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Brockwood Park, 9 settembre 1972

Nel documento Sulla Mente E Il Pensiero (pagine 73-77)

Possiamo osservare che il pensiero, per quanto sottile possa essere, ha generato questa incredibile struttura umana fatta di relazioni, di comportamenti sociali, di divisioni: e dove c’è divisione, devono esserci, necessariamente, conflitto e violenza. Che sia una differenza linguistica o di classe, o la diversità generata da ideologie e sistemi, questo stato, in quanto divisivo, invariabilmente produce violenza. Fino a quando non si comprende in profondità come si è generata questa violenza, non solamente indagandone le cause, ma andando oltre, molto oltre le cause, non saremo mai liberi, almeno a me sembra, da questa straordinaria miseria, confusione, dalla violenza che è presente nel mondo.

Perciò mi chiedo, e noi tutti chiediamo a noi stessi: che cosa è la libertà, in relazione al pensiero e al comportamento umano? Perché è il nostro comportamento quotidiano che sta generando questo caos nel mondo.

Quindi, può esserci libertà, completa libertà dal pensiero? E se c’è libertà dal pensiero, che posto prenderà il pensiero?

Per favore, non stiamo filosofeggiando o intrattenendoci intellettualmente. Filosofia significa amore perla verità, non opinione speculativa, percezioni o conclusioni teoretiche. Il suo vero significato è amore per la verità nella nostra vita e nel nostro comportamento quotidiano. Per approfondire

questo punto con serietà, e spero che lo facciate, bisogna indagare, imparare, senza opinioni, senza raggiungere conclusioni da memorizzare, perché, in questa indagine che stiamo compiendo assieme, non raggiungeremo nessuna conclusione. Al contrario, la verità non è una conclusione: si giunge a una conclusione solo quando il pensiero produce opinioni, verità dialettiche; con queste conclusioni, il pensiero diventa uno strumento di separazione.

Perciò, quello che dobbiamo fare è scoprire da soli, e quindi imparare, che cos’è il pensiero, e se questo, per quanto razionale, logico, sano, oggettivo possa essere, può determinare una rivoluzione psicologica nel nostro comportamento. Il pensiero è sempre condizionato, perché il pensiero è la reazione della memoria, dell’esperienza, della conoscenza, dell’accumulo. Il pensiero sorge da questi condizionamenti, per questo motivo non potrà mai generare un comportamento giusto. Siamo capaci di capirlo? Sapete, ho incontrato molti psicologi, in tutto il mondo, che osservando ciò che gli esseri umani sono nella realtà, quanto sia contraddittorio il loro comportamento e quanto siano miserevolmente infelici, dicono che bisognerebbe, per prima cosa, gratificarli, e poi condizionarli in maniera diversa. Dicono che, invece di punirli per il loro comportamento malvagio, bisognerebbe premiarli per le cose buone che fanno e dimenticare il resto. In questo modo, fin dall’infanzia siete condizionati: siete premiati per comportarvi bene, o ciò che si pensa essere bene (cioè in modo non antisociale). Vedete, affrontando tutto con il pensiero, per loro il pensiero è di straordinaria importanza e, così come i comunisti e molti altri, dicono che il pensiero deve essere rimodellato, condizionato in modo diverso, in modo che da questa diversa struttura possa manifestarsi un comportamento diverso. Come vedete, affrontano l’intera problematica, rimanendo, ancora, dentro i modelli del pensiero.

Anche nell’India antica si è cercato di fare la stessa cosa, lo hanno fatto i buddhisti; ogni religione, in realtà, ci ha provato. Ma il comportamento umano, con tutte le sue contraddizioni, le sue frammentazioni, è il risultato del pensiero e se vogliamo cambiare radicalmente questo comportamento, non perifericamente, nelle espressioni marginali dell’esistenza umana, bensì proprio nel nucleo del nostro essere, allora dobbiamo scendere in profondità nella realtà del pensiero. Voi dovete farlo, non io. Voi dovete vedere la verità di ciò: che il pensiero deve essere compreso, che bisogna conoscerlo interamente. Questo deve essere di enorme importanza per voi, non perché ve lo dice chi sta parlando, perché egli non è importante, ma perché ciò che ha valore è quello che voi stessi imparate, non quello che memorizzate. Se state solo ripetendo le mie parole, sia che le accettiate sia che le neghiate, vuol dire che non avete affatto affrontato il problema. Nel caso, invece, vi stia veramente a cuore risolvere questo problema tutto umano, scoprire come vivere in pace, con amore, senza paura, senza violenza, dovete allora affrontare l’intera questione del pensiero.

Allora come si può imparare cos’è la libertà? Non la libertà dall’oppressione, non la libertà dalla paura, da tutte le piccole cose di cui ci preoccupiamo, ma libertà dalla causa stessa della paura, dall’origine stessa del nostro antagonismo, dalla radice del nostro essere, dove la dall’origine dell’esistenza, allora dovete conoscere il pensiero. Se quella domanda è chiara, non la sua spiegazione verbale, non le idee che raccogliete dalla

spiegazione, ma se quella domanda è qualcosa che percepite come un’assoluta necessità, allora possiamo viaggiare assieme, e se poteste comprendere questo, tutte le domande troverebbero risposta.

Perciò, bisogna scoprire che cosa significa imparare. Per prima cosa voglio imparare a scoprire se esiste la libertà dal pensiero, non come usare il pensiero, perché questa è una domanda successiva. Ma può la mente essere mai libera dal pensiero? Che cosa significa, che cosa implica questa libertà? Noi conosciamo solo la libertà da qualcosa, dalla paura, da questo o da quello, dall’ansia, da decine di cose; ma esiste una libertà che non sia da qualcosa? La libertà stessa, in se stessa? Una volta formulata questa domanda, è dal pensiero che dipenderà la risposta? O non è forse, la libertà, la non esistenza del pensiero? Imparare significa percepire istantaneamente, perciò imparare non richiede tempo, non so se lo capite: per favore, vi prego, è veramente affascinante vederne l’importanza.

Dal resoconto del discorso pubblico tenuto a Brookwood Park il 9 settembre 1972, copyright (c) 1972/1993, Krishnamurti Foundation Trust, Ltd.

Nel documento Sulla Mente E Il Pensiero (pagine 73-77)