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Carico inquinante potenziale della popolazione residente e delle attività

Nel documento 2005 Annuari Statisticheambientali (pagine 141-155)

ACQUA

Note informative

DEFINIZIONI

Abitanti equivalenti serviti (Aes): rappresentano l'unità di misura con cui viene convenzionalmente espresso il carico inquinante organico biodegradabile in arrivo all'impianto di depurazione, secondo l'equivalenza: 1 abitante equivalente = 60 grammi/giorno di BOD5.

Abitanti equivalenti serviti (Aes) di progetto:misurano il carico inquinante per il quale l’impianto di depurazione è stato progettato.

Abitanti equivalenti serviti (Aes) effettivi: misurano il carico inquinante effettivamente defluito nell’impianto di depurazione. Acqua immessa nella rete di distribuzione: è costituita dall’acqua addotta dagli acquedotti e/o da apporti diretti da pozzi, sorgenti, autobotti, navi cisterna.

Acqua erogata: l’acqua effettivamente consumata dai diversi utenti.

Acquedotto: si intende il complesso di opere di captazione e adduzione dell’acqua ad uso potabile, con qualsiasi portata, dalle fonti alla vasca di accumulo (serbatoio, vasca di carico) che alimenta la rete di distribuzione dell’abitato e degli altri luoghi di consumo.

Altezza di afflusso meteorico (mm) ad un bacino idrografico per un determinato intervallo di tempo: spessore dello strato d'acqua di volume pari all'afflusso meteorico in quell'intervallo ed uniformemente distribuito sulla superficie del bacino.

Altezza di deflusso di un bacino idrografico per un determinato intervallo di tempo (mm): spessore dello strato d'acqua di volume pari al deflusso superficiale del bacino in quell'intervallo e uniformemente distribuito sulla superficie del bacino.

Ambito territoriali ottimale (Ato): si tratta di una specifica delimitazione del territorio nazionale, per l’erogazione dei servizi idrici, di competenza delle regioni, sentite le rispettive province (Legge 36/94 ).

I principali criteri considerati per la individuazione dei confini degli ATO sono:

- rispetto della unità del bacino idrografico nonché della localizzazione delle risorse e dei loro vincoli di destinazione, anche derivanti da consuetudine, in favore dei centri abitati interessati;

- superamento della frammentazione delle gestioni;,

- conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico - amministrative.

- la creazione di un sistema tariffario da applicare ai servizi idrici integrati per garantire la copertura integrale dei costi di esercizio e di investimento.

Bacino Idrografico: territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi e dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d’acqua direttamente o a mezzo di affluenti , nonché il territorio che può essere allagato dalle acque del medesimo corso d’acqua, ivi compresi i suoi rami terminali con le foci del mare ed il litorale marittimo prospiciente; qualora un territorio possa essere allagato da più corsi d’acqua, esso si intende ricadente nel bacino idrografico il cui bacino imbrifero montano ha la superficie maggiore (legge 18 maggio 1989 n. 183).

I bacini idrografici vengono suddivisi in: - bacini di rilievo nazionale;

- bacini di rilievo interregionale; - bacini di rilievo regionale.

BOD5 (domanda biochimica di ossigeno): Indice utilizzato per la valutazione del carico inquinante di un' acqua o di un effluente. Il saggio di BOD esprime la quantità di ossigeno necessaria per l'ossidazione biochimica di composti organici. Usualmente si determina il BOD5 che indica la quantità di ossigeno consumato, al buio e alla temperatura di 20° C, in un tempo di incubazione fissato convenzionalmente in 5 giorni.

COD (domanda chimica di ossigeno): Indice utilizzato insieme al BOD5 per la valutazione del carico inquinante di un’acqua o di un effluente. Il saggio di COD esprime la quantità di ossigeno necessaria per l’ossidazione chimica di sostanze organiche

quando non sia intervenuto alcun fattore di deterioramento della qualità delle acque, i Presidi multizonali possono dimezzare la frequenza dei campionamenti (in pratica svolgere una analisi al mese invece che due).

Costa non balneabile:

- per motivi indipendenti dall'inquinamento, in quanto vi sono localizzati porti, aeroporti, zone militari, aree protette che vietano la balneazione, ecc.

- per inquinamento permanente, quando le acque sono interessate da immissioni (fiumi, torrenti, fossi, canali, collettori di scarico, ecc.) qualsiasi ne sia l'andamento (continuo o discontinuo), la natura (civile, industriale, agricola, mista) o la portata (decreto del Ministro della sanità del 29-1-1992). In questo caso le acque si intendono inquinate (e quindi non balneabili) per definizione, senza, cioè, svolgimento di controlli.

- assenza di rilevamenti, sta ad indicare che i Presidi multizonali non hanno effettuato alcuna analisi nel tratto di costa assegnato oppure che la regione non ha comunicato dati al Ministero, mentre insufficienza di rilevamenti significa che i Presidi hanno svolto alcune analisi senza però raggiungere un numero soddisfacente.

Costa valutata con deroga ad alcuni parametri: quando le Regioni chiedono (e ottengono) la deroga ai limiti per alcuni parametri previsti dalla normativa.

Deflusso in una determinata sezione e per un determinato intervallo di tempo (m3): Volume liquido che ha attraversato la sezione nell'intervallo di tempo.

Ente gestore del servizio idrico: il soggetto giuridico che ha la responsabilità economica complessiva di un impianto (acquedotto, rete di distribuzione dell’acqua potabile, rete fognaria, impianto di depurazione delle acque reflue).

Quindi non possono essere considerati come enti gestori dei servizi idrici coloro che svolgono soltanto le attività di manutenzione strumentali all’erogazione del servizio dei singoli impianti.

Impianto di depurazione delle acque reflue urbane: si intende una installazione adibita alla depurazione di acque reflue provenienti da insediamenti civili ed eventualmente da insediamenti produttivi (impianti misti), cui possono mescolarsi le acque meteoriche e quelle di lavaggio delle superfici stradali. Le vasche Imhoff sono da considerarsi impianti di depurazione a tutti gli effetti. A seconda dello stato in cui l’impianto di depurazione è rilevato si configura la seguente classificazione: - Impianto di depurazione delle acque reflue urbane in esercizio

Si intende in esercizio l’impianto funzionante alla data del 31 dicembre 1999. - Impianto di depurazione delle acque reflue urbane non in esercizio

Si intende non in esercizio l’impianto non funzionante alla data del 31 dicembre 1999. - Impianto di depurazione delle acque reflue urbane in corso di realizzazione

Si tratta di impianto per il quale alla data del 31 dicembre 1999 erano in corso le opere di costruzione, oppure le operazioni di appalto o si era in presenza di un progetto di realizzazione approvato.

Perdita apparente di un bacino idrografico in un determinato intervallo di tempo: differenza tra l'altezza di afflusso meteorico e l'altezza di deflusso relative all'intervallo di tempo.

Portata in una sezione e in un dato istante (m3/s): volume di acqua che attraversa la sezione durante l'unità di tempo (minuto secondo) che comprende quell'istante.

Rete di distribuzione dell’acqua potabile: il complesso di opere (tubazioni, serbatoi, impianti di pompaggio, ecc.), relativo all’intero territorio comunale, che partendo dalle vasche di accumulo (serbatoi, vasche di carico) adduce l’acqua ai singoli punti di utilizzazione (abitazioni, stabilimenti, negozi, uffici, eccetera).

Rete fognaria: il sistema di condotte per la raccolta ed il convogliamento delle acque reflue domestiche o il miscuglio di queste con acque reflue industriali, assimilabili alle acque reflue urbane, e/o acque meteoriche di dilavamento.

Trattamento primario: il trattamento primario permette la rimozione di buona parte dei solidi sospesi sedimentabili per decantazione meccanica nei bacini di sedimentazione, con o senza uso di sostanze chimiche (flocculanti).

Trattamento secondario: il trattamento secondario è un processo di ossidazione biologica della sostanza organica biodegradabile sospesa e disciolta nelle acque di scarico, utilizzando batteri aerobi. Il trattamento si distingue in processo a biomassa sospesa o a biomassa adesa. E’ necessaria la presenza di biodischi, letti percolatori e vasche di aerazione nelle unità che costituiscono la linea acque dell’impianto.

Trattamento terziario: il trattamento terziario consente di rimuovere efficacemente sostanze non eliminate completamente con i trattamenti precedenti, quali microrganismi, sali nutritivi, sostanze organiche (si possono attuare la nitrificazione-denitrificazione, la precipitazione del fosforo, la clorazione e altri trattamenti chimico-fisici).

Vasche Imhoff: vasche settiche che consentono la chiarificazione dei liquami domestici provenienti da insediamenti civili di ridotte dimensioni. Sono proporzionate e costruite in modo tale che il tempo di detenzione del liquame sversato sia di circa 4-6 ore; il fango sedimentato è sottoposto a sedimentazione anaerobica.

OSSERVAZIONI

RISORSE IDRICHE

Tavola 4.1

A seguito del dpcm del 24 luglio 2002 le funzioni di rilevazione e diffusione dei dati idrologici, che erano svolte dagli Uffici compartimentali del Servizio idrografico e mareografico nazionale del Dipartimento per i servizi tecnici nazionali (art. 22 del dpr 24 gennaio 1991, n. 85), sono state trasferite alle Regioni.

La delimitazione e l’estensione delle zone di competenza degli ex Uffici compartimentali erano sostanzialmente individuate con criteri puramente idrografici comprendendo uno o più bacini idrografici limitrofi. Il passaggio di competenze è avvenuto invece su basi amministrative, producendo sostanzialmente una suddivisione delle unità territoriali bacini idrografici fra diverse regioni, sia in termini di monitoraggio che di operatività.

Si è tentato comunque di non perdere l’omogeneità delle informazioni superando le differenze organizzative proprie di ogni regione attraverso la definizione di accordi interregionali che dovrebbero garantire l’unitarietà della gestione dei dati a scala di bacino idrografico. Tali attività di coordinamento sono peraltro sancite nell’accordo Stato-Regioni del 24 maggio 2001 e nel successivo dpcm del 24 luglio 2002.

Nella tavola sono riportati gli indicatori idrologici di alcuni corsi d’acqua, rappresentativi delle diverse realtà territoriali e con i più estesi bacini idrografici, misurati nelle stazioni più vicine alla foce (tranne il caso del fiume Reno).

La portata massima o minima è riferita al valore medio giornaliero massimo o minimo verificatosi nel periodo di osservazione.

QUALITÀ DELL' ACQUA

Tavole 4.2 - 4.3

In seguito ad una decisione del Consiglio delle comunità europee del 12 dicembre 1987 è stata avviata una procedura di scambio di informazioni sulla qualità delle acque dolci superficiali nella Comunità, al fine di gettare le basi di un sistema di sorveglianza dell'inquinamento delle acque a livello comunitario.

La decisione Cee stabilisce per ciascun Paese i corsi d'acqua oggetto di indagine nonché le stazioni di prelievo e i parametri sotto controllo. Per l'Italia sono previsti 5 corsi d'acqua (Adige, Po, Metauro, Arno e Tevere) con 14 stazioni complessive. I dati di qualità delle acque riportati nella tavola 4.2 sono quelli ottenuti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, prodotti dalle Agenzie regionali ambientali per la protezione dell’ambiente in adempimento a tale decisione. Nella tavola si forniscono i dati relativi al 75° percentile, in base al d.lgs n. 152/99, ed il valore minimo e massimo dei parametri chimici, fisici e biologici rilevati nelle stazioni di misura.

Nella tavola 4.3 sono riportati i valori dell’indicatore del livello di inquinamento da macrodescrittori (Lim) determinato nelle medesime stazioni della tavola precedente per gli anni 2001 e 2002. Il Lim è un indicatore sintetico di inquinamento delle acqua superficiali introdotto dal d.lgs 152/99 che ha lo scopo di descrivere la qualità delle acque sulla base di dati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche, chimiche e microbiologiche. In particolare è un valore numerico derivato dalla somma dei valori corrispondenti al 75° percentile dei parametri indicati alla tabella 7 dell’Allegato 1 del d.lgs 152/99. Il 75° percentile viene calcolato sulla base dei risultati delle analisi dei campionamenti di acqua effettuati nel corso di un anno.

Secondo il dpr n° 470 dell'8 giugno 1982 e successive modificazioni (legge 29 dicembre 2000 n. 422), i Dipartimenti provinciali delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente e gli altri laboratori preposti effettuano i prelievi e le analisi sulle acque interne e marine per l'accertamento delle condizioni idonee alla balneazione con frequenza quindicinale. I punti dove viene effettuato il prelievo dei campioni sono individuati dalle Regioni mentre la metodologia di rilevamento e di elaborazione, insieme ai requisiti di qualità delle acque, viene fornita dal decreto sopracitato. Sulla base dei risultati delle analisi e tenendo

conto della procedura riportata nel decreto citato, le Regioni provvedono poi ad individuare le zone idonee alla balneazione e comunicarle sia ai Comuni per l'apposizione dei divieti di balneazione sia al Ministero della salute per la preparazione del Rapporto sulla qualità delle acque di balneazione.

I dati presentati nelle tavole sono tratti da questo Rapporto che viene pubblicato annualmente dal 1984. Tale Rapporto si compone di due diversi contributi: il primo (Rapporto numerico) che presenta i risultati espressi come percentuali di analisi favorevoli sulla qualità delle acque, per ogni parametro misurato e per ciascun punto di campionamento; il secondo comprendente mappe geografiche e tabelle statistiche, che riportano la situazione della balneabilità dei vari tratti di costa in base ad elaborazioni, peraltro previste dalla stessa normativa, sui risultati presentati nel primo contributo.

Indubbiamente il secondo volume, è molto più espressivo e, quindi, più utilmente consultabile. Infatti, poiché, non tutti i tratti di costa vengono sottoposti ad analisi (e in questi casi non sono comunque balneabili), l'esame delle sole percentuali favorevoli sui tratti correttamente controllati può avere un effetto fuorviante. Laddove, ad esempio, una serie di risultati favorevoli viene ottenuta su una bassa quota di costa controllata, evidentemente una prima immediata interpretazione positiva deve essere rivista. Il sospetto, poi, che la costa non sottoposta ad accertamenti possa corrispondere a situazioni di inquinamento finisce per capovolgere completamente quella valutazione ottimistica iniziale.

Si deve tener anche conto infine che l'individuazione delle zone idonee alla balneazione in un certo anno, e quindi l'apposizione dei divieti all'inizio della stagione balneare, deve essere fatta sulla base dei risultati delle analisi condotte in un lungo e significativo periodo di campionamento, e cioè, come prescrive il decreto, in generale nei mesi che vanno da Maggio a settembre, ovviamente dell'anno solare precedente.

Tavola 4.7

La tavola presenta i risultati delle analisi condotte nei laghi profondi subalpini dall'Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr, per accertare il livello di concentrazione dei nutrienti algali nelle acque.

I campioni sono stati prelevati in un solo giorno di ogni anno, nei mesi di febbraio o marzo, in un numero variabile da 8 a 12 a diverse profondità (dalla superficie fino al fondo). I dati presentati nella tavola sono valori medi delle concentrazioni rilevati alle diverse profondità.

Tavole 4.8 - 4.9

Nell'ambito degli aspetti qualitativi delle risorse idriche particolare interesse riveste la situazione delle acque marine lungo le coste dell'Emilia-Romagna, sia perché determinata in gran parte dall'apporto del bacino del Po, e quindi da quello che avviene in una vastissima area dell'Italia, sia perché qui si manifestano tra i più evidenti e consistenti fenomeni di eutrofizzazione riscontrabili nel Mediterraneo, a cui, d'altra parte, fa fronte uno dei programmi di monitoraggio più organizzati e meglio sviluppati in Italia. La regione Emilia-Romagna, infatti, a partire dal 1977, ha avviato un programma di ricerca ai fini del controllo di tale fenomeno, che nel corso degli anni si è arricchito di risorse e di contenuti e i cui risultati vengono regolarmente diffusi.

I punti di prelievo in mare sono in corrispondenza di 14 località (Bagni di Volano, Lido delle Nazioni, Porto Garibaldi, Foce Reno, Casalborsetti, Marina di Ravenna, Lido Adriano, Foce Savio, Milano Marittima, Cesenatico, Bellaria, Rimini, Riccione, Cattolica) ad una distanza di 500 m dalla costa. Per alcune di queste località i punti di prelievo sono collocati anche ad una distanza di 3, 6, 10 e 20 km. La frequenza dei campionamenti è settimanale ed i parametri misurati sono: temperatura, salinità, densità, ossigeno disciolto, pH, trasparenza, clorofilla “a”, fosforo totale, ortofosfati, azoto nitrico, nitroso e ammoniacale.

Nella tavola 4.8 sono riportati i parametri misurati relativi a quattro stazioni di rilevamento posizionate a 500 m dalla costa, mentre nella tavola 4.9 è riportato l’indice di stato trofico Trix, sempre per le quattro stazioni considerate, per il periodo 1996-2003. L’indicatore Trix, riassume in un valore numerico la combinazione di parametri chimico-fisici e chimici (Allegato 1, par. 3.4.3 del d.lgs 152/99). In particolare:

Trix = [log10 (Cha x D%O x N x P) + 1,5] / 1,2 Cha = clorofilla “a” in mg/m3

D%O = ossigeno disciolto come deviazione percentuale assoluta della saturazione (100 – O2D%) N = azoto inorganico disciolto come somma di N-NO3, N-NO2, N-NH4 in mg/m3

UTILIZZO DELLE RISORSE IDRICHE

Tavola 4.10

Il bacino idrografico rappresenta l’unità territoriale più consona ad analizzare gli impatti generati dall’uso delle acque urbane (prelievo, distribuzione, scarico e depurazione) sul ciclo naturale delle acque, ovvero più in generale le interazioni con l’ambiente.

Nella direttiva 2000/60/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, il cui scopo prioritario è “di istituire un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee”, è posto in evidenza come il governo del patrimonio acqua debba essere svolto a livello di distretto idrografico definito come “area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere”.

Nel nostro Paese la legge 18 maggio 1989 n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” prevede la ripartizione dell’intero territorio nazionale, comprese le isole minori, in bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale e regionale. Sono escluse limitate porzioni di territorio, situate lungo i confini nord orientali del paese, che afferiscono a bacini di rilevanza internazionale.

I bacini di rilievo nazionale comprendono 11 grandi bacini che ricoprono il 45 percento del territorio nazionale. I bacini di rilievo interregionale sono 18 e sono definiti tali poiché ricadono su più regioni.

I bacini di rilievo regionale, sono costituiti dalle parti di territorio regionale non comprese nei bacini nazionali ed interregionali e sono presenti in 15 regioni. Per questi, la legge affida alle regioni il compito di delimitare ulteriormente i bacini idrografici di propria competenza.

Nelle tavole presentate con aggregazione territoriale per bacino idrografico, si fa riferimento ai bacini definiti dalla Legge 183/89 e alla associazione comune-bacino effettuata dal Ministero dei lavori pubblici nel 1997 e aggiornata dall’Istat.

Tavola 4.11

Il Sistema delle indagini sulle acque. Anno 1999 dell’Istat mantiene distinte, dal punto di vista statistico della rilevazione, le infrastrutture di captazione e di adduzione (acquedotti) dalle infrastrutture di distribuzione (reti di distribuzione dell’acqua potabile). Gli enti gestori dei due segmenti sono a volte distinti e quindi è stato necessario predisporre due diversi questionari aventi come unità di rilevazione rispettivamente gli enti gestori di acquedotto e gli enti gestori delle reti di distribuzione.

In generale, considerando l’enorme diversità infrastrutturale e gestionale, riscontrabile nel Paese, del servizio di prelievo e trasporto dell’acqua, l’interpretazione della definizione di acquedotto (riportata nel glossario), non è sempre univoca e riconducibile alle diverse realtà presenti sul territorio.

In alcuni casi si sono riscontrate delle difficoltà nella delimitazione fisica di un acquedotto. Non si è potuto prendere in considerazione il criterio di unicità dell’acquedotto in base al passaggio dell’acqua sia perché un acquedotto può essere alimentato anche da un altro acquedotto, sia perché due condotte non interconnesse possono essere considerate come un unico acquedotto dal soggetto gestore.

Il criterio di unicità in base al soggetto gestore dell’impianto non è adottabile in quanto un acquedotto può essere gestito da più soggetti gestori ed un ente gestore può gestire più impianti.

In generale le principali caratteristiche di un acquedotto possono essere così riassunte:

- può essere alimentato da una o più fonti di alimentazione;

- può essere alimentato in parte o totalmente da altri acquedotti;

- trasporta l’acqua potabile alle reti di distribuzione dei comuni;

- può alimentare in parte o totalmente altri acquedotti;

- può essere gestito da più soggetti gestori;

- l’estensione sul territorio è variabile (da comunale a interregionale);

- è costituito oltre che dalle condotte da altre strutture quali serbatoi, stazioni di sollevamento, partitori, impianti di potabilizzazione, eccetera);

- può trasportare volumi d’acqua molto diversi;

- può essere stato costruito in fasi e tempi diversi;

- le condotte posso essere costituite di materiali diversi (acciaio, ghisa, cemento, eccetera). Tavole 4.12 - 4.15

I dati sull’acqua prelevata, sono presentati nella tavola 4.12 per tipologia di fonte e per bacino idrografico. Sono distinti i prelievi da corpi idrici sotterranei (sorgente, pozzo) e superficiali (corso d’acqua, lago naturale, bacino artificiale, acque marine o salmastre superficiali)

I dati sull’acqua immessa nella rete di distribuzione e l’acqua erogata sono presentati nella tavola 4.13 per bacino idrografico.

Nella tavola 4.14 sono forniti i dati relativi all’acqua fatturata per tipologia di utenza e per bacino idrografico.

La determinazione dei volumi di acqua fatturata per tipo di utenza è strettamente legata al sistema tariffario utilizzato dall’ente gestore della rete di distribuzione dell’acqua potabile.

- usi civili non domestici - altri usi civili

- Utenze produttive

- industrie ed altre attività economiche - uso agricolo e zootecnico

- Altri usi

Per alcuni comuni non è stato possibile da parte degli enti gestori determinare o stimare il volume di acqua fatturato poiché le tipologie di fatturazione prescindono dal consumo di acqua.

In alcuni casi la tariffa è contabilizzata come “utenze a bocca tarata” o a “luce tarata” ed è previsto un ammontare periodico forfettizzato, legato non al consumo ma al diametro delle tubature o al numero di “bocche” presenti in ogni abitazione. Per altri comuni la fatturazione avviene attraverso il pagamento di un canone annuo fisso, per esempio per nucleo familiare, indipendentemente dal reale consumo. In alcuni acquedotti rurali o in piccole opere di adduzione e distribuzione, che sono gestiti da consorzi o gruppi di persone organizzate, senza scopo di lucro, i costi del servizio vengono ripartiti tra i

Nel documento 2005 Annuari Statisticheambientali (pagine 141-155)

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