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La carta dell’uso del suolo è stata ricavata rielaborando mediante osservazioni sia dirette sia tramite foto aeree, quella prodotta dalla Regione Sardegna in scala 1:25000 nel 2003. Come si può facilmente osservare dalla carta e dai grafici sottostanti, circa il 30 % del territorio esaminato è coperto da vegetazione del tipo: Macchia mediterranea o Gariga. Questo tipo di copertura attua una benefica azione sui processi di erosione superficiale, diminuendone l’intensità; infatti questo tipo di coperture, diminuendo la velocità delle acque di ruscellamento superficiale, ne limitano la capacità erosiva e di trasporto. Un altro aspetto molto positivo di questo tipo di copertura è che, essendo molto fitta e tendendo a distribuirsi uniformemente, ripara e protegge gli strati superficiali del suolo ricchi di humus dall’azione della pioggia battente. Le coperture boschive occupano circa il 12 % del territorio esaminato: esse ancor di più della macchia mediterranea proteggono il suolo da fenomeni di erosione superficiale, di ruscellamento e in generale di degradazione. Le coperture boschive sono concentrate nella parte più a sud del bacino, in prossimità delle quote più alte, dove non sono state distrutte dagli incendi degli ultimi 50 anni. L’associazione arborea più presente è quella del Leccio (Quercus ilex), del Lentischio (Pistacia lentiscus), del Corbezzolo (Arbutus unedo L.) e dell’Olivastro selvatico (Olea europaea var. sylvestris). Durante il rilevamento di campagna si è notato che molte parti di questa copertura erano degradate dall’eccessivo pascolamento del bestiame allo stato brado.

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Fig. 4.18: Carta dell’uso del suolo

L’area occupata dagli insediamenti e dalle attività antropiche è pari al 23 % del totale, mentre l’area restante è occupata dai seminativi e dalle colture arboree.

1% 12% 0% 18% 0% 31% 0% 7% 1% 7% 23% Aree a ricolonizzazzione spontanea ed artificiale Boschi di latifoglie Canali e idrovie Frutteti e frutti minori Aree ricreative e sportive Macchia e gariga

Prati artificiali Seminativi

Aree a pascolo naturale Sistemi particellari complessi

Tessuto urbano

Fig. 4.19: Area percentualmente occupata dalle diverse classi di uso del suolo

130 Come ultima operazione è stata fatta quella dell’Overlay Mapping; il range numerico risultante dall’operazione −3÷13 è stato suddiviso in quattro classi equidimensionali, come illustrato nella tabella seguente.

Grado Classe Valore

IV Instabilità potenziale molto Alta -3-1 III Instabilità potenziale Alta 1-5

II Instabilità potenziale Media 5-9 I Instabilità potenziale Bassa 9-13

Fig. 4.20: Suddivisione in classi del risultato dell’overlay mapping

Il risultato della zonazione di instabilità potenziale del versante di Muravera ottenuti con l’Overlay Mapping sono riportati nella carta di Fig. 4.21.

131 pericolosità della Fig. 4.21, è che la classe di instabilità molto alta è completamente assente.

Osservando la carta dell’instabilità potenziale dei versanti è molto evidente la netta separazione del territorio in due aree abbastanza omogenee; la prima, la piana alluvionale, caratterizzata da pendenze inferiori al 20% è quasi interamente classificata nella classe I (instabilità bassa). La seconda area, ubicata a sud dell’abitato, è caratterizzata dalla presenza quasi continua della classe II (instabilità media), salvo la presenza isolata di alcune aree in classe III.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60%

Alta Media Bassa

Instabilità potenziale dei versanti

A re a oc c upa ta

Fig. 4.22: Aree occupate dalle diverse classi d’instabilità

La suddivisione del territorio in due grandi unità distinte risulta evidente anche dall’esame del grafico di Fig. 4.22. È interessante analizzare singolarmente come le aree occupate dalle diverse litologie sono state classificate; nella figura 4.23 sono messe a confronto le litologie più rappresentate nell’area in studio. Analizzando la classe d’instabilità alta, la percentuale di area di tutte le cinque litologie che vi ricade si attesta su valori del 3-4%. Le differenze sostanziali tra le diverse litologie sono invece ravvisabili, analizzando la distribuzione percentuale della classi d’instabilità media e bassa. Circa il 70% dell’area occupata dal detrito e dai deposi di versante (Detrito in figura) è stata classificata in classe d’instabilità media; questa percentuale scende a circa il 54% per i Porfidi grigi del Sarrabus (Pgs in figura) e a circa il 48% per la Formazione di punta Serpeddì (Psr in figura). Circa il 25% dell’area occupata dal detrito e dai deposi di versante (Detrito in

132 circa il 41% per i Porfidi grigi del Sarrabus e a circa il 50% per la Formazione di Punta Serpeddì.

Sono invece quasi identiche per tutte e tre le classi d’instabilità, le distribuzioni areali delle Arenarie di San Vito (Svi in figura) e delle Alluvioni (bn in figura).

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%

Alta Media Bassa

Instabilità dei versanti

A re a oc c upa ta Detrito PGS PSR Svi bn

Fig. 4.23: Aree occupate dai diversi litotipi nelle diverse classi d’instabilità potenziale

Le aree ricadenti nella terza classe sono quelle in cui sono presenti depositi detritici o litologie molto alterate e fratturate. Il metodo dell’Overlay Mapping evidenzia solo in parte le aree interessate da fenomeni di crollo; le aree che individua in classe III (alta) sono solo quelle in cui i litotipi presenti sono a tal punto alterati e fratturati da essere assimilabili a depositi detritici. La maggior parte delle aree classificate in classe III sono localizzate in prossimità degli impluvi principali e dei depositi detritici.

Poiché durante la fase di rilevamento di campagna sono state censite numerose situazioni d’instabilità, derivanti dalla presenza di ammassi rocciosi molto fratturati, che il processo di Overlay Mapping non ha evidenziato, si è deciso di valutare separatamente il grado d’instabilità dei versanti in relazione a potenziali fenomeni di crollo e ribaltamento. Tale valutazione è stata fatta osservando direttamente

133 caratteristiche di giacitura e di fratturazione degli ammassi rocciosi presenti. Dopo aver valutato l’esatta ubicazione degli ammassi rocciosi potenzialmente instabili e le loro caratteristiche geomeccaniche, sono state perimetrate le aree che possono essere interessate da queste tipologie di dissesto. Questa operazione è stata fatta considerando sia le caratteristiche dimensionali dei blocchi, sia le caratteristiche morfologiche e di uso del suolo delle aree interessate da questi fenomeni. In pratica, dopo aver valutato una certa parte della parete rocciosa era soggetta ad un certo grado di pericolosità per crolli o ribaltamenti, si è cercato di individuare quali aree a valle della parete stessa potevano essere interessate dalla propagazione del fenomeno franoso. Il risultato è la carta dell’instabilità dei versanti da crolli e ribaltamenti.