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Attività di Prevenzione Amianto.

CONTRO INDICAZION

7.4 Attività di Prevenzione Amianto.

Nel territorio regionale varie sono state le iniziative di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto intraprese dalle U.F. di Prevenzione, Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende UU.SS.LL. Ogni azienda ha operato secondo le peculiarità produttive del territorio in cui opera. Nell’area di Livorno è stato predisposto un progetto di collaborazione con le Organizzazioni Sindacali Confederali mirato ad analizzare il fenomeno e a valutare la fattibilità di piani di sorveglianza sanitaria in ex- esposti a cancerogeni. Sono state individuate alcune occasioni di esposizione ai cancerogeni più diffusi nei settori tipici di quella zona (Navalmeccanico e Metalmeccanico, Chimico e

56 Petrolchimico, Portuale/marittimo). In questi settori sono stati identificati i seguenti cancerogeni: amianto, cromo, oli minerali e idrocarburi policiclici aromatici.

In aree come il pistoiese i casi di decessi per mesotelioma pleurico nei dipendenti della ditta Breda ha fatto scaturire la necessità di procedere ad uno studio epidemiologico sulla mortalità dei lavoratori. L’Azienda USL 3 di Pistoia e il CSPO hanno condotto tale studio. In una coorte di 3741 lavoratori si sono osservati complessivamente 949 decessi. La identificazione, nel 2000, di un cluster di 2 casi di mesotelioma pleurico ha fatto scaturire la necessità di procedere ad un ulteriore studio epidemiologico sulla mortalità dei dipendenti della ditta Officine Meccaniche S. Lucia di Uzzano ed è iniziato nel 2002 un intervento sanitario per gli ex-esposti ad amianto, analogo a quello proposto per gli ex-esposti Breda, che ha portato alla visita, sempre su base volontaria, di 85 ex-dipendenti (su circa 240 totali).

In altre zone si è provveduto al finanziamento di progetti con obbiettivi di sorveglianza sanitaria. Tali progetti si sono uniformati alle fondamentali linee operative condivise da tutti i gruppi di lavoro regionali che si sono espressi sul problema in applicazione degli indirizzi indicati dalle Linee Guida della Regione Toscana.

Infine si è provveduto a sostenere attraverso la realizzazione di laboratori specifici per il campionamento delle fibre di amianto le capacità di intervento rapido delle aziende sanitarie interessate da questo tipo di problematiche.

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Conclusioni

L’Italia, che fino agli anni ‘90 è stata tra i maggiori produttori mondiali di amianto, è stata al tempo stesso una tra le prime nazioni a bandire tale sostanza, grazie alla Legge n. 257/1992, che ne stabiliva il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione, produzione. La Legge non impone però l’obbligo di dismissione dell’amianto o dei materiali che lo contengono: sono quindi ancora numerosi i siti contaminati da bonificare e, in particolare, la quantità di RCA (Rifiuti Contenenti Amianto) da smaltire. Quella dell’avvio allo smaltimento in discarica è una fase particolarmente delicata e, per quanto numerose norme tecniche di settore riguardino la tutela dei lavoratori esposti ad amianto e in generale la gestione delle attività di bonifica dei siti inquinati da amianto, rimangono ancora numerose lacune in merito alla gestione dei flussi di RCA.

L’INAIL - Dipartimento Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici, che si occupa, tra l’altro, della messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale dei Siti da bonificare di Interesse Nazionale (SIN), con particolare riferimento a quelli contaminati da amianto, in qualità di referente tecnico-scientifico del Ministero dell’Ambiente, dopo una serie di Linee Guida e altri documenti sul tema, ha realizzato la pubblicazione “Mappatura delle discariche” che accettano in Italia i rifiuti contenenti amianto e loro capacità di smaltimento passate, presenti e future.

Lo studio, con i dati aggiornati al 2013 sottolinea che, a fronte degli elevati quantitativi di RCA ancora da smaltire, in Italia il numero di discariche per questa tipologia di rifiuti non è sufficiente. Nel 2013 il numero di discariche operanti è addirittura diminuito di tre unità, e ben otto regioni non dispongono di una discarica propria. Nella tabella che segue, è riportato il numero di discariche complessivamente presenti sul territorio nazionale a giugno 2013.

58 L’assenza delle discariche in queste regioni non sta di certo a significare che in esse non è presente amianto o che il problema dell’amianto non esiste. Piuttosto, il problema persiste e in alcuni casi è molto più grave che in altre regioni dove sono presenti discariche. Il motivo dell’assenza di centri per il recupero dell’amianto, ma anche della lentezza delle bonifiche, va ricercato in diverse cause: molto probabilmente esistono discariche abusive, o in alcuni casi si continua a sfruttare questo materiale ignorando i seri danni che può procurare.

Quasi sempre, però, la causa di tutto ciò è la disinformazione e la mancanza, da parte delle istituzioni, di una campagna di prevenzione.

“Se lo conosci, lo eviti”. Recita così il titolo della campagna contro l’AIDS, che, a distanza di

pochi anni ha portato i suoi frutti, con un notevole abbassamento del numero delle persone infettate. Grazie alla prevenzione. Purtroppo così non è stato per l’amianto. Utilizzato in tutto il mondo nelle lavorazioni dei più diversi manufatti, la Peste del terzo millennio, com’è stata definita, ha colpito un numero indefinito di persone. Il picco è previsto tra il 2030 e il 2050.

59 E’ importante, quindi, promuovere lo sviluppo della conoscenza, il giudizio e l’assunzione di responsabilità dei soggetti locali, siano essi organizzazioni sindacali o altre organizzazioni sociali (come le associazioni territoriali, ONG, associazioni di lavoratori esposti, associazioni ambientaliste) che, lavorando insieme a organizzazioni tecnico-scientifiche, alimentino il processo di rafforzamento delle comunità esposte ad amianto.

Perché l’amianto, oggi, si può combattere con le armi della consapevolezza del pericolo e dei danni che produce, della prevenzione lì dove ancora lo si lavora, e della bonifica totale dei siti contaminati. Ma, soprattutto, si può evitare di morire di amianto solo smettendo di farne uso.

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