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Attraverso i cd corridoi umanitari, un progetto-pilota gestito da Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno Comunità di Sant’Egidio, Federazione

Panoramica normativa in materia di diritto di asilo

40 Attraverso i cd corridoi umanitari, un progetto-pilota gestito da Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno Comunità di Sant’Egidio, Federazione

delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese. Esso ha l’obiettivi di: evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini; concedere a persone in condizioni di vulnerabilità un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo.

41 cfr. ASGI, (2016) L’accordo tra Turchia e Consiglio europeo è illegale, pubblicato il 22 marzo, http://www.asgi.it/notizia/laccordo-tra-turchia-e-consiglio-europeo-e-illegale/

42Del Tavolo fanno parte: A Buon Diritto, Acli, A.I., Arci, Asgi, Caritas Italiana, Casa dei Diritti

Sociali, Centro Astalli, Cir, Cnca, Comunità di S. Egidio, Fcei, Medu, Msf, Oxfam Italia, Save The Children, Senza Confine e UNHCR (invitato permanente).

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Un’altra critica mossa è che fondamentalmente si spiana così la strada ad un’autentica deportazione forzata di massa, in aperta violazione del diritto internazionale e delle libertà fondamentali. D’altra parte, l’allora Ministro dell’Interno italiano, Alfano, in un’intervista, dal Forum Ambrosetti a Cernobbio, palesa come i rimpatri collettivi siano funzionali alla gestione dei flussi, egli letteralmente

“riabilita i rimpatri collettivi: «Tutto regolare. Anzi, calcherò la

mano»”43.

Infine il dettaglio che l’UE abbia concluso accordi con il Presidente Erdogan, e abbia dichiarato la Turchia Paese terzo sicuro, anche se numerosi e palesi sono gli atti di violazione e persecuzione. Erdogan non appare affatto un esempio di leader democratico e rispettoso dei diritti umani, anche e soprattutto alla luce degli atteggiamenti “ambigui” nei confronti delle forze armate dell’ISIS e dei cittadini curdi siriani impegnati a combatterle.

Di fatto si può affermare che queste preoccupazioni e denunce di illegittimità nei confronti dell’accordo UE-Turchia non abbiano inciso sul comportamento e l’attuazione di altri accordi simili di collaborazione dichiarati anche sull’Agenda delle migrazioni. Infatti sulla scia del Migration Compact44 e sulla base dell’esperienza fatta con l’accordo UE – Turchia, l’Italia propone di ridurre i flussi migratori attraverso degli accordi di intesa con i Paesi d’origine e di transito, in

43 cfr. Baraggino F., in ilFattoQuotidiano.it/Politica, (2016) Migranti, Alfano riabilita i rimpatri

collettivi: «Tutto regolare. Anzi, calcherò la mano», pubblicato il 3 settembre,

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/03/migranti-alfano-riabilita-i-rimpatri-collettivi-tutto- regolare-anzi-calchero-la-mano/556944/

44 “Patto sulla migrazione”, proposto dal Governo italiano all’UE per ridisegnare le politiche di gestione dei flussi migratori in collaborazione con i Paesi di origine e di transito.

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particolare con quelli africani. Nello specifico, l’UE dovrebbe offrire ai Paesi terzi sostegno allo sviluppo sotto forma di cooperazione e investimenti, tramite un sistema innovativo: i bond UE-Africa, in cambio della collaborazione sul fronte delle migrazioni.

Questa proposta si fa strada su una lunga esperienza in materia di accordi di reciprocità e di amicizia “stipulati” dall’Italia con Paesi terzi, che a sua volta è figlia di accordi per il reclutamento di manodopera a basso costo da parte dei Paesi del nord Europa nei confronti di quelli dell’est e del sud (tra cui anche l’Italia).

Si tenga presente che gli accordi bilaterali sono contemporaneamente uno strumento di controllo economico e di sviluppo della politica estera di un Paese. Infatti, tramite questi accordi, da una parte si aprono canali di ingresso legali e dall’altro si fornisce al mercato manodopera flessibile “usa e getta”, perché legata al tempo del contratto di lavoro.

Dopo la crisi del ’74, si aspetteranno gli anni ’90 per ripensare e riaprire la strada degli accordi bilaterali tra Nazioni, non più in un’ottica di selezione della manodopera immigrata, ma puntando a reprimere i movimenti migratori. I principi di base diventano la sicurezza e lo sviluppo e trasversalmente si inseriscono stralci sulla trattazione del “fenomeno migratorio” ad essi collaterale.

È ancora su questa esigenza di “sicurezza” che si realizzano, dalla redazione dell’Agenda europea sulle migrazioni ad oggi, gli accordi bilaterali con i principali Paesi terzi e di transito, con lo stesso obiettivo di controllo, repressione e criminalizzazione delle popolazioni immigrate che si aveva già visto a partire dagli inizi degli anni ’90:

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- il 3 agosto 2016 l’accordo tra Italia e il regime sudanese di Omar Hasan Ahmad al-Bashir - già ricercato dalla Corte penale internazionale - (non ratificato dal Parlamento), che prevede la ripresa in carico di propri cittadini che non hanno visto accolta la propria domanda di asilo in Italia o in Europa, nel rispetto però delle procedure e dei diritti dell’uomo, garantendo l’incolumità dei rimpatriati; - il 4 ottobre 2016 l’accordo con l'Afghanistan consistente in un impegno del Paese a facilitare il ritorno di propri cittadini – circa 80.000 afghani la cui richiesta di asilo in Europa non ha avuto esito positivo – e in cambio Bruxelles si impegna a coprire i costi di rimpatrio e ad assistere i cittadini afghani nel percorso di reinserimento;

- ad agosto 2016 si riaprono le trattative di un accordo di amicizia tra Italia e Libia (di ventennale tradizione), per l’addestramento della Guardia costiera e della Marina libiche, per il contrasto delle attività illegali degli scafisti. L’accordo che fin da subito è stato in procinto di essere implementato, ha visto a gennaio 2017 l’apertura di negoziati per un più forte blocco navale davanti alle coste libiche e successivamente, il 2 febbraio, il nuovo Presidente del Consiglio italiano, Gentiloni, firma un accordo con l’Ue e il Primo Ministro libico per un decisivo rafforzamento del controllo delle frontiere. Così, come si era fatto per l’Afghanistan, la Libia riceverà ingenti aiuti economici e di “cooperazione” in cambio di un maggior potenziamento del contrasto all’immigrazione “clandestina”45.

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