3) many people who see fake news stories report that they believe them (Silverman and Singer-Vine 2016); and 4) the most discussed fake news stories tended to favor Donald Trump over Hillary Clinton (Silverman 2016). Putting these facts together, a number of commentators have suggested that Donald Trump would not have been elected president were it not for the influence of fake news143”.

Il fenomeno delle fake news non si verifica però solo in ambito politico ma invade anche altri campi del sapere inventando ex novo scoperte scientifiche o mettendo in dubbio la veridicità di studi dimostrati e consolidati.

143 Hunt Alcott, Matthew Gentzkow, “Social Media and Fake News in the 2016 Election” Journal of economy perspectives, volume 31 numero 2 – Spring 2017, pagg. 211/236 https://Web.stanford.edu/~gentzkow/research/fakenews.pdf.

Figura 28 divulgazione medica autore sconosciuto

U.S. National Archives and Records Administration, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16940351

91 Un esempio è il dibattito sulla utilità dei vaccini oggi di attualità nel nostro paese dove la diminuzione delle vaccinazioni in età infantile ha portato il governo ad emanare il Decreto Legge 7 giugno 2017, numero 73 che introduce sanzioni e limitazioni alla iscrizione scolastica per i bambini non regolarmente vaccinati. Tra le bufale più diffuse su questo argomento troviamo la connessione tra vaccini e autismo o la convinzione che essere vaccinati corrisponda all’essere infetti144. Sempre in ambito sanitario sono molte

le fake news che riguardano le patologie oncologiche e che propongono cure miracolose contro il cancro145.

Per combattere la disinformazione in ambito sanitario la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, durante l’evento “Debunking – Scienza e bufale nell’era digitale” (Pisa, 6 giugno 2017), ha presentato in anteprima il sito “Dottoremaèveroche”: scopo del sito sarà quello di smascherare le fake news mediche, nella convinzione che: “la diffusione di pratiche alternative prive di qualunque requisito scientifico146” rappresenti un pericolo per i pazienti e metta in dubbio la medicina e il

suo metodo scientifico.

Non è però scontato che la confutazione delle false notizie possa essere un metodo utile per sconfiggere le fake news. Le spiegazioni offerte dagli esperti in materia aumentano il numero di informazioni da gestire, con l’effetto di limitare ancora di più l’attenzione che l’utente dedica a ciò che condivide, ed inoltre hanno scarsa influenza sul gruppo di appartenenza dell’utente.

144 Roberto Burioni, “Vaccini e bufale, le otto notizie false più diffuse” La Stampa Italia http://tiny.cc/ylvmny.

145 Per un elenco vedi Luca Mastlnu, “Salute e sanità: le migliori bufale e disinformazioni del 2016” Bufale.net, 01/01/17 http://www.bufale.net/home/salute-e-sanita-le-migliori- bufale-e-disinformazioni-del-2016/.

146 Gabriele Masiero “Un sito per smascherare le fake news di medicina e salute”, La Nazione, giugno 2017 http://www.lanazione.it/pisa/cronaca/bufale-mediche-portale-fake- news-1.3176673.

92 Uno studio di Fabiana Zollo e altri “Debunking in a world of tribes147” pubblicato su Plos.org prende in esame l’efficacia delle confutazioni (debunking) su Facebook in un periodo di cinque anni, dal 2010 al 2014.

Lo studio mette in evidenza come gli utenti di Facebook siano suddivisi in gruppi distinti (echo chamber) che hanno scarsa relazione tra loro: essi tendono ad interessarsi ad argomenti specifici e a selezionare le informazioni che riflettono il proprio sistema di credenze.

Figura 29 Polarizzazione utenti

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0181821#sec006

147 Fabiana Zollo, Alessandro Bessi, Michela Del Vicario, Antonio Scala, Guido Caldarelli, Louis Shekhtman, Shlomo Havlin, Walter Quattrociocchi, “Debunking in a world of tribes” Plos.org , 24/07/17 http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0181821

93 Il debunking pare avere effetto solo sugli utenti già predisposti verso la scienza, mentre viene praticamente ignorato da coloro maggiormente attirati da notizie che confermano i propri pregiudizi.

Figura 30 Effetti debunking http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0181821#sec001

“We notice that the majority of both likes and comments is left by users polarized towards science (resp., 66,95% and 52,12%), while only a small minority is made by users polarized towards conspiracy (resp., 6,54% and 3,88%). Indeed, the scientific echo chamber is the biggest consumer of debunking posts and only few users usually active in the conspiracy echo chamber interact with debunking information. Out of 9,790,906 polarized conspiracy users, just 117,736 interacted with debunking posts— i.e., commented a debunking post at least once148”.

Il Presidente del Garante per la Protezione dei dati personali Antonello Soro ritiene che la particolarità delle fake news digitali sia rappresentata dal fatto che si considera vero non ciò che si è verificato come tale, ma ciò che è stato maggiormente condiviso sulla rete: “il riscontro delle fonti è stato quasi completamente sostituito dal consenso di

148 Fabiana Zollo, Alessandro Bessi, Michela Del Vicario, Antonio Scala, Guido Caldarelli, Louis Shekhtman, Shlomo Havlin, Walter Quattrociocchi, “Dubunking in a world of tribes” Plos.org , 24/07/17 http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0181821

94 massa quale unico parametro di valutazione delle notizie. Con un paradossale capovolgimento del giudizio, perché a fare più notizia è proprio ciò che è talmente lontano dal realistico da non essere colto nella sua probabile falsità, ma anzi da essere apprezzato come la verità finalmente disvelata e sottratta ai tentativi di mistificazione del potere149”.

La possibilità di arginare il fenomeno delle fake news è, per Soro, la responsabilizzazione diffusa: “La risposta può essere anche penale, naturalmente: le norme a tutela della dignità delimitano il confine oltre cui la libertà d'espressione non può spingersi. Ma per contrastare il fenomeno delle fake news nel suo complesso dovremo per forza arrivare a una responsabilizzazione diffusa, che in concreto rende possibile il pluralismo dialettico. La sola strada, direi da millenni, che la democrazia conosca per poter verificare i fatti150”. Oltre ad una responsabilità dell’utenza, è necessario anche un impegno a carico delle istituzioni e degli scienziati: “C’è bisogno di trovare un terreno comune con i non scienziati: bisogna essere disponibili a parlare e a lavorare con i giornalisti e ad aiutarli a contestualizzare le ricerche. Gli scienziati devono imparare a parlare del loro lavoro, devono saper uscire fuori da loro stessi151”.

149 Errico Novi, “«Contro le fake news serve una sfida culturale» Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante privacy” garanteprivacy.it, 13 luglio 2017 http://www.garanteprivacy.it/Web/guest/home/docWeb/-/docWeb-

display/docWeb/6606837. 150 Errico Novi, Ibidem.

151 Tina Simoniello, “Fake news scientifiche. Di chi è la responsabilità?” Rivistamicron.it 20 febbraio 2017 http://www.rivistamicron.it/temi/fake-news-scientifiche-di-chi-e-la- responsabilita/.

95 Conclusioni

L'amor del sapere è un affetto che opera in un senso opposto alla sua avversione. L'amor del sapere è più comune e più prevalente del suo odio. L'amor del sapere si fonda sull'istinto e diventa possente, e redivivo alle idee della gloria, dell'utilità e de suoi dilettamenti. L'amor del sapere opera con tutta l'energia se ridotto alla passione e all'entusiasmo conta i suoi martiri e le sue vittime. Dunque esso è più che bastevole a prevenire ed a distruggere qualsiasi propensione o causa d'abborrimento dalla scienza, e di favore per l'ignoranza. L'amor del sapere però ha bisogno di guida e d'aiuto; altramente degenera in quelle cattive abitudini della ragione che se non traggono all'ignoranza menano all'errore.

Baldassare Poli

L’uso delle tecnologie digitali ha introdotto nuove modalità comunicative, dando voce ad una grande massa di persone altrimenti sconosciute al pubblico.

Milioni di individui hanno oggi la possibilità di appendere la propria “satira” al collo di Pasquino152, e il fenomeno è ritenuto da alcuni così pericoloso da meritare una soluzione normativa153: “Non vogliamo mettere un bavaglio al Web e non vogliamo mettere sceriffi ma normare quello che è diffuso e non ha regole154”.

Il testo normativo che introdurrebbe sanzioni pecuniarie e penali per chi diffonde fake

news è ritenuto da altri intellettuali un pericoloso atto di censura.

152 Erano dette Pasquinate i biglietti di satira inversi appesi di nascosto al collo della statua di Pasquino nella Roma del XVI secolo.

153 Disegno di legge “Disposizioni per prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul Web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”, a firma della senatrice Adele Gambaro e altri ventisette senatori, 15 febbraio 2017 http://www.repubblica.it/politica/2017/02/15/news/ddl_gambaro_il_pdf-158382789/.

154 Adele Gambaro in “Fakenews, ddl bipartisan contro chi diffonde bufale dannose sul Web” il Sole 24 Ore.com, 15 febbraio 2017 http://tiny.cc/kuapny.

96

Articolo Critica (da Fabio Chiusi)155

Articolo 1

[…] chiunque pubblica o diffonde, attraverso piattaforme informatiche destinate alla pubblicazione o diffusione di informazione presso il pubblico,

con mezzi prevalentemente elettronici o

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