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Le caratteristiche di un sistema pensionistico (definizione, fun zioni e modalità di finanziamento)

Antonio PEZZUTO

2. Le caratteristiche di un sistema pensionistico (definizione, fun zioni e modalità di finanziamento)

Il sistema pensionistico può essere definito come un meccanismo re- distributivo che trasferisce le risorse prodotte dalla popolazione attiva a favore di chi: i) ha cessato l’attività lavorativa per ragioni di età

anagrafica (pensioni di vecchiaia) o di età contributiva (pensioni di anzianità); ii) non è più idoneo a partecipare al processo produttivo per sopravvenuta incapacità lavorativa (pensioni di invalidità); iii) è legato da rapporti familiari con persone decedute che hanno svolto at- tività lavorativa (pensioni ai superstiti); iv) è sprovvisto di qualunque forma di reddito e non è in grado di lavorare (pensioni assistenziali). In tutti i modelli di welfare presenti nei vari ordinamenti nazionali, a prescindere dalle loro caratteristiche in termini di modalità di finan- ziamento e di calcolo della prestazione, il sistema pensionistico svol- ge quattro funzioni fondamentali: i) una funzione assicurativa (inco- me smoothing), restituendo all’individuo in età avanzata quanto ac- cumulato attraverso il versamento dei contributi durante la vita lavo- rativa; ii) una funzione previdenziale, garantendo ad ogni individuo il mantenimento di un tenore di vita simile a quello raggiunto nella fase terminale della vita lavorativa; iii) una funzione assistenziale, assicu- rando comunque a ogni cittadino un reddito minimo di sussistenza al termine del periodo lavorativo ovvero in caso di inabilità al lavoro; iv) una funzione redistributiva, operando un trasferimento di risorse dalle generazioni presenti a quelle future o tra differenti categorie di lavoratori all’interno di una stessa generazione.

Mentre le funzioni assistenziale e redistributiva sono ispirate a princi- pi di giustizia sociale e sono quindi affidate allo Stato, che le finanzia almeno in parte tramite la fiscalità generale, le funzioni previdenziale e assicurativa trovano invece fondamento nella capacità degli indi- vidui di generare un reddito da lavoro. Per questa ragione, possono essere assolte sia dallo Stato, attraverso il sistema previdenziale pub- blico, sia dal settore privato attraverso i sistemi di previdenza com- plementare3.

Il mantenimento di un adeguato tenore di vita durante gli anni della vecchiaia richiede che gli individui trasferiscano le risorse necessarie dagli anni in cui lavorano a quelli successivi. E poiché non è sicuro che le risorse accumulate siano adeguate a soddisfare le esigenze della vec- chiaia, si impone l’adozione di un sistema di assicurazione collettivo. L’esistenza di asimmetrie informative, sotto forma di azzardo morale e

di selezione avversa, e l’incompletezza dei mercati inducono a ritenere che il mercato non sia in grado, da solo, di realizzare questo sistema di assicurazione4. Di qui la necessità di un intervento dello Stato.

Le ragioni dell’intervento pubblico nel settore previdenziale sono molteplici. Innanzitutto, per prevenire il fallimento del mercato assi- curativo privato, dovuto a carenze informative; in secondo luogo, per assicurare al lavoratore, quando uscirà dal mondo del lavoro, una ren- dita periodica protetta dal rischio di inflazione, rischio che gli enti di previdenza non sono in grado di coprire integralmente; in terzo luogo, per creare un’assicurazione intergenerazionale, in modo da ripartire il rischio tra generazioni diverse; in quarto luogo, per impedire che comportamenti non previdenti da parte di gruppi rilevanti della collet- tività diano vita a un ambiente sociale degradato dalla miseria e dalla povertà; infine, la previdenza e la vecchiaia sono viste come beni di merito, ossia meritevoli di tutela da parte dello Stato per evitare con- dotte imprudenti da parte dei cittadini (c.d. paternalismo).

Le modalità di finanziamento dei sistemi pensionistici sono di due tipi: a ripartizione e a capitalizzazione. Nel regime a ripartizione (pays-as- you-go), utilizzato nei sistemi previdenziali pubblici obbligatori, il gettito contributivo riscosso è utilizzato interamente per erogare i trat- tamenti pensionistici riferiti allo stesso arco di tempo. Vi è quindi un trasferimento di ricchezza da una generazione, quella della popolazione attiva, a un’altra, quella dei lavoratori in quiescenza. In pratica, la ge- nerazione giovane provvede ai bisogni previdenziali della generazione anziana (c.d. patto intergenerazionale). L’eventuale squilibrio tra pre- stazioni erogate e contributi ricevuti dovrà essere ripianato dallo Stato mediante trasferimenti di fondi agli enti previdenziali pubblici5. Il regime a ripartizione può essere a sua volta distinto in tre tipologie: i) “a ripartizione pura”, in cui le risorse accumulate vengono intera- mente redistribuite nel corso dell’esercizio per finanziare le presta- zioni correnti; ii) “a ripartizione assistita”, nel quale le prestazioni correnti sono finanziate in parte dalle contribuzioni dell’esercizio e

4) Draghi M., I motivi dell’assicurazione sociale, Moncalieri, 13.10.2009.

5) La condizione di equilibrio finanziario è: Pt+1 = Ct(1+ r), dove Pt+1 sono le pensioni pagate al tempo t+1; Ct sono i contributi versati al tempo t; r è il tasso di rendimento sui contributi sociali.

in parte dalla fiscalità generale; iii) “a ripartizione mista”, dove gli avanzi di risorse introitate nella fase di crescita sono accantonati e capitalizzati in un fondo patrimoniale.

L’adozione del regime a ripartizione comporta vantaggi in termini di minori costi di gestione e di assenza di rischi connessi all’inve- stimento di capitali, ma anche rischi legati all’invecchiamento della popolazione, poiché si riduce il numero dei lavoratori attivi a fronte di un numero sempre più elevato di persone che vanno in pensione, e all’aumento del tasso di disoccupazione in quanto meno lavoratori devono sostenere il peso delle pensioni.

Nel regime a capitalizzazione (fully funded), in uso nella previdenza complementare, i contributi versati da ogni lavoratore durante la vita lavorativa vengono investiti sui mercati finanziari. Di conseguenza, la pensione percepita sarà pari ai contributi versati aumentati del ren- dimento ottenuto dal loro impiego e riscossi sotto forma di rendita. La possibilità che in quest’ultimo sistema si verifichi uno squilibrio finanziario tra entrate e uscite è molto più bassa in quanto il lavora- tore otterrà una pensione in base alla contribuzione versata6. Anche il regime a capitalizzazione presenta vantaggi e rischi: ai vantaggi, rappresentati dall’aumento dei rendimenti attesi, dalla riduzione dei rischi politici connessi alla gestione e al finanziamento del sistema previdenziale pubblico e dalla maggiore trasparenza dei benefici e dei costi legati al risparmio di risorse individuali, si contrappongono i rischi dovuti essenzialmente all’instabilità dei mercati finanziari e all’inflazione, che tendono ad assottigliare il valore reale dei contri- buti accumulati nel corso degli anni7.

Per il calcolo della pensione può essere utilizzato il metodo contribu- tivo o il metodo retributivo (cfr. Appendice). Con il metodo contribu- tivo l’importo della pensione viene quantificato in base all’ammonta- re dei contributi versati (c.d. montante contributivo) nel corso della vita lavorativa, capitalizzati secondo un dato tasso d’interesse e divi- dendo la somma per il numero di anni di vita attesi al momento del pensionamento, a seconda della speranza di vita media. Con il metodo retributivo, invece, l’importo della pensione è correlato all’ammonta-

6) La condizione di equilibrio finanziario è: Pt = Ct .

re dei contributi versati dal lavoratore nell’arco dell’intera vita attiva.