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II. PALLADA E IL PAPIRO DI YALE

1. La Silloge Palladiana e i legami con Ausonio e i Bobiensia.

2.3. Caratteristiche della raccolta.

Una delle caratteristiche più evidenti del codice è la mancanza di attribuzioni, dato che pende in favore della tesi secondo cui il papiro di Yale sia testimone di una antologia di un solo autore, per cui non era necessario indicare l'attribuzione del componimento. Questo dato, però, non è una prova schiacciante, dal momento che anche nella Anthologia Graeca sono presenti dei blocchi privi di attribuzioni autoriali, talvolta inserite da C solo in un secondo momento130. Si ritiene possibile ravvisare un ordine all'interno della raccolta, per lo più tematico, segnalato anche dai titoli degli epigrammi, che si richiamano l'un l'altro. I 22 titoli superstiti, integri o in parte, si trovano tutti al centro del rigo in cui ricorrono e sono di diversa natura.

Un titolo semplice e frequente è ¥llo, che segnala l'inizio di un nuovo epigramma ed è considerato alla stregua del tradizionale toà aÙtoà, con la funzione di introdurre un altro epigramma dello stesso autore oppure talvolta di segnalare l'identità tematica131. Ricorrono anche più lunghe e dettagliate descrizioni del contenuto dell'epigramma e l'inusuale espressione di p. 4 r. 20 ™pistol¾ tù aÙtù, non presente nelle altre raccolte di epigrammi. Dove l'argomento è esplicito, il componimento è introdotto da e„j + acc., che ricorre per                                                                                                                

129   Floridi   (2014a),   p.   4   «The   epigrams,   aimed   at   a   contemporary   Egyptian   audience,   soon   lost   their   appeal,  adn  were  not  copied  anymore  […]  Our  judgments  and  reconstruction  of  the  history  of  the  genre   is  based  on  materials  whose  survival  is  the  result  of  the  personal  choises  of  editors  and  anthologists.»   130  Wilkinson  (2012a),  p.  31  «It  is  also  true,  however,  that  some  smaller  Byzantine  collections  are  even  

less   solicitous   to   record   the   identity   of   the   authors.   In   papyri,   on   the   other   hand,   our   undoubted   examples  of  multi  –  author  epigram  collections  consistenly  exhibit  ascriptions  for  each  item».  

131  Wilkinson  (2012a),  p.  24  «the  occurence  in  two  titles  of  the  plural  ¥lla  may  be  taken  to  suggest  that   more  than  one  epigram  on  the  same  topic  has  been  intentionally  included  under  the  single  heading.»  

 

molti epigrammi presenti in AP e Apl e anche in papiri dall'età tolemaica al III/IV sec132. Di rilievo è la questione su chi sia il responsabile dei titoli degli epigrammi, infatti, se ad una prima lettura sembra naturale attribuire tali titoli alla mano dell'autore, dopo un'analisi più accurata risulta preferibile credere che in realtà i titoli siano stati attribuiti ai componimenti da un editore successivo, dal momento che alcuni di questi sembrano poco accurati e affrettati. Fatte tali considerazioni, emerge un altro problema significativo, ovvero stabilire se tale raccolta sia dovuta all'opera di un autore o di un editore. Uso di parole chiave, spesso ripetute nei componimenti fino a creare dei collegamenti intertestuali dà l'impressione che sia una raccolta fatta con cura e con una particolare attenzione alla scelta lessicale. Si nota, inoltre, una certa coerenza di contenuto e di stile, tutte caratteristiche che inducono a ritenere la raccolta di un solo autore. Ma bisogna pensare a una pubblicazione da parte dell'autore degli epigrammi o a un libro di epigrammi che prese forma grazie ad un editore? I collegamenti testuali danno l'impressione che lo stesso poeta sia il responsabile della distribuzione degli epigrammi nella raccolta. Il papiro preserva forse parti di un originario libro di poesia ma non è probabilmente un autografo, dal momento che è difficile pensare all'esistenza di opere autografe in questo periodo. La prossimità per data e contenuto e la produzione del codice ci fanno credere in questa possibilità. Fu copiato abbastanza attentamente e contiene degli errori che sono difficili da spiegare come autoriali.  

                                                                                                                              132  Cfr.  Wilkinson  (2012a),  p.  23s.  

 

2.4. Criteri di organizzazione e contenuto della raccolta.    

Analizzando il materiale conservato, risulta evidente che la raccolta non è organizzata secondo un ordine alfabetico o in base alla lunghezza dei componimenti e non è nemmeno possibile individuare un'organizzazione per sottogeneri, ma il principale criterio è evidentemente quello tematico, oltre che quello geografico che abbiamo già ravvisato. Dai frammenti in nostro possesso siamo in grado di definire, in base al tema che sembra essere quello principale dell'epigramma, la sua natura scoptica o epidittica. L'insistenza su tali argomenti ci permette di stabilire un collegamento con gli epigrammi contenuti nel IX e XI libro della Anthologia Graeca, anche se spesso, come l'intervento di Floridi alla conferenza di Londra ha ribadito, i confini tra i due generi sono spesso labili, prima di tutto perché gli antichi non sentivano la necessità di distinguere tra i due sotto - generi. L'unica differenza si può riscontrare nel tono, che è apertamente satirico nell'epigramma scoptico e, di conseguenza, privo di humor in quello epidittico, ma è difficile individuare il tono di un epigramma quando si ha a che fare con componimenti frammentari133. Alcuni epigrammi del codice sono insolitamente lunghi, superano, infatti, i 14 versi, ma la maggior parte è caratterizzata dalla brevitas propria del genere. La presenza di collegamenti lessicali e di richiami tra componimenti consecutivi sembra essere prova del fatto che l'autore sia allo stesso tempo l'artefice della raccolta, ma si deve escludere l'ipotesi che il codice sia un autografo, dal momento che molti errori ivi presenti non possono essere considerati come errori autorali ma piuttosto come distrazioni del copista. Wilkinson ritiene che un editore, molto vicino ai tempi dell'autore dei componimenti, li abbia selezionati da un’originaria                                                                                                                

133Riguardo  alla  difficile  definizione  del  sotto-­‐genere  epidittico  si  veda  lo  studio  di  Lauxtermann  (1998)  e   quello  più  recente  di  Rossi  (2002).  Il  termine  epidittico  ha  una  connotazione  propriamente  retorica  e   indicava  il  terzo  genere  di  oratoria,  appunto  l'epidittica,  che  assunse  col  tempo  un  valore  encomiastico.   Il  problema  fondamente  rimane  quello  dell'interpretazione  del  proemio  scritto  da  Cefala  per  la  prima   parte  del  IX  libro  di  AP,  che  si  riferisce  agli  epigrammi  1  -­‐583.  Lauxtermann  presenta  una  visione  molto   scettica  e  ritiene  tuttora  impossibile  definire  quale  sia  la  sfera  di  applicazione  del  termine  in  ambito   epigrammatico,   dal   momento   che   gli   epigrammi   contenuti   in   questa   parte   dell'antologia   non   presentano  caratteri  propriamente  epidittici.  Rossi  sostiene  invece  che  «the  epigrams  composed  with   completely  different  purpose  and  sources  of  inspiration  at  a  certain  point  were  read  and  acknowledged   mostly   in   a   “rhetorical”   manner,   as   texts   recognised   as   contructed   according   to   well   –   established   rhetorical  rules  and  patterns.  Therefore,  they  where  gathered  in  this  book  9  that  already  in  the  proem   declared  itself  to  be  strongly  characterised  by  rhetorical  influence.»