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Le fiabe, così come le storie dell’opera, possono essere uno strumento conoscitivo e formativo molto importante per lo sviluppo emotivo e per la formazione dell’identità nel bambino. Dickens per primo comprese che la ricchezza di immagini delle fiabe aiuta i bambini meglio di qualunque altra cosa a raggiungere una coscienza più matura per civilizzare le pressioni caotiche del loro inconscio.

Le fiabe più di qualsiasi altra forma di letteratura indirizzano il bambino verso la scoperta della sua identità e vocazione e suggeriscono quali esperienze sono necessarie per sviluppare ulteriormente il suo carattere. La fiaba è stata da sempre presente nella tradizione popolare, nonostante abbia subito una leggera crisi negli anni settanta, quando per conto di alcuni studiosi veniva ritenuta troppo lontana dalla vita reale e dal quotidiano arrivando persino a considerarla come una pratica nociva per i bambini in quanto li allontanava troppo dalla complessità della vita proiettandoli in un mondo definito troppo fantastico e docile.

La fiaba è qualcosa di magico che serve alla vita di tutte le persone ma soprattutto ai più piccoli per permettere loro di entrare in contatto con problematiche e conflitti interiori in maniera simbolica e proporre soluzioni aperte e possibili.

Le fiabe infatti non pretendono di descrivere il mondo così com’è, né tantomeno propongono insegnamenti sui modi corretti di comportarsi: tale tipo di saggezza è fornito dai miti e ancor di più dalle religioni. Esse infatti offrono spunti di meditazione e interiorizzazioni individuali. Chiaramente la fiaba non si riferisce al mondo esterno, anche se può iniziare in maniera molto realistica ma si sviluppa e vive in mondi costruiti, fantastici e immaginari dove tutto può accadere e tutto può risolversi.

Le espressioni stereotipate che annunciano l’inizio di un racconto come: “C’era una volta,” “Mille anni fa o forse più”, “Tanto tempo fa in un paese lontano…” suggeriscono al bambino che tutto quello che segue non è riferibile a un luogo e a un’epoca che noi conosciamo. Quest’indeterminatezza, sottolineata da queste formule linguistiche specifiche, indicano che stiamo lasciando il mondo concreto della realtà per proiettarci in un viaggio verso un nuovo mondo ipotetico, astratto e come direbbe Gerard Genette, un mondo narrativo. Un atto che richiede una sospensione dell’incredulità per stabilire un nuovo piano di lettura che lo studioso Coleridge ha definito patto narrativo o di lettura.

Le fiabe permettono di entrare in contatto con aspetti benevoli ma anche con aspetti minacciosi che consentono di avvicinarsi ad alcune componenti oscure della natura umana sviluppando così una condivisione di intenti nei confronti dei personaggi in quanto, attraverso lo sviluppo della trama e degli eventi, i bambini possono provare emozioni come la collera, la preoccupazione, la rabbia, la gioia in relazione al personaggio a cui si sentono più legati. La fiaba ha il potere di sottendere, tramite una sequenza di rappresentazioni simboliche, un significato esistenziale non altrimenti accessibile al bambino. Infatti, gli insegna che la vita è un percorso ad ostacoli che bisogna affrontare con coraggio e intelligenza; che è inevitabile il rischio di incontrare figure ingannatrici e che potremmo non riconoscere le figure positive che ci vorranno aiutare. Le fiabe sono portatrici di messaggi e di una morale riconosciuta culturalmente e dunque in continuo aggiornamento.

Uno strumento che permette la comprensione del mondo attraverso metafore e personificazioni e favorisce lo sviluppo di diverse componenti della persona. Potremmo fare un breve elenco delle funzioni educative della fiaba:

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Conoscenza delle proprie emozioni: saper riconoscere la propria sfera emotiva non è cosa semplice poiché solitamente non avviene in modo semplice e lineare. Il bambino manifesta le emozioni in modo differente rispetto all’adulto e fatica a parlare di ciò che prova proprio perché non ha ancora acquisito un linguaggio completo che gli permetta di esprimere concetti astratti. La fiaba è uno strumento fondamentale per l’espressione emotiva del bambino poiché attraverso il suo linguaggio simbolico e la personificazione dei personaggi riesce ad immedesimarsi e a capire che non è l’unico a provare determinate sensazioni, insegna a riconoscere determinati stati d’animo e ad attribuirgli un nome, a capire quali sono le cause e le condizioni che li determinano, a individuare a quali conseguenze possono condurre e soprattutto a gestirle con l’aiuto dell’adulto.

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Conoscenza di se stesso e del mondo: Attraverso queste magiche storie il bambino impara a conoscersi e ad accettare le sue paure. Nutrirsi di esse è una forma di intelligenza, che aiuta a comprendere quello che ci succede. Un addestramento all’auto- narrazione, cioè alla capacità di raccontare a se stessi ciò che sta succedendo e a costruire la realtà circostante.

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Educare alla creatività e all’immaginazione: il racconto fiabesco permette al bambino di

ampliare la sua fantasia e la sua immaginazione tramite la stimolazione di idee e immagini surreali che non hanno nessuna relazione con il mondo della quotidianità. Il bambino ha la possibilità di ascoltare, ideare e dare sfogo alle sue visioni in maniera illimitata; le regole non rappresentano più vincoli, tutto appare improvvisamente possibile.

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Educazione morale: tutte le fiabe sono portatrici di un messaggio che generalmente è volto a far capire al bambino cosa è giusto e cosa è sbagliato, in relazione al fatto che le fiabe nacquero in periodi storici in cui la religione era una componente importantissima della vita delle persone e quindi trattano direttamente o deduttivamente, di temi religiosi. Ma questa è una visione semplicistica con cui possiamo guardare alla funzione morale della fiaba. In realtà come avviene per le più grandi opere d’arte il significato che essa assume risponde a bisogni ben più profondi dell'animo che si modificano per ciascuna persona. I bambini possono trarre significati diversi dalla trama di una stessa storia a seconda dei propri interessi e bisogni del momento. La modalità con cui la fiaba si presenta al bambino con degli insegnamenti è assolutamente sottile e delicata. Ognuno infatti ha una vita vissuta differente e diverse basi ideologiche generali su cui basare le proprie preoccupazioni.

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Educazione artistica: la fiaba rappresenta un mondo a se stante, costruito dall’immaginazione e dalle idee. La lettura di tali storie può incrementare la componente creativa del bambino favorendo la riflessione e l’interpretazione del mondo reale. Uno strumento che alimenta i sogni e i desideri dei più giovani ma non solo.

Le storie moderne scritte per l’infanzia evitano nella maggior parte dei casi la questione legata ai problemi esistenziali, riducendosi a semplici letture d’intrattenimento. Il bambino invece ha bisogno di affrontare, seppur in maniera simbolica, queste questioni cruciali per lo sviluppo felice della sua personalità. Le storie delle fiabe così come quelle delle opere liriche sono oneste e pongono i bambini di fronte ai principali problemi umani agendo come intermediario tra i contenuti reali e quelli possibili. Le storie hanno il dovere educativo di

salvaguardare il bambino dalla cruda realtà del mondo che lo circonda ma anche di avvicinarlo o meglio prepararlo metaforicamente ad affrontare tematiche legati alla morte, all’abbandono, alla vecchiaia per arrivare senza danni alla maturità. È caratteristico delle storie delle fiabe esprimere un dilemma esistenziale in maniera esplicita e coincisa perché permette al bambino di afferrare il problema in maniera essenziale.

Le fiabe arricchiscono la vita del bambino donandogli la magia. Uno strumento formativo così semplice e completo che lo stesso scrittore Lewis Carrol arrivò a definire come un sincero dono d’amore.

La narrazione e la comprensione: L’obiettivo dell’interpretazione è la comprensione e non la spiegazione, il suo strumento è caratterizzato dall’analisi del testo. La comprensione è il risultato dell’organizzazione disciplinata e della contestualizzazione di proposizioni essenzialmente contestabili e non completamente verificabili. Uno dei principali strumenti per farlo è la narrazione: raccontare una storia su qualcosa o narrare di cosa si sta parlando. Un’interpretazione non ne esclude delle altre proprio perché le storie trattano significati che sono per natura plurimi: la regola è determinata dalla polisemia. I significati narrativi dipendono solo in modo superficiale dalla verità, inteso nel senso stretto della verificabilità. Il loro requisito è piuttosto la verosimiglianza che è insieme di coerenza e utilità pratica, nessuna delle quali può essere specificata rigidamente.

Sembra che costruiamo le storie del mondo reale come costruiamo le storie inventate: stesse regole e stesse strutture narrative. Non sappiamo e non sapremo mai se impariamo a capire i racconti dalla vita o se impariamo a conoscere la vita dai racconti. Una storia (fantastica o reale) ha bisogno di un soggetto che agisca per raggiungere un obiettivo che sia riconoscibile e utilizzando mezzi specifici. Il nodo centrale che permette alla narrazione di funzionare è la presenza di una crisi, qualcosa che non funziona tra attori, situazioni, obiettivi e mezzi, è la crisi che rappresenta una rottura e una violazione delle aspettative legittime e che quindi vale la pena di raccontare e di condividere con altri.

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