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L ’ a s s e d i o di M o n a c o

SOMMARIO

Condizioni della Riviera di Ponente e disegni dei popolari — M o ­ naco e i Grim aldi — Perchè si volle andare contro M o n ac o

— L a spedizione di Pieve di Teco — Preparativi di g u e rr a contro M onaco — I Grimaldi e il duca di Savoia — P r im o im barco di truppe — 13. Yeneroso alla corte di T o rin o — L ette re di N. Oderico ambasciatore alla corte di F r a n c i a

— P arten za dell’ esercito — Sdegno di Carlo di S a v o ia — A m b a s ce rie di nobili e di popolari a L u ig i X I I — A m b a ­ sciatori popolari al Pontefice — Mentone e R occab run a —

— L e forze genovesi a Monaco — L e forze dei monegaschi

— P rim e avvisaglie — Lettere dal campo — L e milizie m e r ­ cenarie — Agostino da Castiglione e F e r r o della P r ia — I capitani Tarlatino e Gambacorta — L e milizie in g ra v i con ­ dizioni — Minacce dei nobili fuorusciti — G en ova e S a v o n a

— Il principio del nuovo anno l 5 0 7 — L ’assalto del 2 g e n ­ naio — Il maestro « inzegnero » Merello e l’arresto del Gioardo — G en o v a e il duca di S avo ia — L ’ im presa di M onaco assorbe tutte le forze dello stato - Nuove m in acce dei nobili; Ottaviano Fregoso — D u e gride contro i nobili;

gli A d o r n o — Ritornata la calma, G en ova rivolge tutte 7

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le sue cure all? im p resa di M onaco — A l t r e due gtide contio

i nobi|i _ P rim i acce ini di una spedizione del re di Francia contro G e n o v a — 1 genovesi dichiarati ribelli a Luigi XII

— 11 Salazar in Castelletto — T en tativ o fallito di restituire le R iv iere al re - Il colpo di m an o del S a la z a r — Genova incetta artiglierie per M m a c o — N u o v e tia tt a t h e col duca di S a v o ia — Tristi condizioni dell’ esercito Genovese

— Paolo da N ovi com m issario al cam po — Ultimo assalto contro Monaco - L e forze Gen ovesi rip aran o a V e n t i m iji a

— F i n e deli’ impresa.

Co n d iz io n i d e l l a Ri v i e r a di Po n e n t e e d i s e g n i d ei

POPOLARI.

dai loro castelli e domini della Riviera Orientale pei non essere costretti a vegliare sempre in armi contro un nemico alle porte della città; vedemmo pure come r i u s c i s s e r o

con prospera fortuna e con prestezza, nel loro intento, da ciò si comprende il loro vivo desiderio di fare alti et

• \

tanto con la Riviera Occidentale, di gran lunga pIU estesa, più popolata, più ricca della sua consorella, e che un tempo era stata sotto il diretto dominio di Ge­

edemmo già i popolari, cacciati i Fieschi da Ge nova, decidersi in seguito ad espelle) li a n c h e

L ’assedio di Monaco 87

nova, mentre allora vi signoreggiavano famiglie nobili, tra le più antiche della città (').

Ai tempi di cui discorriamo il comune esercitava il suo potere soltanto sul territorio più vicino a Genova, che dividevasi in tre podesterie : del Bisagno, della Polcevera e di Voltri e ancora per un tratto che giun­

geva sino a Savona. Savona stessa che avrebbe d o­

vuto essere soggetta a Genova, in realtà non lo e r a , specialmente in quel tempo che a capo di essa eravi il governatore francese Yves dA llègre, il quale coi nobili fuggiaschi ivi raccolti tramavano a danno del governo popolare. Più oltre Savona eravi il Finalese dipendente dai del Carretto (2) ; Loano dai Fieschi (3);

(1) Il pensiero di sottrarre ai nobili anche la Riviera di Ponente era nato nei Genovesi dal momento che avevano decisa Γ impresa contro la Riviera di Levante. Questo pensiero lo si vede espresso un po’ timidamente nelle lettere al Re di Francia e più palesemente in quelle all1 ambasciatore Oderico. In una missiva del 9 settembre gli si raccomanda di impetrare

« omni ingenio et industria » da Sua Maestà il consenso « che le rivere se uniscano a la terra sotto lo imperio del suo solo Gubernatore ». In un1 altra al re, colla stessa data, gli si accenna che « pare ad ogniuno grande

« utilità che la revera de levante e altri lochi de commune siano reduti

« tutti al detto commune sotto la signoria de Monsignore vostro Guberna-

« tore » poiché « essendo tutto el paese sotto lo imperio del Gubernatore

« de la Maestà Vostra ne seghuiria una grande concordia e pace ». Cfr.

Doc. X e XI. Il iG settembre i 5o6, riscrivendosi all1 Oderico, gli si racco­

manda di ricercare di persuadere il re ad accondiscendere che la Riviera di Levante sia « renduta al commune sotto la signoria del Gubernatore » e gli ordinano, se gli sembri tempo propizio, di far capire che sarebbe desi­

derio generale di occupare tutti gli altri luoghi della Riviera di Ponente.

(Lettere M inistri Francia, Mazzo I., N. gen. 2177).

(2) C r. Gap. I., pag. 55.

(3) G i u s t i n i a n i , op. cit., Voi. I., pag. 40.

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P ieve di T eco dagli Spinola ('); la signoria di Oneglia da donna Pereta, vedova di Gian Domenico d O iia ( );

infine Mentone e Roccabruna soggetti al duca di Sa­

vo ia e dati in feudo ai Grimaldi signori ili Monaco ( ).

I luoghi che dipendevano direttamente da Genova erano : Diano, Porto Maurizio, T aggia, S. Remo ( )

(1) Cfr. Cap. I., pag. 66.

(2) Gian Domenico d’ Oria venne ucciso da ignoti nel 1 5o 5 , la moglit, durante la minorità dei figli Stefano e Gerolamo, tenne il governo di quella città; essa fece ricostruire il castello smantellato dai milanesi ; morì nel i 5i2.

G . A n d r e o l i , Oneglia avanti il dominio di Casa Savoia pag- 7-»· Oneglia Ghilini, 18 8 1.

(3) Cfr. G u s t a v e S . v i g e : Documents historiques relati/s a la prmcipauU de Monaco, Tom o II. Introduzione.

(4) Desumo la notizia dal fatto che i sindaci diquestequattro citta e que di Ventimiglia inviarono nel dicembre i 5o6 (cfr. Diversorum Filza 63 3o83) una petizione al governo di Genova per ottenere che fosse tolto loro

grave onere dell1 officio del Capitaneato pel quale doveano pagare un forte stipendio senza che fosse di alcun utile alla R iv iera, e tanto più poi sendo esercitato da un « dominus de Sentallo... adhuc valde adolescens...

« extraneus (forestiero) et a moribus Januensium omnino alienus » , quale compariva nella Riviera soltanto quando doveva riscuotere il suo stipendio. La petizione continuando fa una rapida ma in t e r e s s a n t is s im a stona della creazione e delle vicende di questo officio nella Riviera e perciò ho creduto bene pubblicarlo in Appendice. (Doc. XXIII). In calce alla petizione v’ é una breve risposta del governatore e degli Anziani (9 dicembre i 5o6), i quali dichiarano di comprendere P inutilità e P onere di quell officio^ e delegano Raffaele di Recco e Marco Portonario sindaci del comune ad udire i sunnominati sindaci e studiare assieme al luogotenente come sopprimere cotesto officio e riferirne al governatore ed al consiglio. Non v è dubbio che detto officio fosse soppresso durante il governo popolare, ma, non ap pena i Francesi ridivennero padroni di Genova, lu rimesso, e ciò possiamo dedurlo dall1 aver trovato una seconda petizione (Cfr. Diversorum Filza 641 3084) non molto dissimile dalla prima, ma diretta al nuovo governatore Rodolfo di Lannoy e redatta con espressioni meno vivaci e più umili·

e Ventimiglia, la quale ultima, dopo essere soggiaciuta per vari anni (dal 1500) alla signoria dei Grimaldi di Monaco, era da poco (febbraio 1506) tornata sotto il natuiale suo dominio ('). Ma prima di ricorrere alle armi, Genova cercò con saggia ed accorta politica di pro­

piziarsi Savona, sospendendo, come vedemmo, per tre mesi 1 editto che vietava il commercio tra le due città e di accaparrarsi il signore di Finale,aiutandolo a spode­

stare il fratello; infine, conquistata la Riviera di L e ­ vante, decise di portare le armi in quella di Ponente e mosse contro Pieve di Teco, la rocca degli Spinola, situata nel centro d’una valle alpina presso Albenga.

Mo n a c o e i G r i m a l d i.

Ma l’azione contro Pieve di Teco nascondeva un più grande disegno e un più largo movimento ; Genova si preparava copertamente ad un assalto contro M o ­ naco, la piazza forte dei Grimaldi, situata sur un pro­

L ’assedio di Monaco 89

(1) Luigi XII con atto del 20 dicembre i 5oo aveva nominato governa­

tore di Ventimiglia Giovanni II Grimaldi, signore di Monaco; ma la città, disgustata dai suoi eccessi e dalle sue continue ingiustizie, inviò grandi pro­

teste al governo di Genova. (150 4 -15o5). La questione fra il governatore ed i suoi amministrati andò per le lunghe, finché, sopraggiunta l’ uccisione di Giovanni I[ (notte 10 -11 ottobre i 5o6) per opera del fratello Luciano, il quale occupò il governo di Monaco usurpandolo alla erede legittima Maria, figlia di Giovanni, il re ne approfittò per togliere, con atto del 1. feb­

braio i 5o6, il governo di Ventimiglia al Grimaldi e ridarlo al governatore di Genova. Vedi G e r o l a m o Rossi, Storia della città di Ventimiglia, li. Ediz.

1 8 8 8 , pag. 1 fio-fi 1 . G u s t a v e S a i g e , Tomo II. Introduzione pag. X X IX , X X X , X X X V I, X X X V II, X X X V III e XLVII.

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Anno l5o6

molitorio roccioso, dirupato, che tuffa nel mare le sue alte pareti di granito e congiunta al continente, da un b rev e istmo, valicato il quale ci si trova dinanzi alle ripide, squallide e minacciose Alpi marittime. Monaco è come una barriera naturale che segna il confine della meravigliosa R iviera ligure ; il dominio infatti di Ge nova, anticamente, si estendeva da un lato fino a Monaco, dall’ altro fino al capo Corvo, poco oltre la Spezia;

ciò è confermato dalle antiche carte e da tutti i ciò nisti. Monaco è « la chiave de lo nostio paese

vano allora gli Anziani (‘ ), ed era anche la eh,ave del commercio tra Genova e la Provenza. L a famiglia

Grimaldi, una tra le più illustri casate genovesi, & ^ da molti anni se lo era infeudato e, nei tempi di imprendiamo a scrivere la storia, vi signoieggiava ciano Grimaldi pervenuto al potere togliendo di mez il fratello Giovanni (2). Egli continuava le traciV ’ d e ’ suoi antenati arricchendosi col taglieggiare le veleggiatiti nelle sue acque ed i paesi lungo il litora

Pe r c h è s i v o l l e a n d a r e c o n t r o m o n a c o.

Ma qui nasce spontanea la domanda, pei che genovesi mossero contro Monaco? Vediamo che co.' ne dicano gli storici.

Il Senarega afferma che l’impresa fu proposta dai tribuni per sete di maggior dominio sui popolari ( ).

(1) Litterarum Reg. 47 lettera N. 145, (10 novembre i 5o6), àue a tutti gli officiali della Riviera di Levante.

(2) Cfr. Gu st a v e Saigf., op. cit., Tomo II, Introduzione, cap. I c II·

(3) Commentarium de rebus Genuensibus ecc., col. 587.

L ’assedio di Monaco 9 l

il Giustiniani dice che, con ciò, essi speravano la loro signoria poter durare più a lungo (') ; il Saivago, che fu una diversione per stornare i popolari dal marciare contro il Fieschi (2) , mentre il d’ Auton crede che si volesse prendere Monaco perchè era una posizione for- iuidabile atta ad arrestare le milizie francesi inviate a rimettere i nobili in Genova (5) ; il Guicciardini, lon­

tano dai luoghi dove si svolgevano i fatti, ma libero da passioni di parte, scrive che si devono cercare le cause che spinsero il popolo genovese a quella spedi­

zione, nell’ odio comune contro tutti i gentiluomini, nel desiderio dei genovesi di possedere un luogo di grande importanza marittima, nella speciale inimicizia contro il signore del luogo, sempre pronto a predare e a cor­

seggiare, nei diritti del comune di Genova sul possesso di quel luogo (4) . Queste appunto le ragioni principali che trovai addotte nei documenti da me compulsati su codesta spedizione ( 5) ; ma ve n’è anche qualche altra

(1) Annali di Genova, Voi. IL, pag. 6 2 1.

(2) Cronaca di Genova, pubbl. da Cornelio Desimoni, loc. cit., pag. 472.

(j) Chroniques etc., Tomo III, pag. 2 1 5.

(4) F r a n c e s c o G u i c c i a r d i n i , Della istoria d’Italia. Milano Silvestri, 1 838, Voi. II., pag. 425.

(5) Specialmente nelle lettere alPambasciatore Oderico (Lettere M inistri Francia, Mazzo I., 9 novembre i 5o6) e nelle istruzioni ai due oratori che dovevano raggiungerlo, (Istrit^. e Relaj\ n. 2707 c, 12 novembre i 5o6) sono esposte dettagliatamente le ragioni che spingevano i genovesi a muo­

vere guerra a Monaco: in primo luogo le rapine del Grimaldi sui sudditi del re di Spagna, del Portogallo e della repubblica di Venezia ; poi lo aver imprigionati molti prelati « in contumelia de la chiesia Romana » e alcuni « provinciali » (provenzali) sudditi del re di Francia perche con ciò

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Q2 Anno ι5θ6

non priva d ’ importanza. I popolari, movendo contto Monaco, avevano fiducia di non essere biasimati dal re di F ran cia; sapevano che, per certe ìecenti ìubeiie, commesse da Luciano Grimaldi su alcuni spagnuoli.

L u ig i X I I aveva mandato ordine al governatole di G e n ov a di citare il Grimaldi e, qualora non fosse coni parso, di procedere contro di Ini «cum biasso forte»

e di valersi « de la gente d’arme de sua Maestà e de

« li homini de le nostre rivere e de tutte le foi se nosti e ( )>.

aveva procurato a Genova « grandiss'mi carrichi e impedimenti »; anzi pe i danni inferti dal Grimaldi a certi spngnuoli, v’ erano già state in Sp ^ delle rappresaglie contro i genovesi. Oltre a ciò aveva latto « infiniti ^ ai liguri delle Riviere e riscuoteva « in facie nostra » (cioè in faccia genovesi) la tassa del due per cento che diveniva poi del quattro pe sue continue prepotenze; Monaco infine apparteneva ab antico ai geno\

ed era stata occupata ingiustamente dalla famìglia G r i m a l d i . Trovansi p accenni in lettere del i novembre agli officiali delle Riviere (Littera R eg. 47, lettere n. 145-146) e nella istruzione (12 novembre i 5o6) commissari genovesi mandati nella Riviera Orientale per la spedizione

Monaco (Diversorum Filza n. 63, pubblicata da G iu s e p p e C a l l i g A r i s . ar 0 di Savoia e i torbidi genovesi del ι5ο6-οη), in A t t i Soc. Lig. S t . P a t r

V oi. ΧΧΙΠ pag. 631.

( 0 Si riferisce certo a questo fatto un proclama (18 febbraio i5 o 6 )contro Luciano e gli uomini di Monaco, inibente ai genovesi di comperare cosa alcuna di una preda fatta dal signore di Monaco su certi sudditi del re Spagna. ( C a lu g a r is , op. cit., pag.

63

1, n. 3) ed una lettera (20 febbraio

1

5

o

6

) di Luciano Grimaldi al Ravenstein. (Vedi Lettere Principi alici Re pubblica di Genova, Mazzo 1 1 , n, 2787), nella quale non s i p a rla degli Spa gnuoli, ma di un’ altra impresa del Grimaldi stesso. In questa lettera e^Ii dichiara al Ravenstein di aver rilasciato libero un galeone da lui catturato;

m a siccome i genovesi affermavano che il carico di allume che vi si tro vava apparteneva a loro, mentre il proprietario del g a l e o n e a v e v a dichiarato appartenere ai Fiorentini, così egli invia Matteo Grimaldi a Genova per ve dere se i genovesi dicano il vero e dar loro soddisfazione; ma « ultra

L ’assedio di Monaco

Veramente il governatore non aveva avuto il tempo di far ciò, così i popolari potevano dare all’ impresa il carattere di una esecuzione dei regi voleri giungendo persino a sperare che egli, il re, 1’ avrebbe aiutata e favorita ('). Essi inoltre dovevan pensare che, caduta

Monaco e domata con tanto vigore una delle famiglie nobili più potenti, tutte le altre che spadroneggiavano sulla riviera, avrebbero senz’ altro ceduto. Il desiderio adunque di abbattere la prepotenza dei Grimaldi, oc­

cuparne la rocca ed il fortissimo baluardo, incutere ri­

spetto e terrore agli altri nobili, acquistare onore e stima presso la corte di Francia, riaffermare la po­

tenza del governo popolare e avvantaggiare la repub­

blica nei suoi commerci, erano i motivi che spingevano

questo », scriveva : « intendo sonno facte querele assai che la galera nostra

« fa danni ad gente assay , dico Genoesi, de il che resto in verità cum

« admiratione ; non nego già che qualche volta non habiàno preyso qualche

« vino et altre cose molto legiere tochando victualie sed quanto hano prevso,

« per pocha roba sia stata, el scrivano de la gallea ne ha semper facto

« podicia a li patroni de li vaxeli, quali quando sonno stati chi a Monaco

« ho semper acceptato omni podicia et sotisfactala ben apieno et a bona

« giera et questo è vero corno Io evangelio, ne altramenti ritroverano quando

« volerano intendere el proprio. Et quando a casu li siano persone sia pa­

ti troni a li quali havesseno facti danni de li quali non habia noticia, ve­

ti gnando da me, me offero satisfarli per fin ad uno denaro » e finiva col dire che in avvenire avrebbe ordinato al capitano, patroni ed altri officiali di non prendere neppure « uno veyro d’aqua su qual vasello de la nactione

« li habia capitare a le mane ». Pur tenendo debito conto delle difese del Grimaldi, noi troviamo in questa lettera una prova esplicita delle angherie commesse sulle navi che frequentavano i dintorni di Monaco.

(i) Questa vana speranza è accennata nelle istruzioni ai due nuovi am­

basciatori diretti alla corte di Francia, 12 novembre i 5o6. Vedi in Appen­

dice, Doc. X IX .

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94 Anno ΐ5θ6

alla grande impresa. Impresa veramente ardita, ohe riassume lo sforzo supremo della plebe conti o il paitito dei nobili, quasi una sfida audace lanciata da essa ai superbi gentiluomini che la sprezzavano; una prova di che cosa fossero capaci, a quali impeti bellicosi potes­

sero giungere quelle « cappcttc » che i nobili ciedevano ignave. L a costanza nel sacrifizio di vite e di denaio, nella fede di raggiungere la méta tanto agognata, di­

mostrò ancora una volta la forte tempra e la tenacia dei liguri. L ’assedio di Monaco segna il periodo_più glorioso del governo del popolo; dopo, le forze esauste

piegano dinanzi alle rinascenti energie dei nobili.

L a s p e d i z i o n e d i Pi e v e d i Te c o.

Venendo alla narrazione degli a v v e n i m e n t i diio subito essere mio avviso che, prima ancora di muo­

v e re contro Pieve di Teco, Genova pensasse già a Monaco e giungo anzi ad affermare, come ho accen nato teste, che quella piccola spedizione fu latta ad arte, a fine di mascherare i grandi p r e p a r a t i v i per l’ altra. Vedemmo, nella notte del 17 ottobre, imbarcarsi per Albenga duecento fanti, comandati da Giacomo Giustiniani e Francesco d’Arquata, diretti contro Pieve di Teco, usurpata al comune dal nobile Luca Spinola, e d o v e gli abitanti si erano già sollevati ('); il 26 par­

tivano pure a quelli volta altri 400 uomini coman­

dati dal capitano Pietro Gambacorta per dar mano

all impresa « perchè abenchè li popoli fusseno in

« nostro favor , lo castello se teniva forte » e il giorno dopo (27 ottobre), tornate a Genova le galee, si caricavano su di esse « sette peli de canoni grossi

« de metalo et altri minuti, per mandar in detto loco

« della Pieve, abenchè in detto loco non fosse di bi-

« sogno tanta artegliaria (') ». Questa osservazione dell’ anonimo diarista, congiunta colla notizia arrivata più tardi che 1’ artiglieria non venne affatto usata per la espugnazione del castello e che alla Pieve vennero soltanto trasportati due cannoni grossi e qualche pezzo di artiglieria di minor calibro (2), avvalora la nostra opinione che, contemporaneamente alla spedizione di Pieve di Teco. si pensasse all’ altra contro Monaco ( 3).

L ’assedio di Monaco Q5

(1) Cfr. D iario, 26-27 ottobre 15o6. Abbiamo anche una lettera spedita il giorno stesso (27 ottobre) dalla Balia ai commissari della Pieve, ànnunziante la partenza delle artiglierie e degli uomini addetti ad esse, con munizioni e denaro, ed esortante a dar presto fine a quella impresa. Cfr. Doc.

XVIII.

(2) Codeste notizie si trovano in una lettera (7 novembre 1 5o 6) ad A m ­ brogio Gioardo del quale si farà cenno più innanzi; la lettera è pubblicata da G. S a i g e op. cit., Tomo II, pag. 48.

(3) Documento indiscutibile che i genovesi pensassero a Monaco prima ancora di muovere contro Pieve di Teco, sarebbe una istruzione data a due commissari il giorno 10 ottobre i 5o6 di recarsi a raccogliere truppe e de­

nari nella Riviera di Ponente per Γ impresa contro Monaco; ma questa istruzione che trovasi fra quelle raccolte dal Franzoni ( A r c h . S t . in G e n o v a

ms. 652) ebbe certo errata la data che si deve correggere col 10 novembre;

altri errori di data si riscontrano in questa raccolta, ad es., l'istruzione ai tre in­

viati al re di Aragona, che era a Portofino, che nell'originale è del 10 ottobre, viene assegnata dal Franzoni al 10 settembre; aggiungasi pel caso presente che mentre alla data 10 ottobre non troviamo alcun documento che si riferisca

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Anno l5o6

Così, senza che i Grimaldi se ne accorgessero, si era raccolto ad A lb e n g a , vale a dire a mezza via dalla rocca dei Grimaldi, un nerbo di truppe ed un deposito di artiglierie destinate a formare il primo corpo di attacco. Il castello della Pieve, pochi giorni dopo, ce­

dette agli assalti delle truppe genovesi (') e i valligiani che le avevano accolte con entusiasmo ( 2), e che poco prim a avevano osato rispondere fieramente ed un po ironicamente ad una lettera del Trivulzio, minacciante g ra vi punizioni se la valle avesse rifiutata obbedienza

« al magnifico Ms. Lucha Spinola infeudato da quel

« ducato e dominio regio » prestarono con giubilo il giuramento di fedeltà a la « excelsa comunità » di G e n o v a come ai loro « veri signori (3) ».

a questo invio, vi é invece una lettera del io novembre (Litterarum Reg.

n· 47) ln cui si parla di mandare in quel giorno due commissari (e sono gli stessi della istruzione) per la Riviera di Ponente e altri due per quella di Levante ; inoltre Γ originale della istruzione che viene data il 12 novembre a questi ultimi (pubbl. dal C a u . i g a r i s , op. cit., pag. 631 ) è identica a quella

n· 47) ln cui si parla di mandare in quel giorno due commissari (e sono gli stessi della istruzione) per la Riviera di Ponente e altri due per quella di Levante ; inoltre Γ originale della istruzione che viene data il 12 novembre a questi ultimi (pubbl. dal C a u . i g a r i s , op. cit., pag. 631 ) è identica a quella

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