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DAL BRENNERO A CAPO PASSERO

Nel documento Covid, 297 isolati in un giorno (pagine 28-31)

IN ALTO L’INCONTRO CON IL CAPPELLANO DI SOLLICCIANO CHE RACCONTA

LA VITA DEI DETENUTI TRA MISERIE E PERDONO NEGATO.

IN BASSO LA TAPPA A GAETA ALL’EX CARCERE MILITARE

CON IL VICE PRESIDENTE DEL CENTRO EUROPEO STUDI PENITENZIARI, ALESSANDRO DE ROSSI

IL DUBBIO

SE LA PENA DIVENTA VENDETTA E NON RIEDUCAZIONE, AD USCIRNE SCONFITTO È PER PRIMA LO STATO: COSÌ SI CREA IL “MITO” DEL CRIMINALE, CHE SI SENTE IN CREDITO CON CHI LO HA PUNITO

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VENERDÌ 28 AGOSTO2020

VIAGGIO NEGLI ISTITUTI PENITENZIARI DELLA PENISOLA:

TRA STRUTTURE OBSOLETE E AFFETTIVITÀ NEGATA, IL RACCONTO DELLA SOLITUDINE DI CHI CI VIVE E CI LAVORA

La nuova “resistenza”

per un carcere più giusto e aperto al mondo esterno

IL DUBBIO

V

enticinque giugno ore 2,40, partenza in notturna dal Brennero, per questa lunga avventura che mi porterà in 12 tappe a percorrere oltre 2.000 chilometri e quasi 15.000 metri di dislivello per arrivare a Porto Palo di Capo Passero. Con me ci sono Kappe, che mi accompagna per le prime due tappe fino a Modena, e Pirillino, che si ferma a

Bolzano. La temperatura è molto fresca, intorno ai 10 gradi. Sono molto

eccitato per l'inizio di questo Tour, in cui mi troverò a pedalare insieme ad altri amici per alcune tappe: Maru da Mantova fino a Firenze, Francesco e Christian che si fermano a Modena e poi Adalgiso che da Amelia mi accompagna fino alla

Capitale. Le prime pedalate sono incerte il progetto è davvero

ambizioso e non riuscirlo a portare a termine significa un po' tradire il motivo per cui l'ho intrapreso: parlare e far parlare di carcere.

Poi invece la pedalata si fa più sciolta e alla fine porto a termine questa che per me è l'avventura della vita. Unire i due punti estremi dell'Italia ha per me, nato a Bolzano da genitori calabresi, un senso profondo. Quando sono a Bolzano sono un

“terrone” quando sono in Calabria un “polentone”.

Ma se si può andare dall'Alto Adige alla Sicilia in bicicletta vuol dire che siamo vicini.

Con piste ciclabili come quelle che ci sono fino a Mantova, molte più persone potrebbero percorrere l'Italia intera in sella ad una bicicletta, che sia muscolare o elettrica.

Forse è giunto il momento di investire in

infrastrutture che porterebbero sicuri vantaggi, sia in termini ambientali che turistici.

Perché, ve lo posso garantire, l'Italia in bicicletta è meravigliosa!

RO. SE.

ROBERTO SENSI

C

ome lo immagini il carce-re tra vent'anni? È que-sta la domanda che è que- sta-ta possta-ta alla chiusura delle in-terviste, nelle tappe del mio tour attraverso le carceri. A viaggio terminato, io invece mi chiedo cosa penseranno di noi le persone tra vent'anni.

A Lamezia Terme Sandra Berar-di, dell'associazione Yairaiha, è convinta che le attuali condi-zioni detentive possano essere paragonate a dei moderni cam-pi di concentramento. Il con-fronto, ovviamente, è azzarda-to, ma rende bene il senso di op-pressione, ingiustizia e solitu-dine che avverte chi dietro le sbarre ci vive o ci lavora quoti-dianamente. L'articolo 27 della nostra Costituzione nasce dal-le atroci sofferenze anche di chi, internato nei lager, si era ri-promesso che nessuno avrebbe mai più dovuto subire quegli or-rori e che quindi le pene non po-tessero consistere in trattamen-ti contrari al senso di umanità.

Ma se penso a Poggioreale, così come lo descrive Pietro Ioia, ga-rante dei detenuti di Napoli, non sono certo che questo prin-cipio venga rispettato: sovraf-follamento e strutture fatiscen-ti offendono la rafatiscen-tio dell'arfatiscen-tico- dell'artico-lo 27.

In queste condizioni, la riedu-cazione del condannato, pur prevista dalla nostra Carta, re-sta una chimera. E l'alto tasso di recidiva non fa che confer-marlo. Don Vincenzo Russo, Cappellano del carcere di Sol-licciano, sostiene che il con-dannato si senta in credito nei confronti della società per tut-to ciò che subisce durante la de-tenzione e che alla fine non ne esca una persona migliore.

E come potrebbe riabilitarsi, ad esempio, chi ha subito il carce-re duro? Può il 41 bis non esse-re considerato un trattamento contrario al senso di umanità?

Roberto Cavalieri, garante dei detenuti a Parma, ci racconta le rigide regole che scandiscono la vita dei reclusi nella sezione speciale. Se l'intento del legi-slatore, figlio di una stagione emergenziale, era recidere le ra-mificazioni mafiose all'interno delle carceri, mi chiedo oggi quale sia la ragione per la quale le persone soggette a tale regi-me non possano leggere un quo-tidiano o guardare la televisio-ne o augurarsi buon pranzo.

Qual è il ruolo dello Stato? Il

braccio vendicatore o il difen-sore della Costituzione? Carme-lo Musumeci, in carcere per la maggior parte della sua vita, è convinto che un comportamen-to vendicativo da parte delle istituzioni nei confronti dei ma-fiosi non faccia che crearne il mito.

Non sarebbe allora il caso di ri-pensare drasticamente un con-cetto ormai obsoleto del carce-re? La Costituzione parla di pe-ne al plurale. E invece, come so-stiene Samuele Ciambriello, ga-rante dei detenuti per la Campa-nia, in Italia la pena è una sola:

la prigione. In periodo di Covid molti magistrati di sorveglian-za, applicando le norme dello Stato, hanno accelerato l'iter per l'ammissione a pene alter-native a circa 400 persone. Per gran parte dei media la

sempli-ficazione è la scorciatoia più ef-ficace e il messaggio che passa è: “Covid libera tutti. In galera non ci va mai nessuno”. Eppu-re, sono talmente “pochi” i de-tenuti in Italia, che la Cedu fa un copia incolla ogni anno per scrivere la sentenza con cui ci condanna al pagamento di una sanzione per il sovraffollamen-to.Il carcere deve essere l'estrema ratio, anche per Bernardina Di Mario, direttrice del peniten-ziario di Perugia. Attraverso l'organizzazione di eventi aper-ti ai familiari dei detenuaper-ti e alla cittadinanza, Di Mario si ado-pera affinché le galere non sia-no percepite come monadi iso-late, ma come reti interconnes-se con la “vita di fuori”. Ne è fer-mamente convinta anche Fiam-metta Borsellino, a cui viene in

mente una sola parola: ra. Apertura all'esterno, apertu-ra mentale della società civile per favorire percorsi di incon-tro e reinserimento sociale.

Ma il carcere non è solo obsole-to come concetobsole-to, anche le strutture cadono a pezzi. Da-vanti a Regina Coeli, chiacchie-rando con Rita Bernardini, pre-sidente di Nessuno Tocchi Cai-no, scopro che originariamen-te la costruzione ospitava un monastero e solo successiva-mente venne trasformato in car-cere. L'architettura e la disposi-zione degli spazi interni stride con la visione futuristica di Alessandro De Rossi, vice pre-sidente del Centro Europeo Stu-di Penitenziari, che pone l'ac-cento sull'importanza dell'af-fettività dietro le sbarre, per non privare di questo diritto

an-che i familiari dei detenuti an-che non hanno commesso alcun reato. La stanza dell'amore, pe-rò, resta un'utopia per il siste-ma penitenziario italiano.

L'amore non oltrepassa le spes-se pareti degli istituti. Anzi, il carcere quasi sempre è un luo-go invisibile, dove rinchiudere emarginazione e devianza. Pao-la Cigarini, volontaria a Mode-na, lo descrive come collettore

di ogni disagio:

dalla tossicopendenza al di-sturbo psichico.

Un contenitore chiuso che, co-me una pentola a pressione, può scoppiare da un momento all'al-tro. Come pur-troppo è succes-so a marzo, quando durante le rivolte alcuni tossicodipen-denti sono riu-sciti a entrare in possesso del me-tadone e ne han-no abusato, per qualcuno l'over-dose è stata

fata-le. Tossicodipendenti, migranti, persone con disturbi psichici.

È questo il grosso della popola-zione carceraria. E nella mag-gior parte dei casi, in cella ci fi-nisce chi non ha subito alcuna condanna, vittima di un uso di-sinvolto delle misure cautela-ri: la percentuale di detenuti in attesa di giudizio è troppo alta per un Paese civile. A volte lo sprone per le carcerazioni pre-ventive è dato dai pregiudizi:

sei calabrese allora sei mafio-so. È il caso di Platì, dove in una notte del 2003 migliaia di uomi-ni in divisa cingono d'assedio il paese nell'ambito dell'opera-zione “Marine”: oltre cento gli arresti e alla fine solo otto le condanne. Tra questi anche l'ex sindaco, che nel cuore del-la notte viene svegliato e tratto in arresto. Verrà rimesso in li-bertà dopo 15 giorni in sede di convalida del Tribunale del rie-same. Ma il calvario giudizia-rio durerà anni. La colpa più grave? Essere nati a Platì.

Più grave ancora, il caso di Gae-tano Santangelo, arrestato sedi-cenne con l'accusa di omicidio e assolto dopo 37 anni, passati tra detenzione e latitanza. Una vita distrutta da una giustizia iniqua e persecutoria.

Nel corso del mio viaggio ho in-contrato persone con cui sono entrato immediatamente in sin-tonia. Donne e uomini che, az-zardando un paragone, posso-no essere considerati la moder-na “resistenza”: quotidiamoder-na- quotidiana-mente impegnati per rendere più dignitosa la vita di migliaia di detenuti. E così fra 20 anni a chi mi chiederà cosa ho fatto per arginare questa vergogna, potrò rispondere: ho pedalato.

DUEMILA CHILOMETRI IN QUINDICI GIORNI,

DALL’ALTO ADIGE ALLA SICILIA, PER PARLARE E FAR PARLARE DI

DETENZIONE: UN LUNGO TOUR ATTRAVERSO LE STORIE, I PROBLEMI E LE CONTRADDIZIONI DEL MONDO DIETRO LE SBARRE

L’Italia in sella è meravigliosa Ora più ciclabili

DODICI TAPPE

DAL BRENNERO A CAPO PASSERO

IN ALTO L’INCONTRO CON IL CAPPELLANO DI SOLLICCIANO CHE RACCONTA

LA VITA DEI DETENUTI TRA MISERIE E PERDONO NEGATO.

IN BASSO LA TAPPA A GAETA ALL’EX CARCERE MILITARE

CON IL VICE PRESIDENTE DEL CENTRO EUROPEO STUDI PENITENZIARI, ALESSANDRO DE ROSSI

IL DUBBIO

SE LA PENA DIVENTA VENDETTA E NON RIEDUCAZIONE, AD USCIRNE SCONFITTO È PER PRIMA LO STATO: COSÌ SI CREA IL “MITO”

DEL CRIMINALE, CHE SI SENTE IN CREDITO CON CHI LO HA PUNITO

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VENERDÌ 28 AGOSTO2020

La

Anno V - Numero 237 www.laverita.info - Prezzo in Italia euro 1,30

Ver ità O Quid est veritas? O

Nel documento Covid, 297 isolati in un giorno (pagine 28-31)

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