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Capitolo settimo La compagnia di giro

Accanto al fenomeno del melodramma va affermandosi un nuovo genere: La compagnia di giro.

Primarie, recitano in città importanti come Firenze, Milano e Roma, con costi maggiori e

davanti a un determinato pubblico. Vivono di sovvenzioni statali e private.

Secondarie, recitavano in città con una loro tradizione es. Vigevano Terziarie, recitavano per i paesini minori.

Tra ‘700 ed ‘800 il repertorio prevedeva che la parte comica riguardasse il Goldoni, molto di più quello in lingua es. “La locandiera” rispetto al Goldoni veneziano es. “Arlecchino servitore di due padroni”. Il resto era teatro d’importazione, per lo più testi tradotti dal francese es. Alexander Dumas (padre e figlio). D’ italiano c’era poco o nulla perché mancava una drammaturgia per diverse ragioni, una delle tante è che i grandi attori preferivano occuparsi del teatro musicale rispetto a quello di prosa.

► Gli attori e la scena:

Tutte le compagnie di giro cambiavano spettacolo quasi ogni sera, ma non come la commedia dell’arte, gli attori dovevano sapere i testi di circa trenta composizioni diverse al mese. Nasce da qui la figura molto importante (fino al 1950) del suggeritore. Questi dalla buca, coperto da un cupolino dava gli attacchi, le entrate e le uscite agli attori; è ancora presente all’opera e suggerisce al cantante quando entrare in un contesto corale.

La scenografia era spesso organizzata da figure denominate trovarobe, che ricercavano in zone limitrofe al luogo della rappresentazione, materiale da chiedere in prestito per allestire la scena. Caratteristico degli attori dell’epoca era il baule. In questo gli attori ponevano i propri costumi e tutto quanto fosse necessario alla recitazione. Tuttavia, ricorrevano spesso i medesimi capi:

- Un costume generalmente del ‘700 - Un abito da sera

- Gioielli non preziosi

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- Trucchi di scena - Parrucche

Le compagnie erano composte da: - Primo attore e Prima attrice - Due attori giovani

- Padre e madre - Servetta - Caratterista - Generico - Seconda donna

►Scomparsa della maschera, consolidamento del carattere:

Come possiamo notare, la struttura di una compagnia di giro, richiama fortemente quella di una compagnia di comici dell’arte, con due grandi differenze; oltre al copione interamente scritto ed imparato a memoria, scompare definitivamente la maschera. Elemento imprescindibile nella commedia dell’arte, rivoluzionata da Goldoni con la sua riforma, dove la copertura visiva, che prima caratterizzava il personaggio e lo rendeva immediatamente riconoscibile non solo come figura ma anche come tratti della sua personalità, è sostituita dal carattere dello stesso che ne diventa maschera ma solo per quella circostanza. La maschera in quanto tale, persiste solo nei primi anni del melodramma barocco, quel melodramma fatto di ostentazione, sfarzi e del meraviglioso, dove la maschera fisica è sostituita da ceroni, parrucche ed abiti enfatici che ne svolgono la medesima funzione. È tra la seconda metà del ‘800 ed i primi del ‘900 che forse, quella riforma iniziata anni prima dal Goldoni prende definitivamente piede, affermandosi in Italia ed in tutta Europa. In concomitanza con la nascita di uno straordinario fenomeno, quello del grande attore, va man mano sviluppandosi un’idea di recitazione più introspettiva, intima che portava alla ricerca di una verità maggiore da mostrare in scena.

42 ► Il fenomeno del grande attore: Eleonora Duse

Nasce nella seconda metà del ‘800, dopo i virtuosi del melodramma è il secondo attore forte che incontriamo nel panorama teatrale infatti fa modificare i testi a seconda delle sue esigenze e del proprio personalissimo talento. È libero dal testo interpretando e recitando a suo modo il personaggio. Non tutto il teatro italiano era composto da grandi attori17, questi erano

l’eccezione, il biglietto da visita delle grandi compagnie che si recano anche all’estero.

Eleonora Duse nasce nel 1858, figlia d’arte, è piccola, bruttina, non h un particolare fascino fisico, le è persino consigliato di abbandonare il palco. Recita moltissimo fin da piccola, un giorno, vedendo recitare Sarah Bernardth, grande attrice a lei contemporanea decide di interpretare il medesimo testo della collega facendo però tutto l’opposto di quello che fa un grande attore. Fattore straordinario è che questo nuovo modo d’interpretare piace tantissimo sia al pubblico che alla critica perché entrambi vedono in questo una

verità maggiore che andrà notevolmente a

contraddistinguere la sua arte. - Maggiore verità

- Intelligenza

Capisce che il figlio d’arte ha bisogno di una buona preparazione culturale, non basta studiare, occorre studiare ed elevarsi.

Fa questo anche grazie a due relazioni molto importanti:

- Enrico Boito: poeta e commediografo, riesce ad avere una cultura molto profonda che la mette in contatto con testi elevati come quelli di Ibsen.

17 La figura del grande attore non è completamente sparita ma sopravvive nel mattatore, attore del primo

novecento che accentra tutti gli elementi dello spettacolo. Grandissimo mattatore è stato Vittorio Gasma.

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- Gabriele D’annunzio: questa relazione è molto tumultuosa e più importante della precedente. D’annunzio scrive molto per il teatro perché permette di raggiungere un pubblico più vasto del lettore. Affianca la Duse (più famosa di lui) perché capisce che il testo deve essere a servizio del attore. La Duse prima di conoscerlo non provava mai, è lui a convincerla a provare le scene indirizzandola alle prove di gruppo e allo studio del testo.

La carriera di questa grande attrice termina molto tardi. Recita pochi pezzi ma molto significativi e questo le permetterà di tirare fuori dai personaggi le realtà, la naturalità. Otteneva un grande successo anche nelle tournée e proprio durante una di queste a Pittsburgh, muore. Unica deviazione dal teatro si ha nel 1916 quando partecipa al film “Cenere18”. In questo ritroviamo

la Duse alla fine della sua carriera, interpreta un personaggio tratto da Grazia Deledda e l’azione di svolge in Sardegna. Le cronache del tempo ci raccontano che la Duse recitava con le mani, nel film oltre a queste emerge anche l’idea di sottrazione, poiché nonostante sia protagonista tenta di nascondersi per calarsi nel personaggio. La stessa sottrazione la ritroviamo nell’espressione del dolore mostrato tramite particolari e non con vistose manifestazioni; questo elemento è molto moderno.

Figura 14 foto sequenza tratta dal film Cenere, 1916

18 Film muto girato nel 1916 diretto ed interpretato da Febo Mari, ed è tratto dall'omonimo romanzo del

1904 della scrittrice Grazia Deledda. In questa pellicola, girata nell'agosto 1916, si registra l'unica

interpretazione cinematografica dell'attrice teatrale Eleonora Duse.Il film è ambientato a Fonni in Sardegna però la casa di produzione torinese Ambrosio, per contenere i costi, fece girare gli esterni "sardi" tra Ala di Stura e Balme nelle vicine Valli di Lanzo.

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