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4. Gli scandali finanziari

4.3. Il caso di Jean–Claude Duvalier

Sempre nel 1986, neanche un mese dopo aver bloccato il patrimonio di Ferdinand Marcos, il Consiglio federale è dovuto intervenire nuovamente per bloccare il patrimonio di presunta origine illecita di un altro dittatore caduto. Si trattava di Jean-Claude Duvalier, dittatore di Haiti. Jean-Claude Duvalier, soprannominato “Baby Doc”, salì al potere molto giovane e nel corso degli anni ha arricchito sé stesso e la sua famiglia attraverso il monopolio statale sul tabacco. Le aziende pubbliche del settore del tabacco erano amministrate come se fossero di sua proprietà privata e della sua famiglia. Inoltre riscuoteva imposte e prestazioni sociali fittizie. Il clan Duvalier tassò addirittura i sacchi di farina donati dalle associazioni umanitarie estere destinati alla popolazione stremata. I soldi venivano poi trasferiti all’estero e depositati in banche estere o investiti in immobili. Secondo le stime di Trasparency International trafugò insieme alla sua famiglia tra i 300 e gli 800 milioni di dollari. A titolo di confronto il reddito pro capite di una persona sull’isola era di 350 dollari all’anno (SG–DFAE, 2014, p. 13). Questo confronto mostra la dimensione del fenomeno legato all’appropriazione illecita di patrimoni da parte dei dittatori e di quanto questo possa privare la popolazione delle prospettive di sviluppo future (SG–DFAE, 2014, p. 6).

Nell’autunno del 1985 si scatenarono le prime rivolte nel Paese dovute al malcontento e nel 1986 Duvalier fuggì all’estero a causa delle crescenti tensioni sociali. In questo caso, il Governo haitiano chiese alla Svizzera di congelare eventuali fondi del dittatore e del suo

entourage depositati sulla piazza finanziaria elvetica (SG – DFAE, 2014, p. 13). Come

mostrato nell’”appendice 2” del messaggio LRAI, il 14 marzo 1986 le autorità di Haiti trasmisero alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria. Vennero congelati 2.4 milioni di dollari e si annunciò l’apertura di un procedimento penale nei confronti di Duvalier. La Svizzera allora inviò i documenti bancari ad Haiti e dichiarò di restituire i fondi nel caso in cui il dittatore fosse stato condannato.

Tuttavia ad Haiti si verificò una situazione di forte instabilità poiché in seguito alla caduta del dittatore non vi fu una transizione pacifica verso uno Stato di diritto democratico. La sovversione portò invece violenze e lotte di potere, che resero molto difficile la restituzione dei patrimoni bloccati. La Svizzera pagò anche un avvocato ad Haiti per consentire il proseguimento delle procedure, tuttavia questi sforzi risultarono inutili. Le istituzioni nel Paese

erano troppo inaffidabili. Per un quarto di secolo Haiti non fu in grado di emettere una sentenza cresciuta in giudicato contro Duvalier. Di conseguenza questo non permise il corretto svolgimento delle procedure di assistenza giudiziaria (SG – DFAE, 2014, p. 13).

Come si può leggere nell’” appendice 2 “del messaggio LRAI del 2010, dopo sedici anni di procedura di assistenza giudiziaria infruttuosa, il Consiglio federale decise di bloccare in Svizzera i fondi Duvalier. Dopo tre anni il Consiglio federale, determinato a non restituire i patrimoni a Duvalier, prolungò il blocco ancora per due anni così da risolvere la controversia. Nel 2007 fu prorogato ancora il blocco, a causa della ferma volontà delle autorità di Haiti rimpatriare i capitali. Nel 2009 l’Ufficio federale di giustizia ordinò la restituzione dei capitali alla repubblica di Haiti, tuttavia ci furono dei ricorsi da parte del clan Duvalier. Come decretato dal Tribunale federale, nel 2010 i reati in questione erano ormai caduti in prescrizione. Questo pose fine alle procedure di assistenza.

Il Tribunale federale prese questa decisione con rammarico, dato che il saccheggio delle casse dello Stato da parte del clan Duvalier era palesemente ben organizzato. Venne quindi incentivato il legislatore a prendere provvedimenti poiché le disposizioni in materia di assistenza giudiziaria internazionale erano troppo rigide quando erano coinvolti patrimoni illeciti di ex potentati.

Il Governo svizzero si appellò all’art. 184 cpv. 3 Cost. (1999) per continuare a mantenere il blocco dei fondi Duvalier. Nel frattempo venne sviluppata la legge federale sulla restituzione dei valori patrimoniali di provenienza illecita di persone politicamente esposte [LRAI] (2010), anche chiamata Lex Duvalier. Questa legge entrò in vigore il 1° febbraio 2011 e permise di bloccare e confiscare i fondi dei potentati anche in casi in cui l’assistenza giudiziaria falliva a causa della precaria situazione in cui si trovavano le strutture statali del Paese interessato. Nel 2011, sulla base della LRAI, il Governo elvetico promosse un’azione di confisca dei fondi di Duvalier, la quale venne approvata nel settembre del 2013. Questi fondi sono destinati ad essere restituiti ad Haiti per il finanziamento di progetti utili allo sviluppo economico e sociale del Paese (SG–DFAE, 2014, pp. 13-15). Secondo quanto riporta il sito della Confederazione, le trattative per restituire i 6.3 milioni totali bloccati sono ancora in corso (Dipartimento federale degli affari esteri [DFAE], 2017).

Questo caso evidenzia il ruolo del legislatore, il quale si è dovuto prontamente attivare per trovare molteplici soluzioni possibili offerte dal diritto svizzero. Inoltre il caso di Duvalier mostra anche la determinazione e la prontezza con cui il Consiglio federale e le istituzioni svizzere coinvolte hanno agito per combattere contro questo genere di avvenimenti. Questo caso ha contribuito anche a mostrare alcune delle lacune presenti all’interno del quadro giuridico al tempo in vigore. L’accadimento dello scandalo unito quindi alla volontà di appianamento delle controversie ha portato a delle efficaci modifiche del dispositivo di blocco dei patrimoni illeciti di persone potentate all’estero.

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