• Non ci sono risultati.

Calvino e Carroll: Lezioni americane per alleggerire la realtà

GADDA, CALVINO, CARROLL: IL FUTURO DELLA LETTERATURA

V.2. Calvino e Carroll: Lezioni americane per alleggerire la realtà

Nel 1985 Calvino lavora a sei lezioni che avrebbe dovuto tenere all’università di

Harvard, le quali, a causa della sua morte, videro la luce in un’opera postuma della figlia

intitolata Lezioni americane (1988), denominazione utilizzata spesso da Pietro Citati quando ne parlava con l’autore. In questo lavoro riflette sull’imminente arrivo del nuovo millennio e sul destino della letteratura e dello strumento-libro in un’epoca dominata dalla

tecnologia, ed è fiducioso perché consapevole che il «futuro della letteratura consiste nel

sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici».200

La rivoluzione cui assiste Carroll è caratterizzata da «immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio»,201

mentre quella moderna vede l’affermarsi «d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma d’impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso».202

L’intento di Calvino e di Carroll è di ‘alleggerire’ questa realtà cristallizzata, e con essa il linguaggio, la struttura e i personaggi dei racconti, perché il primo elemento che

viene colpito dalla pesantezza che opprime il mondo è proprio la scrittura.

Al primo accorre in aiuto Perseo, l’eroe che per evitare lo sguardo pietrificante di Medusa indossa sandali alati e si muove tra il vento e le nuvole, elementi estremamente

leggeri; il secondo autore è assistito da Alice: per fuggire alle rigide regole del mondo la

bambina si addentra prima nella tana di un Coniglio in cui «precipitava lentissimamente,

perché mentre cadeva ebbe un mucchio di tempo per guardarsi intorno e chiedersi cosa

199 I.C

ALVINO, Lezioni americane. Sei proposte per il nuovo millennio, cit., p. 120.

200 Ivi, p. 1. 201 Ivi, p. 10. 202

sarebbe accaduto poi»203 e successivamente in uno specchio dove il vetro diventa morbido

e leggero come una nuvola, così da poterlo agevolmente oltrepassare. Si tratta in entrambi i

casi di personaggi dalle movenze delicate e leggiadre, perfetti rappresentanti della

leggerezza di cui parla Calvino in Lezioni americane; il loro fine è dimostrare quanto

segue:

L’agile salto improvviso del poeta […] che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite.204

A sostegno della considerazione di Alice e del suo mondo come emblemi della

leggerezza si riportano di seguito alcune parti del testo in cui si coglie una piacevole

sensazione di delicatezza e lieve freschezza:

Coma bramava di uscire da quella sala oscura e gironzolare fra quelle aiuole di vividi fiori e quelle fresche fontane!205

L'intero mazzo si sollevò in aria e le carte presero a svolazzarle addosso; ella mandò un piccolo grido, a mezza via tra lo spavento e la rabbia, cercando di respingerle e si ritrovò distesa sulla riva, con la testa in grembo alla sorella, che stava togliendole con delicatezza dal viso alcune foglie morte cadute giú dagli alberi.206

In questi due passi in particolare è evidente la contrapposizione tra pesantezza e

leggerezza di cui si occupa Calvino.

203 L.C

ARROLL, Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie e Al di là dello specchio, cit., p. 6.

204 I.C

ALVINO, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, cit., p. 13.

205 L.C

ARROLL, Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie e Al di là dello specchio, cit., p. 8.

206

All’interno dei passaggi successivi si nota un elemento che concorre alla resa dell’idea di leggerezza, la neve:207

Senti la neve sui vetri della finestra, Kitty? Che suono piacevole e delicato! È come se qualcuno stesse baciando tutta la finestra dal di fuori. […] La neve ama gli alberi e i campi, visto che li bacia cosí lievemente. E poi li ricopre […] d'una bianca e confortevole trapunta.208

Un’ulteriore scena in cui è possibile captare la tematica della leggerezza è quella in

cui le due pedine degli scacchi, il Re e la Regina Bianchi, vengono sollevati dalla mano

invisibile di Alice:209

– Sta' attento al vulcano! [disse la Regina Bianca]. – Quale vulcano? – disse il Re […]. – Mi... ha... fatto... saltare in aria, – ansimò la Regina, alla quale mancava ancora il fiato. […] Alice […] prese su [il Re] molto delicatamente e lo sollevò ancor piú lentamente di quanto avesse fatto prima con la Regina.210

L'apoteosi della leggerezza viene raggiunta quando Alice e la Regina Bianca corrono

così velocemente da sfiorare il terreno come fossero piume leggere:

207

Anche Dante, che ha composto un sonetto in onore di Cavalcanti, poeta della leggerezza, utilizza l’immagine della neve come simbolo di silenziosa delicatezza nel canto XIV dell’Inferno, quando pronuncia le parole «e bianca neve scender senza venti». Il sonetto per Cavalcanti è Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io, in cui la leggerezza si evince da tali parole: «Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io / fossimo presi per incantamento, / e messi in un vasel ch’ad ogni vento / per mare andasse al voler vostro e mio». La stessa leggerezza di Cavalcanti è presente anche nella nona novella del Decameron di Boccaccio: «sì come colui che leggerissimo era, prese un salto e fusi gittato dall’altra parte». Ha rappresentato la leggerezza anche Milan Kundera con L’insostenibile leggerezza dell’essere, in cui si afferma che la pesantezza del mondo sia attribuita alle costrizioni cui è sottoposto l’uomo (MILAN KUNDERA, L’insostenibile leggerezza dell’essere, a cura di Giuseppe Dierna, Antonio Barbato, Milano, Adelphi, 2000, Milano 1985).

208 L.C

ARROLL, Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie e Al di là dello specchio, cit., p. 131.

209 Una simile rappresentazione è contenuta nel Don Chisciotte quando infilza una pala del mulino con la

spada finendo per essere trasportato in aria nel suo moto circolare: «Attaccò il primo mulino che gli era dinanzi. Ma, nel dare un colpo di lancia contro la pala, questa fu roteata con tanta furia dal vento che mandò in pezzi la lancia e si trascinò dietro di sé cavallo e cavaliere, il quale andò a rotolare molto malconcio per il campo» (M.DE CERVANTES, Don Chisciotte della Mancia, cit., p. 94).

210

Cominciarono a correre. Corsero […] col vento che fischiava nelle orecchie […]. E andarono talmente veloci che a un certo punto sembrarono fendere l'aria, coi piedi che a stento sfioravano il suolo.211

Come sostiene Calvino:

Nei momenti in cui il regno dell'umano […] sembra condannato alla pesantezza [è utile volare] nell'universo della letteratura [dove] s'aprono sempre altre vie da esplorare, nuovissime e antichissime, stili e forme che possono cambiare la nostra immagine del mondo.212

Allo stesso modo si esprime Stefano Bartezzaghi nell’introduzione al libro di Carroll ribadendo che è importante ricorrere alle meravigliose risorse offerte dalla letteratura

fantastica in cui è possibile lasciarsi andare e vivere in nuovi luoghi che insegnano ad

assumere visioni differenti del mondo.