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Borgese, “Il processo di Gaspara Stampa”, in Studi di letterature moderne, Milano, Tre-

Tr adizione e t alento

26. Borgese, “Il processo di Gaspara Stampa”, in Studi di letterature moderne, Milano, Tre-

ves, 1915, citato da G. Macchia, “Rivista Rosminiana”, XXXI (1937), pp. 152-57.

27. Vitiello, J., “Gaspara Stampa: The Ambiguities of Martyrdom”, MLN, 90 (1975),

Tradizione e talento femminile Ilaria Rizzato

24 La vicenda dei Sonnets from the Portuguese è singolare.

Composti con ogni probabilità tra il 1845 e il 1846, nel periodo del fitto scambio epistolare tra Elizabeth Barrett e Robert Browning, vennero tenuti segreti dalla poetessa fino al 1849, e pubblicati solo l’anno seguente. Il motivo di tanto riserbo sembra un commento sprezzante sfuggito a Browning circa l’abitudine di parlare dei propri senti- menti personali in poesia1. Tre anni dopo il matrimonio,

in seguito a un’osservazione meno censoria sulla questione, Elizabeth mostrò per la prima volta la sequenza al marito, che ne riconobbe subito il valore e insistette perché fosse pubblicata nei Poems 1850.

A Robert Browning pare si debba anche il suggerimento del titolo, arguta commistione di mascheramento e svela- mento, evocativo delle Lettres portugaises (1669) del conte Lavergne de Guilleagues, che se ne finse mero traduttore, 1. La vicenda viene riportata da numerosi biografi: Clarke, I., Elizabeth Barrett Browning:

A Portrait, New York-London, Kennikat Press, 1929; Dally, P., Elizabeth Barrett Browning:

A Psychological Portrait, London, Macmillan, 1989; Forster, M., Elizabeth Barrett Browning:

A Biography, London, Chatto & Windus, 1988; Hewlett, D., Elizabeth Barrett Browning: A

Life, New York, Octagon Books, 1972; Taplin, G. B., The Life of Elizabeth Barrett Browning, cit.

Capitolo II

Un canzoniere al femminile 25 appunto, dal portoghese, attribuendole alla monaca Ma- riana Alcoforado. Tale rimando pone l’enfasi non solo sul tema amoroso, in comune coi Sonnets, ma anche sulle sottili corrispondenze di questi ultimi con le lettere d’amore che i due poeti si scambiano tra il 1846 e il 1846, che saranno oggetto del capitolo III del presente studio. La finzione di un originale portoghese è inoltre evocativo della ballata “Catarina to Camoëns”, pubblicata da Elizabeth nei Poems 1844, in cui l’ispiratrice dei versi d’amore del maggiore pe- trarchista portoghese, abbandonata dall’amato, prende la parola per denunciarne la crudeltà e l’inganno, come si spiega nel capitolo IV del presente studio.

Se il titolo doveva servire a proteggere l’autrice da un’im- mediata identificazione e associazione a tematiche eccessiva- mente personali, la ricchezza di riferimenti alla produzione poetica e alla vita privata di Elizabeth Barrett non doveva aver reso difficile l’attribuzione dei Sonnets. D’altra parte, con lo scalpore destato nell’ambiente letterario londinese dalla fuga in Italia dei Browning, l’identificazione dei pro- tagonisti della sonnet-sequence era destinata a rappresentare un rompicapo intertestuale di soluzione fin troppo facile per il pubblico anglofono.

In un primo momento anche il sonetto XLIII, il cui pri- mo verso è tratto dal componimento Past and Future (Po- ems 1844), fu rimosso dalla sequenza, ma poi reintegrato, a testimonianza del fatto che il riconoscimento di Elizabeth Barrett come autrice da parte dei lettori non era più motivo di preoccupazione.

L’atteggiamento ambiguo – a metà tra pudicizia e gusto per il gioco testuale – di Elizabeth Barrett nei confronti della pubblicazione dei Sonnets è indicativo di quanto sia difficile, ancora oggi come allora, interpretare la sua poesia e la sua visione della vita. La figura della poetessa, infatti, è segnata da una profonda ambivalenza: da un lato la fragile invalida, autrice di versi sentimentali rivolti all’eroe che l’ha salvata dalla reclusione e dalla tirannia del padre, dall’altro la poe- tessa dalla voce grossa, dalla “falsetto muscularity”, che con veemenza denuncia la discriminazione nei confronti degli strati sociali più deboli (The Cry of the Children) e delle donne di qualsiasi condizione sociale (Aurora Leigh, The Runaway Slave at Pilgrim’s Point). Tuttavia nessuna delle due immagini riesce a definire l’esperienza poetica di Elizabeth Barrett,

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non solo per il fatto che nessuna banalizzazione può rende- re ragione di decenni di attività poetica, ma anche perché l’intera opera della poetessa è caratterizzata dalla comples- sità insita nel lavoro di ricerca di una propria voce poetica in una tradizione prettamente maschile. Sebbene anche il mondo del novel sia dominato da valori maschili, ancora di più lo è quello della poesia, per sua natura implicitamente elitaria ed esclusiva.

Elizabeth Barrett sceglie di affrontare un genere, quello del canzoniere, che non solo è territorio dei più grandi nomi della poesia inglese ed europea, ma è anche fortemen- te connotato in senso maschile2. La poetessa ha dunque a

disposizione una tradizione altamente codificata e di indi- scusso prestigio, che però deve necessariamente rielaborare per avere diritto alla parola poetica. Da una parte il codice petrarchesco viene evocato, dall’altra ne vengono negati alcuni aspetti fondamentali. La situazione di partenza ri- calca quella dei grandi modelli del canzoniere: l’io lirico, rivolgendosi all’oggetto del suo amore, racconta un percor- so interiore in cui si alternano momenti di gioia e dolore, di esaltazione e di rifiuto, di speranza e di abbattimento. Il discorso si costruisce su ardite metafore e fantasiose antitesi. Il linguaggio, a tratti arcaicizzante, rimanda alla poesia di Sidney, Spenser e Shakespeare, i cui versi talora risuonano nel canzoniere. Il codice petrarchesco, dunque, è vivo e presente, soprattutto nella sua forma di maggior successo in ambito anglosassone, quella elisabettiana. Nel momento stesso in cui evoca i grandi padri della poesia inglese, tutta- via, Elizabeth Barrett ne mette in discussione gli insegna- menti, manipolando con abilità le norme del genere per i propri scopi, in modo tale da far spiccare nettamente la novità dell’opera sull’ossatura prestabilita del canzoniere.

L’aspetto più marcatamente innovativo dei Sonnets from the Portuguese è quindi l’inserimento di un soggetto poetico femminile in una tradizione di sicuro dominio maschile3.