uno sforzo finanziario per la costruzione della nuova chiesa di San Giuseppe 496 , dietro a Santa Maria del Giardino, da edificarsi su modello del Monastero
8. Case di Giovanni Simonetta e Antonietto Campofregoso (nel 1482 ospitano Donato Bramante)
«Antonius» pittore, Sposalizio della Vergine, 1495 circa, particolare. Frugarolo, San Felice, cappella dell’Immacolata Concezione
Bernardo Prevedari su disegno di Donato Bramante, Veduta di un interno, 1481, particolare
«Antonius» pittore, Cacciata di Gioacchino dal tempio, 1495 circa, particolare. Frugarolo, San Felice, cappella dell’Immacolata Concezione
Bartolomeo Suardi (detto Bramantino), Compianto sul Cristo morto e santi, 1512 circa.
Mezzana di Somma Lombardo, chiesa di Santo Stefano, già Milano, Sant’Angelo, cappella del Corpo di Cristo (?)
Bartolomeo Suardi (detto Bramantino), Crocifissione, 1511, particolari (in alto, in basso).
Milano, Pinacoteca di Brera
Bartolomeo Suardi (detto Bramantino), Compianto sul Cristo morto e santi, 1512 circa, particolare (al centro). Mezzana di Somma Lombardo, chiesa di Santo Stefano
Bartolomeo Suardi (detto Bramantino), Pentecoste, 1512-1515 circa. Mezzana di Somma Lombardo, chiesa di Santo Stefano, già Milano, Sant’Angelo, cappella dello Spirito Santo di pertinenza di Battista Visconti, Ambrogio del Maino, Gaspare Visconti e Girolamo Carcano (?)
Bartolomeo Suardi (detto Bramantino), Madonna col Bambino e otto santi, 1512-1515 circa.
Firenze, palazzo Pitti, su commissione di Battista Visconti detto il Comparino (?)
Bernardino Luini, Ermes Visconti, san Giovanni Battisa, san Bernardo e santo Stefano, 1520 circa.
Milano, San Maurizio al Monastero Maggiore, tramezzo
Bernardino Luini, Bianca Maria Gaspardone, sant’Agnese, santa Scolastica e santa Caterina, 1520 circa, (particolare della donatrice nella pagina accanto). Milano, San Maurizio al Monastero Maggiore, tramezzo
Note
1Antonio Beffa Negrini, Elogi historici di alcuni personaggi della famiglia Castigliona, Mantova 1606, p. 477. Una discussione sulla quadreria dei ritratti in Stefano Bruzzese, Alla ricerca delle
“verae imagines”: note per la ‘galleria’ dei ritratti di Palazzo Branda, in Lo specchio di Castiglione Olona. Il palazzo del cardinale Branda e il suo con-testo, a cura di Alberto Bertoni, Varese 2009, pp.
163-177. I Castiglioni non erano comunque estra-nei a imprese autocelebrative: ad esempio, nel 1490, il Moro chiedeva a Cristoforo Castiglioni
«tuta l’historia da Castione» tessuta in arazzo (Franca Leverotti, Organizzazione della corte sfor-zesca e produzione serica, testo on-line, nota 120).
2Sul castello si vedano almeno Patrizia Mainoni, Marco Tamborini, Appunti e ricerche sul castello di Angera: dalla giurisdizione del vescovo ai Vi-sconti, in Fortilizi del bacino verbanese, Atti del convegno sulle fortificazioni del lago Maggiore (Pallanza 1976), Intra 1980, pp. 94-103; Marco Tamborini, Castelli e fortificazioni del territorio va-resino, Varese 1981, pp. 25-39; Pierangelo Frige-rio, Marco Tamborini, Vicende costruttive della Rocca di Angera, in «Fabularum Patria». Angera e il suo territorio nel Medioevo, Atti del convegno (Angera, 10-11 maggio 1986), a cura di Gigliola Soldi Rondinini, Bologna 1988, pp. 47-87.
3Giovanni Romano, Per i maestri del Battistero di Parma e della Rocca di Angera, in Scritti in me-moria di Carlo Volpe, in «Paragone», 36 (1985), nn. 419/423, pp. 10-16; Liliana Castelfranchi Vegas, Gli affreschi della Rocca di Angera: pro-blemi iconografici e cronologici, in «Fabularum Pa-tria». Angera e il suo territorio nel Medioevo, Atti del convegno (Angera, 10-11 maggio 1986), a cura di Gigliola Soldi Rondinini, Bologna 1988, pp. 87-96; Jean Francois Sonnay, Il programma politico e astrologico degli affreschi di Angera, in Il millennio ambrosiano. III. La nuova città dal Co-mune alla Signoria, a cura di Carlo Bertelli, Mi-lano 1989, pp. 164-187; Guido Cariboni, Comunicazione simbolica e identità cittadina a Mi-lano presso i primi Visconti (1277-1354), in «Reti Medievali Rivista», 9 (2008), pp. 9-12 (per una più ampia bibliografia relativa agli affreschi si veda la nota 42); per l’inquadramento artistico del maestro frescante ora anche il più recente Marco Rossi, Il Maestro di Angera e la pittura fra XIII e
XIV secolo, in Storia di Varese, vol. II, Storia del-l’Arte a Varese e nel suo territorio, a cura di Maria Luisa Gatti Perer, tomo I, Varese 2011, pp. 178-193. Sul valore politico del ciclo da ultimo Paolo Zaninetta, Il potere raffigurato. Simbolo, mito e propaganda nell’ascesa della signoria viscontea, Mi-lano 2013, pp. 71-140.
4Bruzzese, Alla ricerca delle “verae imagines” cit., pp. 163-177, a p. 166, e nota 15 a p. 175.
5Sintetiche osservazioni sulle leggende viscontee in Marco Fossati, Alessandro Ceresatto, La Lom-bardia alla ricerca d’uno stato, in Comuni e signorie nell’Italia settentrionale. La Lombardia, a cura di Giancarlo Andenna, Renato Bordone, Francesco Somaini, Massimo Vallerani, in Storia d’Italia, di-retta da Giuseppe Galasso, vol. VI, Torino 1998, pp. 483-572. In generale si rimanda per queste questioni, anche per una trattazione nel dettaglio di quanto segue, a Edoardo Ratti, La distruzione di Scationa-Angera dall’Anonimo Ravennate a Gal-vano Fiamma, in «Atti del Centro Studi e Docu-mentazione dell’Italia Romana», I (1967-1968), pp. 251-272; Edoardo Ratti, Angleria Citta Ro-mana. Sviluppo e Trasformazione di un motivo di corte da Antonio Astesano a Bernardino Corio, in
«Atti del Centro Studi e Documentazione del-l’Italia Romana», 2 (1969-1970), pp. 299-309;
Edoardo Ratti, La ricostruzione di Stazzona e il Vico Sebuino. Psicologia a metodo nell’elaborazione di tradizioni classiche per la storia locale da Andrea Alciato a Teodoro Mommsen, in «Atti del Centro Studi e Documentazione dell’Italia Romana», 6 (1972-1973), pp. 11-82; Gigliola Soldi Rondini, Angera medioevale nella storiografia, in «Fabula-rum Patria». Angera e il suo territorio nel Me-dioevo, Atti del convegno (Angera, 10-11 maggio 1986), a cura di Gigliola Soldi Rondinini, Bologna 1988, pp. 13-25. Riverberi delle leggende viscon-tee sulla pratica amministrativa della zona lacuale in Giorgio Chittolini, Note su gli ‘spazi lacuali’ nel-l’organizzazione territoriale lombarda alla fine del Medioevo, in Città e territori nell’Italia del Me-dioevo. Studi in onore di Gabriella Rossetti, a cura di Giorgio Chittolini, Giovanna Petti Balbi, Gio-vanni Vitolo, Pisa 2007, pp. 75-94, alle pp. 85-93.
Per le «genealogie incredibili» dei Visconti nel contesto italiano Roberto Bizzocchi, Genealogie incredibili. Scritti di storia nell’Europa moderna, Bologna 1995, pp. 18-24, 83-86.
6Adolfo Cinquini, Una cronaca milanese inedita del secolo XIII. La Chronica Danielis, in «Miscel-lanea di storia e cultura ecclesiastica» 4 (1905-06), pp. 165-191, 317-335; Adolfo Cinquini, Chronica Mediolanensis (a. 606-1145) secondo il ms. della Nazionale di Parigi 8315. Genealogia comitum An-gleriae secondo il ms. latino della Naz. di Torino 1045, Roma 1906.
7Per la biografia del frate Paolo Tomea, Per Gal-vano Fiamma, in «Italia medievale e umanistica», 39 (1996), pp. 77-120; Paolo Tomea, Fiamma, Gal-vano, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 47, Roma 1997, pp. 331-338; nonché specie per i suoi rapporti con Giovanni Visconti: Alberto Cadili, Giovanni Visconti arcivescovo di Milano, Milano 2007, pp. 92-106 e ad indicem.
8Galvano Fiamma, Chronica Mediolani, seu Ma-nipulus florum, in Rerum Italicarum Scriptores, tomo XI, Milano 1727, coll. 544-546; Ratti, La di-struzione cit., pp. 263-264.
9Ordo funeris Johannis Galeatii Vicecomitis ducis Mediolani, peracti a. MCCCCII et oratio tunc ha-bita in eius laudem a frate Petro de Castelletto or-dinis eremitanorum Sancti Agustini, in Rerum Italicarum Scriptores, tomo XVI, Milano 1730, coll. 1021-1050, coll. 1045-1048.
10Accenna a questa svolta anglosassone della let-tura Alessandra Malanca, Le armi e le lettere: Ga-lasso da Correggio autore dell’Historia Anglie, in
«Italia medioevale e umanistica», 48 (2007), pp.
1-57, alle pp. 47-48. La questione cade comunque nel contesto della fortuna europea del ciclo tro-iano cfr. Giuseppa Zanichelli, Il mito di Troia nel-l’immaginario medioevale: alcune considerazioni, in Troia fra realtà e leggenda: momenti dell’imma-ginario poetico, novità archeologiche e fortuna ico-nografica, atti del convegno (Parma, 14 marzo 2003), a cura di Gabriele Burzacchini, Parma 2005, pp.125-136.
11Sul codice Giulio Zappa, Michelino da Besozzo miniatore, in «L’arte», 13 (1910), pp. 443-449. Il contesto dell’attività di Michelino in Stefania Bu-ganza, Palazzo Borromeo. La decorazione di una di-mora signorile milanese al tramonto del gotico, Milano 2008, pp. 160-164 e note alle pp. 188-189;
per la cultura antiquaria della corte viscontea Claudia Maccabruni, Cultura antiquaria alla corte dei Visconti, in «Bollettino della Società Pavese di Storia Patria», 109 (2009), pp. 11-35.
12Forse verso il 1403 il castello era stato venduto per 2000 fiorini (come era accaduto per la fortezza di Carimate e addirittura per Melegnano: Giu-lio Cesare Zimolo, Il ducato di Giovanni Maria Vi-sconti, in Scritti storici e giuridici in memoria di Alessandro Visconti, Milano 1955, pp. 389-440, alle pp. 391-395, note 11, 22); alcuni diritti su An-gera erano stati nel contempo acquisiti da Gaspare Visconti di Albizzate (per il quale si veda infra nota 52) e anche i Visconti di Castelletto possede-vano beni ad Angera proprio sotto la rocca.
13Galvano Fiamma, Chronica Mediolani, seu Ma-nipulus florum, in Rerum Italicarum Scriptores, vol.
9, Milano 1727, coll. 618.
14Massimo Carlo Giannini, Il biscione, in Simboli della politica, a cura di Francesco Benigno e Luca Scuccimarra, Roma 2010, pp. 137-189; ancora più recente in merito il lavoro di Zaninetta, Il potere raffigurato cit., pp. 141-208.
15 Gary Ianziti, Humanistic Historiography Under the Sforzas. Politics and Propaganda in Fif-teenth-Century Milan, Oxford 1988, pp. 234-235;
ma anche Giannini, Il biscione cit., pp. 137-139.
16L’espressione che ben evidenzia il contrasto tra l’opera di Gaspare Ambrogio, esaltazione di casa Visconti, ma anche delle altre famiglie cittadine in Antonia Tissoni Benvenuti, La letteratura dinastico-encomiastica a Milano nell’età degli Sforza, in Mi-lano e Borgogna. Due stati principeschi tra Medioevo e Rinascimento, Atti del convegno (Milano, 1-3 ot-tobre 1987), a cura di Jean-Marie Cauchies e Gior-gio Chittolini, pp. 195-205, alle pp. 202-203.
17Gaspare Ambrogio Visconti, De Paulo e Daria amanti, Milano, Filippo Mantegazza stampatore, 1495, VI, ottava 69, Archivio Storico Civico e Bi-blioteca Trivulziana. Paolo nega comunque l’iden-tificazione del bimbo con un guelfo facendo risalire l’origine dell’emblema ad anni precedenti alla for-mazione delle fazioni; il passo è citato per ben evi-denziare il ruolo delle fedeltà personali, invece che delle fazioni, nella politica viscontea in Letizia Ar-cangeli, Gentiluomini di Lombardia. Ricerche sul-l’aristocrazia padana del Rinascimento, Milano 2003, pp. 365-419, alle pp. 370-371, nota 25.
18Pier Giacomo Pisoni, 1497-1499, La «cossa de Angera», in «Fabularum Patria». Angera e il suo territorio nel Medioevo, Atti del convegno (An-gera, 10-11 maggio 1986), a cura di Gigliola Soldi Rondinini, Bologna 1988, pp. 185-189; Giorgio
Chittolini, Città, comunità e feudi negli stati del-l’Italia centro-settentrionale (secoli XIV-XVI), Mi-lano 1996, p. 99 e per il contesto tutto il capitolo sulle «quasi città» (pp. 85-104); la disamina della situazione è stata successivamente ampliata in Chittolini, Note su gli ‘spazi lacuali’ cit., pp. 85-93.
19Aldo Angelo Settia, Il sogno regio dei Visconti, Pavia e la Certosa, in La Certosa di Pavia tra devo-zione e prestigio dinastico: fondadevo-zione, patrimonio, produzione culturale, Atti del convegno (Pavia, 16-18 maggio 1996), in «Annali di Storia Pavese», 25 (1997), pp. 13-15; Monica Ibsen, «Era già quasi re di tutta Italia». Uso politico e memoria dei Longo-bardi dai Visconti al Settecento, in I LongoLongo-bardi.
Dalla caduta dell’Impero all’alba dell’Italia, cata-logo della mostra (Torino-Novalesa, 28 settembre 2007 - 6 gennaio 2008), a cura di Gian Pietro Bro-giolo, Alexandra Chavarría Arnau, Cinisello Bal-samo 2007, pp. 279-290, a p. 279.
20Paolo Giovio, Vitae duodecim vicecomitum Me-diolani principum, Lutetiae (Parigi) 1549, p. 72.
21In merito almeno Marina Spinelli, I Morigia notai ad Angera nel secondo Quattrocento, in «Fa-bularum Patria». Angera e il suo territorio nel Me-dioevo, Atti del convegno (Angera, 10-11 maggio 1986), a cura di Gigliola Soldi Rondinini, Bologna 1988, pp. 167-183; alcune note sempre quattro-centesche sui Morigia di Pallanza in rapporto con i Visconti infra.
22Roberta Delmoro, Beppe Colombo, Testimo-nianze di arte medievale a Monza e in Brianza. Un sentiero tra storia e arte, Arcore 2010, pp. 12-15, 99-103; Mauro Natale, La cappella di Teodelinda:
pitture della volta e dell’arcone, in Monza. Il Duomo nella Storia e nell’Arte, Milano 1989, pp.
182-183.
23Si tratta della scena di Restituzione del tesoro (1353) accompagnata con il Battesimo di Cristo e la Discesa al limbo del Battista per le ante interne.
Sul tesoro monzese si rimanda a Delmoro, Co-lombo, Testimonianze di arte medievale a Monza cit., pp. 67-72. Le tele rovinatissime sono opera di un prospettivo lombardo al momento anonimo, che non dispiacerebbe un giorno poter ricono-scere nel famoso Troso da Monza, su quest’ultimo:
Roberto Cara, Edoardo Rossetti, Troso de Medici prospettico lombardo tra Monza e Milano, in «Pro-spettiva», nn. 126/127 (2007), pp. 115-127. Dalla riscoperta dei documenti relativi alla
fabbrica-zione dell’organo da parte dei fratelli de Donati a oggi le opere sono state attribuite di volta in volta a un collaboratore di Ludovico de Donati: Gio-vanni Romano, Ludovico (Alvise) de Donati, in Co-lección Cambó, catalogo della mostra (Madrid, Museo del Prado, 9 ottobre - 31 dicembre 1990), Madrid-Barcelona 1990, pp. 275-276, Mauro Na-tale, in Pittura in Brianza e in Valsassina dall’Alto Medioevo al Neoclassicismo, a cura di Mina Gre-gori, Milano 1993, p. 259; a Zenale o a un suo col-laboratore: Giovanni Agosti, Bambaia e il classicismo lombardo, Torino 1990, p. 186, nota 9, Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi, Il Rinascimento lombardo (visto da Rancate), in Il Ri-nascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini, catalogo della mostra (Rancate, 10 ottobre - 9 gennaio 2011), a cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi, Milano 2010, p. 38, Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa ivi, pp.
116-120, a p. 120. Per la questione si veda in ge-nerale: Giuseppe Maurizio Campini, Chiese di Monza, del suo territorio e della sua corte (1773), a cura di Roberto Cara, Milano 2011, pp. 74-75.
24Marco Albertario, La cappella e l’ancona delle reliquie nel castello di Pavia (1470-1476), in
«Museo in Rivista. Notiziario dei Musei Civici di Pavia», 3 (2003), pp. 49-116, a p. 53.
25La figura di Alfonso Visconti sarebbe ancora tutta da ricostruire. Il suo ruolo di committente è trascurato in questo volume; per la fattura della tomba del padre in Santa Maria del Carmine ri-sultano assai determinanti il ruolo di sua madre Eufrosina Barbavata e di suo cugino Francesco Bernardino Visconti nominato da Pier Francesco esecutore testamentario (si veda infra il relativo ca-pitolo). Dovrebbe essere lui l’elegante gentiluomo effigiato da Bartolomeo Veneto con la consorte (Antonia Gonzaga) nelle tavole conservate al Ca-stello Sforzesco (Giorgio Fossaluzza, in Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco. Pinacoteca, tomo I, a cura di Maria Teresa Fiorio, Milano 1997, pp. 258-261).
26Tutte le opere di Matteo Bandello, a cura di Fran-cesco Flora, 2 voll., Milano 1952, vol. II, pp. 347-348.
27Eugenio Cazzani, Castiglione Olona nella storia e nell’arte, Milano 1966, edizione anastatica Mi-lano 2009, pp. 141-147.
28Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca
di Tito Livio, I, 55; per un recente commento al brano come attestazione della presenza di genti-luomini in Lombardia: Marco Gentile, Aristocrazia signorile e costituzione del ducato visconteo-sforze-sco. Appunti e problemi di ricerca, in Noblesse et États princiers en Italie et en France au XVesiècle, Actes du colloque de Rome (26-27 novembre 2003), a cura di Pierre Savy e Marco Gentile, Rome 2009, pp. 125-155, alle pp. 135-136.
29Machiavelli, Discorsi cit., I, 12; id., Istorie fioren-tine, I, 11. Ovviamente non si possono trascurare in merito le pagine di Benedetto Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo XIX, voll. 2, Bari 1921, vol. I, pp. 125-214. Per un quadro generale e la bibliografia di riferimento alla querelle si vedano Stefano Gasparri, Prima delle nazioni. Popoli, etnie e regni fra Antichità e Medioevo, Roma 1998, pp.
132-139; Ibsen, «Era già quasi re di tutta Italia» cit., pp. 279-290; Monica Ibsen, «Unus populus effecti sunt»? La questione longobarda dall’Illuminismo al Romanticismo, in I Longobardi. Dalla caduta del-l’Impero all’alba dell’Italia, catalogo della mostra (Torino-Novalesa, 28 settembre 2007 - 6 gennaio 2008), a cura di Gian Pietro Brogiolo, Alexandra Chavarría Arnau, Cinisello Balsamo (Milano) 2007, pp. 279-290. Restano fondamentali anche se non recenti: Giorgio Falco, La questione longobarda e la moderna storiografia italiana, in Atti del I Congresso Internazionale di Studi Longobardi, Spoleto 1952, pp. 153-166; Giovanni Tabacco, Manzoni e la que-stione longobarda, in Manzoni e l’idea di letteratura, Torino 1985, pp. 47-57; Giovanni Tabacco, Latinità e Germanesimo nella tradizione medievistica ita-liana, in «Rivista storica italiana», 102 (1990), pp.
691-716.
30Ibsen, «Era già quasi re di tutta Italia» cit., a p.
280.
31Alfio Rosario Natale, Falsari milanesi del Sei-cento, in Contributi dell’Istituto di Storia Medie-vale. II. Raccolta di studi in memoria di Sergio Mochi Onry, Milano 1972, pp. 459-506, alle pp.
488-491; Bizzocchi, Genealogie incredibili cit., pp.
83-86; Elisa Occhipinti, I Visconti di Milano nel secolo XII, in Formazione e strutture dei ceti domi-nanti nel medioevo: marchesi, conti e visconti nel Regno italico (secc. IX-XII), III, Atti del terzo con-vegno di Pisa, 18-20 marzo 1999, a cura di Am-leto Spicciani, Roma 2003, pp. 123-136, alle pp.
123-125.
32Per le finalità politiche dell’Historia Italiae et Hispaniae genealogica exhibens instar prodromi Stemma Desiderianum etc. (Norimbergae 1701) di Imhof si veda soprattutto Claudio Donati, Tra ur-genza politica e memoria storica. La ricomparsa dei ghibellini (e dei guelfi) nell’Italia del primo Sette-cento, in Guelfi e ghibellini nell’Italia del Rinasci-mento, a cura di Marco Gentile, Roma 2005, pp.
109-130, alle pp. 117-118; ma anche Bizzocchi, Genealogie incredibili cit., pp. 22-23; Giannini, Il biscione cit., a p. 148.
33Per il contesto di questa “cultura” della ritratti-stica si rimanda almeno a Francis Haskell, Le im-magini della storia, Torino 1993, pp. 25-71; per il Giovio e il suo museo, il recente Barbara Agosti, Paolo Giovio. Uno storico lombardo nella cultura artistica del Cinquecento, Firenze 2008 (per i ri-tratti Visconti alle pp. 98-102).
34Giovio, Vitae duodecim cit., pp. 7, 56; attorno agli affreschi di Angera supra.
35Giovio, Vitae duodecim cit., p. 72; erudito mila-nese in contatto con i Giovio, i Taegio e amico di Andrea Alciati, Gualtiero da Corbetta era figlio di Innocenzo, tenne le orazioni funebri per il mar-chese del Vasto, Alessandro Bentivoglio e France-sco II Sforza (Rossana Sacchi, Il disegno incompiuto. La politica artistica di Francesco II Sforza e di Massimiliano Stampa, 2 voll., Milano 2005, vol. I, p. 340; Riccardo Ricciardi, Corbetta, Gualtiero, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 28, Roma 1983, pp. 741-742). Era affine di Gualtiero Bascapè (cortigiano del Moro e giudice dei dazi) dal quale il Corbetta ereditò il nome e una porzione dei beni (che potevano comprendere anche parte delle collezioni di Ludovico Sforza).
Sul Bascapè e la villa Gualtiera, trasformata anche su suggerimento di Paolo Giovio nella Gonzaga:
Anna Paola Arisi Rota, Stefania Buganza, Edoardo Rossetti, Novità su Gualtiero Bascapè committente d’arte e il cantiere di Santa Maria di Brera alla fine del Quattrocento, in «Archivio Storico Lom-bardo», 134 (2008), pp. 47-92, a p. 65, nota 42;
Agosti, Paolo Giovio cit., pp. 141-143; Nicola Sol-dini, Nec spe nec metu. La Gonzaga, architettura e corte nella Milano di Carlo V, Firenze 2007.
36Giovio, Vitae duodecim cit., p. 83; per gli affre-schi si veda almeno: Maria Luisa Gatti Perer, Gli affreschi trecenteschi, in L’Abbazia di Viboldone, Milano 1990, pp.103-213, in particolare pp.
158-173; Liliana Castelfranchi Vargas, I pittori lom-bardi a Viboldone, in Un monastero alle porte della città, Atti del convegno per i 650 anni dell’Abba-zia di Viboldone (26 settembre, 3 e 10 ottobre 1998), Milano 1999, pp. 261-274, in particolare pp. 268-270. Più che nella figura inginocchiata (un frate umiliato: Tiberio da Parma?), come voleva il comasco per una svista, il ritratto del vicario im-periale si può riconoscere, proprio per la somi-glianza con la stampa del Giovio, nell’elegante ufficiale che addita con gesto deciso il Crocifisso alle due ammantate figure laterali (dei giudei?).
Essendo gli affreschi databili attorno al settimo de-cennio del Trecento, risulta problematica l’identi-ficazione con Galeazzo I, ma ci si potrebbe comunque trovare davanti a un altro membro del casato Visconti identificato da Giovio per l’em-blema che doveva recare sul petto nello stemma la cui maschera è tutt’ora visibile. La rilettura del dato fino ad ora ignorato potrebbe comunque for-nire un interessante aggancio per comprendere committenza e significato iconografico dell’opera.
Un rapido raffronto con il ritratto di Galeazzo II, sempre presentato da Giovio, sembra far propen-dere per un’identificazione di quest’ultimo come del Visconti effigiato a Viboldone. Per i ritratti di Galeazzo II si veda anche Elisabeth Pellegrin, Por-traits de Galéas II Visconti, Seigneur de Milan, in
«Scriptorium», 8 (1954), pp. 113-115.
37Giovio, Vitae duodecim cit., p. 109; sul monu-mento di San Gottardo ora (con bibliografia pre-cedente) Stefania Buganza, I Visconti e l’aristocrazia milanese tra Tre e primo Quattro-cento: gli spazi sacri, in Famiglia e spazi sacri nella Lombardia del Rinascimento, in corso di stampa;
sulla committenza di Azzone si rimanda a Serena Romano, Azzone Visconti: qualche idea per il pro-gramma della magna salla, e una precisazione sulla Crocifissione di San Gottardo, in L’artista girovago.
Forestieri, avventurieri, emigranti e missionari nel-l’arte del Trecento in Italia, a cura di Serena Ro-mano e Damien Cerutti, Roma 2012, pp. 135-162.
38Giovio, Vitae duodecim, cit., p. 128; intorno alla chiesa: Maria Luisa Gatti Perer, La chiesa e il con-vento di S. Ambrogio della Vittoria a Parabiago, Milano 1966.
39Giovio, Vitae duodecim cit., p. 135; per i palazzi dell’arcivescovo Giovanni Cadili, Giovanni Vi-sconti arcivescovo cit., pp. 184-192 (a p. 185, nota
159 altri riferimenti sui ritratti del prelato); sugli affreschi: Carla Travi, in Pittura a Milano dall’Alto Medioevo al Tardogotico, a cura di Mina Gregori,
159 altri riferimenti sui ritratti del prelato); sugli affreschi: Carla Travi, in Pittura a Milano dall’Alto Medioevo al Tardogotico, a cura di Mina Gregori,