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Bande oligoclonali

Nel documento La Sclerosi Multipla (pagine 34-53)

Maggiori notizie riferite alla anomalia della reazione immunitaria

deriva-no dalla ricerca delle bande oligoclonali. Soderiva-no bande intensamente colorate

che si possono osservare nei tracciati liquorali dei pazienti con Sclerosi

Multipla. Tali bande sono costituite da immunoglobuline con eterogeneità

ristretta aventi differenti proprietà di migrazione in campo elettrico. La

tecnica migliore per la loro evidenziazione è l’isoelettrofocusing (I.E.F.), cioè

la migrazione di molecole proteiche in ambiente discontinuo, seguita

dall’immunoblot. Le immunoglobuline sono separate dapprima in funzione

del loro punto isoelettrico, trasferite su una membrana di nitrocellulosa che

ha elevata capacità legante, e successivamente identificate utilizzando due

antisieri, il secondo coniugato con un enzima (perossidasi, fosfatasi alcalina)

che agendo su uno specifico substrato colora le immunoglobuline presenti.

Questa tecnica è molto sensibile e specifica. Con l’immunoblot si eliminano

gli errori di interpretazione sorti con l’uso di coloranti tradizionali. Tali

errori erano dovuti ad un certo numero di proteine migranti nella regione

gamma, come ad esempio la cistatina C (gamma trace) il citocromo C, gli

istoni, le quale potevano simulare bande mono/oligoclonali.

I tracciati che si osservano dopo I.E.F. possono essere di tipo policlonale

od oligoclonale ed in qualche caso monoclonale. L’aspetto policlonale è

ca-ratteristico del liquor normale ed è indice di notevole eterogeneità (Fig. 12,

tracciato 2); mentre il pattern oligoclonale è presente nel liquor dei pazienti

con S.M. Un pattern oligoclonale che si differenzia da quello dovuto a

sintesi intratecale consiste nella presenza contemporanea di bande nel siero

e nel liquor. Il tracciato del liquor è comparato con quello sierico per

rilevarne l’aspetto anomalo. Le bande oligoclonali sono state riscontrate

anche in patologie del S.N.C. diverse dalla S.M.: il loro significato pertanto è

correlato al verificarsi di un processo infettivo oppure ad una risposta

immunitaria.

Il pattern oligoclonale è presente nel compartimento liquorale dei

pa-zienti con S.M., ma non si riscontra in quello periferico; non si tratta perciò

di una attivazione generalizzata del sistema immunitario, ma riguarda

esclusivamente il S.N.C. (Fig. 12, tracciati 1 e 3; Fig. 13, tracciati 1, 2, 3).

Figura 12. Esempi di Isoelettrofocusing di campioni di liquor e di siero:

tracciati 1 e 3 positivi per bande oligoclonali; tracciato 2 negativo.

Figura 13. tracciati di Isoelettrofocusing di campioni di liquor/siero:

tracciati 1,2,3 positivi per bande oligoclonali; tracciato 4 le bande nel siero

e nel liquor sono dovute alla presenza di una componente monoclonale nel

siero del paziente.

1 2 3

S L S L S L

1 2 3

La ricerca delle bande oligoclonali ha interessato i vari isotipi delle

immu-noglobuline. Le bande oligoclonali di IgG sono in numero da 2 a 20. Sono

della sottoclasse IgG1, ma possono esser presenti anche Bande Oligoclonali

dovute a IgG3, IgG2, IgG4. Il pattern si mantiene costante per il singolo

indi-viduo, ma è differente invece da paziente a paziente. Le immunoglobuline

sono presenti anche nel parenchima cerebrale dei pazienti con Sclerosi

Multipla, anzi le lesioni ne posseggono elevate quantità che decrescono

andando verso le aree di parenchima normale circostante la placca. Anche il

profilo elettroforetico di queste IgG è di tipo oligoclonale ed è diverso da

placca a placca: questo fatto suggerisce l’idea che diverse placche siano

prodotte da differenti cloni cellulari con una propria risposta immunitaria.

Il tipo di IgA che si riscontra nel liquor è monomerico come quelle del

siero, mentre la forma polimerica è prevalente durante la sintesi intratecale.

Il rapporto tra la forma dimerica/monomerica è importante. Le bande

oligoclonali di IgA non son evidenziabili nel liquor dei pazienti con S.M. e

questo rende lo studio delle IgA di scarso valore.

Le IgM sono le prime immunoglobuline ad essere prodotte durante la

stimolazione del sistema immunitario.. La loro concentrazione è molto bassa

nel liquor. Il riscontro di bande oligoclonali nel liquor è un segnale certo di

sintesi intratecale; tuttavia solo una ridotta percentuale di pazienti (30 - 58

%) mostra le bande, anzi in alcuni casi esse erano presenti senza le

corrispettive di IgG.

Nel liquor dei pazienti con Sclerosi Multipla sono stati individuati

anticorpi verso antigeni virali. L’indice di queste IgG specifiche, sta ad

indicare che questi anticorpi sono sintetizzati nel Sistema Nervoso Centrale

e non provengono dal plasma. Essi non giustificano completamente il

profilo delle bande oligoclonali. Sono stati individuati elevati titoli

anticorpali verso un discreto numero di virus quali Herpes virus Simplex,

Varicella - Zoster, Vaccinia (tutti virus a DNA), Morbillo, Parotite,

Para-influenza, Influenza, Rosolia (tutti virus a RNA). Molta attenzione è stata

posta alla presenza di anticorpi anti-Morbillo. Si è notato inoltre che nel

liquor dei pazienti possono essere rinvenuti alti titoli anticorpali di più virus

contemporaneamente. La presenza nel liquor di anticorpi anti-glicolipidi

porta a pensare che il virus, dopo la replicazione all’interno della cellula

ospite, si copra di glicolipidi provenienti dalla cellula stessa, situazione che

potrebbe provocare una attivazione del sistema immunitario e quindi un

attacco da parte delle due componenti, cellulare ed umorale, del sistema

immunitario. Anticorpi antiglicolipidi sono presenti nel 40% dei pazienti, in

particolare è notato un incremento degli anticorpi anti-GM4, un ganglioside

presente nella mielina, e anticorpi anti-galattocerebroside, mentre non

sembrano notarsi valori in aumento di anti-GM1 e anti-MBP.

E’ stato invece osservato che alcuni gangliosidi (GM1, GD1a, GD1b e

GQ1b) stimolano efficacemente i linfociti CD4 e CD8 che provengono dal

liquor dei pazienti con Sclerosi Multipla mentre anticorpi anti-cerebroside

sono in grado di indurre demielinizzazione nelle colture cellulari.

Non è ancora ben chiaro in che misura e con quale intensità i diversi

antigeni virali siano implicati nello sviluppo della Sclerosi Multipla; alcuni

aspetti del processo di demielinizzazione sembrano spiegarsi meglio con

un’azione virale che si esplicherebbe in un primo tempo attraverso una

azione a livello della cellula infettata ed in seguito alla modificazione delle

cellule dedite alla immunoregolazione, al mimetismo molecolare ed infine

alla induzione di molecole del sistema di compatibilità nelle cellule del

Sistema Nervoso Centrale.

L’immunologia del processo di demielinizzazione è quindi strettamente

collegata con i principali componenti della mielina e degli elementi

neuronali, i glicolipidi e le proteine, che costituiscono la struttura delle

molecole antigeniche del Sistema Nervoso Centrale. I glicolipidi più

importanti presenti nel cervello sono i cerebrosidi, i solfatidi, che sono i

lipidi componenti la mielina, e i gangliosidi che sono invece associati ai

neuroni e solo in piccola parte entrano nella mielina e nelle cellule della glia.

Rispetto alle proteine sono meno immunogeni tanto che è stata avanzata

l’ipotesi da Niedieck e Palacios, che essi non siano Antigeni completi ma

apteni e che necessitino di un legame con un carrier per indurre la

produzione di anticorpi.

Durante il corso del processo demielinizzante, si riscontrano nel liquor e

nel siero livelli elevati di proteina basica della mielina; tali valori, tuttavia,

non sono specifici per la Sclerosi Multipla. I processi che inducono

demielinizzazione possono essere così riassunti: una immunoreazione di

tipo umorale dovuta ad anticorpi verso determinati componenti strutturali

della mielina ed una immunoreazione di tipo cellulare che mantenendo in

continuo stato di attivazione le cellule del sistema immunitario, determina

in alcuni tipi di cellule una trasformazione funzionale rendendole

particolarmente aggressive verso componenti del SNC.

Ipotesi di sviluppo della S.M.

La Sclerosi Multipla è una malattia la cui etiologia rimane ancora

scono-sciuta. Tuttavia i dati della letteratura scientifica consentono di formulare

una ipotesi riguardante lo sviluppo della malattia. La dinamica del processo

si ricondurrebbe a due fasi principali che si svolgerebbero in due momenti:

1- periodo della fanciullezza in cui gli eventi del processo si svolgerebbero

in forma subclinica;

2- periodo adulto della persona, in cui si avrebbe la manifestazione clinica

della malattia

Una infezione virale sarebbe responsabile della sensibilizzazione delle

componenti del sistema immunitario, in particolare le cellule T, verso

anti-geni della mielina. Esse manterrebbero nel tempo memoria di questo

incon-tro. Nel tempo si verificherebbe una attivazione a livello della barriera

ema-toencefalica con il coinvolgimento del MHC di classe II. La riattivazione

del-le celludel-le T e la espressione di antigeni suldel-le celludel-le del SNC innescherebbe

un processo capace di autoalimentarsi. I diversi momenti del processo

pos-sono essere così espressi: esposizione del MHC di classi II nelle cellule del

SNC, coinvolgimento delle cellule CD4 aggressive verso la mielina,

forma-zione della placca con contemporanea diminuita regolaforma-zione dell’attività

le-gata all’azione delle cellule CD8, tentativo di rimielinizzazione seguito dalla

riaccensione del processo autoreattivo a causa dello stato di attivazione sia

delle cellule T che degli Antigeni cerebrali. Proprio questa azione continua

rappresenterebbe l’espressione clinica della malattia nella sua fase

concla-mata (Fig. 14). Non va inoltre dimenticato che alle fasi principali sono legate

anche reazioni secondarie in grado di apportare danno alle strutture

neuro-nali circostanti.

Figura 14. Ipotesi infiammatoria autoimmune del processo di

demielinizzazione della Sclerosi Multipla: cellule T helper entrano nel

Sistema Nervoso Centrale superando la barriera emato-encefalica e

rispondono ad antigeni di MHC di classe II presenti sugli astrociti e sui

macrofagi.

Modelli Sperimentali

La storia della ricerca scientifica nella S.M. inizia nel 1933 quando Rivers,

Sprunt e Beiriq causarono una encefalomielite acuta e disseminata nella

scimmia dopo aver introdotto sottocute per lungo tempo una sospensione

di cervello di coniglio non patologico.

Questa importante ricerca continua fino agli anni 46-50 quando un

gruppo di ricercatori (Among, Kabat, Morgen, Jervis e Koprowski; Ferrero e

Cazzullo) usando la tecnica dell’adiuvante di Freund produssero una

encefalomielite disseminata con uno sviluppo clinico sia acuto che

sub-acuto. Infatti se si iniettano in varie specie di animali, emulsioni di cervello

omologo ed eterologo al quale è stato aggiunto un adiuvante, si provoca

una reazione allergica ai costituenti della mielina e si ottengono sintomi e

segni di una malattia simile alla S.M.

Questa forma di encefalite è chiamata encefalite allergica sperimentale

(EAE: Experimental Allergic Encephalomyelitis).

Essa si sviluppa in tre fasi: la prima è quella della infezione primaria dove

l’edema rappresenta il momento precedente della invasione corpuscolata e

quindi la destrutturazione della mielina nella fase successiva e da ultimo la

reazione gliale isomorfa. Si ottengono così lesioni disseminate che

compaio-no sia simultaneamente, ora sintomatiche ora compaio-no, sia progressivamente.

La prima fase è quella più studiata e si caratterizza per la presenza di

ag-glomerati di granulociti e macrofagi fino a formare grappoli (cuffs) intorno

ai vasi (perivascolari) e quindi di infiltrazione del parenchima circostante.

L’uso del microscopio elettronico ha permesso di riprendere la

disgre-gazione della mielina che avviene nelle vicinanze dei nodi di Ranvier, la sua

distruzione in frammenti, a loro volta inglobati dai macrofagi. La reazione

aspecifica gliale permette il formarsi di quella che comunemente viene

definita “ area di demielinizzazione “ o più comunemente placca di

demieli-nizzazione.

La ricerca si è dotata dal 1970 di una serie omologata di proteine

encefali-togene.

La presenza nella EAE di aree di tutte e tre le fasi patologiche e quindi di

una alternanza dei sintomi e segni, permette di considerarlo il modello

sperimentale più utile allo studio della S.M.. Ciò vale sia per gli studi clinici

di prognosi (epidemiologici), sia di interpretazione neuropatologica, sia per

la applicazione di nuove ipotesi terapeutiche. Ad esempio alla EAE sono

stati applicati tutte le ipotesi di un trigger virale. La formazione della placca

in animale ha permesso lo studio spettroscopico in MRI da trasferire poi in

vivo.

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Nel documento La Sclerosi Multipla (pagine 34-53)

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