Una dimensione importante nell’analisi della qualità della vita è quella del tempo libero. Il dato sulla percentuale di individui che dichiarano di essere molto o abbastanza soddi-sfatti per il loro tempo libero conferma le tendenze esaminate in precedenza rispetto alla soddisfazione per la propria vita. Il 69,4% delle persone di 14 anni e più dichiara di essere soddisfatto per il tempo libero nel 2020, era il 68% del 2019, proseguendo la tendenza all’aumento osservata dal 2017, quando si attestava al 65,6%. Probabilmente la valutazione positiva deriva dalla maggiore disponibilità di tempo libero determinata in molti casi dalla chiusura dovuta alle misure di contrasto alla diffusione del contagio.
Anche questo indicatore segna marcate differenze territoriali: al Nord si riscontrano valori più alti (71,9%) rispetto al Centro (69,6%) e, soprattutto, al Mezzogiorno (65,9%), ma an-cora una volta il dato migliora rispetto all’anno precedente in tutte le ripartizioni.
Figura 6. Persone di 14 anni e più che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per il tempo libero per regione e ripartizione geografica. Anni 2019-2020 (a). Valori percentuali
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 2020 2019
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (a) Dati 2020 provvisori
I dati regionali evidenziano come in tutte le regioni si registri un leggero miglioramento o una stabilità rispetto al 2019, ad eccezione del Piemonte dove si osserva un peggioramento significativo nelle percentuali di persone soddisfatte per il loro tempo libero rispetto al 2019 (dal 71,8% al 69,1%) (Figura 6).
Gli uomini (71,2%) si confermano più soddisfatti per il loro tempo libero rispetto alle donne (67,7%) con una distanza di quasi 5 punti percentuali a livello nazionale; tuttavia la tendenza all’aumento rispetto al 2019 si conferma in entrambi i casi.
La soddisfazione per il tempo libero è massima tra i giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni (85%), mentre è minima per gli individui di età compresa tra 55 e 59 anni (64,2%). Per tutte le fasce di età, le percentuali sono stabili o in lieve miglioramento rispetto all’an-no precedente.
Quasi i due terzi degli individui con un titolo di studio elevato o medio (71%) si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti per il loro tempo libero, distanziandosi da quanti possiedono un titolo di studio basso (67,3%). L’aumento rispetto all’anno precedente è più marcato tra le persone più istruite (quasi 3 punti percentuali in più) (Figura 7).
Figura 7. Persone di 14 anni e più che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per il tempo libero per titolo di studio. Anni 2019-2020 (a). Valori percentuali
66,8 69,4 68,5 67,3 71,1 71,4 40 60 80
Basso (Isced 0-2) Medio (Isced 3-4) Alto (Isced 5-8)
2019 2020
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (a) Dati 2020 provvisori
1. Soddisfazione per la propria vita: Percentuale di persone di 14 anni e più che hanno espresso un punteggio di soddisfazione per la vita tra 8 e 10 sul totale delle persone di 14 anni e più.
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana. 2. Soddisfazione per il tempo libero: Percentuale di
persone di 14 anni e più che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per il tempo libero sul totale delle persone di 14 anni e più.
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana.
3. Giudizio positivo sulle prospettive future: Percen-tuale di persone di 14 anni e più che ritengono che la loro situazione personale migliorerà nei prossimi 5 anni sul totale delle persone di 14 anni e più. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana. 4. Giudizio negativo sulle prospettive future:
Percen-tuale di persone di 14 anni e più che ritengono che la loro situazione personale peggiorerà nei prossimi 5 anni sul totale delle persone di 14 anni e più. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana.
Gli indicatori
REGIONI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE
Soddisfazione per la propria vita (a)
2020 (*)
Soddisfazione per il tempo libero (a)
2020 (*)
Giudizio positivo sulle prospettive future (a)
2020 (*)
Giudizio negativo sulle prospettive future (a)
2020 (*)
Piemonte 44,3 69,1 27,0 16,1
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste 53,7 75,0 30,7 14,0
Liguria 46,2 73,1 27,1 13,9 Lombardia 48,9 71,4 31,8 11,6 Trentino-Alto Adige/Südtirol 62,2 78,4 28,5 11,2 Bolzano/Bozen 62,7 79,3 25,6 13,3 Trento 61,6 77,4 31,3 9,1 Veneto 48,5 72,9 30,1 13,0 Friuli-Venezia Giulia 49,5 70,5 29,2 15,5 Emilia-Romagna 48,5 73,1 28,8 14,4 Toscana 44,1 72,7 26,9 17,5 Umbria 44,7 73,3 26,5 15,0 Marche 47,0 71,0 25,5 16,0 Lazio 41,1 66,7 30,0 11,1 Abruzzo 43,7 67,3 27,9 11,8 Molise 44,4 72,0 25,5 9,3 Campania 31,7 66,8 31,5 8,9 Puglia 43,1 67,7 29,1 11,8 Basilicata 46,3 65,9 27,7 11,4 Calabria 47,6 67,5 24,0 12,5 Sicilia 40,0 60,9 24,2 12,4 Sardegna 46,3 69,6 32,6 8,8 Nord 48,4 71,9 29,8 13,3 Centro 43,0 69,6 28,2 14,0 Mezzogiorno 40,0 65,9 28,2 10,9 Italia 44,5 69,4 28,9 12,6
(a) Per 100 persone di 14 anni e più. (*) Dati provvisori.
REGIONI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE
Soddisfazione per la propria vita (a)
2020 (*)
Soddisfazione per il tempo libero (a)
2020 (*)
Giudizio positivo sulle prospettive future (a)
2020 (*)
Giudizio negativo sulle prospettive future (a)
2020 (*)
Piemonte 44,3 69,1 27,0 16,1
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste 53,7 75,0 30,7 14,0
Liguria 46,2 73,1 27,1 13,9 Lombardia 48,9 71,4 31,8 11,6 Trentino-Alto Adige/Südtirol 62,2 78,4 28,5 11,2 Bolzano/Bozen 62,7 79,3 25,6 13,3 Trento 61,6 77,4 31,3 9,1 Veneto 48,5 72,9 30,1 13,0 Friuli-Venezia Giulia 49,5 70,5 29,2 15,5 Emilia-Romagna 48,5 73,1 28,8 14,4 Toscana 44,1 72,7 26,9 17,5 Umbria 44,7 73,3 26,5 15,0 Marche 47,0 71,0 25,5 16,0 Lazio 41,1 66,7 30,0 11,1 Abruzzo 43,7 67,3 27,9 11,8 Molise 44,4 72,0 25,5 9,3 Campania 31,7 66,8 31,5 8,9 Puglia 43,1 67,7 29,1 11,8 Basilicata 46,3 65,9 27,7 11,4 Calabria 47,6 67,5 24,0 12,5 Sicilia 40,0 60,9 24,2 12,4 Sardegna 46,3 69,6 32,6 8,8 Nord 48,4 71,9 29,8 13,3 Centro 43,0 69,6 28,2 14,0 Mezzogiorno 40,0 65,9 28,2 10,9 Italia 44,5 69,4 28,9 12,6
9. Paesaggio e patrimonio culturale
1Il benessere di una società si riflette anche nel suo modo di abitare il territorio e di prendersi cura della propria eredità culturale. In Italia, per ragioni storiche, questi aspetti assumono una speciale rilevanza, tanto che la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico è menzionata dalla nostra Costituzione tra i suoi principi fondamentali2. Paesaggio e patrimo-nio culturale sono quindi da considerare, oltre che beni comuni, indicatori di qualità della vita civile, poiché di fatto, dove la loro protezione si dimostra insufficiente o inefficace, la Repubblica disattende uno dei compiti che la definiscono.
Le tendenze dell’ultimo decennio disegnano uno scenario complesso, in cui si combinano con-traddizioni storiche e nuove opportunità. Tra le prime spiccano una spesa pubblica tra le meno generose d’Europa nella gestione del patrimonio culturale (e troppo dipendente, in periferia, dalle ineguali capacità della finanza locale) e una diffusa carenza di governo del territorio (testi-moniata dalla persistenza dell’abusivismo edilizio, tanto più grave in un Paese particolarmente vulnerabile al rischio sismico e idrogeologico). Tra le seconde, la crescente attenzione, nelle politiche agricole e nel pubblico, per i paesaggi rurali (di cui si vede un riflesso nella diffusione dell’agriturismo) e una certa riduzione delle pressioni sul paesaggio generate dal sistema eco-nomico, in particolare nei settori delle costruzioni e delle attività estrattive – in larga misura, un effetto collaterale del rallentamento dell’attività produttiva seguito alla crisi del 2009, che può tuttavia dare occasione a politiche innovative, orientate a una maggiore sostenibilità.
L’esposizione dei risultati è introdotta da un’analisi della spesa pubblica, con un confronto tra i paesi dell’Unione europea sulla spesa statale e un confronto tra le regioni italiane sulla spesa comunale destinata alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio. La dimensione del patrimonio culturale viene quindi osservata attraverso le dinamiche del si-stema museale, per poi passare all’aggiornamento degli indicatori del paesaggio, commentati per ambito di riferimento: diffusione dell’agriturismo (ambito rurale), impatto degli incendi boschivi e pressione delle attività estrattive (ambito naturale), indice di abusivismo edilizio (ambito urbano)3. Chiude il capitolo il commento agli indicatori soggettivi, riferiti alla perce-zione del degrado e all’attenperce-zione sociale per il paesaggio nell’esperienza della vita quotidiana.
Spesa pubblica per cultura e paesaggio tra le più basse d’Europa in rapporto al Pil
Nel 2018, la spesa pubblica destinata dall’Italia ai servizi culturali (che includono la tutela e la va-lorizzazione del patrimonio) è pari a 5,1 miliardi di euro4. Tra le altre maggiori economie dell’U-nione, Francia e Germania hanno speso molto di più (14,8 e 13,5 miliardi, rispettivamente) e anche la Spagna ha impegnato più risorse (5,3 miliardi). Nonostante l’aumento registrato negli
1 Questo capitolo è stato curato da Luigi Costanzo. Hanno collaborato: Francesca Budano, Elisabetta Del Bufalo, Alessandra Federici, Alessandra Ferrara, Antonino Laganà, Alessandra Leo, Maria R. Prisco, Stefano Tersigni, Francesco G. Truglia e Donatella Vignani.
2 Costituzione della Repubblica Italiana, art. 9. Il compito della tutela è affidato alla Repubblica, cioè allo stato nell’insieme di tutte le sue articolazioni, dal governo centrale alle amministrazioni locali.
3 Rispetto all’edizione precedente, si è scelto di commentare i soli indicatori per i quali si dispone di aggiornamenti: pertanto, la sequenza degli indicatori e il loro raggruppamento per ambiti sono funzionali all’esposizione dei risultati e non sottendono una revisione concettuale del dominio.
ultimi due anni (+17,3% dal 2016), l’Italia resta uno dei paesi europei che spendono meno per i servizi culturali in rapporto al proprio Prodotto interno lordo: il 2,9 per mille contro una media Ue del 4 per mille, dato che relega il nostro Paese al 23° posto tra i 28 stati membri. L’Italia è, invece, il paese Ue che spende di più, in assoluto, nella protezione della biodiversità e del pae-saggio: 2,1 miliardi di euro nel 2018, contro 1,9 della Francia e 1,7 della Germania5. Le somme impegnate dall’Italia, tuttavia, sono andate diminuendo negli ultimi anni (-23% dal 2010) e la spesa per la biodiversità e il paesaggio è pari soltanto all’1,2 per mille del Pil (Figura 1). Anche sommando le due voci, pertanto, l’Italia resta ben al disotto della media Ue nella graduatoria della spesa pubblica per il paesaggio e il patrimonio culturale in rapporto al Pil (Figura 2).
5 Spesa pubblica generale per la classe 05.4.1 della Classificazione internazionale della spesa pubblica per funzioni (Cofog).
60 70 80 90 100 110 120 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Protezione della biodiversità e del paesaggio (Ue28) Protezione della biodiversità e del paesaggio (Italia) Servizi culturali (Ue28) Servizi culturali (Italia)
Figura 1. Spesa pubblica per Servizi culturali e Protezione della biodiversità e del paesaggio in Italia e nell’Ue. Anni 2010-2018. Numeri indici, 2010=100
Fonte: Eurostat, Government Finance Statistics
0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2
1,4 Servizi culturali Protezione della biodiversità e del paesaggio
Figura 2. Spesa pubblica per Servizi culturali e Protezione della biodiversità e del paesaggio nei paesi Ue. Anno 2018. Punti percentuali di Pil