• Non ci sono risultati.

NOTA INTRODUTTIVA ALLE SCHEDE DELLE OPERE

Il presente catalogo raccoglie le opere pittoriche di Umberto Moggioli rinvenute da chi scrive e ordinate cronologicamente prescindendo dalle tecniche utilizzate (tempera, olio, acquerello); sono esclusi dal censimento i dipinti su supporto cartaceo – come, per esempio, le cartoline illustrate – cosi come la produzione graica e quella incisoria: per consistenza numerica, dilata-zione temporale ed eterogeneità di tecniche richiedono, a parere di chi scrive, una catalogadilata-zione autonoma. Tuttavia, in alcune schede viene tenuto conto di come e in che misura la prassi dise-gnativa abbia inluito sulla genesi dell’opera in esame.

I parametri di schedatura includono titolo, data, tecnica esecutiva e supporto, dimensioni, ubi-cazione, informazioni inerenti alla provenienza, eventuali irme o iscrizioni, eventuali cartellini o etichette applicati sul retro di cornici, telai o supporti, cui si aggiungono, in chiusura, le ras-segne espositive e la bibliograia.

Le opere non ritenute autentiche sono state espunte dal catalogo di comune accordo con gli ere-di dell’artista e fatte conluire nell’apposita sezione denominata “Opere ere-di dubbia autograia”. Alcune di quelle già segnalate in alcuni testi come opere di ubicazione sconosciuta sono state rintracciate presso privati; diversamente, la loro collocazione ignota è rimasta tale, sopperita comunque da riproduzioni e dati tecnici di corredo desunti da precedenti pubblicazioni, oppu-re ricavate dalla documentazione fotograica conservata poppu-resso archivi pubblici e privati. Si è infatti ritenuto opportuno includere le opere già edite ma delle quali non si conosce l’attuale ubicazione.

Il titolo di ogni opera, in assenza di indicazioni autografe del pittore o della vedova Anna Moggioli, equivale a quello attribuito in dalle prime esposizioni o adottato nelle più antiche pubblicazioni, oppure dedotto da iscrizioni autografe e non, apposte sul retro dei supporti. In alcuni casi esso viene afiancato da altri titoli, posti fra parentesi tonde, attraverso cui l’opera è più comunemente conosciuta.

La data indicata è quella apposta di proprio pugno dal pittore sulla tela, sul telaio o sul retro del supporto; se inserita fra parentesi tonde è attribuita da chi scrive sulla base di considerazioni di matrice stilistica o di dinamiche storiche avvalorate dai referti documentari di cui all’Appendi-ce.

Alle indicazioni pertinenti la tecnica esecutiva e la tipologia di supporto seguono le misure – espresse in centimetri, sempre altezza per base – controllate visionando direttamente le opere, quando ciò è stato possibile; può pertanto accadere che esse divergano da quelle citate in altre pubblicazioni. Nel caso in cui, indipendentemente dalla volontà dello scrivente, l’opera non abbia potuto essere valutata de visu, le misure sono state desunte da altri cataloghi o pubblica-zioni.

Se l’opera è stata acquisita da un’istituzione museale pubblica o è parte integrante della colle-zione di compagnie assicuratrici o di istituti bancari, viene indicato il nome della città seguito da quello del museo o dell’ente possessore. Naturalmente alla voce “provenienza” sono preci-sati l’anno di ingresso, il donatore o il legato. Qualora non si conosca l’attuale collocazione si è ricorsi alla dicitura “ubicazione sconosciuta”.

Viceversa l’identità del collezionista privato è stata resa nota solo previo consenso del medesi-mo; nella maggior parte dei casi vige il mantenimento dell’anonimato, sia pure con la segnala-zione della città.

Quanto alla provenienza, al ine di un corretto inquadramento storico, si sono fornite le mag-giori informazioni possibili pertinenti a precedenti proprietà (quando speciicate e non omesse

dagli odierni possessori), reperite da documentazione in possesso di gallerie, case d’asta o di privati collezionisti; oppure apprese da cartellini, timbri e iscrizioni rinvenuti sul retro di cor-nici, telai e supporti.

Le expertise vengono menzionate solo quando presenti a tergo su supporti o etichette e non se rilasciate in forma cartacea su copia fotograica.

Viene speciicato se l’opera è irmata ripetendone la dicitura fra virgolette caporali e la sua posizione.

Di cartellini, timbri ed etichette vengono esplicitate, quando possibile, le intestazioni e riportate in forma contratta altre informazioni accessorie, comunque utili alla ricostruzione storica. In taluni casi la carta incollata sul retro delle cornici, a scopo conservativo, ha impedito di indivi-duare e segnalare eventuali iscrizioni o etichette.

La storia espositiva di ogni dipinto è ripercorsa seguendo un criterio diacronico: al nome della città ospitante la rassegna segue l’anno, il numero e la pagina in cui è inserito in catalogo; tal-volta si è fatto ricorso alla sigla “ill.” per indicare che l’opera è solo illustrata nel testo. Le opere esposte a Bassano del Grappa nel 2008, nell’ambito della mostra “Umberto Moggioli. Magia del silenzio”, non sono state indicate tramite il relativo catalogo, che non riporta la distinzione tra opere esposte e non, bensì attraverso le schede afferenti alle coperture assicurative o facendo ricorso al regesto fotograico accluso in chiusura di volume.

La bibliograia è in forma abbreviata e restituisce – in ordine di data con anteposta l’indicazione dell’autore del testo – monograie, saggi e riviste, ma tralascia la pubblicistica a cadenza varia quando non ritenuta necessaria per la storia dell’opera in oggetto.

Talvolta può accadere che nelle voci “esposizioni” e “bibliograia” venga citato un titolo dell’o-pera diverso da quello indicato nel presente catalogo; nel caso in cui, viceversa, il primo titolo dell’opera coincida con quello rinvenuto in cataloghi di esposizioni e in altre pubblicazioni, verrà speciicato solo l’anno di esecuzione.

ig. 1 Paesaggio, olio su tavola, 10,3 x 16,9 cm, Trento, collezione privata (verso di Pianoforte,

1. Pianoforte Data: (1904)

Supporto e tecnica pittorica: tempera su faesite Misure: 16,9 x 10,3 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Francesco Moggioli ino al 1966

Presenza di cartellini: sul retro del supporto è dipinto un Paesaggio (ig. 1)

Bibliograia: Umberto Moggioli. Magia del silenzio, 2008, n. 229, p. 120 (1905 ca.) [il recto] e n. 227, p. 120 (1905 ca.) [il verso]

Il pianoforte a muro e lo sgabello sono ripresi di scorcio, lateralmente, sullo sfondo di un balcone e di una ringhiera in ferro battuto. Il pittore allontana di poco il punto di vista, dedica attenzione alla resa prospettica e lavora a monocromo con la scala dei grigi; l’anomala distribuzione della luce fa sì che alcuni rilessi siorino le superici laccate dello strumento musicale a corde dando vita a una trama di sfumature cinerine realizzate a velature liquide.

Sul retro della tavoletta i colori sono stesi con fare sicuro, in modo uniforme e piatto, al ritmo di pennellate veloci ed energiche; tale accentuazione materica in chiave espressiva porta a una sempliicazione estrema dell’immagine (le forme si confondono sotto l’impulsività delle striature del pennello date a corpo d’impasto) e rende dificoltoso riconoscere la vera valenza naturalistica e atmosferica del soggetto.

2. Paesaggio trentino Data: (1904)

Supporto e tecnica pittorica: olio su tavola Misure: 17 x 26 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Francesco Moggioli ino al 1966

Presenza di cartellini: non è stato possibile veriicarlo a causa della carta apposta sul retro della cornice

Bibliograia: Umberto Moggioli. Magia del silenzio, 2008, n. 223, p. 119 (1903-1904)

La tavoletta ha tutte le caratteristiche dell’“impressione” tratta dal vero, tanto nell’impianto strutturale (l’inquadratura frontale, il piano pittorico bidimensionale spartito dalle diagonali ascendenti del pendio e del rilievo montuoso) quanto nella stesura abbreviata (il tocco pastoso della pennellata ampia). In questo lavoro giovanile manca del tutto il senso dell’estensione spaziale: gli elementi del paesaggio non sono scalati in profondità ma sovrapposti in verticale in una visione dall’alto che arriva a schiacciare sul lato inferiore il minuscolo casolare e il cupo boschetto di cipressi. Sommaria e ancora sperimentale è la condotta pittorica mentre la gamma cromatica si limita a pochi toni, dal verde scuro con qualche punta di grigio, alla tinta ruggine, dal bianco sporco all’azzurro.

3. Chegul Data: 1904

Supporto e tecnica pittorica: olio su cartone Misure: 24 x 34 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione famiglia Tambosi

Presenza di irme o iscrizioni: irmato «Chegul/U Moggioli» in basso a sinistra e datato «17-5-1904» in basso a destra

Presenza di cartellini: non è stato possibile veriicarlo a causa della carta apposta sul retro della cornice

Bibliograia: Umberto Moggioli pittore (II parte), 1964, ill. p. 132 (Il Chegul, 1904); Umberto Moggioli 1886-1919, 1969, p. 34 (1904); Davoli, 1986-1987, p. 10 (1903-1904); Umberto Moggioli. Magia del silenzio, 2008, n. 224, p. 119 (1904)

L’opera proviene dalla raccolta di Antonio Tambosi l’«egregio cittadino di Trento che gli versa mensilmente una somma afinché egli possa perfezionarsi nell’arte sua» all’Accademia di Belle Arti di Venezia; al proprio benefattore, dal quale in dall’ottobre 1904 percepisce un «isso mensile per l’alloggio e per il vitto» (Baroni (b), 1907), Moggioli fa dono della limpida veduta del monte Chegul unitamente a Marina (cat. 5), al Paesaggio con alberi (cat. 9) e al cosiddetto Paesaggio segantiniano (cat. 4), tutte opere relativamente precoci in rapporto al percorso dell’artista, sintomatiche di quella «spiccata attitudine per la pittura» di cui è persuaso

con i proili ritagliati contro un cielo terso, campito di un celeste intenso. A compensare la generale sensazione di appiattimento – si veda la diagonale disegnata dalla radura in declivio, alle pendici della montagna – è la contrapposizione luce-ombra in corrispondenza dei costoni di roccia. L’eficacia descrittiva si traduce sia nelle genziane sparse in primo piano, simulate da piccole macchie o da tocchi di pennello di colore giallo e blu, sia nei muschi e nei licheni disseminati sulla dorsale orientale del Chegul. Sul piano della tecnica esecutiva a imporsi è il trattamento plastico del colore, steso ora a corpo, ora a brevi tocchi, ora in maniera compatta e dilatata con un’attenzione particolare per gli effetti luminosi ed atmosferici.

4. Paesaggio segantiniano Data: (1904)

Supporto e tecnica pittorica: olio su tela Misure: 65 x 90 cm

Ubicazione: sconosciuta

Provenienza: Trento, collezione famiglia Tambosi

Presenza di irme o iscrizioni: irmato «U Moggioli» in basso a sinistra Bibliograia: inedito

Il dipinto, proveniente dalla smembrata collezione di Antonio Tambosi e a lungo dimenticato, è noto attraverso la fotograia custodita nel Fondo Maroni (A900, Mart, Fondo Maroni, b. 41, Umberto Moggioli pittore (2a parte) 1964, fasc. Tavole. Carteggi, ricerche, pubblicazioni, fasc. Fino al 1910, foto n. 4, Mar.I.1.41.8). Il titolo stesso ne suggerisce la dipendenza, sul piano tematico, dagli archetipi di Segantini già proiettati verso una tessitura pittorica divisa (il pensiero corre a Ritorno all’ovile di St. Moritz). Il soggetto, infatti, è un paesaggio alpestre con un gregge di pecore al riparo nell’ovile, durante i mesi estivi. Lo spazio è bipartito: in primo piano, a destra, un gruppo di cinque pecore uscite dall’abituale ricovero notturno, si sta allontanando (una bruca l’erba, quella centrale, abilmente scorciata, si pone davanti allo spettatore); l’altra metà della tela, invece, offre una panoramica sul pascolo, chiuso, in lontananza, dalla sagoma delle montagne. Rimane da capire se il dato naturale, cioè se il “vero” trascritto nella sua oggettività fenomenica, sia un tramonto o piuttosto un’alba. Le traiettorie delle ombre lunghe, disegnate sui dolci pendii del prato, non aiutano a stabilire l’ora del giorno, anche perché le sorgenti luminose sembrano essere più di una. Come nel coevo Chegul (cat.

5. Marina Data: (1904)

Supporto e tecnica pittorica: olio su tavola Misure: 16 x 30 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione famiglia Tambosi Bibliograia: inedito

Da annoverare fra le prime opere compiute a Venezia nell’autunno 1904, il dipinto, di modeste dimensioni, non è ricordato dalla letteratura sull’autore e l’unica attestazione fotograica si conserva nel Fondo Maroni (A900, Mart, Fondo Maroni, b. 41, Umberto Moggioli pittore (2a parte) 1964, fasc. Tavole. Carteggi, ricerche, pubblicazioni, fasc. Fino al 1910, foto n. 3, Mar.I.1.41.8). Suddivisa in due piani orizzontali, un terzo occupato dal cielo il restante dalla distesa d’acqua, la tavoletta denota già una certa dimestichezza con gli strumenti espressivi, pur in una fase di piena sperimentazione, nonché la preoccupazione di graduare la profondità di campo della veduta (inquadrata frontalmente a breve distanza) limitata a un’imbarcazione e a due briccole disposte in diagonale, funzionali a regolare l’allontanamento spaziale. A suggerire un tale effetto concorrono anche i rilessi sull’acqua, scaturiti dagli alberi della barca, slanciati in verticale oltre lo spazio reale del dipinto.

La consistenza pastosa dello strato pittorico, già rilevata a proposito del Chegul (cat. 3), è indicativa di una consequenzialità temporale, cui si associa una prassi esecutiva abbastanza simile, qui maggiormente interessata ad attuare una sintesi dei movimenti e dei rilessi percepiti dall’artista.

6. (Paesaggio: il monte Gaggia) Data: (1905)

Supporto e tecnica pittorica: olio su cartone Misure: 23 x 27 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Francesco Moggioli ino al 1966

Presenza di irme o iscrizioni: sul retro del supporto la scritta a matita non autografa «U. Moggioli Monte Gaggia 1905»

Bibliograia: inedito

Opera di particolare immediatezza, elaborata direttamente sul supporto rigido con l’esplicita intenzione di sempliicare il dato reale percepito, questo bozzetto afida le proprie potenzialità espressive alle striature vigorose del pennello e a quell’accentuato quanto spontaneo ritmo contorto per mezzo del quale prende forma la folta chioma dell’albero, al centro dell’inquadratura. La condotta pittorica appena descritta induce a datare al 1905 questo esempio di plein air in cui la cadenza della pennellata si fa davvero impulsiva, nonostante la generale sensazione di appiattimento dell’immagine dovuta alla mancanza di profondità spaziale.

7. (Paesaggio con pilastro) Data: (1905)

Supporto e tecnica pittorica: olio su tavola Misure: 33 x 19,3 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Carlotta Moggioli Bibliograia: inedito

Dalle tinte un po’ fosche questa esercitazione giovanile vede l’artista impegnato a raggiungere una graduale sintesi costruttiva sfruttando l’evidenza del tratto. La diagonale prospettica accompagna lo sguardo all’interno della composizione: un pilastro di cinta immette sul cortile di un modesto fabbricato rurale all’ombra di un tiglio. Il manto erboso è punteggiato di tocchi più chiari, come a voler suggerire dei iori, mentre la sensazione atmosferica, nella diffusa penombra, è tutta giocata sulla corposità della materia pittorica e nell’accostamento calcolato dei verdi. L’opera presenta alcune assonanze sia con Calle del Cristo (cat. 16) sia con Fondamenta veneziana con barche a vela (cat. 18) rilevabili specialmente nei tocchi brevi e svirgolati che deiniscono le fronde degli alberi.

8. (Paesaggio con montagne) Data: (1905)

Supporto e tecnica pittorica: tempera e olio su cartone Misure: 49,5 x 69,5 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Carlotta Moggioli

Presenza di cartellini: non è stato possibile veriicarlo a causa della carta apposta sul retro della cornice

Bibliograia: inedito

Lo spazio è concepito secondo una prospettiva centrale che sfrutta gli elementi del paesaggio – il terrazzamento costruito a secco, gli arbusti nella metà destra dell’inquadratura, l’ediicio al centro, il gruppo montuoso in lontananza – per ritmare la sequenza dei piani, dare profondità al campo visivo e quindi rompere quella sommaria percezione di appiattimento dell’immagine che si ha di primo acchito. Il dipinto segna un passo in avanti rispetto, ad esempio, a Paesaggio trentino (cat. 2) dal quale, tuttavia, non dovrebbe essere molto lontano come orizzonte temporale. Il pennello, ancora votato alla sintesi, è però guidato da una minore esuberanza nella stesura del colore e da una sempre maggiore scioltezza formale, ma soprattutto gli accoppiamenti tonali tengono conto delle vibrazioni atmosferiche (le prime, evanescenti, luci mattutine), ragione per cui i verdi dei prati collinari assumono differenti sfumature a seconda dell’incidenza della luce, e le nuvole, nel cielo sbiadito, si tingono di rilessi rosati.

9. Paesaggio Data: 1905

Supporto e tecnica pittorica: olio su tavola Misure: 25,5 x 43,5 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione famiglia Tambosi

Presenza di irme o iscrizioni: irmato e datato a matita «Moggioli 905» in basso a destra Bibliograia: Umberto Moggioli pittore (II parte), 1964, ill. p. 132 (1905); Umberto Moggioli 1886-1919, 1969, p. 34 (1905); Davoli, 1986-1987, p. 10 (1903-1904)

Il dipinto, di ridotte dimensioni, costituisce una tangibile testimonianza dell’attitudine per la pittura ispirata dal vero, coltivata dal giovane Moggioli durante le incursioni nei sobborghi di Trento in compagnia di Benvenuto Disertori; è proprio quest’ultimo a ricordare come in quelle circostanze ad attrarre il pittore e a farsi soggetto di ripresa fosse sovente «un verde praticello in pendenza, con qualche albero da frutto, limitato in primo piano da un frammento di muricciolo costruito a secco» (Appendice, p. 354). Tale descrizione ricalca un repertorio abbastanza consolidato negli anni 1904-1905 e trova un puntuale riscontro visivo nell’opera in esame, oltre a un’aderenza quasi fotograica nel coevo Paesaggio con staccionata (cat. 11), utile raffronto per sostenere la contiguità tematica e temporale delle due opere. L’inquadratura frontale del paesaggio pone l’accento su un gruppo di alberi frondosi tratteggiati da stesure luide e uniformi in corrispondenza dei fusti, pur senza una reale rispondenza ai rapporti proporzionali (il punto di vista appena ribassato riduce la profondità di campo ma non spiega quel rimpicciolimento delle piante al limitare della tela). Il prato erboso è punteggiato di grumi materici o da leggeri tocchi in punta di pennello volti a descrivere dei iori, in modo analogo al precedente scorcio ravvicinato del Chegul (cat. 3), al già citato Paesaggio con staccionata o, ancora, al Paesaggio con case e corso d’acqua (cat. 10). La percezione della distanza è invece scandita dal pendio in primo piano e dalla sottile diagonale del muretto di pietra, a cui si frappone, all’altezza della linea dell’orizzonte, il proilo sporgente di un rilievo collinare. Il dipinto è collocabile, per ragioni stilistiche, nella prima metà del 1905.

10. (Paesaggio con case e corso d’acqua) Data: (1905)

Supporto e tecnica pittorica: olio su cartone Misure: 25 x 37,5 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Carlotta Moggioli

Presenza di cartellini: non è stato possibile veriicarlo a causa della carta apposta sul retro della cornice

Bibliograia: inedito

Con ogni probabilità l’opera si inserisce nel novero di quei dipinti eseguiti dall’artista durante i temporanei rientri a Trento nel corso del 1905 (a titolo esempliicativo si veda Appendice, doc. 10) e rafigura un’ariosa altura popolata da gruppi di case contigue a un campanile con guglia a cipolla ai piedi di un corso d’acqua. L’impaginazione prospettica per fasce orizzontali si coniuga a sottili effetti di chiaroscuro (le ombre portate dei tetti a spiovente e delle chiome arboree dei cespugli) mentre il luire calmo dell’acqua su cui si specchiano l’antico borgo e la vegetazione retrostante accentua la sensazione di “lontano” rispetto al punto di ripresa frontale. A integrare l’assolato scenario naturale sono le due deliziose macchiette a passeggio lungo la riva, le cui sagome appena siglate, dai contorni indeiniti, si rilettono sullo scorrere del iume, animato in supericie da lievi screziature opalescenti. La chiave di lettura dell’opera, in considerazione di marcate peculiarità di tecnica e di stile, va ricercata nel confronto con il Paesaggio con staccionata (cat. 11), certo del 1905. Le tangenze si misurano per lo più nel timbro coloristico

11. (Paesaggio con staccionata) Data: 1905

Supporto e tecnica pittorica: olio su cartone Misure: 25,5 x 36,5 cm

Ubicazione: Trento, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Francesco Moggioli ino al 1966

Presenza di irme o iscrizioni: irmato e datato «U Moggioli 905» nell’angolo in basso a destra con l’aggiunta della data «1903» non autografa e verosimilmente posteriore

Bibliograia: Umberto Moggioli. Magia del silenzio, 2008, n. 221, p. 119 (Paesaggio, 1903) Il dipinto va messo in relazione al Paesaggio con case e corso d’acqua (cat. 10) per via dell’impiego di una comune tavolozza cromatica. Maggiore, in questo caso, è la preoccupazione per i valori spaziali. Il paesaggio è delimitato in primo piano da una staccionata, oltre la quale sono scalati in profondità degli alberi; la successione dei piani è scandita anche dallo sviluppo in diagonale dell’altro steccato, che si estende ino alla casetta immersa nel verde della vegetazione, nascosta dal fogliame, vista di lato e proilata contro un cielo terso.

In questo caso aumenta la preoccupazione per la ricerca dei giusti accordi tonali, ma anche la predisposizione didascalica dell’artista acquista vigore: mentre nel prato è tutto un inittirsi di iori resi in punta di pennello, nelle fessure del muretto a secco le pietre sono ricoperte di licheni e di muschi. Si tratta della medesima oggettività descrittiva che qualiica lo scenario naturale del Chegul (cat. 3), opera di poco precedente, prossima per impostazione (il dislivello del terreno, l’inquadratura parallela non frontale al soggetto) e resa stilistica.

12. (Cavane in laguna) Data: 1905

Supporto e tecnica pittorica: olio su cartone Misure: 15,7 x 26,2 cm

Ubicazione: Treviglio, collezione privata

Provenienza: Trento, collezione Francesco Moggioli ino al 1966

Presenza di cartellini: sul retro del supporto di cartone, al centro, iscrizione non autografa a matita «25x15/U. Moggioli/Venezia/1905»

Bibliograia: inedito

La ricerca di una condizione di luce adeguata a produrre una trama di rilessi – un’immagine rovesciata – sulla supericie specchiante dell’acqua impronta questo piccolo olio rafigurante i ricoveri dei sandoli dei pescatori, costruiti su palaitte con la copertura di paglia a due falde. Tipiche del paesaggio lagunare, le cavane sono un soggetto fatto proprio anche da Pietro Fragiacomo nello stesso giro d’anni (si vedano Laguna, Imbarcadero e Cavane al Lido per le quali Baboni, 2016, nn. 222, 223, 224, p. 348, ha avanzato di recente la data 1905).

Documenti correlati