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Camerani a Paola Moroni Fumagalli, Roma 27 maggio 1933

27 Maggio 1933

Gentile Signora,

L’onore che lei mi fa nel chiedermi una relazione tecnica sulla libreria del Balilla è tanto grande quanto immeritato. Le ho già detto che sono una recluta delle biblioteche e Lei pretende già che io salga in cattedra a dettar pareri e sentenze, compito difficile e delicato che mi lascerebbe un po’ titubante se non pensassi che peccati di questo genere ne ho già più d’uno sulla coscienza e proprio l’ultimo, cioè l’articolo sulle biblioteche inglesi1, mi ha valso gli ambiti elogi di Suo Padre e la fortuna di conoscerLa, ottime ragioni per far tacere gli scrupoli; e siccome, poi, ho promesso anche un articolo e una comunicazione al prossimo Congresso di Ferrara2, è giusto che Lei conosca in anticipo qualcosa su quel che dirò e scriverò più

ampiamente.

Comincerò dunque col ripeterLe che in Europa non ho visto una biblioteca che per eleganza, proprietà, organizzazione, finalità possa reggere il confronto con la Libreria del Balilla di Firenze.

Ho detto in Europa, e non fuor di proposito, perché in America ho visto istituzioni simili veramente grandiose, come i “Children

Departments3” delle biblioteche pubbliche di Cleveland, di Pittsburgh, di Detroit. Ma questa grandiosità, oltre che dalla larghezza di mezzi

1

Vittorio Camerani, La situazione delle biblioteche inglesi, <<Accademie e biblioteche d’Italia>>, 6 (febbraio 1933), n. 4, p. 373–400.

2

Il Congresso di Ferrara si tenne il 22 ottobre 1933 presso la Biblioteca comunale. Durante il congresso si tenne anche una riunione del Consiglio direttivo dell'Associazione italiana per le biblioteche (Associazione italiana per le biblioteche, <<Accademie e biblioteche d’Italia>>, 7 (sett.-ott. 1933), n. 2, p. 212).

3

che quelle istituzioni godevano, dipende anche dal diverso criterio seguito dagli americani. I quali, come Lei sa, sono partiti dal principio, pur lodevole per conto mio, di abituare i ragazzi a

frequentare la biblioteca pubblica insieme ai grandi, hanno però in comune con questi l’edificio, che, specie nei maggiori centri urbani, è un bel palazzo di architettura talvolta discutibile dal punto di vista estetico, ma senza dubbio costruito senza economia di spazio, e allo scopo di accoglier ed attrarre i lettori. Questo è anche il concetto seguito dagli inglesi, mentre in Francia e nel Belgio, dove si è cominciato a pensare ai ragazzi molto più tardi, questi hanno

biblioteche esclusivamente a loro riservate, come quelle note sotto il nome di “Heure joyeuse4”.

Della biblioteca di Bruxelles5, che conosco meglio di tutte, ebbi già a parlarLe. Si tratta di un paio di camere, piuttosto infelici sia per la poca luce che godono, sia per le suppellettili alquanto lacrimevoli, (situate in Rue de la Paille, 1) che vive con 2500 franchi concessi dal Municipio. È una istituzione autonoma, che però è ispezionata

annualmente da un funzionario del “Ministère des Sciences et des Arts”. I ragazzi hanno libero ingresso alla Biblioteca, alla quale attendono due signorine, hanno libera la consultazione agli scaffali, ove i libri sono disposti secondo il famigerato sistema di

Classificazione decimale6; hanno inoltre a loro disposizione due cataloghi, uno per autori e l’altro per materie.

4

La biblioteca di Heure Joyeuse, fondata nel 1924 a Parigi, è stata la prima biblioteca per bambini in Francia.

5

L'Heure Joyeuse di Bruxelles aprì nel 1920.

6

La Classificazione decimale venne ideata da Melvil Dewey (1851–1931) segretario e bibliotecario dell’Università dello stato di New York in Albany (Giuseppe Fumagalli, Vocabolario

Siamo anche qui, come Lei vede, nello stesso ordine di idee anglo- americano, cioè di offrire ai ragazzi una biblioteca che accoglie libri a loro adatti, ma ordinata come le biblioteche di studio. Invece, e qui sta la nota originale della Libreria del Balilla, Lei ha creato un tipo di biblioteca che non ha l’aspetto delle grandi istituzioni e che in tutto e per tutto risponde ai gusti e alle capacità dei piccoli frequentatori. L’arredamento, per cominciare, è di quelli che impressionano subito favorevolmente gli ospiti, e la comodità della sala, che è sempre piena di luce anche in giornate grigie, sono elementi che danno all’ambiente un carattere simpatico e che senza dubbio invitano e affascinano l’eccezionale pubblico.

E, badi, è lontana da me ogni idea di esagerazione. Sono andato due o tre volte in ore diverse alla Libreria del Balilla e ho potuto vedere coi miei occhi la disciplina che vi regna, il che è la miglior prova dell’interesse dei lettori. Una volta di più ho avuto la conferma di quel che da un pezzo penso e cioè che i bambini nelle biblioteche sono da preferirsi ai grandi e che è stata un’idea balorda quella di tenerli lontani fino ad oggi dalle biblioteche con il pretesto del

disordine che avrebbero creato. Il disordine e la confusione l’ho visti altrove (e non solo in Italia!), e cioè in certe biblioteche universitarie, provocati proprio dai professori!

Un’altra innovazione che m’è piaciuta assai l’ho trovata nel

catalogo. Un catalogo alfabetico è la chiave di volta della biblioteca, è uno strumento indispensabile… per chi lo sa adoperare. Ora io so per esperienza, ormai lunga, che in generale il pubblico delle biblioteche, anche quello più colto, molto spesso non sa cercare nei cataloghi e richiede l’aiuto degli impiegati. Un catalogo alfabetico per autori, anche semplificato, sarebbe stato quindi un istrumento inutile nelle

mani dei bambini e forse addirittura pericoloso perché le inevitabili difficoltà nella consultazione avrebbero annoiato e quindi allontanato il pubblico dalle biblioteca.

Lei invece col Suo catalogo, diviso secondo l’età e i gusti dei lettori, ha dato ai ragazzi un ottimo mezzo perfettamente adatto alle loro possibilità intellettuali. Si potrà osservare che il ragazzo, abituato col tipo di catalogo come il Suo, stenterà poi a orientarsi in quelli delle altre biblioteche, ma io non lo credo, anche per la ragione che non esiste ancora oggi in Italia una perfetta uniformità tra i cataloghi di tutte le biblioteche, quindi un po’ di tirocinio lo debbon sempre fare, a spese proprie, coloro che studiano; e d’altra parte se il ragazzo sarà stato abituato, fin da piccolo, a consultare uno schedario,

divenuto uomo, non gli riuscirà troppo nuovo e difficile usare il catalogo di una biblioteca, che per lui sarà già, più o meno, una vecchia conoscenza.

Due altre iniziative hanno attirato la mia attenzione; il catalogo critico ad uso dei parenti e dei maestri e il teatrino annesso alla biblioteca.

Del catalogo non sarà mai detto troppo bene, prima di tutto per i criteri di rigida imparzialità coi quali è stato concepito e attuato, poi per la funzione di collegamento che esercita tra grandi e piccoli.

Giustamente Lei ha pensato che accanto all’attività svolta tra i ragazzi doveva esercitarsi un’azione parallela tra i parenti e gli insegnanti e l’unico e il miglior mezzo era quella di una libreria ove fosse possibile la libera consultazione di un catalogo-guida come quello da Lei

ideato. Una simile iniziativa dovrebbe essere un monito per i librari, perché un catalogo come il Suo dovrebbe trovarsi in ogni libreria e contribuirebbe a incoraggiare il commercio del libro e a formare

soprattutto quella “coscienza del libro” di cui si parla sempre ma che è, per conto mio, ancora lontana.

E anche il teatro è un’altra trovata geniale: non è possibile

pretendere che ragazzi dai 10 ai 14 anni stiano col capo chino sui libri tutta la settimana; e se la biblioteca, oltre ai libri, offrirà loro qualche altro svago, biblioteca e i libri saranno amati e apprezzati di più. In quest’ordine d’idee, del resto, sono anche gli americani e gli inglesi che oltre alle “story telling hours”, ricorrono al cinematografo e recentemente anche alla radio.

Mi spiace di non aver avuto troppo tempo per osservare il pubblico e studiarne i gusti. Le cortesi collaboratrici Sue sono state però larghe di informazioni e mi è stato possibile formarmi un’idea chiara. Il caso di quel figliolo, mezzo deficiente, che nella Libreria del Balilla ha imparato a leggere e ha notevolmente migliorato le sue condizioni fisiche è un indice prezioso degli effetti che una buona biblioteca può fare, perfino nel campo terapeutico.

La grande preferenza che la maggioranza dei frequentatori ha dimostrato per la Divina Commedia ridotta dalla Cuman Pertile7 è un altro esempio che non ha bisogno di commenti perché è anche troppo chiaro.

Volevo essere breve, gentile Signora, e invece mi accorgo di aver passato le misure del lecito. Spero comunque che queste mie

impressioni non Le dispiaceranno, anche se frettolose e

sconclusionate. Ma credo però di aver ben fatto capire l’utilità e

l’importanza enorme della Sua iniziativa. Io sono convinto che l’opera della scuola senza quella fiancheggiatrice delle biblioteche, sarà

7

Arpalice Cuman Pertile, La vita di Dante e la Divina Commedia narrate ai piccoli italiani, Firenze: Bemporad, 1932.

sempre monca. Il contributo che Lei quindi porta nel campo educativo è di valore incalcolabile.

E poi è bello e giusto che in questo meraviglioso rifiorire della vita italiana si incomincino a vedere dei fatti, e non solo parole, anche per le biblioteche. La libreria del Balilla è un esempio per tutti.

Con vivo ossequio

Signora PAOLA MORONI FUMAGALLI FIRENZE

Lettera dattiloscritta, copia su carta velina. Sul fondo della prima pagina è indicato il destinatario. Data apposta con un timbro.

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