Avendo preso cognizione nei paragrafi precedenti dello scenario economico e politico entro il quale ci muoviamo, e avendo di seguito evidenziato alcuni riferimenti concettuali attraverso i quali spiegare le linee di sviluppo di tale scenario, possiamo ora introdurre la questione del rapporto tra le esperienza delle BdT e il welfare locale.
La premessa dalla quale partire è che nella società contemporanea la caratteristica che costantemente si ripropone per chi ci vive è la congestione dei tempi quotidiani (Chiesi 1989). In ambito sociale, tale problematica ha visto un'opportunità di risoluzione con la promulgazione della legge 328/2000, “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" che promuove la più ampia partecipazione dei soggetti della società civile ai processi di programmazione sociale. La questione che molti operatori di politiche di gestione dei tempi e molti responsabili di BdT si sono posti è stata perciò quella di trovare la via che consentisse alle BdT di venire ricomprese in questa nuova dinamica partecipativa. La strada maestra si è rivelata essere il Piano di Zona, ovvero il meccanismo di programmazione sociale a livello locale, previsto dalla legge suddetta e che assume come suo principio l'inclusione di associazioni e cittadini nel processo di deliberazione pubblica.
La BdT si è in tal modo venuta a confrontare con un tema, quello del welfare, che fino a quel momento era stato vissuto solo fra i soci, all'interno dell'associazione stessa, ma non era mai stato rapportato all'ambiente esterno.
Quando si parla di welfare, si fanno generalmente numerose distizioni. Quella che più ci interessa, in questo caso, è quella tra welfare “leggero” e welfare “pesante. Con il termine “leggero” si fa riferimento alla costruzione di una rete di servizi locali che valorizzi, professionalizzandolo, il terzo settore, chiamato dunque ad essere protagonista attivo nell’offerta di servizi rivolti a tutti i cittadini e dedicati all’ascolto, alla mediazione, all’orientamento e al sostegno. Il termine “leggero” caratterizza, quindi, l'intensità della relazione di aiuto al cittadino ma si tratta comunque di servizi "essenziali", quali il segretariato sociale o gli uffici di
74 promozione sociale, e prefigura il superamento del tradizionale modello organizzativo di servizio sociale strutturato sulla domanda. Al contrario, quando si parla di welfare “pesante” si fa normalmente riferimento a quell’insieme di servizi maggiormente strutturati, normativamente regolati e economicamente più gravosi in forza dell’intensità della relazione d’aiuto col cittadino e, quindi, dell’intensità/gravità dei bisogni ai quali intendono far fronte (Gasparre 2012).
Ora, nell’ambito dell’elaborazione delle esperienze di Bdt l'opportunità di effettuare degli scambi di servizi di c.d. “welfare pesante”, è stata ben presto accantonata a fronte della professionalità richiesta e delle difficoltà di scambio reciproco esistenti.
Un contesto di c.d. “welfare leggero” si è invece rivelato ben presto un campo nel quale le BdT potrebbero giocare un ruolo non trascurabile: aiutare chi aiuta altre persone e assistere in maniera non-professionale le persone che non hanno bisogno di assistenza specialistica si sono rivelate ben presto delle attività adatte a scambi basati sulla reciprocità. Ad esempio, la nascita di BdT monotematiche (ad esempio fra persone con familiari malati) ha dimostrato che lo scambio di ore con soggetti che stanno vivendo situazioni simili alla nostra è quasi sempre fonte di sollievo (anche la semplice conoscenza reciproca in molti casi è benefica).
La BdT ha assunto così, in molti contesti, la valenza di centro di assistenza di secondo livello per i cittadini e di nodo informativo primario sui bisogni delle persone per l'Amministrazione locale, diventando un vero e proprio bacino di raccolta dei bisogni sociali. La BdT si candida quindi a diventare un attore importante sulla scena pubblica locale.
Le idee per una collaborazione soddisfacente nel campo del welfare leggero riguardano, ad esempio, la possibilità per le BdT di assumere un ruolo di Segretariato sociale, ovvero dare ai cittadini che lo richiedono, sia italiani che stranieri, presso la sede della BdT nei locali comunali, quelle informazioni personalizzate sui servizi e sulle prestazioni disponibili nel territorio e le relative normative per accedervi . Un ruolo importante potrebbe essere anche quello di advocacy (Paci 2008), cioè di tutela e supporto della voce della cittadinanza sui temi del welfare e della socialità.
Il welfare locale, inteso come insieme di azioni legate al benessere e alla socialità, si candida in questo modo a diventare lo scenario di riferimento per l'attività di programmazione e di intervento delle BdT e dei loro soci. Tra BdT ed ente locale si profila dunque la necessità di un rapporto reciproco di sostegno e di scambio di informazioni e di aiuti per gestire in modo positivo la complessità dei bisogni locali. In questa prospettiva, in occasione del Convegno promosso nel gennaio 2009 dalla provincia di Milano sulle esperienze di BdT realizzatesi nella provincia milanese, si precisava che “le BdT non si propongono di rimpiazzare i servizi sociali,
75 ma apportano un di più non trascurabile per il miglioramento della qualità della vita urbana” e che “la BdT funge da nodo informativo con l'ente locale e favorisce l'attività di empowerment”. In sintesi, si può dire senz’altro che nell’ambito della riflessione concettuale sul nuovo “welfare sociale” , si evidenzia la necessità di dare un importante sostegno alle persone che, sempre più spesso, si ritrovano a vivere con molta difficoltà la conciliazione dei tempi imposti dal lavoro con quelli necessari alla cura della famiglia e dei figli, soprattutto in contesti sociali che sono sempre più caratterizzati dall’assenza di una rete parentale di sostegno e dall’assenza di ammortizzatori sociali. Proprio in forza di queste ragioni, la BdT assume un potenziale ruolo di risolutrice dei problemi del sociale, favorendo uno scambio utile del tempo fra generazioni, fra soggetti con tempi di lavoro diversi, partecipando alla realizzazione di un benessere individuale e collettivo che sarebbe altrimenti impossibile da realizzare.