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ASSUME LA PRESIDENZA IL VICE PRESIDENTE VANNIO BROZZI

Nel documento LXXII SESSIONE STRAORDINARIA (pagine 40-43)

LXXII SESSIONE STRAORDINARIA

ASSUME LA PRESIDENZA IL VICE PRESIDENTE VANNIO BROZZI

PRESIDENTE. Do ora la parola al Consigliere Pacioni per l'illustrazione dei suoi emendamenti. Prego, Consigliere Pacioni.

PACIONI. L'emendamento n. 153 riguarda l’eliminazione della lettera i), che recita: “approva i regolamenti di attuazione e di integrazione delle leggi regionali ed esercita la potestà regolamentare delegata dallo Stato alla Regione”. Si ripetono le stesse cose che abbiamo discusso ieri in un precedente articolo. E qui viene la stessa logica: se si sceglie il presidenzialismo, non ha senso che venga fatta una commistione tra il lavoro del Consiglio regionale e quello della Giunta, perché questo significa entrare poi in un rapporto di difficoltà per quanto riguarda lo snellimento della procedura.

Io illustrerei anche l'altro emendamento all'art. 41, al comma 2, lettera g): “ratifica con legge le intese della Regione con altre Regioni, gli accordi con Stati e le intese con enti territoriali interni ad altro Stato”. Anche qui, per essere più snello, non è possibile che per ogni tipo di

iniziativa dobbiamo ritornare in Consiglio regionale. Credo che il ruolo del Consiglio regionale sia quello dell’impostazione generale e dell'indirizzo da dare, ma sui singoli argomenti poi è deputata la Giunta regionale nella formulazione dei singoli accordi, perché per qualsiasi incontro poi dovremmo ritornare nell'aula consiliare. Per questo ho presentato questo emendamento che dice: “determina le linee di indirizzo dei rapporti internazionali e della promozione all'estero della Regione”, quindi detta le linee generali per ritornare in maniera più ampia ma anche più particolare sul singolo accordo, ma nel particolare credo che sia dell'organo esecutivo il rapporto.

PRESIDENTE. Diamo ora la parola al Consigliere Donati. Prego, Consigliere Donati.

DONATI. L'emendamento presentato dal mio gruppo, Gruppo Misto Italia dei Valori, è sostitutivo della lettera a) del comma 2 dell'art. 41, relativo alle attribuzioni del Consiglio regionale. Tale emendamento è coerente con la forma di governo più democratica e, nello stesso tempo, più rispettosa delle tradizioni popolari e di sinistra dell'Umbria. Mi riferisco alla forma di governo detta “consiliare”. Una forma di governo, questa, già largamente sperimentata positivamente dalla nostra regione fin dall'inizio della sua storia regionalista.

Una forma di governo che ha assicurato all'Umbria progresso civile, culturale, economico e sociale. Una forma di governo che ha garantito alla nostra regione stabilità di governo e, attraverso la più ampia rappresentatività politica, un’effettiva partecipazione dei cittadini alla gestione della Cosa pubblica, tanto da rappresentare un esempio per un lungo periodo per l'intero panorama regionalista ed autonomista del nostro Paese.

Non solo, questo forma di governo consiliare, largamente condivisa dagli umbri, non è estranea alla formazione in essi di una vera e propria coscienza identitaria, una coscienza identitaria vissuta come senso di appartenenza alla collettività regionale dell'Umbria. Una regione come la nostra, che innegabilmente si riconosce dentro questa impostazione politica e culturale, dovrebbe dotarsi di un modello di democrazia e di un modello ordinamentale coerente con questa impostazione.

L'emendamento da me presentato, che prevede l'elezione consiliare del Presidente della

Giunta regionale, sulla base naturalmente dell'esito delle elezioni regionali, va precisamente in questa direzione: tiene conto, come è giusto, di una nozione della democrazia che è propria della nostra storia. La forma di governo consiliare è da sempre antitetica, irriducibilmente alternativa alla forma di governo presidenzialista, da sempre cara alla Destra nazionale e nostrana. Una forma di governo, quella consiliare, più rispondente di altre ai valori ed ai principi di democrazia e di partecipazione, da tutti noi largamente condivisi, che abbiamo fissato spesso unitariamente nella prima parte del nuovo Statuto; più coerente e rigorosa con l'idea di politica che vorremmo praticare nella nostra regione e che dovrebbe trovare adeguata corrispondenza anche dal punto di vista ordinamentale.

L'emendamento presentato, nella sua semplicità, Presidente, tende ad affermare il principio fondamentale, per me dirimente, della centralità dell'assemblea elettiva, della centralità del Consiglio regionale. Non un principio bolscevico, quindi, ma un affermato, sano, principio liberale. In nessuna esperienza liberale esiste, infatti, la centralità dell'esecutivo, la centralità della Presidenza; esiste sempre la centralità dell'assemblea elettiva, e il Governo, l'esecutivo, è sempre al servizio delle assemblee elettive e non viceversa.

La forma di governo consiliare, così come proposta nell'emendamento, portata a regime e regolamentata con gli emendamenti agli articoli successivi, non rappresenta affatto un ritorno al passato, come troppo disinvoltamente viene sostenuto dal sistema presidenzialista, evidentemente a corto di argomenti. Essa rappresenta una forma attuale di governo, depurata dagli eccessi assembleari e partitici, peraltro, ripeto, non conosciuti, quasi del tutto sconosciuti nella nostra esperienza regionalista. Assicura al governo consiliare stabilità, governabilità ed efficienza al pari di altre forme di governo tra cui quella presidenzialista, con in più una maggiore rappresentatività, quindi una maggiore democraticità, quindi una maggiore autorevolezza dell'istituzione regionale.

L'emendamento da me presentato a nome del Gruppo Misto Italia dei Valori modifica radicalmente la forma di governo iperpresidenzialista contenuta nel testo risultato prevalente nella Commissione Speciale per la Riforma dello Statuto; forma di governo frutto di una maggioranza trasversale, per usare un eufemismo, “anomala”, politicamente impresentabile per l'Umbria, e non solo, che comprende: i Democratici di Sinistra della governatrice Lorenzetti e i Nazionali Alleati dei colleghi Lignani Marchesani e Laffranco, La Margherita del

collega Bocci e del Presidente Liviantoni e Forza Italia dei colleghi Modena e Spadoni Urbani, per finire con i socialisti-neoriformisti della collega Girolamini e della rivelazione di questa stagione statutaria regionale rappresentata dal neo-costituzionalista collega Marco Fasolo; tutti uniti appassionatamente per affermare nel nuovo Statuto dell'Umbria una scelta presidenzialista che, se rappresenta una vocazione naturale per la destra nostrana, contraddice di fatto l'orientamento antipresidenzialista che lo schieramento di centrosinistra, su questo in modo unitario, da sempre ha tenuto e tiene a livello nazionale.

Non si capisce perché il centrosinistra umbro vuole realizzare nella nostra regione una forma di governo presidenziale che poi a livello nazionale, e a giusta ragione, non si vuole riconoscere alla destra rappresentata e guidata dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Faccio appello a tutti i gruppi consiliari del centrosinistra, ai compagni Consiglieri dei Democratici di Sinistra, ai compagni Consiglieri di Rifondazione Comunista, ai compagni Consiglieri dei Socialisti Democratici e agli amici Consiglieri della Margherita perché, approvando questo emendamento, evitino all'Umbria una forma di governo d'impianto presidenzialista che, seppure nella forma spuria in cui si va affermando, risulta sicuramente autoritaria e sostanzialmente di destra, contraria alle tradizioni democratiche dell'Umbria.

Nel documento LXXII SESSIONE STRAORDINARIA (pagine 40-43)

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