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DELL’ATTIVITA’ AZIENDALE: ANALISI A CONSUNTIVO DELLE VENDITE E REPORTING IN KME GROUP

4.8 LA FASE DI MISURAZIONE DEI RISULTATI

Il processo di controllo prosegue con la fase di misurazione dei risultati e del reporting e la fase di valutazione, “performance evaluation”.

Il sistema di reporting per la direzione rappresenta lo strumento attraverso il quale si attua la fase di misurazione dei risultati che costituisce un’importante momento del controllo. Essa si basa sulla predisposizione di informazioni consuntive, relative quindi alla gestione trascorsa, che siano rappresentative dei risultati conseguiti e che, opportunamente messe a confronto con gli obiettivi definiti, possano dare indicazioni al management sulle principali criticità di gestione, al fine di predisporre gli opportuni interventi correttivi.

Il reporting, più in dettaglio, assolve due finalità importanti:

 permette l’apprezzamento dell’andamento dell’attività dell’impresa e delle sue parti componenti;

 consentire la valutazione del comportamento (decisioni-azioni) degli operatori aziendali, al fine del riconoscimento della performance.

Oltre all’analisi degli scostamenti tra valori consuntivi e i corrispondenti valori a budget, relativi a misure economico-finanziarie, tale attività di valutazione deve prendere come riferimento anche le priorità strategiche dell’impresa, ed essere quindi in grado di segnalare se l’azienda sta o no implementando correttamente la strategia deliberata dagli organi di vertice (Mintzberg 1994). Ciò significa, integrare tale sistema con misure e indicatori adeguati a monitorare le criticità strategiche e al tempo stesso tale sistema, deve essere in grado, di esplicitare le relazioni cause-effetto tra i risultati economici e loro determinanti, nella logica di supportare il management adeguatamente nei processi di creazione di valore nell’impresa.

La misurazione delle performance, richiede di integrare le misure globali del sistema di reporting, riferite all’azienda considerata nel suo complesso, con misure parziali o analitiche che si fondano su aggregazioni di valori elementari giudicati espressivi dell’economia dei processi, cicli e combinazioni produttive parziali rispetto alla combinazione produttiva generale dell’impresa (Amigoni 1988). In particolare la complessità strategica dell’azienda è tanto più elevata quanto più un’impresa punta su strategie di diversificazione e opera, quindi, in ambiti competitivi differenziati, per caratteristiche dei prodotti-servizi offerti, dei bisogni soddisfatti, dei clienti e dei mercati serviti, delle caratteristiche della concorrenza (apaorter, 1985). Quando le imprese sono complesse sul fronte dell’offerta di mercato, è opportuno progettare misure riferite alle aree strategiche di affari (ASA). Nelle diverse ASA, le formule imprenditoriali sono diverse (Coda 1988; Airoldi, Brunetti, Coda 1994) e quindi i fattori critici da presidiare cambiano e sono peculiari, richiedendo indicatori specifici, così da cogliere le criticità che distinguono ciascuna ASA dalle altre e da indirizzare di conseguenza le strategie competitive. Affinché i criteri di scomposizione manifestino la propria efficacia, il sistema di reporting deve essere declinato non solo rispetto alle ASA ma anche rispetto ai diversi livelli di struttura organizzativa, al fine di consentire al vertice aziendale la valutazione delle prestazione delle unità organizzative e dei manager che le guidano. Si possono così proporre, aggregazioni di misure per funzioni, divisioni, per processo, ecc. I modelli di misurazione delle performance più utilizzati sostengono ormai l’abbinamento o l’integrazione tra misure economico- finanziarie e parametri non monetari che spesso affiancata da giudizi qualitativi assicura una maggiore efficacia alla rappresentazione delle performance, nell’ottica della sua gestione. Le misure operative non finanziarie, infatti dovrebbero focalizzare l’attenzione del management sia sulle determinanti che influenzano la performance nel breve termine sia sulle variabili di natura strutturale che si ritiene possano condizionare l’evoluzione dei risultati in un orizzonte temporale più esteso. Inoltre, se le misure di natura economico-finanziaria sono adeguate per valutare la capacità dell’impresa di soddisfare le attese dei portatori di interessi economici, gli azionisti e i prestatori di capitale di debito, gli indicatori di tipo fisico-tecnico meglio si prestano a monitorare il soddisfacimento delle attese dei clienti e di stakeholder interni quali i

dipendenti, che non necessariamente possono essere adeguatamente espresse secondo il metro monetario. Va ricordata infine la migliore capacità di rappresentazione, da parte di indicatori fisico-tecnici, degli asset intangibili.

Oltre a presentare caratteri di multidimensionalità, dunque, il set di misure di prestazioni deve essere efficace. Per essere efficace, qualsiasi misura, finanziaria o non-finanziaria, deve possedere i seguenti requisiti:

 oggettività: individui diversi devono essere in grado di verificare autonomamente la validità della misura e di concordare sulla sua interpretazione; una misura è dunque obiettiva se trae origine da un processo di da un processo di rappresentazione che non è influenzato da particolari scopi;

 affidabilità: questo requisito risulta correlato con quello di utilità per il decisore, ossia per l’utilizzatore, indipendentemente dal ruolo da questi ricoperto, per esempio gli investitori piuttosto che il management;

 completezza: la misura deve essere in grado di catturare tutti gli aspetti rilevanti di una data azione o di un evento, ed essere in sostanza la sintesi del fenomeno da rappresentare;

 sensibilità alle azioni e agli sforzi compiuti dagli individui di cui si stanno monitorando le attività; alternativamente si può parlare di controllabilità o influenzabilità della misura, per indicare il fatto che essa deve rappresentare adeguatamente gli effetti delle decisioni e delle azioni compiute limitatamente alla sfera di competenza degli individui interessati;

 frequenza e tempestività: un report, essendo uno strumento, oltre che di pianificazione, anche di controllo, deve giungere nei tempi giusti nelle mani di chi lo deve analizzare per valutare la gestione aziendale e per giudicare, tramite i dati, se è il caso di intervenire in alcune aree in cui sussistano dei problemi. Questi dati devono quindi giungere con una frequenza idonea ai manager preposti, per far si che il procedimento sopraindicato venga effettuato.

La progettazione del sistema di indicatori deve altresì tenere in considerazione sia la prospettica storica, per consentire confronti nel tempo, sia l’ottica comparativa, in

modo da permettere il confronto con i concorrenti o con imprese eccellenti. Ancora, ai fini di un report significativo, sono molto importanti:

 Contenuto: deve essere corretto e dettagliato in maniera adeguata, ma

soprattutto il più aggiornato possibile;

 Forma: è intuibile che un documento cartaceo magari di più pagine contenente

solo numeri, può non essere immediatamente intuibile e far perdere l’attenzione al lettore. Sovente quindi, le tabelle insite nei vari fogli devono essere innanzitutto capibili, e poi corredate da eventuali grafici, per permettere all’interessato di percepire immediatamente di cosa si stia parlando e, attraverso le rappresentazioni grafiche, cogliere, a grandi linee, i vari risultati.

4.2 IL REPORT TRADIZIONALE: IL CONTROLLO DEL BUDGET E

L’ANALISI DELLE VARIANZE

Il reporting basato sul confronto tra obiettivi e risultati prevede che la variazione complessiva rilevata tra i due valori venga integrata con elaborazioni ulteriori, che prendono il nome di analisi degli scostamenti o analisi delle varianze. Esse si rendono utili quando i risultati conseguiti dipendono dalla dinamica di un complesso di fattori la cui analisi particolare è indispensabile per comprendere le cause dei risultati conseguiti.

Il controllo del budget si pone quindi fondamentalmente l’obiettivo di valutare la redditività dell’impresa delle sue aree di business, fondandola sull’analisi del conto economico. L’analisi della redditività può essere effettuata considerando due tipi di misure:

o le misure di efficacia, che si riferiscono al conseguimento degli obiettivi definiti;

o le misure di efficienza, relative, al consumo di risorse necessario per conseguire gli obiettivi definiti.

Il controllo del budget si articola in quattro fasi:

 costruzione del budget flessibile, ossia ridefinizione dei valori di budget rispetto

ai livelli di attività realizzati (volumi effettivi), al fine di isolare la variazione del margine dovuta ai volumi di vendita;

 calcolo delle varianze totali di ciascuna voce del conto economico;

 scomposizione dello scostamento totale nelle sue determinanti elementari;

 analisi e interpretazione delle informazioni ottenute al fine di definire le azioni

correttive e di valutare le responsabilità conseguenti.

Una volta isolato l’impatto della variazione dei volumi di attività sul risultato operativo, l’analisi prosegue con il calcolo delle varianze elementari:

 scostamento di volumi di vendita. Misura l’impatto sul risultato economico dell’impresa di una variazione nei volumi di vendita dei prodotti/servizi venduti. Rivela in termini generali l’efficacia complessiva della gestione aziendale, dovrebbe però essere ulteriormente scomposto nelle due cause che possono avere generato un incremento/decremento dei volumi di vendita, quali, lo scostamento di quota di mercato e di dimensione di mercato.

 scostamento di mix. Spiega la variazione del risultato operativo conseguente a una diversa combinazione dei prodotti venduti dall’impresa (mix) rispetto a quanto pianificato. Tale variazione è di particolare interesse nell’impresa multiprodotto, è noto infatti che, non garantendo tutti i prodotti/servizi i medesimi margini di redditività, uno spostamento di volumi di vendita verso l’uno o l’altro prodotto/servizio genera automaticamente una variazione, a parità di altre condizioni, nei risultati reddituali.

 scostamento di prezzo. Misura l’impatto sul risultato operativo di variazioni intervenute nel prezzo di vendita dei singoli prodotti/servizi rispetto a quanto pianificato in budget.

Sulla base di report economico-finanziari formali di controllo, integrati con valutazioni ad hoc e da altre informazioni raccolte e trasmesse informalmente, la direzione di un’impresa decide le azioni correttive. Tali azioni sono tipicamente di tipo

feedback, e possono essere dirette alla revisione: delle azioni necessarie per

conseguire i risultati; degli obiettivi economico-finanziari; dei programmi di azione e degli obiettivi strategici. A volte le azioni correttive possono essere di tipo feed-

forward e prevedono una revisione in corso d’opera degli obiettivi di budget e forecasting. In altri casi ancora il controllo è di tipo si-no.

Quando alla fase di valutazione sono attribuite finalità organizzative di influenza sui comportamenti manageriali, le informazioni elaborate nel reporting vengono utilizzate per apprezzare le performance di ciascun responsabile aziendale in rapporto a obiettivi prestabiliti e controllabili dallo stesso.

4.2.1 LE NUOVE TENDENZE NELLA PROGETTAZIONE DEL

SISTEMA DI REPORTING E L’INDICATORE “EVA”

Da alcuni anni l’attenzione di studiosi, consulenti e manager è rivolta alla