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AZIONE CATTOLICA in Assemblea

Nel documento Gran Carnevale! (pagine 21-39)

Crotti: “Uno sguardo colmo di speranza”

Crema

sabato

25 febbraio 2017

L’Assemblea è un momento particolarmente significativo del cam-mino associativo: è il tempo del realismo e del coraggio, è il tem-po per pro-gettare, per scrutare nuovi orizzonti. Ci viene in mente quello che un giorno Gesù disse a Simone e agli altri: “Prendi il largo… gettate le reti… non temere” (cfr Lc 5,4-10). Anche noi assistenti diocesa-ni vorremmo oggi approfittare di questa occasione, di questo nuovo idiocesa-nizio per richiamare alcune caratteristiche dell’Azione Cattolica, per racconta-re… l’AC che ci piace!

• L’unitarietà del cammino. Questa caratteristica racchiude in sé molte-plici significati. Innanzitutto l’impegno a relazionarsi tra le varie età degli associati, dal più piccolo (acierrino) al più grande (adultissimo). L’uni-tarietà esprime anche il desiderio di accompagnare tutte le età della vita, senza dimenticare nessuno, in questo senso l’AC desidera accompagnare e prendersi cura di tutta la persona, nelle diverse tappe della sua esistenza. Ancora, unitarietà sta a significare la testimonianza reciproca degli asso-ciati, nonostante le fatiche del comprendersi e dello stare insieme.

• L’essere associati. Pensiamo che, ancora oggi, una delle forze dell’AC sia la dimensione associativa: ci piace l’AC che cammina insieme, che crede nella compagnia del fratello come una forza per il proprio percorso di fede, che guarda all’altro come a un aiuto e non come un ostacolo. Inoltre, il respiro si fa più ampio e concreto grazie al livello regionale e nazionale che offrono l’opportunità del confronto personale ed ecclesiale, l’approfondimento formativo (es. la stampa associativa) e la possibilità di vivere cammini organici e coordinati.

• La corresponsabilità laicale nella missione della Chiesa. Ci piace l’AC che non aspetta che siano altri a mettersi in gioco, a spendersi a servizio della comunità; un’AC che non solo si fa voce delle linee pastorali (par-rocchiale, diocesana e universale), ma si fa promotrice di novità, di “fanta-sia pastorale”, dando il proprio specifico e originale contributo per essere “Chiesa in uscita”.

• La dimensione formativa ed educativa: ci piace un’AC che si forma ovvero giovani e adulti che si prendono cura della propria fede; una fede che tiene insieme sequela e testimonianza; una fede pregata e pensata. Inoltre, ci piace constatare e sostenere quell’AC che si spende nella vo-cazione educativa nonostante accada che molte persone, istituzioni, ecc.. “tirano i remi in barca”.

• La dimensione spirituale (sintetica): lo spirituale, lo sappiamo, deve far sintesi nella vita di ogni credente. Questo è ancor più vero per un laico che vive l’Azione cattolica, che vive il servizio ecclesiale in questa forma concreta. E proprio per non correre il rischio dell’aridità, è continuamente chiamato a dissetarsi alla Sorgente della vita. Per questo ci piace un’AC che non perde occasione di formarsi spiritualmente e non si fa mancare l’incontro con la Parola.

Ecco perché ci piace l’AC ed ecco perché crediamo che oggi, sia ancora bello e necessario affiancare e sostenere i laici di AC nel loro cammino associativo, formativo, spirituale.

Mentre è alla ricerca di nuove strade da percorrere, auguriamo all’AC di non perdere di vista l’essenziale.

don Remo, don Angelo, don Giuseppe

L’AC che ci piace

II SABATO 25 FEBBRAIO 2017 ZOOM

di LAURA BORGHI *

Ogni tre anni l’Azione Cattolica si spende nel cosiddetto Cammino Assembleare, che ha come risultato il rinnovo degli incarichi di responsabilità a tutti i livelli, da quelli parrocchiali a quelli nazionali. È soprattutto un momento forte di verifica, di ripensamento del servizio dell’associazione all’interno delle nostre comunità, per essere sempre più e sem-pre meglio testimoni nel mondo a servizio della Chiesa locale a partire dalle realtà dei singoli territori, con le proprie storie cristiane e associative.

Il processo di rinnovo iniziato ai vari livelli prima con le assemblee parrocchiali, proseguirà con quella diocesana di domani e culminerà nel

momento di Assem-blea nazionale di fine aprile con l’obiettivo di innescare nuovi processi di creatività missionaria e di corag-gio di puntare in alto, necessari per costruire quel sogno di Chiesa che è tracciato nella Esortazione apostolica

Evangelii Gaudium.

Abbandonare le como-dità, le certezze, il “si è sempre fatto così”, per tentare strade nuove che rispondano sempre più adeguatamente a un contesto che rivolge sfide e domande di senso complesse ed esigenti.

Questo cammino è iniziato in diocesi già durante lo scorso anno associativo con il

percorso per i responsabili dal titolo Wow... che bello!, con cui si è cercato di recuperare la bellezza dello stile e delle relazioni vissute in associazione, identificando poi i nodi, i desideri, gli elementi irrinunciabili della nostra esperienza diocesana.

Tra dicembre e gennaio si sono celebrate le assemblee parrocchiali, veri momenti di festa e di ringraziamento verso quanti hanno accompagnato da responsabili i gruppi sparsi sul territorio, ma anche luoghi in cui ogni socio ha potuto speri-mentare il dono dell’essere associazione, il valore della stessa Ac per la propria comunità e la necessità di ripensare modi nuovi per vivere da laici associati.

Infine, l’appuntamento diocesano è fissato per domani, domenica 26 febbraio, in Seminario a Vergonzana. I delegati delle parrocchie discuteranno le linee programmatiche del prossimo triennio che vedrà impegnato il nuovo Consiglio diocesano e tutte le parrocchie in un percorso di ripensamento delle attività dell’associazione.

Il 29 aprile il cammino terminerà con l’Assemblea nazionale a Roma e festeggiamenti in piazza San Pietro per i 150 anni dell’AC. Perché per progettare il futuro è importante ricordare con gratitudine i passi compiuti e rinnovarsi nella fedeltà a quei valori irrinunciabili ed essenziali che contraddistinguono il nostro essere laici associati.

* Segretaria diocesana Azione Cattolica

CAMMINO ASSEMBLEARE

Fare nuove tutte le cose. Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale

di MATTEO TRUFFELLI *

Il 29 aprile 2017 sarà un giorno importan-te nella lunga storia dell’Azione Cattolica Italiana. Incontreremo papa Francesco, in piazza San Pietro, e con noi ci saranno moltissime persone provenienti dalle AC di tutto il mondo. Ci incontreremo arrivando la mattina da tutte le diocesi d’Italia: giovani, anziani, adulti, bambini, ragazzi. Famiglie e gruppi parrocchiali, soci e non soci, simpa-tizzanti e chiunque sia interessato. Insieme con i nostri vescovi, i nostri assistenti, le persone consacrate che condividono l’espe-rienza associativa.

In piazza con noi ci saranno anche i mil-le e più demil-legati alla sedicesima Assembmil-lea nazionale, che si svolgerà proprio in quei giorni, e i delegati all’Assemblea del Forum internazionale di AC (Fiac) che si terrà nei giorni precedenti in Vaticano (con un inter-vento del Papa, il 27 aprile).

Insieme ascolteremo le parole di Fran-cesco e ne faremo tesoro per indirizzare il cammino della nostra associazione, di ogni associazione parrocchiale e diocesana, nei prossimi anni. E a lui diremo il nostro de-siderio di fare dell’Azione Cattolica Italiana e di tutte le AC del mondo uno strumento, semplice ma generoso, per concorrere a re-alizzare quel “sogno” di Chiesa che il Papa ha disegnato nella Evangelii Gaudium.

La bella mattina che trascorreremo insie-me con papa Francesco il 29 aprile sarà così il modo migliore per iniziare a ricordare i 150 anni di vita della nostra associazione.

L’appuntamento in piazza San Pietro, in-fatti, darà avvio a un anno speciale, in cui la vita ordinaria della nostra associazione sarà intessuta e arricchita da tantissimi ap-puntamenti diocesani e nazionali dedicati a fare memoria del centocinquantesimo anni-versario di fondazione dell’Azione Cattolica Italiana. Cosa faremo durante questo anno? E cosa faremo fin dal primo giorno, insieme con papa Francesco? Fondamentalmente, ci lasceremo coinvolgere da alcuni verbi, che ci potranno aiutare a cogliere il senso pro-fondo di questo anniversario importante.

Festeggiare. La prima cosa che

voglia-mo fare è festeggiare insieme, tutti insieme, questa bella ricorrenza. Che ci rende orgo-gliosi, ci fa sentire parte di una lunga storia che ci precede e che ha contribuito a dare forma alla nostra vita, a quella di tante fa-miglie, di tante comunità, delle parrocchie, delle diocesi, delle città in cui viviamo, dell’intero Paese. Fare festa perché sappia-mo che in tutti questi anni l’Azione Cattoli-ca ha rappresentato per decine di generazio-ni, per milioni di persone, laici e presbiteri, uomini e donne, giovani e adulti, una espe-rienza decisiva di fede, di vita, di crescita umana e culturale, di responsabilità. Una scuola di santità, vissuta nella semplicità del quotidiano.

Ringraziare. Proprio per questo

voglia-mo ringraziare. Vogliavoglia-mo prima di tutto rin-graziare il Signore, per quella straordinaria storia di grazia che è la storia della nostra associazione. Desideriamo rendere grazie a lui per i tanti doni ricevuti in questi 150 anni. Per la sua benevolenza, per la sua mi-sericordia davanti ai nostri limiti, alle nostre inadeguatezze. Ringraziarlo per le tantissi-me straordinarie figure esemplari che hanno

fatto la storia dell’Azione Cattolica. Quelle maggiormente note, a partire dai tanti san-ti e beasan-ti che illuminano la nostra storia, e quelle meno conosciute, che custodiamo nel cuore: adulti, ragazzi e giovani che senza tanto clamore hanno messo la loro esisten-za a servizio della Chiesa, del mondo, del nostro Paese, della vita di chi il Signore ha posto loro accanto. Vogliamo ringraziare la Chiesa, tutta la Chiesa universale, la Chiesa italiana e ogni Chiesa diocesana, per aver accolto nel proprio grembo l’AC, per averne alimentato e sostenuto il cammino in tutti questi 150 anni, per essersi fidata di noi, per averci fatto crescere nella consapevolezza delle nostre responsabilità di discepoli-mis-sionari. E vogliamo ringraziare le tantissime persone che hanno incrociato il percorso dell’associazione, magari condividendone un tratto, oppure confrontandosi con esso, perché insieme abbiamo costruito il presen-te e il futuro del nostro Paese, della nostra Chiesa.

Ricordare. Vogliamo allora fare memoria

di questo lungo percorso. Di tutta la nostra storia. Dei tanti volti, delle tante vicende, dei tantissimi momenti che hanno concorso a dare forma a questi 150 anni. Perché fare memoria significa dare profondità al nostro essere. Dire lo spessore e l’importanza di un’esperienza che scavalca le singole storie e le singole esistenze, ma si nutre di esse. Significa dire la forza e la bellezza di una identità collettiva radicata nel tempo e nel-lo spazio, e perciò capace di andare oltre il contingente, di non appiattirsi sul presente, sull’istante. Significa anche incoraggiare ciascuno a fare i conti con quel pezzettino di storia che ci è dato di vivere e di concorrere a costruire. Significa capire chi siamo, per capire in quale direzione spingerci. Sentir-ci eredi di un patrimonio grande, che siamo chiamati a custodire e far fruttare al tempo stesso.

Raccontare. Questo patrimonio prezioso

è un tesoro che non possiamo tenere per noi.

Chiuso dentro gli scaffali di una biblioteca o le vetrine di una teca piena di cimeli. È una storia che vogliamo raccontare, condividere, far scoprire a tutti, a ciascuna persona. Ai giovani e ai ragazzi cui nessuno ha fatto per-cepire che cosa ha significato e cosa significa il Concilio Vaticano II, a chi non immagina che milioni di persone si sono formate in AC per poi spendersi con generosità nel mondo, a chi ha dimenticato che furono due giova-ni laici, Giovangiova-ni Acquadergiova-ni e Mario Fagiova-ni, all’indomani dell’Unità d’Italia, a dare vita alla più longeva e significativa esperienza associativa che abbia attraversato non solo la storia della Chiesa italiana, ma di tutto il Paese. La nostra è una storia da raccontare, perché è una storia vera, una storia che ha fatto la storia.

Rinnovare. E come ogni storia lunga 150

anni, la nostra storia è anche una storia di continui cambiamenti, di ripensamenti, di rotture e continuità, di scelte coraggiose e tentativi falliti. Sempre, infatti, in tutti questi 150 anni, la nostra associazione ha saputo rinnovarsi. Cambiare per rimanere fedele alla propria identità originaria. Nelle differenti epoche e nelle diverse fasi della storia della Chiesa e del Paese che si sono succedute, l’Azione Cattolica ha sempre sa-puto modificare le proprie forme, le regole, l’organizzazione, il modo di esprimersi e di agire, per certi versi persino le priorità del proprio impegno.

Tutti cambiamenti che sono sempre stati dettati dal desiderio di non attardarsi a rim-piangere nostalgicamente il passato ma, al contrario, fare tutto il possibile per abitare il proprio tempo in modo significativo, ponen-dosi a servizio di esso. Uno sforzo che ci è chiesto di fare anche oggi, proprio alla luce della nostra storia.

Desideriamo fare della ricorrenza del cen-tocinquantesimo un’opportunità preziosa per rinnovare ancora una volta noi stessi, il nostro impegno, lasciandoci interpella-re a fondo dalla vita del mondo nel quale viviamo, dalla vita di ogni persona. E per questo chiederci ancora una volta in che modo testimoniare la gioia del Vangelo agli uomini di oggi, superando la tentazione di accontentarci del “comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così’” (Evangelii

Gau-dium n. 33).

Rilanciare. Celebrare i

centocinquant’an-ni di vita dell’Azione Cattolica Italiana, in-somma, deve innanzitutto rappresentare una grande occasione per rilanciare l’associazio-ne, per rinnovare il nostro impegno, per fare in modo che sempre più persone, sempre più famiglie, sempre più comunità possano trovare in essa uno spazio di accoglienza, di fraternità, di vita buona. Sperimentando la bellezza di un modo particolarmente inten-so di scoprire e vivere la fede e di crescere in umanità, scegliendo di condividere la re-sponsabilità dell’essere laici associati.

Per fare in modo perciò che tante perso-ne possano fare esperienza della presenza dell’amore del Signore nella loro vita.

Per fare dell’Azione Cattolica, in una pa-rola, una strada attraverso cui tutta la Chie-sa, tutto il Popolo di Dio, possa camminare per le vie del mondo annunciando il Risorto.

* Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana

UNA GRANDE STORIA

SABATO 25 FEBBRAIO 2017 Informazione pubblicitaria CORSI LABORA TORI ATTIVITÀ SPOR TIVE per disabili, anziani, minor i e oper ator i del terz

o settore Sportabilità è un grande progetto di inclusione sociale che ha come obiettivo quello di favorire la coesione attraverso la promozione e l’esercizio di attività ludico sportive e attraverso percorsi formativi e di educazione alla diversità rivolti a persone con disabilità e non. Sportabilità è un progetto realizzato con il contributo di Fondazione

Cariplo, Regione Lombardia e Popolare Crema per il Territorio. Il Crema 1908 è ente capofi la del Progetto. Con l’associazione sportiva altri 7 soggetti proponen-ti, realtà rappresentative del terzo settore del territorio: Centro

Opera Pia San Luigi, Anffas, Onlus Crema, Altana, Igea, Krikos, Scaccomatto, Filikà e, da qualche settimana, la

Neu-ropsichiatria Infantile dell’O-spedale Maggiore di Crema. Sportabilità si sviluppa sulle so-lide fondamenta del centro di aggregazione giovanile Oratorio Opera Pia S. Luigi e

mira proprio a far in modo che lo storico oratorio, nel cuore del-la città di Crema, di-venti, giorno dopo gior-no, uno spazio simbolo di inclusione e coesione sociale. Lo sport è il mezzo per raggiungere tale obiettivo.

Oltre ai lavori di ri-qualifi cazione del San Luigi – fi nalizzati an-che a renderlo agibile ai diversamente abili – sono stati attivati, ad oggi, ben 12 corsi dal-le cooperative sociali partner che organizza-no e tengoorganizza-no le attività.

Tandem per non ve-denti, l’iniziativa che ha avuto grande eco anche perché

patroci-nata dall’atleta e campionessa paralimpi-ca Patrizia Spadaccini e Affianparalimpi-camento

ed educazione alla pratica sportiva per adulti disabili sono le azioni previste dalla cooperativa sociale Scaccomatto.

Creativamente ballo, Percorso di espressione corporea e Ugualmente sportivi sono i corsi messi in campo dalla cooperativa Filikà.

Educazione alla salute attraverso attività ludico sportive, percorsi formativi che si sono sviluppati in due serate di convegni dedicati soprattutto agli educatori e ai genitori di fi gli disabili, organizzati dalla cooperativa Krikos.

Dai luoghi di cura alla cura dei luoghi, l’azione di Anffas che esce dai confi ni del San Luigi e si inserisce nei contesti scola-stici.

Laboratori di Ticonzero che comprendo-no corsi di pittura, inglese, teatro sociale per ragazzi e disabili, organizzati da Altana società cooperativa.

Laboratorio calcistico di Neuropsichiatria

infantile in associazione con A.C. Crema

1908.

Sono ancora molte le proposte in fase di attivazione. Presso InfoPoint del Centro San Luigi in via Bottesini 4 è possibile ritirare la guida di Sportabilità in cui sono indicati tutti i corsi attivi e al via per l’anno 2016/2017.

Tutte le informazioni sono reperibili anche sul portale dedicato www.sportabilita.com

Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha fatto visita al Centro San Luigi, per vedere con i propri occhi il rifacimento del Centro e la realizzazione del progetto di inclusione sociale Sportabilità. Una visita a sorpresa che i dirigenti dell’A.C.

Crema 1908, in primis il presidente Enrico

Zuc-chi, hanno accolto con grande entusiasmo. Momento particolarmente emozionante quello dell’incontro con la squadra di calcio di non ve-denti dell’A.C. Crema 1908, una delle esperien-ze più caratterizzanti del progetto Sportabilità. Malagò, accompagnato dal presidente Zucchi, ha voluto conoscere di persona i ragazzi e si è intrattenuto a parlare con loro. Non solo: ha an-che indossato i guanti da portiere per parare i rigori calciati dagli stessi non vedenti.

“Mi è stata segnalata questa straordinaria real-tà e ho voluto toccare con mano. Devo dire che ho conosciuto qualcosa di meraviglioso, e sono rimasto particolarmente colpito dall’esperienza della squadra di non vedenti. Bisogna andare sul territorio e vedere quello che fanno le socie-tà sportive. Quando vedo realsocie-tà come queste mi sento molto orgoglioso di quello che sa fare lo sport italiano”.

Il contributo dell’A.C. Crema 1908 al pro-getto Sportabilità, di cui è ente capofila, si concretizza in una serie di azioni che con-corrono a creare l’idea che il San Luigi sia luogo simbolo della coesione sociale. Zucchi, presidente del Crema 1908: “Il Crema

1908, ente capofila del progetto, oltre ad

ade-guare la struttura per renderla agibile a tutti, disabili e anziani compresi, ha fortemente voluto costitui-re la squadra dei non vedenti che sono diventati un po’ il simbolo dello sport per tutti. Mi sono emozionato la prima volta che li ho osservati giocare e tutt’ora provo delle emo-zioni forti quando assisto a una loro partita o a un loro allenamento.”

Il Crema 1908 avvia i lavori di ristrutturazione delle strutture sportive e dell’area verde del Centro San Luigi, dotando la città di un impianto sportivo e sociale adatto a tutti: sportivi normodotati, disabili, famiglie e anziani. In particolare il percorso vita e il parco giochi (in fase di ultimazione) saran-no dei veri e propri spazi inclusivi in cui potransaran-no praticare attività ludico sportive proprio tutti. Le palestre ristrutturate (già ultimate) sono a disposizione delle varie cooperative partner di Sportabilità per svolgere tutte le attività in calen-dario anche con adulti disabili.

Il Crema 1908, per dar seguito alle finalità che ha portato avanti con Sportabilità, ha costituito all’interno del suo or-ganico societario, una squadra simbolo dello sport per tutti: la squadra dei non vedenti.

La squadra dei non vedenti si allena il mercoledì e venerdì alle ore 18 al San Luigi. Ne fanno parte il cremasco Davide Cantoni, con i compagni Paul Iyobo, Omar Trioni, Luigi Bottarelli detto El Cino e Francesco Cavallotto. Con loro: il mister Maurizio Bonioli, i portieri Stefano Sesini e Marco Spinelli e la guida Nico Cavallotto.

“Grazie al Crema – dice proprio Francesco Cavallotto – per noi si realizza un sogno”.

“Il mio sogno – spiega Nico Cavallotto, accompagnatore, guida della squadra non vedenti e padre di Francesco – è quello di espandere la conoscenza di questo sport a quan-ta più gente possibile e coinvolgere quanti più ragazzi non vedenti a partecipare” (vedi l’intervista a Cavallotto nella pagina seguente).

Infine, da qualche settimana insieme ai ragazzi della Neu-ropsichiatria infantile, il Crema ha messo a disposizione un allenatore da affiancare ai loro operatori per consentire ai

Nel documento Gran Carnevale! (pagine 21-39)

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