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Capi controllati di razza Rendena per comune del Destra Brenta (AIA, 2019)

della razza Rendena (AIA, 2019)

Grafico 5 Capi controllati di razza Rendena per comune del Destra Brenta (AIA, 2019)

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monticate in larga prevalenza dagli allevatori dei comuni ai piedi delle prealpi e del Destra Brenta, vicentini e padovani.

Considerando che tali territori sono abitati dall’uomo, e che esso è in simbiosi con l’ambiente, poiché se ne serve dei numerosi servizi ecosistemici che fornisce, e che lo squilibrio tra le parti che compongono l’ecosistema provoca nel lungo periodo generalmente una perdita di benefici per l’uomo, la cura e la tutela del territorio, risulta fondamentale per la vita delle persone, ed ancor più per quello montano, date le sue caratteristiche di maggior fragilità. I benefici che gli allevamenti dei bovini possono dare per la cura dell’ambiente sono molteplici, soprattutto nelle malghe, ma la loro gestione risulta non sempre sostenibile o praticata secondo corretti criteri. Tra gli aspetti gestionali la scelta della razza che dovrà trascorrere il periodo in malga risulta importante, infatti la monticazione dei capi di razze specializzate in sostituzione alle razze bovine autoctone delle alpi non ha dato gli stessi risultati in termini di tutela dell’ambiente e del paesaggio, ma anche in termini di reddittività aziendale, per le minori capacità di pascolo, per la selezione delle erbe e per i maggiori problemi riscontrati, in particolare quelli legati alla nutrizione ed agli arti e piedi. Scegliere animali che meglio si adattano ad un ambiente difficile di allevamento quale quello alpino è fondamentale per poter garantire un adeguato livello di “animal welfare” (Cozzi et al., 2006).

Il crescente interessamento per le attività agrituristiche di malga e per la commercializzazione dei suoi prodotti, per il legame con i valori storici, culturali e paesaggistici del territorio, sta dando a molte attività agricole la possibilità di percepire discrete remunerazioni, che possono, almeno in parte, compensare gli importanti sforzi praticati per la buona gestione della malga. Può essere questa una buona opportunità di diversificazione delle attività e delle produzioni per le aziende agricole, in particolare quelle del Destra Brenta, visto i legami fra i due territori. In questo contesto di azienda multifunzionale, la razza Rendena per le sue caratteristiche di ottima pascolatrice, ma anche per l’elevata rusticità e i buoni caratteri di caseificazione del latte, può essere una delle razze preferibili in questo sistema di allevamento, permettendo fra l’altro una minor spesa in termini di apporti tecnici all’allevamento.

Il tradizionale evento della transumanza, in particolare quella di Bressanvido (la più importante transumanza bovina in Italia, arrivata a muovere 600 animali per 80 km di percorso), è divenuto negli ultimi anni un importante attrazione turistica, con i relativi benefici per tutto il territorio. La discesa degli animali dalle malghe a piedi è un evento dalle origini remote, che conserva in esso fascino e saperi antichi. Tuttavia la discesa di animali specializzati

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da latte, quali le Brune e le Frisone, come sta accadendo da anni, può comportare alcuni problemi di benessere per gli stessi animali. In uno studio sugli effetti della transumanza di fine alpeggio condotto dal Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova vengono indicate come possibili soluzioni, per limitare gli effetti dannosi agli animali da latte ad alta produzione, soste più lunghe e rigenerative con integrazioni di glicole propilenico, e l’uso di strade non asfaltate dove possibile, pratiche tuttavia non facilmente percorribili. Lo studio conclude affermando che forse, il consiglio finale più logico e appropriato, è quello di destinare a questi eventi gli animali che tradizionalmente ne erano protagonisti ovvero i soggetti appartenenti alle razze autoctone locali che certamente hanno nel proprio DNA i caratteri della resistenza e della rusticità, utili ad affrontare nel modo migliore questi faticosi trasferimenti (Quaderno SOZOOALP n° 8, 2014). Transumanza e pascolo sono patrimonio culturale mondiale UNESCO dal 2019.

Attraverso un indagine condotta da A.N.A.RE. nell’ambito dell’azione 7 del progetto Dual Breeding (finanziamento P.S.R.N. 2014-2020) ho raccolto, durante la primavera 2019, alcune informazioni sull’ambiente e sul benessere nelle stalle di 21 allevamenti veneti di razza Rendena, tutti ubicati nell’area del Destra Brenta. Dalle analisi statistiche dei dati raccolti è emerso che l’età media dei titolari (compresi i contitolari) intervistati risultava di 52 anni ed essi hanno svolto mediamente 9 anni di studio, più in dettaglio, nel 2019 il 40% dei titolari possedeva il titolo di media inferiore, mentre un altro 40% possedeva un titolo di scuola secondaria superiore di 3 (15%) o 5 anni di durata (25%); nessun laureato risultava titolare degli allevamenti visitati. Riguardo alla tipologia di alimentazione adottata circa i 2/3 degli allevamenti utilizzava l’unifeed mentre 1/3 praticava alimentazione di tipo tradizionale con o senza silomais. Inoltre il 57% degli intervistati forniva foraggio lungo agli animali, in particolare il 52% fieno lungo durante tutto l’anno e il 43% erba verde principalmente durante i mesi estivo-autunnali. Dai dati inerenti l’uso dell’alpeggio, si è rilevato che tale pratica veniva adottata, nell’anno dell’indagine, dalla maggioranza degli allevatori (86%), anche se una fetta piuttosto importante (57%) praticava l’alpeggio solo per il giovane bestiame; infine gli allevatori che salivano in alpeggio con le vacche, tutte o in parte, hanno inciso solamente per il 15%.

Tradizionalmente ancora oggi, dopo il ritorno dalla montagna alla pianura, agli animali vengono fatti pascolare i prati permanenti, anche per sfruttare il foraggio che altrimenti dovrebbe essere lasciato in campo o insilato (sempre più in questa zona visto il protrarsi del

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bel tempo in autunno si effettua uno sfalcio di fieno in più nei prati, che viene conservato tramite fasciatura). Di norma sono gli animali non in produzione a restare all’aperto fino a quando le condizioni climatiche lo consentono, ossia fino a quando gli animali al pascolo non causano danno al cotico erboso. Tuttavia anche le vacche in lattazione, in particolare se non sono state in alpeggio, beneficiano del pascolo autunnale in pianura, se opportunamente gestito. I saperi degli allevatori riportano che nell’atto di pascolare, oltre al beneficio dell’attività fisica per l’animale e allo sfruttamento del foraggio, avviene anche un “rinnovamento” del cotico del prato, migliorandone poi le caratteristiche produttive. Oggi molti prati stabili del Destra Brenta risultano ultracentenari.

A riguardo dei cambiamenti climatici, il prato-pascolo, sia di montagna che di pianura, può essere un ottimo strumento per sequestrare carbonio, se opportunamente gestito, infatti, gli stock di carbonio nel terreno possono diminuire in caso di gestione dannosa del pascolo e di degrado dei prati (Ganjegunte et al., 2005; Chang et al., 2021).

Oltre alla storica Mostra Provinciale di Gazzo Padovano di metà ottobre, alla fine dello stesso mese a Marostica, in Campo Marzio, avviene annualmente la Mostra Regionale dei bovini di razza Rendena, evento che nel 2019 ha visto la partecipazione di una cinquantina di capi da 11 allevamenti veneti. In entrambe le mostre viene praticata la tradizionale sfilata degli animali per le vie principali del paese, evento dal grande fascino che raccoglie moltissime persone. Campo Marzio a Marostica, come anche Prato della Valle a Padova, erano antiche poste frequentate dai pastori fin da epoche remote. Un altro evento paesano legato alla razza Rendena è la festa della “Tosella” alla sagra di Villalta di Gazzo Padovano, che si tiene la prima settimana di Luglio; in quest’occasione l’allevatore rendenero Maurizio Cricini tradizionalmente prepara il tipico formaggio dell’alto vicentino, semigrasso o grasso, fresco, a pasta molle, con il latte locale principalmente di vacche Rendene fornito dalla Latteria Sociale Centro Gazzo. Nell’edizione 2019 sono stati lavorati ben 6.200 kg di latte in cinque giorni.

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Figura 23 - Bovine di razza Rendena durante il pascolo autunnale nel 2020 sui prati permanenti dell’az. agr. Casarotto Gaetano di Camisano Vicentino.

2.3.4. Il termine “rendenero”

Il termine rendenero oggi viene usato per indicare sia gli allevatori della razza Rendena che gli abitanti della Val Rendena. La parola deriva da “Rendena” come anche il termine rendenese, usato anch’esso per indicare gli abitanti della Val Rendena. L’origine dell’uso del termine rendeneri, per indicare gli allevatori, sembra risalga ai fatti delle mostre annuali di settembre a Pinzolo, quando il termine veniva usato dagli allevatori della pianura o comunque provenienti da fuori provincia per chiamare gli allevatori della Val Rendena, ma che erano anche allevatori di razza Rendena. Con l’aumentare dell’importanza dell’allevamento della razza Rendena nella vallata di origine e con l’aumento della notorietà delle mostra di Pinzolo, che faceva arrivare allevatori e commercianti da tutto il nord Italia, probabilmente, anche col passare del tempo e con la consuetudine dell’uso del termine, la caratteristica di essere allevatore di razza Rendena è entrata a far parte dell’accezione del termine “rendeneri”, oltre all’essere abitante della valle. Successivamente, il termine venne usato anche dagli allevatori delle razze cosmopolite della pianura per definire gli allevatori di razza Rendena della pianura, ma in modo dispregiativo, come per attribuirgli una caratteristica negativa. Sono questi i tempi dell’eliminazione della razza Rendena e delle battaglie per il suo riconoscimento, infatti, l’influenza di alcune scelte politiche nonché la minor produzione in quantità assoluta della Rendena, ha relegato per molto tempo la razza ed i suoi allevatori ad uno status inferiore

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rispetto a quello degli allevatori delle razze specializzate da latte. Tuttavia va ricordato che nella maggioranza dei casi non vi furono atteggiamenti ostili e che la razza Rendena ricevette pure supporto dall’esterno, oltre alle ostilità. Poi, con il riconoscimento della razza, con l’implementazione del piano di miglioramento genetico, e la partecipazione alle mostre territoriali, la razza Rendena si è ripresa, dopo molto tempo, un pari trattamento, anche se, ancora oggi, in rari casi si percepisce un certo disprezzo, ma per lo più sono fatti ironici e scherzosi, legati agli eventi storici, ma anche ad una sana competitività interna al settore zootecnico che può addirittura far bene. Fu così che il termine rendeneri venne utilizzato pure al di fuori della Val Rendena, aumentandone l’uso legato al significato di allevatore di razza Rendena. In ogni caso ad oggi il termine rendenero, che viene spesso sostituito in dialetto veneto con “rendenaro”, col passare degli anni, ha incorporato nel suo significato, oltre che la caratteristica di allevatore della razza Rendena, anche la convinzione e la tenacia che ha contraddistinto e tuttora identifica questi allevatori nel difendere ed allevare la razza Rendena.

2.3.5. Testimonianze dei rendeneri

Si riporta un esempio del questionario proposto ad alcuni anziani rendeneri del Destra Brenta per conservare le memorie locali degli allevatori.