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Bonifica e messa in sicurezza di siti contaminati da amianto naturale

Nel documento AMIANTO NATURALE E AMBIENTI DI LAVORO (pagine 77-81)

EMILIA ROMAGNA

6.2 Bonifica e messa in sicurezza di siti contaminati da amianto naturale

                                                     

Figura 6.12 - Riepilogo dei dati delle campagne di misura nelle cave di pietrisco (provincia di Parma) - da Sala et al., 2012

• la movimentazione di materiali di scavo; • la movimentazione dei mezzi di trasporto; • la lavorazione al frantoio, che è la fase più critica.

L’approfondimento in MOCF/ SEM, riportato in un successivo lavoro ha permesso di verificare che le fibre di amianto rappresentano quasi il 50% delle fibre totali.

6.2 Bonifica e messa in sicurezza di siti contaminati da amianto naturale

Con il termine “sito contaminato” ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee tale da rappresentare un rischio per la salute umana.

La legislazione nazionale in materia di bonifica dei siti contaminati, introdotta con il d.m. 471/1999, è stata profondamente modificata dal d.lgs. 152/2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale” che, alla Parte Quarta, Titolo V “Bonifica di siti con-taminati”, disciplina gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti conta-minati e definisce le procedure, i criteri e le modalità per lo svolgimento delle operazioni necessarie per l’eliminazione delle sorgenti di inquinamento e comun-que per la riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti, in armonia con i principi e le norme comunitari.

In particolare ai sensi della normativa vigente, un sito è contaminato, quando i valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR), determinati con l’applicazione della

pro-cedura di analisi di rischio sulla base dei risultati del Piano di caratterizzazione (PDC), risultano superati nelle matrici ambientali; si tratta quindi di un sito in cui si è già accertato un rischio sanitario e ambientale.

Una volta appurato lo stato di contaminazione è possibile procedere, a seconda delle specifiche caratteristiche del sito, ad un intervento di bonifica (insieme di ope-razioni atte ad eliminare le sostanze inquinanti o a ridurne le concentope-razioni al di sotto della corrispondente CSR) o di messa in sicurezza (operativa o permanente). Mentre gli interventi di bonifica sono indirizzati alla rimozione effettiva delle so-stanze che hanno provocato la contaminazione, gli interventi di messa in sicurezza sono realizzati per l’isolamento definitivo delle fonti inquinanti. In funzione delle attività da svolgere, gli interventi in un sito contaminato possono essere classificati: • “in situ” (senza movimentazione o rimozione di materiali dal sito);

• “on-site” (con movimentazione e rimozione di materiali, ma nell’ambito del sito stesso);

• “off-site” (con movimentazione e rimozione di materiali fuori dal sito stesso). L’obiettivo comune è quello di evitare la propagazione della contaminazione garan-tendo un adeguato livello di sicurezza per i lavoratori e per l’ambiente.

Laddove si riscontra il superamento nelle matrici ambientali della CSR per l’amianto in un sito Noa, a causa degli ingenti volumi di materiali coinvolti, solitamente si in-terviene con la messa in sicurezza permanente. Dall’esperienza maturata si è potuto inoltre constatare che le tecniche di bonifica “tradizionali”, attraverso la rimozione dell’inquinante, risultano di difficile applicazione.

Per questo, ai fini della messa in sicurezza permanente e del ripristino ambientale dell’area, spesso si ricorre alle tecniche dell’ingegneria naturalistica. Tale approccio, utilizzato in alternativa o in associazione con le tecniche tradizionali, vuole conciliare le esigenze tecnico-progettuali dell’intervento con quelle ambientali, cercando di realizzare una nuova metodologia operativa che utilizzi tecniche moderne ad im-patto zero e nel pieno rispetto dell’ambiente.

Le fasi lavorative maggiormente significative in termini di aerodispersione primaria e secondaria sono quelle che prevedono attività a diretto contatto con le superfici contaminate. Tra queste sono ricomprese le operazioni di preparazione delle aree, che spesso prevedono scavi e movimentazioni preliminari e gli interventi di manu-tenzione e/o ripristino a seguito di eventi imprevisti; non di rado tali aree sono sog-gette a fenomeni erosivi, gravitativi, etc, che comportano l’asportazione del manto di copertura, con conseguenti rischi per gli operatori.

• l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale deve essere intervallato da pe-riodi di riposo adeguati all’impegno fisico richiesto dal lavoro ed alle condizioni ambientali, anche estreme (caldo/freddo, etc.), che possono verificarsi in am-biente outdoor;

• le attrezzature e i macchinari utilizzati in attività che possono comportare poten-ziale aerodispersione di fibre di amianto devono essere regolarmente e sistema-ticamente puliti ad umido; in particolare dovrebbe essere previsto lavaggio a bassa pressione, al fine di non disperdere le fibre in aria. Si dovrà altresì preve-dere una accurata aspirazione dell’abitacolo dei mezzi mediante aspiratore a filtri assoluti Hepa, secondo specifico programma;

• tutte le lavorazioni connesse alla movimentazione di terreni in situ dovranno av-venire possibilmente previa umidificazione degli stessi;

• i rifiuti devono essere rimossi dai luoghi di lavoro il più presto possibile e in ap-propriati imballaggi e smaltiti in conformità alla normativa vigente come rifiuti pericolosi.

Nel cantiere dovrebbero inoltre essere assicurate le seguenti misure di tutela: • i lavoratori devono avere in dotazione idonei indumenti protettivi da riporre in

posti separati dagli abiti civili;

• i dispositivi di protezione individuale devono essere controllati e ben puliti dopo ogni utilizzazione e custoditi in luoghi adibiti a tale scopo;

• in presenza di condizioni climatiche estreme e/o forti venti le lavorazioni dovreb-bero essere interrotte.

Tutte le operazioni dovranno essere eseguite adottando gli idonei presidi di sicu-rezza (imbracature, funi, occhiali di protezione, cuffia antirumore, etc.) previsti dal d.lgs. 81/08 oltre a quelli necessari per lavorare in presenza di amianto; ciò in par-ticolare per le operazioni da effettuarsi su versanti ad elevata acclività (chiodature, placcaggi, etc.), per le quali dovrebbero anche essere previsti adeguati corsi di for-mazione per il rischio specifico.

Le tipologie di intervento, oggetto della presente trattazione, possono essere sin-teticamente suddivise in:

• interventi preliminari di pulizia e preparazione delle aree: pulizia manuale e/o meccanica delle superfici, compresi disboscamento e decespugliamento; mo-vimentazione dei materiali di risulta; disgaggio manuale, meccanico o con im-piego di esplosivi, di massi pericolanti e di ogni porzione rocciosa in equilibrio precario;

• interventi di riprofilatura e rimodellamento: scavo e movimentazione dei mate-riali (riduzione della pendenza e livellamento delle superfici, appesantimento al piede, scarico in testa, gradonatura);

• interventi di rivestimento o antierosivi: hanno la funzione di ricoprire e fissare la superficie del terreno instabile da trattare. comprendono i rivestimenti antierosivi biodegradabili (biostuoie, bioreti, biofeltri, etc.) e sintetici (geostuoie, geocelle,

geocompositi, etc.), nonchè i diversi tipi di inerbimento (semina a spaglio, idro-semina, zolle erbose, materassini seminati, ecc.);

• interventi stabilizzanti e di consolidamento: tecniche in grado di rendere stabili i pendii mediante piantumazione, gradonate, cordonate, viminate, fascinate, ecc.; • interventi finali, di manutenzione e di ripristino.

Le tipologie di intervento sopra menzionate possono essere eseguite con tecniche tradizionali, di ingegneria naturalistica o miste, al fine di ottenere effetti combinati sinergici; di seguito ne vengono illustrate alcune, a titolo esemplificativo e non esau-stivo.

Nel documento AMIANTO NATURALE E AMBIENTI DI LAVORO (pagine 77-81)