In un seminale studio sulle aree metropolitane italiane (Cafiero, Busca, 1970), si erano considerate le densità degli attivi extragricoli dei Comuni, aggregando tra loro i Comuni contigui con densità superiori ai 100 attivi extragricoli/kmq; fra questi raggruppamenti si erano poi definite le aree me- tropolitane, caratterizzate da una popolazione complessiva superiore a 110.000 ab e un numero di attivi extragricoli superiore a 35.000. La perimetrazione proposta riprendeva, concentrando l’atten- zione solo sulla più urbanizzata fascia costiera, i confini dell’antica Provincia di Genova, delle quali ancora evidentemente si riconoscevano degli evidenti tratti in comune, non espressamente legati alla sola dimensione insediativo-morfologica. Peraltro risulta evidente come le relazioni tra Genova e la sua area a confine di Levante, costituita dai Comuni del Golfo del Tigullio, fossero già immediata- mente percepibili e come queste approssimassero con una discreta precisione i confini della nuova provincia genovese. Sul lato di Ponente, invece, si riconoscevano delle relazioni molto forti anche con tutta l’area del savonese, anch’essa storicamente legata in maniera molto forte con il genovesato. Nel 1991 lo studio di Bartaletti (Bartaletti, 1991) sulle aree metropolitane italiane affina il prece- dente lavoro di Cafiero e Busca: la metodologia adottata per questo studio si basa sulla procedura adottata dal United States of Bureau of the Census e dalle contemporanee ricerche statunitensi sulle
Standard Metropolitan Statistical Areas, con una specifica attenzione tuttavia al criterio demografico. Secondo quest’ultima definizione, l'Area Statistica Metropolitana (SMA) è composta da una o più contee (nel caso americano, ovviamente), ed è definita sulla base di un'area urbana centrale; vale a dire un'area continua di relativa alta densità di popolazione. Nel caso dell’applicazione al caso italiano elaborata da Bartaletti, le norme elaborate per l’aggregazione dei comuni sono imperniate sulle variazioni percentuali della popolazione in determinati periodi, integrate dalla densità della popolazione e dalla continuità edilizia, nonché da diverse procedure connesse con la distanza tra i centri, la dimensione dei comuni, l’andamento dei confini amministrativi e delle vie di comunicazione. Anche in questo caso non si tiene conto dei flussi di pendolarismo, che all’epoca dell’elaborazione non erano ancora disponibili. Nella proposta di Bartaletti, l’area metropolitana viene definita con una maggiore concentrazione verso Levante (il Ponente, oltre il Comune di Cogoleto, che è l’ultimo comune costiero occidentale della provinciale, viene escluso dalla perimetrazione) e rientrano nella definizione di area metropolitana anche diverse aree interne del genovesato (la Val Polcevera). Lo studio sulle aree metropolitane raccolto all’interno del saggio di Fubini del 1994 (Fubini, 1994) invece considera diverse componenti: i flussi di traffico, il pendolarismo (che con la pubblicazione dei dati del Censimento ISTAT 1991, per la prima volta consentirono le prime elaborazioni in mate- ria), le dinamiche demografiche, la struttura insediativa (infrastrutture e densità) e le tipologie della popolazione. Ne consegue un’immagine che riprende in buona misura quella coeva elaborata per il Piano territoriale di coordinamento dell’Area Centrale Ligure, con considerazione anche delle aree interne che si spinge a considerare come connessa all’rea genovese anche i territori dell’Oltregiogo. Non molto diverso in termini di delimitazione finale fu il risultato delle ricerche di Marchese sulle aree metropolitane in Italia (Marchese, 1997) che, partendo da considerazioni economiche e spaziali, individuava come area metropolitana genovese quella caratterizzata dall’insieme dei Comuni a forte
01
Perimetrazioni dell’area metropolitana genovese: secondo gli studi di Cafiero e Busca (1970) e Baratletti (1991)
Seguendo le metodologie recentemente adottate anche nell’ambito degli studi Espon sulle aree me- tropolitane, e adottando quindi quale criterio selettivo principale la connessione morfologica, appa- re utile, ai fini della definizione dell’area di influenza dell’area metropolitana, valutare il grado di connessione e contiguità fisica delle aree edificate e del grado di urbanizzazione
Genova, disponendo di un territorio di difficile insediabilità, è cresciuta lungo una fascia costiera spesso molto ristretta e per espansioni nelle valli, in particolare quelle che danno accesso ai valichi verso la Pianura Padana. Sicché la città si presenta con un nucleo centrale relativamente piccolo, dal quale si dipartono quattro lunghi filamenti, due costieri e due nelle valli principali (Polcevera e Bisa- gno), costituiti dall’inviluppo delle infrastrutture e dalla massa dell’edificato; questi filamenti danno a loro volta origine a biforcazioni e sono l’innesto di terminazioni ulteriori.
La parziale continuità dei filamenti è indizio della formazione di un unico sistema urbano che si estende oltre i confini comunali, provinciali e regionali: ad est raggiunge la Val Petronio (circa 50km dal centro di Genova), ad ovest Vado (50 km); oltre il crinale alpino-appennico si spinge fino all’alta pianura piemontese e lombarda, raggiungendo almeno Novi (60 km) e inglobando la media Val Bormida, che costituisce storicamente l’entroterra industriale dei porti di Savona e Vado.
Questa morfologia è stata messa in evidenza semplicemente tramite la restituzione del livello temati- co degli edifici desunto dalle carte tecniche (Figure 3.5. e 3.6.); tuttavia una restituzione non solo più suggestiva, ma forse anche più significativa ai fini euristici è quella che si ottiene dalle foto satellitari notturne che mostrano le zone illuminate, quindi realmente popolate (Figura 3.7.).
La seconda rappresentazione è particolarmente efficace nel descrivere la forma dell’area metropo- litana genovese per via del contrato tra le aree montane, pressoché disabitate e quindi quasi com- pletamente buie, e i filamenti urbani luminosi disposti lungo la costa e le valli; in particolare si può notare come, a nord, i filamenti che discendono le valli dell’Orba e dello Scrivia (in cui scorrono, rispettivamente: l’A26 e la ferrovia Genova-Alessandria; l’A7 e le ferrovie Genova-Milano e Genova- Torino) convergano unendosi a Noci, a sud di Alessandria; ne risulta un grande anello che delimita una vasta area montana (quella del Parco regionale delle Capanne di Marcarolo).
02
L’area metropolitana genovese secondo una rielaborazione del PTC dell’area centrale ligure (Riga- monti, 1994) e Marchese (1997)
03
Le aree metropolitane del nord Italia secondo lo studio ANCI_Cittalia, 2009: core, ring e grado di urbanizzazione