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IL RITORNO DI LOCKE IN INGHILTERRA. LA CORRISPONDENZA NEGLI ANNI 1679-1682

Introduzione

Soprattutto agli inizi della corrispondenza, le lettere di Locke a Toinard contengono la richiesta di estendere i propri saluti a quelle che erano state frequentazioni comuni durante il suo soggiorno parigino. I primi nomi ad essere menzionati sono quelli di François Bernier e di Raymond Formentin1, anche detto “abate Formentin” benché si tratti

solo di un diacono. Formentin è soprannominato “il capitano di mari- na” nelle lettere di entrambi i corrispondenti: forse il riferimento è a qualche sua qualità personale (Locke lo definisce “strenuo” in una lette- ra a Toinard del 26 luglio 1679), o forse al suo possesso di un arsenale2.

Di fatto, sarà proprio Formentin il più longevo tra gli amici comuni. Più tardi, i saluti saranno estesi anche al matematico e astronomo Adrien Auzout, con il quale Locke sembrerebbe avere stretto amicizia a Parigi3.

Il journal rivela che Locke e Auzout avevano passato qualche tempo insieme parlando di misure (soprattutto comparando le misure francesi a quelle inglesi)4; questo sarà uno degli argomenti della corrispondenza

tra Locke e Toinard negli anni 1679-82. Più peso avranno altri temi, ov- vero le osservazioni astronomiche, le invenzioni meccaniche, i resoconti di viaggio e la medicina. Per ognuno di essi Toinard assicurerà a Locke una fonte di informazioni importante: si tratta di conoscenze comuni,

1 Si tratta di nomi già presenti nelle lettere che Locke invia a Toinard durante il

1678, quando è in viaggio all’interno della Francia.

2 Si veda la lettera di Toinard a Locke del 14 maggio 1684 (778).

3 Locke a Toinard, 10 agosto 1678 (399). L’astronomo francese Adrien Auzout

aveva contribuito agli esperimenti di Pascal sul vuoto; aveva inoltre lavorato con Jean Picard all’Académie des sciences, di cui fu membro per qualche tempo (1666-1668) prima di ritirarsi prima in Italia e poi in Inghilterra. Toinard accenna alla partenza di Auzout per l’Italia in una lettera a Locke del 20 agosto 1679 (495).

4 Si veda Lough (1953: 251 in nota, 252 in nota, 254, 259). Altre annotazioni

nel journal riguardano informazioni che Locke riceve da Auzout su altri argomenti: si veda Lough (1953: 256 e 272).

con le quali il curioso francese ha un rapporto privilegiato. L’abate Pi- card, che Locke aveva conosciuto poco prima di lasciare la Francia, sarà il referente di Toinard in materia di osservazioni astronomiche, mentre Olaus Römer, anche lui da poco entrato tra le conoscenze di Locke, sarà menzionato principalmente per ciò che concerne la metrologia, l’orolo- geria e i suoi ingegnosi strumenti astronomici. Gendron sarà l’autorità di riferimento per la medicina, mentre l’abate Thévenot, altra conoscen- za parigina di Locke, fornirà (o domanderà) qualche informazione sui resoconti di viaggio. Toinard agisce dunque da intermediario, ma non solo: l’entusiasmo sperimentale che domina le sue lettere a Locke in questo primo periodo lo spinge a cimentarsi in imprese di carattere più o meno scientifico. All’amico domanda di introdurlo tra i virtuosi ingle- si; il nome di Boyle, ma anche quello di Hooke, fanno capolino in alcune lettere evidenziando il desiderio di stringere legami.

2.1. La metrologia. Il pendolo dei secondi

Tra le conoscenze che Locke stringe in Francia vi è l’astronomo danese Olaus Römer; è probabile che Toinard, che conosceva bene Römer5, li abbia fatti incontrare all’Observatoire e che nella stessa oc-

casione gli abbia presentato Picard, perché entrambi sono menzionati in alcune note del journal del marzo 16796. Il 20 marzo, Römer mostra

a Locke un modello che riproduce Giove e i suoi satelliti; otto giorni dopo, Locke ammira un livello costruito dallo scienziato danese7.

Mi è stato mostrato dal signor Römer – così scrive sul journal – uno stru- mento per ottenere il livello molto semplice e veloce da realizzare, trattandosi di un telescopio con 4 lenti lungo circa un piede o qualcosa in più, che mostra il livello quando due fili, uno dei quali è fisso e l’altro mosso da una sfera, ven- gono a coprirsi l’uno con l’altro.

Di un altro livello inventato da Römer (probabilmente un idro- metro), Locke fa menzione nella lettera che invia a Toinard il 28 aprile 1679 (467), mentre è in viaggio per l’Inghilterra8; è infatti con Römer

5 Si veda Toinard a Locke, 24 luglio 1678 (393), che contiene i saluti di Römer a

Godefroy.

6 Una nota nel journal del 17 marzo 1679 menziona Picard, e un’altra del 20

marzo 1679 menziona Römer; si veda Lough (1953: 261 e 263).

7 Lough (1953: 282)

.

8 Locke afferma che Römer non ha potuto usare il livello perché l’acqua «è trop-

Il ritorno di Locke in Inghilterra 53 quando lascia la Francia il 2 maggio. Römer aveva ricevuto il permesso di partecipare alla riunione della Royal Society prevista per il 15 maggio 1679 a Londra, per questo è in viaggio per Londra: il suo compito è quello di confrontare le misure del pendolo usato da Picard nelle sue osservazioni con quelle del pendolo utilizzato dai virtuosi, per verificare che essi abbiano una identica lunghezza.

La lunghezza del pendolo dei secondi, una presunta costante natu- rale, è al momento considerata un buon candidato per stabilire una mi- sura universale, una preoccupazione scientifica fondamentale nel dicias- settesimo secolo9. L’orologio a pendolo inventato da Christiaan Huygens

nel 1657, azionato da pesi, era stato utilizzato dalla Royal Society sin dal 1661 per determinare uno standard da applicare alla misurazione della terra; si tratta dello stesso standard adottato da Picard nel 1670. Utiliz- zando il pendolo dei secondi, Picard aveva stabilto una misura di lun- ghezza invariabile e universale, poi mediante l’osservazione astronomica aveva determinato la differenza nella longitudine tra punti terminali; in questo modo aveva portato avanti la revisione della carta geografica della Francia10. Nel suo Mesure de la Terre, Picard aveva annunciato l’ado-

zione da parte dell’Académie des sciences del pendolo dei secondi come standard di lunghezza, e fornito un resoconto su come effettuare con esso le misurazioni11; nella sua missione ad Uraniborg nel 1671, aveva

osservato che il pendolo manteneva esattamente la stessa lunghezza sia lì che a Parigi. Questo dato confortante sembrava tuttavia smentito dalle misurazioni con il pendolo effettuate dalla Royal Society, che attestavano una lunghezza maggiore a Londra rispetto a Parigi; Picard sospettava che si trattasse di un errore degli inglesi nella conversione della loro uni- tà di misura (il piede) in quella francese (la linea). Il viaggio di Römer a Londra doveva servire proprio a sciogliere i dubbi di Picard12.

A Londra, Locke e Römer trascorrono alcune settimane insieme; Locke riferisce qualche dettaglio su questa esperienza a Toinard il 25

a Toinard il 20 settembre – 13 ottobre 1679 (508). Locke avrebbe voluto corrispondere con Römer, come chiarisce la lettera che invia a Toinard il 13 dicembre 1680 (600): «vi prego di porgergli [a Römer] i miei umili saluti e di pregarlo di continuare a farmi l’onore del suo ricordo e della sua corrispondenza». Non ci sono però più lettere di Römer nella corrispondenza di Locke dopo quella del 5 settembre 1679 (II, 499).

9 Per quel che concerne la situazione inglese, si veda De Beer (1976-89: II, 39,

nota 1).

10 Si veda DeLamBre (1821). 11 PicarD (1671: 3-5).

maggio (inclusa l’infatuazione dell’astronomo danese per la giovane che gestisce un negozio di ferramenta nella città, e i suoi ripetuti acquisti di pinze e coltelli per poterla rivedere)13. Locke aveva già ricevuto una

lettera dall’amico il 5 maggio (466), piena di rammarico per la sua par- tenza; in essa è evidente il desiderio di prolungare la loro conversazio- ne parigina. La malinconia è addolcita da una nota conviviale: Toinard riferisce di avere brindato alla salute di Locke con gli amici comuni Brisbane e Auzout. Anche l’orologiaio Isaac Thuret sarebbe stato della compagnia, mentre l’abate Renaudot era assente. Entrambi sono noti a Locke; il primo, un’eccellenza francese nell’ambito dell’orologeria, sarà l’esecutore materiale di alcuni strumenti ideati da Römer che Toinard descriverà in alcune lettere a Locke, mentre l’abate sarà menzionato di rado14. Un altro nome, quello dell’inventore André Dalesme, fa capo-

lino nella lettera, forse per solleticare la curiosità di Locke: Toinard ri- ferisce che Dalesme sta per comunicargli alcune sue nuove invenzioni. Anche il riferimento al vivaio reale, che Locke non aveva avuto il tempo di visitare mentre era a Parigi15, sembra mirato ad attirare la sua atten-

zione: a Toinard è infatti ben noto l’interesse dell’amico per la botanica, strettamente connesso a quello per la medicina.

La lettera di Toinard, così ricca di spunti, si conclude con una do- manda che riguarda verosimilmente un suo progetto: si tratta del modo di trovare «in arte o in natura» una molla capace di vibrazioni verticali proporzionate, un congegno che potrebbe essere usato per stabilire uno standard di misura per il peso in modo analogo a quello in cui il pendolo dei secondi è impiegato per stabilire uno standard di lunghezza. L’idea di Toinard è quella di fissare la molla ad una delle sue estremità e di ap- pendere un peso all’altra, così da determinare il numero delle vibrazioni in un tempo fissato e stabilire così un «peso naturale».

La risposta di Locke, una lunga lettera del 27 aprile (467), si ar-

13 Locke a Toinard, 25 maggio 1679 (473); 15 luglio 1679 (485).

14 Toinard sembra avere una certa confidenza con Renaudot, non però quella

che lo unisce ad altri abati come Picard. Nella lettera che invia a Locke il 25 aprile 1679 (466), scherza sui di lui: Renaudot non sarebbe stato presente alla parata militare alla pia- na dell’Houille, alla quale gli amici comuni avevano assistito, perché il suo «bufalo non era stato agghindato per tempo». Probabilmente fa riferimento a ciò che Renaudot aveva scoperto a proposito del Course de Paris, il cui nome spiegava con un’analogia al Corso di Roma dove nei tempi antichi si svolgevano le corse dei bufali. Questa informazione la rica- vo da un Discours del segretario perpetuo J. Mistler all’Académie de France (15 dic. 1677).

15 Locke accennava a quanto aveva appreso da Justel riguardo al «vivaio da cui

i giardini del re sono riforniti» in una nota del journal del 2 maggio 1679: si veda Lough

Il ritorno di Locke in Inghilterra 55 monizza perfettamente con quella di Toinard. Domina all’inizio una nota di tristezza: Toinard, «il migliore degli amici», sarebbe «il peggiore del consolatori» perché ricorda a Locke i bei momenti passati insieme proprio ora che sta «morendo di rimpianto». Il tono malinconico è su- bito attenuato dal racconto di una storiella divertente che riguarda il servitore svizzero di Locke, Sylvester Brownower. Il giovane, piuttosto corpulento, sarebbe caduto ripetutamente da cavallo durante il viaggio a Calais: si tratterebbe secondo Locke di una caratteristica tipica dei ser- vitori svizzeri, che potrebbe essere utile tenere a mente ogni qual volta si intraprende un viaggio in gruppo. Sarebbe sempre raccomandabile portare uno svizzero, perché essi «cadono per tutta la compagnia»16.

La lettera prosegue in quest’alternanza di toni malinconici e face- ti: Locke rimpiange la compagnia degli amici e soprattutto quella di Toi- nard, la cui conversazione apprezza assai più delle bellezze di Parigi (in- clusa quella pépinière che non ha visto, alla quale dichiara comunque di preferire i biscotti che ha gustato ad Abbeville)17. Quanto alla domanda

di Toinard, Locke sembra avere poco da dire. «Non penso che l’arte o la natura vi fornirà una molla in Francia che sarà identica ad un’altra […] trovata in Persia», scrive. Ha riflettuto molto sul problema degli stan- dard universali di misura, e ha evidentemente già parlato con Toinard di questo argomento a Parigi. Il suo interesse per la metrologia risale almeno al 1670, come mostrano i due Drafts del Saggio; nel secondo, il Draft B, ha affermato che le misure convenzionali di quantità, come lunghezza e volume, non sono determinate in natura bensì stabilite e preservate mediante oggetti materiali. Gli standard variano con questi ultimi18; è proprio questo il punto che Locke sottolinea a Toinard nella

lettera. La mancanza di misure naturali o universali implica la necessità di stabilire una convenzione, ma quest’ultima si risolve nella creazione di oggetti materiali che fungono da standard; chi può garantire che tali oggetti siano identici ovunque? Questo era esattamente il problema in cui si erano imbattuti i virtuosi inglesi e i curiosi francesi a proposito del pendolo: chi poteva garantire che la sua lunghezza fosse esattamente la stessa nei rispettivi paesi?

Locke aveva ancora fiducia, mentre era in Francia, nella atten-

16 Sull’importanza della scoperta di Locke Toinard insisterà scherzosamente nel-

la sua lettera successiva: il «segreto» della «macchina elvetica», ovvero Sylvester Browno- wer, sarebbe di considerabile interesse scientifico e andrebbe riferito a Picard. Si veda Toinard a Locke, 10 maggio 1679 (469).

17 Si veda la nota nel journal datata 4 maggio 1679, in Lough (1953: 274 e277). 18 Si veda Locke (1990: 149-150).

dibilità del pendolo dei secondi come standard universale di lunghez- za19. Come membro della Royal Society aveva adottato la lunghezza del

pendolo come standard di misura, inoltre aveva sviluppato un sistema decimale basato su due unità di misura di sua invenzione, il “piede filo- sofico”, corrispondente alla terza parte della lunghezza del pendolo, e il

gry, pari ad un millesimo del piede filosofico. Locke aveva introdotto il gry nel sistema di misure che aveva elaborato negli anni 1669-70 per la

Carolina, la colonia inglese di cui il suo patron Shaftesbury era uno dei proprietari20; aveva inoltre impiegato il gry in alcune note mediche21 e in

alcune lettere a Boyle22. Anche a Toinard ne aveva parlato: in una lettera

del giugno 1679, utilizza il gry per fornire all’amico le misure di uno scaffale per pergamene di sua invenzione, del quale afferma di avergli mostrato un disegno a Parigi23.

Senza dubbio a Locke erano note le perplessità che circolavano negli ambienti scientifici in merito all’affidabilità del pendolo dei secon- di. Alcune osservazioni del 1672 dell’astronomo Jean Richer lungo le coste della Guyana francese suggerivano che la sua frequenza dipendeva dalla latitudine; già negli anni sessanta si era diffusa la convinzione che il movimento del pendolo fosse influenzato dal clima, dalle diverse con-

19 Si veda la nota nel journal del 6 agosto 1677, che fa riferimento al modo di

esprimere la lunghezza del pendolo di Huygens in unità di misura inglesi e francesi: Lou- gh (1953: 160). Un’altra nota del 26 gennaio 1677 riguarda il modo di dividere la lun- ghezza del pendolo in unità decimali, un’altra del 31 dic. 1678 ha per oggetto la lunghezza del pendolo a Parigi: si veda Lough (1953: 185 e 253). Il 9 marzo 1679, Locke appunta

qualcos’altro sul suo journal a proposito della comparazione tra unità di misura inglesi e francesi: si veda Lough (1953: 259).

20 Un abbozzo manoscritto di Locke intitolato “Carolina Measures and weights”

si trova in Shaftesbury Papers, National Archives PRO 30/24/48, fols 71-2.

21 Si veda Locke (1995-97). Si vedano inoltre le note nel journal del 26 gennaio

1677 e del 17 marzo 1679, in Lough (1953: 185 e 261), dove Locke riferisce di avere mostrato il suo «piede universale» a Picard, che lo avrebbe «trovato giusto».

22 Locke descriveva il suo modo di dividere il piede filosofico in una lettera a

Boyle del 16 giugno 1679 (478). Il journal rivela che nell’ottobre del 1677 aveva com- missionato a Butterfield la realizzazione di un regolo di ottone sul quale erano riportate le unità di misura di Parigi, Copenhagen, Leida, Londra e Roma insieme al philosophical

foot: si veda Lough (1953: 180). Nel Saggio, Locke affermerà che un sistema decimale

sarebbe di «utilità generale». Si veda Locke (1975: 624).

23 Si veda Locke a Toinard, 6 giugno 1679 (475). Locke afferma di avere mostra-

to a Römer l’“archetipo”, ovvero lo scaffale da lui realizzato. Il1 dicembre 1680 (597), Toinard chiederà a Locke le misure del suo cabinet, che non riesce più a trovare tra le sue carte; Locke gliele invia il 13 dicembre (600). Il 15 ottobre 1681 (666), Toinard gli scrive che tutti gli amici apprezzano «il cabinet del signor Locke»; riferisce inoltre di avere co- struito un armoir identico seguendo il suo disegno.

Il ritorno di Locke in Inghilterra 57 dizioni atmosferiche e dalla latitudine. Huygens, che più di altri aveva lavorato con il pendolo, era particolarmente preoccupato per le varia- zioni connesse alla latitudine24.

Probabilmente Toinard e Locke avevano già parlato di questo ar- gomento. Nella lettera che invia all’amico il 10 maggio 1679 (469), Toi- nard gli riferisce che Jean Richer gli ha fatto visita e che hanno parlato insieme delle sue osservazioni in Guyana, che contrastano con quelle di Picard ad Uraniborg25; Toinard non si pronuncia a riguardo, ma la sua

devozione per Picard è evidente nella corrispondenza.

Locke non risponde alla sollecitazione dell’amico. Una menzione del pendolo in una lettera di Toinard dell’11 giugno 1679 sembra intesa a riportare l’argomento alla sua attenzione; anche una «brusquerie» ri- guardo alla permanenza di Römer in Inghilterra nella medesima lettera sembra avere questo scopo. «Pensavo – scrive Toinard –, che poiché è luterano dalla testa ai piedi la vostra camera bassa lo avrebbe convinto di essere un gesuita, e ne avrebbe fatto un pendolo»26.

È ancora Toinard, nell’agosto del 1679, ad accennare al pendolo: stando a quanto gli riferisce Römer, da poco tornato in Francia, Locke starebbe preparandosi ad eseguire diverse misurazioni con lo strumen- to27. A settembre Römer invia in dono a Locke, tramite Toinard, alcune

sfere per il pendolo28, ma egli continua a tacere sull’argomento. Soltan-

to nel maggio del 1680 (538) ritorna sul problema che Toinard aveva evidenziato, l’attendibilità del pendolo: all’amico chiede se sa qualcosa delle perplessità di Römer riguardo alla lunghezza di quello inglese. Lo- cke aveva già ricevuto una risposta da Römer a questo proposito il 5 set- tembre 1679 (499): la sua lettera evidenziava che il pendolo era «insen- sibilmente più lungo» in Inghilterra. Probabilmente Locke sperava di apprendere da Toinard qualche novità a riguardo; l’amico gli risponde che sta per essere pubblicato un libro che riporta sia le osservazioni di Picard a Uranisborg, sia le esperienze di Römer in Inghilterra29. Si tratta

24 Su questo tema si vedano oLmsteD (1942) e costaBeL (1987).

25 Una menzione di Richer e delle sue osservazioni è anche nella lettera di

Toinard a Locke del 14 maggio 1679 (470).

26 Toinard a Locke, 11 giugno 1679 (477).

27 Toinard a Locke, 30 agosto 1679 (497). Toinard domanda a Locke se le misu-

razioni saranno effettuate in Carolina, la colonia inglese di cui Shaftesbury è uno dei Lord proprietari; si veda il par. 2.9.

28 Toinard a Locke, 17 sett. 1679 (505).

29 Toinard a Locke, 27 maggio 1680 (541). Si veda inoltre la lettera di Toinard

del Voyage d’Uranibourg di Picard (1680); probabilmente Toinard non ha altre informazioni a riguardo.

Per tutto questo tempo, Locke continua comunque a manifestare una certa fiducia nell’attendibilità del pendolo: lo dimostra il riferimen- to, nelle lettere che invia a Toinard, alle misure decimali di sua inven- zione, che si basano su frazioni del pendolo. Nell’agosto del 1679 aveva inviato all’amico una descrizione del suo piede filosofico e del piede inglese, così da rendere più facile la comparazione, e in ottobre gli parla ancora del piede filosofico30. Toinard doveva essersene dimenticato: il

27 maggio 1680 (541), si lamenta di non capire che cosa intenda l’amico in una lettera precedente, in cui riferiva che chicchi di grandine con «una circonferenza di 420 gry» erano caduti su Londra31. Il gry di Locke

è per Toinard un «griphus», un enigma32; per sciogliere l’arcano, Locke

si risolverà ad inviare una nuova descrizione della sua unità di misura all’amico il 10 giugno 1680 (546).

Anche Toinard sembra interessato all’idea di un nuovo sistema di misura basato su frazioni del pendolo: nella lettera che invia a Locke il 27 maggio 1680 (541), riferisce di avere parlato con Picard dell’opportu- nità di un progetto di riduzione di tutte le misure al “piede naturale”33.

D’altra parte, Picard sembra avere delle ragioni per non intraprendere il progetto: Toinard sta probabilmente riferendo il suo pensiero quando scrive che «è estremamente desiderabile che si convenga sull’uso di una misura e di un piede, ma non c’è modo di sperarlo». L’esperimento per Toinard potrebbe riuscire solo in Carolina, dove si potrebbe sperare di introdurre con successo un nuovo sistema di misura: Locke evidente-

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