La rete neurale di un organismo capace di prevedere è una rete che autogenera il proprio input, a differenza di quanto accade nelle reti esclusivamente senso-motorie.
La rete produce come output un certo pattern di attivazione, che viene reimmesso all’interno, come se fosse un nuovo input.
Talvolta, questo input autogenerato dalla rete neurale ha caratteristiche del tutto simili a quelle di un vero e proprio input sensoriale. E’ ciò che avviene, ad esempio, in caso di sogni, allucinazioni, ecc...
Prevedere ed immaginare possono essere due fenomeni strettamente collegati tra loro: la sostituzione dell’input proveniente dall’esterno con uno autogenerato può infatti essere vista come una forma di
immaginazione.
La capacità degli esseri umani di effettuare previsioni non è soltanto innata, ma anche esplicita. Molti animali, tuttavia, appaiono capaci di effettuare previsioni “implicite”, cioè di anticipare il futuro nel proprio comportamento (si pensi ad esempio al cane di Pavlov). Nel comportamento di questi animali, la risposta allo stimolo presente spesso serve a creare le condizioni per poter rispondere in maniera più efficiente agli stimoli futuri. E’ ciò che avviene ad esempio quando si prova paura: l’aumento del battito cardiaco, dello stato di vigilanza e delle altre componenti psicomotorie servono per reagire meglio ad un pericolo che può presentarsi. Molto comportamento, dunque, anticipa il futuro. Questo carattere anticipatorio delle risposte è così importante che una delle più semplici forme di apprendimento, il condizionamento, è fondamentalmente rivolto ad aumentare la capacità anticipatoria dell’organismo.
Dov’è quindi la specificità del prevedere, se la maggior parte dei comportamenti ha questo carattere anticipatorio e preparatorio? La risposta la si può trovare osservando di nuovo la figura 13: la rete neurale di un organismo capace di prevedere è una rete che autogenera il proprio input (a differenza di quanto accade nelle reti neurali senso-motorie). La rete produce come output un certo pattern di attivazione, che viene reimmesso all’interno della rete neurale come se fosse un nuovo input. Talvolta, questo input autogenerato dalla rete neurale ha caratteristiche del tutto simili a quelle di un vero e proprio input sensoriale. E’ ciò che avviene ad esempio in caso di sogni, allucinazioni, ecc…
Prevedere ed immaginare possono essere due fenomeni strettamente collegati tra loro: la sostituzione dell’input proveniente dall’esterno con uno autogenerato (prodotto di una rete in grado di prevedere) può infatti essere vista come una forma di immaginazione.
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Linguaggio
Riprendiamo in mano la simulazione dove erano presenti funghi “buoni” e
funghi “cattivi”.
Le reti neurali degli individui sono più sofisticate: vi sono infatti unità di input
sensoriale che codificano i suoni provenienti dall’ambiente ed unità di output che codificano movimenti
fono-articolatori in grado di produrre fisicamente dei suoni.
Gli individui si muovono a coppie (un adulto e un bambino): quando incontrano
un fungo, l’adulto risponde emettendo un suono, percepito dal bambino, che sulla
base di questa percezione sceglie il comportamento da adottare.
Ci stiamo man mano allontanando dagli insetti originari, per avvicinarci sempre di più agli esseri umani. Passo decisivo in tal senso è introdurre il concetto di linguaggio, capace di amplificare e di trasformare le capacità dell’organismo che ne è in possesso.
Riprendiamo in mano la simulazione dove erano presenti nell’ambiente funghi “buoni” e funghi “cattivi”. La rete neurale degli individui è però diversa rispetto a quella vista precedentemente: come mostra la figura 14, ora vi sono delle nuove unità di input sensoriale che codificano i suoni provenienti dall’ambiente e delle nuove unità di output che codificano movimenti fono-articolatori in grado di produrre fisicamente dei suoni. Gli individui si muovono a coppie (un adulto ed un bambino); quando una di queste coppie incontra un fungo, l’adulto risponde emettendo un suono, percepito dal bambino, che sulla base di questa sua percezione sceglie il comportamento da adottare.
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Influenza del linguaggio sulla capacità di categorizzazione
I suoni che l’adulto è in grado di emettere sono due: precisi e molto diversi tra loro. Essi sono frutto della sua capacità di categorizzazione: un suono se il fungo percepito è buono, l’altro se il fungo è cattivo.
Questo migliora l’efficienza del bambino nel categorizzare i funghi: in presenza dell’adulto, il suo input sensoriale è più completo e permette di arrivare più rapidamente ad una corretta codifica interna delle due specie di funghi.
Il linguaggio, tuttavia, oltre che per migliorare le capacità di categorizzazione, può essere utile anche per focalizzare
l’attenzione (es. bambino di fronte a due oggetti diversi, uno solo dei quali rilevante), per la capacità di astrazione (es. suono associato al solo concetto di “colore rosso”) e come sostituto della realtà percepita dai sensi.
I suoni che l’adulto è in grado di emettere sono due, precisi e molto diversi tra loro. La scelta del suono da emettere è funzione dell’opera di categorizzazione dell’adulto: un suono se il fungo che la coppia ha di fronte è buono, l’altro suono nel caso in cui il fungo sia cattivo. Ciò migliora l’efficienza del bambino nel distinguere tra le due categorie di funghi. L’input della rete neurale del bambino è più completo quando si trova in presenza dell’adulto, con conseguenze che si ripercuotono sulle sue codifiche interne dei funghi (patterns di attivazione), le quali devono essere differenti per categorie di funghi diverse (categorizzazione). Il lavoro neurale di categorizzazione, in sostanza, viene svolto in maniera migliore quando il bambino si trova insieme all’adulto.
Il linguaggio non serve soltanto per categorizzare meglio la realtà: esso può servire anche per focalizzare l’attenzione. Se immaginiamo che un bambino si trovi di fronte a due oggetti diversi, uno soltanto dei quali rilevanti per il compito che deve svolgere, il suono emesso dall’adulto può servire al bambino per capire a quale dei due oggetti deve prestare attenzione. L’attenzione, nella pratica, si traduce nella neutralizzazione, da parte del bambino, dell’input sensoriale relativo all’oggetto che l’adulto gli ha detto (attraverso il suono) di considerare come non rilevante.
Qualcosa di analogo accade anche per la capacità di astrazione. Si pensi al bambino che percepisce una ciliegia piccola, rossa e che si mangia. Se, durante questa percezione, l’adulto emette un suono che nelle esperienze passate è legato alla sola caratteristica “colore rosso”, il bambino finirà per neutralizzare l’informazione riguardante le altre proprietà della ciliegia, “astraendo” soltanto il fatto che essa sia rossa.
Il linguaggio, ad ogni modo, non è utile soltanto per migliorare il modo in cui l’organismo risponde alla realtà percepita dai sensi, ma serve anche come sostituto di questa realtà. Un essere umano può infatti rispondere ai suoni del linguaggio come se avesse di fronte la realtà con cui questi suoni sono
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