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Caso di studio digitale del colore: le formelle dei “Misteri del Rosario”

Lo studio digitale del colore

3.3. Caso di studio digitale del colore: le formelle dei “Misteri del Rosario”

di Chiusanico (IM)

Questo studio costituisce parte della ricerca del primo anno di dottorato, quando ancora l’attenzione non si era focalizzata sulla caratterizzazione della macchina fotografica come metodo di standardizzazione dello studio della colorimetria nel digitale.

Come già accennato nella parte introduttiva del presente progetto di dottorato, le formelle dei “Misteri del Rosario” della Chiesa di Santo Stefano di Chiusanico (IM) hanno rappresentato un caso di recupero piuttosto complesso, dovuto alla fragilità intrinseca del materiale stesso; il relativo progetto di conservazione e restauro, dal titolo “Tecniche innovative per la Diagnostica ed il Restauro di opere policrome su supporto metallico appartenenti al patrimonio storico-artistico e culturale della Liguria” del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Genova aveva ottenuto un finanziamento del Fondo Sociale Europeo (FSE).

Le 15 formelle (Figura 3.8) sono policromie ad olio, su latta: 10 ovali irregolari di cm 17 x 19,5 e 5 mistilinei di sviluppo orizzontale di cm 17 x 33. Le formelle erano inserite, come cornice della scultura della Madonna del Rosario, nell’apparato marmoreo parietale dell’altare, a sinistra della Chiesa, e sono state smontate negli anni precedenti su segnalazione del funzionario del MIBACT a seguito dei lavori di ricupero dell’edificio.

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Le formelle erano in un avanzato stato di degrado (la Figura 3.9 evidenzia, come esempio, lo stato della formella 50014 – La Natività – prima dell’intervento): gravi ossidazioni del supporto metallico debordanti sulla policromia, ormai quasi illeggibile, fori, lacerazioni, perdita di materiale pittorico, indebolimento delle lastre in latta con deformazioni ben evidenti. La degradazione, innescatosi sulle formelle a seguito delle infiltrazioni d’acqua nell’edificio ecclesiastico e del microclima presente, aveva continuato a procedere anche dopo la rimozione delle formelle dalla parete, anche perché le formelle non vennero immediatamente risanate. Sulla pellicola pittorica erano presenti scialbi, cere, resine e vernici mescolati tra loro e i vari livelli di ossidazione, le lacune più recenti mostravano a vista le latta ed in alcuni punti era visibile una vernice simile alla mecca. Nelle lacune si era formato, in prevalenza, uno strato di ossido di stagno, irreversibile ma almeno stabile.

L’intervento di restauro compiuto sulle formelle rappresenta il primo caso di pulitura a laser di policromie su latta. I diversi strati di corrosione sono stati rimossi mediante l’ausilio di opportuni laser ad opera della dottoressa Anna Brunetto, e l’utilizzo del laser alternato alle azioni di pulitura meccanica e chimica (utilizzo di opportuni solventi) della restauratrice Roberta Moggia ha sanato le formelle rendendo le policromie decisamente più leggibili (cf. Figure 3.9 e 3.10)53. Durante il restauro sono stati svolti degli studi preliminari tramite la fluorescenza a raggi X (XRF) e la diffrazione a raggi X (XRD) per identificare i pigmenti e vari elementi inquinanti presenti sulle formelle; a restauro terminato, invece, per valutare complessivamente la qualità del lavoro di pulitura è stata svolta un’analisi sul colore.

Figura 3.9. Policromia su latta rappresentante "La Natività" prima dell'intervento di restauro.

- 53Moggia R., Brunetto A., Franceschi E., Manfredi E., Manfrinetti P., Petrillo G., Dellepiane S., Sista A., Combinazioni di

laser e solvent-gel sulle formelle policrome ad olio su lamina metallica dei Misteri del Rosario di Chiusanico, Conference

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Figura 3.10. Policromia "La Natività" dopo il restauro e i ritocchi della restauratrice.

Purtroppo, non avendo partecipato al progetto di restauro delle formelle fin dalle fasi iniziali, non è stato possibile acquisire dati mediante il colorimetro sui pigmenti costituenti la policromia. L’unica documentazione presente era costituita dalle foto scattate dalla restauratrice prima del restauro, dopo la pulitura del laser e prima degli ultimi ritocchi compiuti dalla restauratrice stessa: ritocchi ovviamente realizzati nel rispetto del valore intrinseco nel bene ecclesiastico. Si è pertanto deciso di svolgere uno studio del colore su queste serie di foto tenendo in considerazione che non è stata rispettata alcuna indicazione CIE per lo studio colorimetrico, infatti le foto sono state scattate dalla restauratrice ponendo l’apparecchio fotografico perpendicolare al piano d’appoggio dove erano posizionate le formelle, lo sfondo sul quale poggiano le formelle sono fogli bianchi e non un grigio tendente al nero come previsto dalla CIE, il tipo d’illuminazione utilizzato è la lampadina posta per illuminare lo studio della restauratrice, lampadina ad incandescenza di circa 4000/5000 K. Le foto sono state scattate senza alcun riferimento cromatico o scala colore della Kodak o della X-Rite, ausili realizzati appositamente per la definizione del colore in fotografia, inoltre le foto del “prima” presentano una quadratura leggermente diversa dalle foto del “dopo pulitura laser”.

Il lavoro sul colore è stato svolto tenendo sempre in considerazione che si tratta di analisi relative e specifiche per l’operazione di restauro in esame; le distorsioni geometriche legate a differenti inquadrature tra la serie di foto del “prima restauro” e quella del “dopo pulitura laser” sono state corrette manualmente.

Un’immagine digitale è costituita da un insieme di pixel disposti spazialmente secondo la geometria della realtà che si riproduce, pertanto nel correggere le diverse inquadrature, tra la serie di foto del “prima restauro” e del “dopo pulitura laser”, sono state valutate tutte le possibili traslazioni o rotazioni presenti in ogni coppia di foto corrispondente alla medesima raffigurazione nelle due serie di foto, e poi corrette. Questa operazione è stata svolta manualmente considerando

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dei pixel di riferimento in ogni foto della serie del “prima restauro” e i corrispettivi pixel nella foto del “dopo pulitura laser”; individuate le operazioni di simmetria coinvolte e le relazioni matematiche, le correzioni sono state effettuate mediante appositi programmi scritti su Matlab. Ovviamente, per comprendere se l’azione del laser avesse in qualche modo alterato il colore della policromia è stato necessario lavorare sull’analisi quantitativa del colore di aree identiche di foto selezionate tra le due serie scattate prima e dopo l’intervento.

Considerando tutti i limiti legati a come erano state scattate le foto si è preferito lavorare nello spazio di colore impostato nel sistema operativo (Microsoft Windows) del computer, ossia lo spazio sRGB; tutte le immagini digitali sulle quali si è lavorato erano in formato TIFF 8bit, e le informazioni “quantitative” sul colore sono state acquisite mediante programmi scritti su Matlab.

Operativamente, per ognuna delle seguenti cromie (classi di colore):

-- il bianco: in realtà, una tonalità generalmente tendente ad un grigio-biancastro con una componente giallastra

-- il rosso, distinguendo quello della veste di Gesù da altri ”rossi”

-- il celeste/blu, differenziando tra il colore del mantello della Vergine e altri “blu” -- il marrone, distinto in marrone della tunica maschile, marrone dei capelli della

Vergine e quello dei capelli di Gesù

-- il giallo: distinguendo tra giallo delle aureole e giallo dei capelli biondi -- il rosa dell’incarnato dei personaggi religiosi

-- una sorta di ocra, relativo al telo della Vergine

--una miscela tra marroncino-rosa definito come colore della veste della Vergine

-- il colore metallico della latta.

sono state selezionate, per ogni formella, finestre (aree o ritagli) di 6x6 pixel sulle foto scattate prima e dopo l’intervento di restauro; poiché il colore nello spazio sRGB viene descritto dai tre canali R (rosso), G (verde) e B (blu), per ogni finestra selezionata ho individuato le coordinate (canali) R, G, B di ogni singolo pixel facendone poi una media e potendo così valutare il colore complessivo e le intensità dei singoli canali.

Di seguito vengono riportati, a titolo di esempio, i risultati dell’elaborazione dei dati analitici relativi alla classe del bianco:

Sull’asse delle ordinate sono indicati i livelli di grigio, ossia l’intensità luminosa percepita dai fotorecettori del dispositivo CCD della fotocamera nel momento in cui è stata scattata la foto. Sull’asse delle ascisse, invece, sono mostrati i diversi ritagli di ogni formella. Le singole formelle sono identificate dai differenti colori delle colonne negli istogrammi.

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Il canale R (Red): Figura 3.11a. Figura 3.11b. 0 20 40 60 80 100 120 140 160 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 liv ello d i grigio ritagli