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Alla corte del khan

4.3 Caccia e falconeria.

Sebbene non si tratti propriamente di un momento di festa, pare interessante spendere qualche parola per la pratica della caccia presso la corte del Gran Khan; innanzitutto in quanto, nonostante le diversità sostanziali, è riscontrabile un parallelismo con l’Occidente nella comune esclusività di tale pratica, come rito oltre che passatempo, all’élite nobiliare; in secondo luogo perché, ancora una volta, la diversità e superiorità del Gran Khan rispetto al resto dell’aristocrazia vengono sottolineate da una sua posizione di preminenza e quello che dovrebbe essere uno svago assume così i caratteri di un’ennesima affermazione del potere assoluto del sovrano; infine perché, come vedremo, alcuni specifici momenti si presentano come occasione di compagnia esclusiva col Gran Khan, destinati ad una cerchia ristrettissima di fortunati.

È Marco Polo a parlarci dettagliatamente delle pratiche di caccia in uso presso la corte mongola, aprendoci ancora una volta le porte di un mondo fatto di sfarzo e ricchezza incomparabili. Il veneziano indica tre principali modalità di caccia in uso al tempo in Oriente: quella che si avvaleva dell’aiuto di animali feroci ammaestrati (leopardi, tigri e linci), quella con i falconi e quella con i cani. Per il primo tipo di caccia, spiega Marco Polo, vengono impiegati anche cani di piccola taglia, che hanno il compito di riconoscere la presenza di prede, mentre le belve, portate appresso al gruppo in gabbie caricate su carri, vengono liberate solo al momento della cattura. La caccia con i cani è l’unica che vede l’intervento attivo del Gran Khan per tutta la durata della battuta: secondo la ricostruzione del Milione, la corte si divide in due gruppi con diecimila uomini e cinquemila cani ciascuno, di cui uno capeggiato dal sovrano in persona; nell’insieme i due gruppi sono in grado di coprire lo spazio percorribile in un intero giorno di viaggio.

Il tipo di caccia più interessante ai nostri occhi, però, è quello con i falconi, che sembra essere anche quello che maggiormente affascina Marco Polo, dal momento che spende diverse pagine per descriverlo. L’interesse per questi animali da parte del Gran Khan è diffusamente testimoniato nel Milione, dove Marco Polo descrive dettagliatamente tutti gli spazi ad essi dedicati

54 nei palazzi e negli accampamenti: a Tarcar Mondun, ad esempio, agli uccelli per la caccia del Gran Khan sono destinate “ricche tende e padiglioni”108. Della passione per i falconi troviamo testimonianza anche nell’Itinerarium di Guglielmo di Rubruck, il quale, in occasione di una delle udienze presso Gran Khan Mongke, lamenta la lunga attesa prima di avere la parola, dovuta proprio al fatto che il sovrano sta visionando “dei falconi e degli altri uccelli”109.

Spiega Marco Polo che presso la corte mongola la caccia coi falconi viene praticata a partire dalla fine del mese di marzo, quando il Gran Khan Qubilai muove dal palazzo invernale di Khanbaliq per spostarsi verso l’oceano e accamparsi a Tarcar Mondun e si svolge proprio nel corso del viaggio. Lo stesso nome con cui viene indicato l’accampamento riconduce alla caccia: non fa infatti riferimento ad una località precisamente identificabile, ma segnala piuttosto uno spazio geografico ampio adatto ai diversi tipi di caccia, in quanto ricco di boschi110. Il numero di uccelli impiegati è spropositato (e probabilmente esagerato, come spesso accade nel Milione): Marco Polo parla di decine di migliaia di esemplari, trasportati in gabbie a gruppi di cento o duecento, tutti identificabili grazie ad una targhetta d’argento appesa alla zampa111.

Le modalità della caccia col falcone sono straordinarie e testimoniano davvero la magnificenza del sovrano. Durante il viaggio egli dimora in una camera di legno trasportata da quattro elefanti e tutta coperta di drappi all’interno e pelli all’esterno. Tale camera può ospitare, non solo il Gran Khan, ma anche una cerchia ristretta di nobili “a suo solazzo e compagnia”112, oltre che dodici falchi, scelti dal sovrano tra i migliori. Quando il sovrano ha piacere di prendere parte alla caccia, o quando qualcuno del suo seguito scorge delle prede interessanti, il soffitto della camera viene scoperto ed egli può lanciare in volo i falchi che ha con sé, comodamente “dimorando […] in

108

MARCO POLO, Milione, cit., p. 147.

109

GUGLIELMO DI RUBRUCK, Viaggio in Mongolia (Itinerarium), cit.,p. 157.

110 M

ONTESANO, Marco Polo, cit., p. 111.

111

MARCO POLO, Milione, cit., p. 144.

55 sul letto” 113, e, come conclude Marco Polo stesso, “ciò gli è bene grande sollazzo e diletto”114.

La caccia presso Tartar Mondun si protrae fino a Pasqua, narra Marco Polo, quindi dura indicativamente un mese115. Nel periodo in cui il Gran Khan si trova in quei luoghi nessun altro vi può cacciare; come in Europa i boschi sono riserve di caccia esclusive della nobiltà locale, così l’Oriente trova una diversa modalità per riservare i territori di caccia al sovrano, che meglio si addice alla cultura nomade mongola: nessuno può cacciare per una distanza di trenta giorni di viaggio da dove sta cacciando il Gran Khan116. Non solo; il sovrano cerca anche di garantire il ripopolamento delle zone di caccia attraverso un divieto, che impedisce di praticarla da marzo ad ottobre117.

È evidente che siamo ben lontani dalla caccia delle corti europee, dove tale pratica è in genere subordinata all’esercizio cavalleresco o si inserisce nel contesto più ampio di feste della durata di diversi giorni, e in cui tutti i nobili partecipanti mantengono uno status omogeneo. Presso i Tartari il Gran Khan riesce a mantenere la sua posizione di predominanza persino in questo momento: tranne nel caso della caccia coi cani, in cui sembra andare a cavallo come gli altri nobili, egli è sempre separato in maniera evidente dal resto del gruppo; anche la sua collocazione, nella camera sugli elefanti, si mantiene sopraelevata. Come se non bastasse, questo isolamento viene sfruttato come strumento di venerazione del sovrano, nel momento in cui godere della sua compagnia nella camera di legno diviene privilegio esclusivo di pochi fortunati. Tutto nella caccia coi falconi contribuisce ad esaltare la figura del Gran Khan e a sottolinearne la superiorità incondizionata rispetto al resto della corte.

113

MARCO POLO, Milione, cit., p. 145.

114 Loc. cit. 115 Ibid., p. 147. 116 Ibid., p. 148. 117 Loc. cit.

57 Capitolo quinto

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