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Asportazione della semiluna di tessuto; D Simmetrizzazione delle narici in seguito alla

Diagnosi e Trattamento della Labiopalatoschisi Monolaterale

15-­‐20 ANNI CS, CGS, CGPS CHIRURGO CORREZIONE ESITI, EVENT CHIRURGIA ORTOGNATICA

C.   Asportazione della semiluna di tessuto; D Simmetrizzazione delle narici in seguito alla

Discussione

Lo scopo di questa tesi è dimostrare, prendendo in considerazione il totale dei pazienti trattati dal 2009 al 2013 e confrontandoli con alcuni esempi di pazienti non trattati, i vantaggi e le migliorie che questa tecnica chirurgica ha apportato a livello nasale nei pazienti affetti da cheilognatoschisi monolaterale. A partire dal 2009 sono stati trattati seguendo la tecnica chirurgica sopra descritta un totale di 180 pazienti: di questi, in particolare, 116 erano maschi e 64 femmine; 126 presentavano una schisi monolaterale sinistra e i restanti 54 presentavano una schisi monolaterale destra. Questi dati, oltre a garantire l’elevato training chirurgico e l’efficacia della tecnica chirurgica proposta, permettono di confermare il trend che precedentemente è stato descritto nella sezione epidemiologica

ossia il fatto che l’incidenza

maschio:femmina segue un rapporto di tipo 1,5-2:1 e che di fronte alla diagnosi di una cheilognatopalatoschisi monolaterale essa, in una percentuale che varia tra il 60-70%, si manifesta sul lato sinistra e solo nel 30- 40% dei casi sul lato destro.

Al fine di dimostrare l’efficienza e la validità di tale tecnica vengono passate in rassegna alcune immagini rappresentanti

pazienti affetti inizialmente da

labiopalatoschisi che sono stati trattati chirurgicamente in età precoce a livello labiale e palatino ma non a livello nasale; si tratta di pazienti appartenenti alla terza Fig.   4.1.1  Bambino  di  6  anni  trattato  

per   una   cheilognatoschisi   destra.   Notare   le   classiche   alterazioni   a  

infanzia, all’età adolescenziale e addirittura all’età adulta che presentano importanti alterazioni funzionali a livello delle vie aeree (in seguito al mancato trattamento della deviazione della cartilagine settale) ed evidenti alterazioni estetiche in seguito all’anomala anatomia che tale patologia induce a livello della regione nasale.

Nella fig. 4.1.1 possiamo notare il classico aspetto frontale della deformità nasale indotta dalla labiopalatoschisi ossia l’apparente maggiore lunghezza del naso a livello del lato schisato (in questo caso il destro), l’asimmetria delle narici, la deviazione della base columellare che si dirige controlateralmente rispetto al lato colpito (quindi a sinistra in questo caso), l’alterazione della punta nasale, il collasso della cartilagine alare che assume un aspetto svasato e l’allungamento e accorciamento, rispettivamente, della crus laterale e crus mediale della cartilagine

alare.

Quanto detto precedentemente vale anche nel caso presentato a lato: ritroviamo,

infatti, le stesse alterazioni che

colpiscono la regione nasale prima descritte. La paziente, seguendo i protocolli del caso, era stata trattata

chirurgicamente per una

cheilognatopalatoschisi destra e presenta una deviazione in direzione opposta rispetto al lato schisato della base columellare più marcata rispetto al caso precedente. Come è già stato affermato, le alterazioni che inducono la deformità nasali sono sia funzionali che estetiche e quest’ultimo punto risulta fondamentale nel momento in cui il paziente che si Fig.   4.1.2   Paziente   di   anni   16   trattata  

per  una  cheilognatopalatoschisi  destra.   Si  notano  le  classiche  alterazioni  nasali.  

sottopone all’intervento ricostruttivo per una cheilognatoschisi monolaterale è di sesso femminile: agendo precocemente e in un unico tempo si creano delle condizioni anatomiche che inducono una crescita più fisiologica delle componenti nasali; ciò risulta particolarmente importante in previsione di un intervento chirurgico ricostruttivo-estetico di rinoplastica, eseguito generalmente a fine crescita, per rimediare in maniera definitiva alla deformità nasale che tale patologia induce.

Infine, pur trattandosi di un paziente affetto da una cheilognatoschisi bilaterale, possiamo prendere in

considerazione le anomalie

anatomiche nasali anche in questo caso, trattandosi di una condizione

altamente asimmetrica:

riconosciamo le classiche

caratteristiche nasali del paziente affetto da labiopalatoschisi, ossia,

l’asimmetria delle narici, la

lunghezza del naso apparentemente aumentata nel lato colpito, la deviazione della base columellare

controlateralmente al lato schisato (trattandosi di una bilaterale altamente asimmetrica si prende in considerazione il lato dove la schisi era più importante), la perdita della punta nasale e, come generalmente accade nelle forme bilaterali, si ha una contrazione, un accorciamento della componente columellare.

Utilizzando una rinosettoplastica primaria, contestualmente alla cheiloplastica di Tennison modificata e alla periostoplastica secondo Massei, è possibile mitigare queste alterazioni anatomiche. Di seguito sono presentate due immagini che

Fig.  4.1.3  

Paziente  di  anni  25  trattato  per  una   cheilognatoschisi  bilaterale;  essendo  la   schisi  particolarmente  asimmetrica,   possiamo  ritrovare  le  classiche  alterazioni   nasali  che  riconosciamo  nelle  forme   monolaterali.  

ritraggono un caso di cheilognatoschisi destra nel pre-operatorio (immagine di sinistra) e nel post-operatorio (immagine di destra);

è possibile evidenziare come già in seguito all’esecuzione della rinosettoplastica primaria si possa raggiungere un risultato funzionale ed estetico importante, infatti:

• la lussazione del piede del setto induce un riposizionamento della cartilagine settale a livello mediano;

• si ricrea la classica simmetria delle narici;

• tramite la sintesi dei domes, la sospensione della cartilagine alare alla triangolare e il riposizionamento della coda alare, si ricrea la punta nasale; • si corregge la classica deviazione della columella controlateralmente al lato

della schisi.

È importante inoltre sottolineare i risvolti funzionali a livello nasale che tale tecnica induce: se il paziente non fosse trattato in età precoce con rinosettoplastica primaria, la cartilagine settale, ancorata ad una struttura anatomica deviata come la spina nasale anteriore, crescerebbe seguendo una direzione anomala, inducendo così un’inevitabile deviazione del setto nasale che comporterà un’importante difficoltà respiratoria nel paziente; inoltre, il posizionamento anomalo “side to

Fig.  4.1.4    Paziente  affetto  da  cheilognatoschisi  destra:     preoperatorio  (immagine  di  sinistra);  postoperatorio   (immagine  di  destra)  dopo  esecuzione  di  rinosettoplastica   primaria.  

side” della crus laterale della cartilagine alare con la cartilagine triangolare indurrà una condizione clinica definita insufficienza della valvola di Mink caratterizzata dal collasso (e non una apertura, come avviene in condizioni normali) della narice durante l’atto inspiratorio: il posizionamento di punti transfissi permettono alla cartilagine alare di riacquistare la classica posizione sovrapposta alla cartilagine triangolare permettendo la normale costituzione e funzionalità di tale valvola. Il risultato raggiunto grazie all’esecuzione della rinosettoplastica primaria risulta più evidente a mesi e anni di distanza dall’intervento come è possibile riscontrare nelle immagini sotto elencate:

Fig  4.1.5  Paziente  affetto  da  labiopalatoschisi  

monolaterale  sinistra:  

preopaeratorio  (a  sinistra)  e  a  distanza  di  7  mesi   dall’esecuzione  dell’intervento  (a  destra).  

Fig.  4.1.6  Paziente  affetto  da  

labiopalatoschisi  monolaterale  sinistra:   preoperatorio  (a  sinistra)  e  a  distanza  di  5   mesi  (a  destra).  

Fig.  4.1.7  Paziente  affetto  da  

labiopalatoschisi  monolaterale  sinistra   trattato  con  rinosettoplastica  primaria:   risultati  all’età  di  5  anni.  

A. B.

C.

Fig  4.1.8  Paziente   affetta  da   labiopalatoschisi   monolaterale   sinistra:     A.  Preoperatorio;   B.  A  distanza  di  8           mesi;  

C.  Follow  up  all’età  di   5  anni.  

Conclusioni

L’U.O.C di Chirurgia Plastica di Pisa ha adottato negli anni le diverse tecniche proposte negli studi aggiungendovi la preziosa idea della periostioplastica secondo Massei. In particolare, la rinosettoplastica primaria, permette di ottenere, una volta associata alla periostioplastica secondo Massei, risultati notevoli di fronte ad una schisi monolaterale, soprattutto per quanto riguarda la deformità nasale congenita che si associa in questi pazienti. Il trattamento delle cartilagini alari, il loro riposizionamento in regione mediale e la correzione, in relazione ai movimenti mimici del volto, hanno portato a risultati estetici notevoli e incoraggianti e questo grazie anche all’aver preso in considerazione un altro elemento oltre alle tre dimensioni di ricostruzione, una sorta di quarta dimensione: il tempo, vale a dire si agisce in maniera tale da creare un terreno favorevole allo sviluppo fisiologico delle varie strutture anatomiche. Lo scopo di questa tesi è stato quello di sottolineare, evidenziare l’importanza di questo tipo di intervento, eseguito in un unico tempo operatorio contestualmente alla cheiloplastica secondo Tennison modificata e alla periostioplastica secondo Massei, che permette di migliorare i risultati funzionali ed estetici a livello delle regioni anatomiche trattate rispetto a quelli ottenuti utilizzando le tecniche chirurgiche precedenti. Inoltre, il miglioramento dell’estetica evita che il bambino abbia in futuro problemi psicologici perché, se non trattato, verrebbe isolato dai suoi coetanei per la sua anomalia in quanto il giudizio dei bambini è spietato. È importante evidenziare che tale approccio chirurgico, pur inducendo delle migliorie dal punto di vista funzionale ed estetico a livello del paziente pediatrico, non è un intervento definitivo: infatti, eseguendo una lussazione della cartilagine settale (portandola in questo modo in posizione mediana), ricreando una simmetria a livello delle narici e ricostruendo la punta nasale, inizialmente persa in seguito alle alterazioni indotte dalla labiopalatoschisi, si crea una condizione anatomica sicuramente più favorevole per l’esecuzione dell’intervento definitivo di rinoplastica che

generalmente viene eseguito al termine della crescita del paziente. Il motivo per cui risulta necessario reintervenire a livello nasale nella maggior parte dei casi a fine crescita è spiegato dal fatto che abbiamo a che fare con una struttura anatomica che subisce una forte crescita durante lo sviluppo ontologico; per cui si preferisce aspettare che queste modifiche anatomiche che si vengono a creare durante la crescita terminino per poter, a questo punto, eseguire un intervento che sarà definitivo. Inoltre è importante sottolineare il fatto che, sottoponendo il paziente ad un unico intervento chirurgico, il rischio anestesiologico, il rischio operatorio e lo stress psicofisico, al quale il paziente è sottoposto, è notevolmente ridotto.

Sicuramente un approccio in un unico tempo operatorio permette di attenuare i turbamenti emotivi e psichici dei genitori, i quali ritrovano nel viso del piccolo paziente l’armonia e la simmetria, inizialmente assente; ciò incoraggia e motiva maggiormente i genitori e i familiari ad affrontare il percorso multidisciplinare per raggiungere ulteriori risultati.

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