• Non ci sono risultati.

Se consideriamo quale precursore dell’olismo Émile Durkheim, dobbiamo anche individuare quale interprete dell’individualismo Max Weber in quanto pone alla base della sua speculazione empirica l’individuo, l’unico capace di relazionarsi al contrario di quanto avviene per le collettività: le strutture sociali (lo stato, le organizzazioni economiche, la famiglia), sono soltanto il risultato di processi e connessioni dell’agire dei singoli individui (cfr. Cesareo, 1996).

Il comportamento puramente meccanico non rientra nel concetto weberiano di agire; per Weber il concetto di agire è riferito a qualunque atteggiamento, attivo o passivo, interno o esterno, congiunto a un senso soggettivo: ciò che gli individui agenti attribuiscono alle loro azioni riferite all’atteggiamento di altri individui ed orientate, all’interno di contesti storico-sociali, in base a questo riscontrato/registrato atteggiamento (cfr. Coser, 1983).

Da ciò si evince che questo agire può essere definito sociale quando:

Weber, pertanto, definendo la sociologia come lo studio dell’agire sociale, si riferisce a quell’agire che si connette all’agire di altri individui.

L’oggetto della sociologia è quindi l’atteggiamento umano in quanto fornito di senso, vale a dire dotato di un termine di riferimento e di una direzione rispetto ad esso, e in quanto pieno di tutto questo agire mostra nel suo corso connessioni e regolarità al pari di ogni altro accadere.

• È riferito, secondo il senso soggettivamente intenzionato di colui che agisce, all’atteggiamento di altri individui;

• È con-determinato nel suo corso in base a questo riferimento dotato di senso;

• Può, quindi, essere spiegato in modo intelligibile in base a questo senso (soggettivamente) intenzionato (cfr. Weber, 1913).

Si tratta di una disciplina che ha come scopo la ricerca di uniformità di comportamenti, quindi la formulazione di generalizzazioni, e in questo si avvicina alla scienza naturale.

Dalla scienza naturale però si distingue per il procedimento, che richiede il ricorso alla comprensione, dato che le connessioni e le regolarità dell’atteggiamento devono essere interpretate: non sono leggi come quella della sociologia positivistica, ma uniformità espresse in forma di tipi ideali e constatabili empiricamente; la comprensione deve essere sempre controllata con la spiegazione causale.

La sociologia weberiana è anche sociologia comprendente, cioè caratterizzata come una scienza il cui metodo consiste fondamentalmente nel comprendere l’agire degli individui i quali associano, appunto, al proprio modo di comportarsi un senso soggettivo (così come già esplicitato in precedenza), proponendosi di intendere questo senso soggettivo mediante un procedimento interpretativo e di spiegarlo nel suo corso, facendo convogliare il singolo corso d’azione all’interno di regole generali e inserendolo in connessioni di causa ed effetto (cfr. Cesareo, 1996).

Da questo punto di vista, si precisa in modo nuovo il rapporto tra scienza sociale e ricerca storica: esse rappresentano due direzioni di ricerca autonome e tra loro complementari.

Nel tentativo di evitare l’impostazione unilaterale della Geisteswissenschaft (scienza dello spirito) e dello storicismo tedesco, sviluppa uno strumento concettuale fondamentale della sua teoria: il tipo ideale.

È, pertanto, una costruzione concettuale che fornisce il metodo fondamentale per uno studio comparativo: è l’astrazione concettuale di determinate caratteristiche prevalenti nelle diverse forme dell’agire sociale (cfr. Izzo, 2005).

La stessa costruzione di un tipo ideale si fonda sulla possibilità di generalizzazioni e proprio per questo (perché collegato all’azione

È ottenuto mediante l’accentuazione unilaterale di uno o di alcuni punti di vista[…..].Il tipo ideale rappresenta un quadro […] il quale non è […] la realtà vera e propria, ma tuttavia serve […] come schema in cui la realtà deve essere sussunta come esempio…(cfr. Weber, 1958)

sociale e alla relazione sociale), diviene uno strumento fondamentale della ricerca sociale.

Il tipo ideale, pertanto, non esiste allo stato puro; è funzionale, però, alla possibilità di cogliere alcune costanti comportamentali e di interpretarle in base a categorie più generali (cfr. Crespi, 2005).

Nell’opera Economia e società viene presentato lo studio sistematico dei rapporti tra i tipi di atteggiamento (e le corrispondenti forme di relazione sociale) e le forme di organizzazione economica. Ovviamente, stante ciò, non si possono prendere le mosse se non da una prima generale classificazione dei tipi fondamentali dell’agire sociale; dobbiamo però ricordare che il senso dell’agire individuale non è però sempre il medesimo, varia in base ai tipi di azione sociale:

1. Agire razionale rispetto allo scopo, se colui che agisce orienta il suo agire in base a scopi, a mezzi e a conseguenze che valuta razionalmente, cioè scegliendo i mezzi più efficaci per conseguire un determinato scopo, cercando di prevenirne le conseguenze dell’azione. Esempio classico, l’agire di mercato;

2. Agire razionale rispetto al valore, quando l’agente opera in base a convinzioni etiche, religiose o estetiche che non mette in discussione e di cui non valuta le conseguenze; pertanto egli si concentrerà nella scelta razionale dei mezzi migliori per conseguire un determinato scopo che non viene scelto ma viene assunto come tale. Esempio classico, l’agire in conformità a comandamenti divini;

3. Agire affettivo, se l’agire è mosso da affetti o da emozioni. Pensiamo a colui che agisce prescindendo da valutazioni di tipo razionale con riferimento sia ai fini sia ai mezzi da impegnare. Esempio classico, la persona che perde la testa per qualcosa o per qualcuno;

4. Agire tradizionale, quando si agisce secondo abitudini acquisite. In questo caso le azioni sono guidate da modelli di comportamento che si tramandano nel tempo. Questo tipo di agire, è motivato da una abitudine acquisita ed è molto frequente perché la maggior parte del nostro agire quotidiano acquisito si avvicina a questo genere di azione (cfr. Cesareo, 1996).

I primi due tipi di agire sociale rappresentano forme contrapposte di razionalità, mentre gli ultimi due tipi di agire sociale, rappresentano le due forme di atteggiamento non razionale.

Documenti correlati