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Parte II. La ricerca sul campo 108

Capitolo 7. La ricerca 109

7.1 La Casa di reclusione di Spoleto 109

Quando si decide di fare una ricerca in carcere è necessario tenere in giusta considerazione la particolarità del contesto. Entrare in carcere richiede un’adeguata preparazione, sia da un punto di vista organizzativo, poiché la burocrazia penitenziaria è molto complessa, sia da un punto di vista emotivo, poiché l’impatto con la struttura e i residenti è molto forte. Per quanto riguarda il primo aspetto, nel §

7.6 sono riportate le procedure che è stato necessario seguire per avere accesso al carcere. Non va,

tuttavia, sottovalutato il secondo aspetto. A tal riguardo, è necessario considerare, come spiega la sociologia di settore (cfr. Cap. 5), che la reclusione non rappresenta solo un aspetto della vita degli individui, astrattamente imposto dalla legge, ma diventa parte integrante dei luoghi e delle persone, dettando nuovi modi di percezione di sé e degli altri. Questa consapevolezza non sfuggirà certo a chi si addentri nell’edificio, ma sarà anzi più tangibile a ogni cancello che si richiude rumorosamente alle spalle. Il carcere è una realtà parallela rispetto alla società, completamente tagliata fuori dal resto della collettività civile e all’interno della quale si sviluppano dinamiche di comunicazione e interazione che devono essere conosciute e gestite nel modo adeguato onde evitare di essere impreparati e inficiare lo svolgimento della ricerca.

110 dapprima brevemente il carcere stesso, la struttura, l’organizzazione delle attività e il personale di sorveglianza che vi lavora.

La Casa di reclusione di Spoleto è un carcere di massima sicurezza, che è stato realizzato per contenere detenuti in regime di alta e altissima vigilanza. L’edificio è stato completato nel 1982 e comprende 131 celle. Recentemente, a causa dell’aumento della popolazione carceraria in tutto il territorio nazionale, si è arrivati a un numero di detenuti che eccede la capienza dell’istituto, per cui molte celle si sono trasformate in doppie e triple e vi sono, inoltre, spazi ampi adibiti a camerate comuni, situazione che crea gravi problemi nella gestione di tutte le attività, non ultime le attività educative. L’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone lo definisce, comunque, in buone condizioni (Associazione Antigone, 2011). §

L’istituto è composto da tre padiglioni ospitanti detenuti che tra loro non possono incontrarsi. Il primo padiglione ospita i detenuti dell’alta sicurezza, il secondo ospita i detenuti cosiddetti comuni e il terzo, recentemente completato, è stato adeguato per ospitare i detenuti cosiddetti protetti, perché in carcere per reati particolari, e per fare spazio ai detenuti provenienti dal carcere de L’Aquila, trasferiti in seguito al terremoto dell’aprile 2009. Nell’istituto è stato, infine, costruito un padiglione distaccato dagli altri, dove sono reclusi i detenuti in regime di 41bis, riconoscibile a prima vista per le finestre oscurate dall’esterno.

Vi sono spazi comuni all’interno e all’esterno della struttura. Gli spazi comuni all’interno sono costituiti da due cucine, la lavanderia e la stireria. Vi è poi una chiesa, dove vengono celebrati anche riti di religione non cattolica, una biblioteca con diecimila libri e una palestra, che viene utilizzata spesso come sala polivalente. L’ultimo piano è utilizzato come area sanitaria. All’esterno vi sono molte aree verdi, ma non sono fruibili dai detenuti.

Dal 1993, il direttore dell’istituto è il dott. Ernesto Padovani. Il personale in servizio nella struttura è civile e di polizia. Il personale civile si occupa degli aspetti organizzativi e amministrativi, mentre gli agenti di polizia penitenziaria, 330 in tutto, svolgono compiti legati alla sorveglianza e al trattamento dei detenuti. Il comandante del corpo di polizia è dal 2008 il dott. Claime Montechiani. Vi sono, inoltre, tre educatori a tempo pieno e uno per due volte alla settimana, tre assistenti sociali assegnati, due psicologi per venticinque ore settimanali e due psichiatri per venti ore settimanali.

111 istruzione primaria e secondaria di primo e secondo grado.

La scuola primaria e secondaria di primo grado è costituita da sezioni distaccate del Centro Territoriale Permanente della scuola media Pianciani-Manzoni di Spoleto. Alla scuola primaria è assegnato un insegnante. Fino a qualche anno fa ve ne erano due, numero minimo per garantire a tutti i detenuti un congruo monte ore di lezione, ma la riforma della scuola del 2008 ha portato all’eliminazione di una cattedra. La scuola primaria ha durata variabile per ogni iscritto, in base alla valutazione delle competenze di ingresso e uscita. Gli iscritti alla scuola primaria nell’a.s. 2010-2011 erano circa 30. Gli insegnanti della scuola primaria portano avanti, oltre ai corsi tradizionali, anche un corso di alfabetizzazione di base per persone in situazione di analfabetismo e un corso di informatica di base. Nella scuola secondaria di primo grado lavorano tre insegnanti. La durata del ciclo scolastico è di un anno, al termine del quale gli iscritti ammessi sostengono un regolare esame per il conseguimento del titolo. Alla scuola ci si può iscrivere in qualunque momento dell’anno scolastico. Quindi, anche un detenuto che entrasse in carcere verso la fine dell’anno viene comunque accolto e orientato per l’anno successivo. Gli iscritti alla scuola secondaria di primo grado nell’anno scolastico 2010-2011 erano circa 20.

La scuola secondaria di secondo grado presente nell’istituito è costituita da una sezione distaccata dell’Istituto d’arte di Spoleto. L’istituto, oltre ai corsi teorici, tiene laboratori di sartoria e scenografia. Il corso di studi ha durata di cinque anni; al terzo anno si può conseguire il titolo di Maestro d’arte, mentre al quinto il Diploma di scuola secondaria.

Chi volesse iscriversi ad altri corsi di studio, può farlo da privatista, sostenendo alla fine dell’anno un esame, davanti ad una commissione istituita all’uopo, che valuti l’ammissione agli anni successivi o conferisca il diploma.

Nell’a.s. 2010-11 vi erano, infine, 6 detenuti iscritti all’università. Per sostenere ciascun esame si formano specifiche commissioni di docenti che incontrano i detenuti nell’istituto stesso. Nel 2010, mentre era in corso la rilevazione qui presentata, si è laureato un detenuto, condannato all’ergastolo, che, per l’occasione, ha ottenuto un permesso straordinario a lasciare l’istituto per 6 ore per andare a discutere la tesi.

Relativamente alle attività culturali, durante l’anno in cui è stata condotta la rilevazione, si sono svolti corsi di storia della filosofia, lettura e scrittura creativa e laboratori di musica, teatro e chitarra. I corsi e le altre attività sono organizzati delle insegnanti o da associazioni esterne, cofinanziate da enti locali e istituzioni.

112 Le aule adibite per la scuola e le altre attività culturali sono dislocate in tre aree diverse dell’istituto per tenere separati i detenuti che hanno divieto di incontrarsi. In tutto ce ne sono sette. Di queste, due sono spaziose e sufficientemente illuminate e pulite; le altre sono in condizioni pessime, anguste, sporche e con perdite d’acqua dal soffitto.

Per quanto riguarda le attività lavorative, infine, il rapporto Antigone registra 80 detenuti lavoranti, occupati in lavori di cucina, lavanderia e giardinaggio.

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