2. Reazioni termo-nucleari che rendono stabile il nucleo della stella
2.1. Catena protone-protone
Il primo processo che studieremo nel nucleo di una stella riguarda il caso di stelle che hanno masse inferiori o simili a quella del Sole. Questo processo, che prevale di gran lunga sugli altri e che studieremo nei prossimi paragrafi di questo capitolo, non Γ¨ altro che la cosiddetta catena protone-protone (catena pp). Cerchiamo ora di capire in cosa consiste questo tipo di reazione.
La catena pp Γ¨ maggiormente efficace a temperature dellβordine di 107 πΎ ed Γ¨ la reazione che prevale in gran lunga nel Sole nella conversione dellβidrogeno in elio. Partiamo dallβinizio della catena pp, come illustrato nella Figura 2. Essenzialmente succede che due protoni possono fondersi dando vita a un deutone (nucleo di deuterio) con la conseguente emanazione di un positrone e di un neutrino elettronico. Questa prima reazione, probabile al 99.77%, Γ¨ consentita a patto che la
distanza tra i due protoni sia dellβordine di qualche ππ. La forza repulsiva di Coulomb ostacola questo processo, ma la fusione puΓ² avvenire in maniera non risonante per effetto tunnel[Co12]. Spieghiamo ora meglio questo nuovo concetto.
Consideriamo due nuclei carichi π1 e π2 interagenti tra di loro. Per distanza di interazione π superiore a 2 ππ abbiamo solo il potenziale elettrico di Coulomb π(π) repulsivo, ossia π(π) >
> 0. Al di sotto di 2 ππ prevale in gran lunga lβinterazione forte. Fatto sta che in questa zona il potenziale di interazione π(π) risulta prettamente attrattivo, ossia π(π) < 0. Lo schema grafico Γ¨ illustrato in Figura 4.
Definiamo ora la massa totale π e la massa ridotta π del sistema a due corpi tenendo conto delle loro rispettive masse π1 e π2 (equazioni 2.1-2.2) in modo da semplificare lo studio del potenziale di interazione π(π) tra i due nuclei π1 e π2[Co12].
Figura 4 β Potenziale di interazione tra due nuclei elettricamente carichi.
14 lunghezza π secondo la relazione (2.3) indicata qui sotto[Co12].
π(π) = π1π2 π2 4ππ0
1 π
(2.3) In questa relazione abbiamo inserito i due numeri atomici π1 e π2, il modulo della carica elettrica elementare π = |πβ| = π e la costante dielettrica nel vuoto π0[Co12].
Nella relazione (2.4), analoga alla (2.3), sostituiamo il parametro π con π[Co12]. π(π) = π1π2 π2 potenziale π(π) tale da essere bilanciato con lβenergia cinetica relativa tra i due nuclei mediante il parametro di massa ridotta π, precedentemente definito dallβequazione (2.2), e lβaltro parametro π£, riguardante la velocitΓ del centro di massa tra i due nuclei rispetto al sistema di riferimento del laboratorio, secondo lβequazione (2.5) sostanzialmente uguale alla (2.4)[Co12].
πΈ =1 Il valore massimo del potenziale (2.3), ovviamente, si trova a distanza π = π , in analogia con la formula (2.4)[Co12]. Se abbiamo lβenergia totale πΈ < π0, come nel caso dellβinterazione coulombiana nelle zone intermedie tra π e π, dove abbiamo assunto per il momento π(π) = π0 = πππ π‘πππ‘π da non
confondere con la formula (2.3), il problema va studiato secondo lo schema unidimensionale della barriera quadrata di potenziale, tenendo conto degli strumenti teorici della meccanica quantistica di SchrΓΆdinger allβinterno della sua omonima equazione relativa alla funzione dβonda della particella Ξ¨(π₯, π‘), inizialmente dipendente dal tempo, inserita nella buca di potenziale π(π₯) secondo la seguente equazione (2.7) indicata qui sotto.
β β2 Per lβinterazione forte, invece, abbiamo una buca di potenziale con πΈ > π0[Co12].
Nella formula (2.8) togliamo la dipendenza dal tempo della funzione dβonda Ξ¨(π₯, π‘) in maniera tale da inserire lβenergia totale πΈ come lβautovalore dellβoperatore temporale πβπ
ππ‘
15 Sfruttando i criteri di Analisi Matematica sulle soluzioni di unβequazione di secondo grado,
arriveremo a dire che il coefficiente di trasmissione π per una collina quadrata di larghezza π e di altezza π0 con la particella avente energia πΈ < π0 vale[Co12]
π = exp [β2πβ2π
β2 (π0β πΈ)]
(2.9)
Immaginiamo di avere infinite colline di potenziale di larghezza infinitamente sottile e ne facciamo lβintegrazione dalla zona π , in cui il potenziale cambia bruscamente da interazione forte a
interazione elettrica, alla zona π, dove lβenergia cinetica della coppia dei due nuclei carichi bilancia quella potenziale. Sostituiamo quindi π0 con π(π), preso dalla formula (2.3), e la larghezza π, presa dalla formula (2.9), con lβintegrale β« πππ π . Otteniamo cosΓ¬ la relazione (2.10) del coefficiente di trasmissione dei due nuclei che interagiscono mediante lβeffetto tunnel[Co12].
π = exp {β2 β« ππ
Nello specifico se sostituiamo lβespressione π(π) con lβequazione di Coulomb della coppia di nuclei π1 e π2 ed estraiamo lβargomento della funzione esponenziale riportata nella formula (2.10) otteniamo il cosiddetto coefficiente di Gamow πΊ riportato nella formula (2.11).
πΊ = 2 β« ππ
La dimostrazione della (2.11) si trova nellβAppendice A della tesi.
Chiusa la parentesi teorica dellβeffetto tunnel, riprendiamo, il nostro discorso relativo alla fusione non risonante di particelle cariche. Se ci poniamo la condizione che la distanza limite π ad interazione forte sia intesa come la somma dei raggi dei due nuclei che si toccano, a loro volta considerati sfere rigide, allora ci chiediamo come si devono comportare i due nuclei quando la distanza dei loro centri Γ¨ inferiore a π , ossia quando sono soggetti allβinterazione forte, e lβaltro caso in cui i due nuclei non si toccano (π > π ). Ci occuperemo del secondo caso al nostro scopo.
Nel limite in cui π β« π si ha che il coefficiente di Gamow si approssima come
πΊ = lim
16
= lim
πβ+β{2β2π
β2 π1π2 π2
4ππ0π [arccos (βπ
π) β βπ
πβ1 βπ π]} β
β 2β2π
β2 π1π2 π2 4ππ0ππ
2= πβ2π
β2 π1π2 π2
4ππ0π = ππ1π2 π2
4ππ0β2π β2
1 πΈ = ππ dove
π = π1π2 π2
4ππ0β2π β2
1 πΈ
(2.13)
Γ¨ detto parametro di Sommerfeld[Co12].
La sezione dβurto π(πΈ) dei due nuclei interagenti dipendente dalla loro energia cinetica πΈ Γ¨ legata al parametro π di Sommerfeld e al cosiddetto fattore astrofisico π(πΈ) contenente lβinformazione della struttura nucleare secondo la seguente relazione (2.14)[Co12].
π(πΈ) = 1
πΈexp(βππ) π(πΈ) (2.14)
Per reazioni non risonanti tale fattore π(πΈ) varia piΓΉ lentamente con lβenergia rispetto a quanto fa con la sezione dβurto. Per questo motivo π(πΈ) diventa utile nellβestrapolare le sezioni dβurto ad energie astrofisiche[Co12].
Chiusa anche questa parentesi teorica sulle sezioni dβurto tra nuclei atomici allβinterno del cuore della stella, riprendiamo il caso della catena pp introdotto sin dallβinizio in questo paragrafo.
La Tabella 1 riporta le energie prodotte πΈ e i tempi di vita π‘π delle tre ramificazioni I, II, pp-III della catena pp illustrate in Figura 2[Gotti15 β Pag. 6 su 16].
17
PP-I π¬ ππ
1H+1Hβ2H+π++π (+1.44 β 0.26) πππ 1.4 Γ 109 anni
2H+1Hβ3He+πΎ +5.49 πππ 6 secondi
3He+3Heβ4He+1H+1H +12.85 πππ 106 anni
Energia totale prodotta 26.2 πππ
Energia persa per neutrini β0.5 πππ (β 2%)
PP-II π¬ ππ
1H+1Hβ2H+π++π (+1.44 β 0.26) πππ 1.4 Γ 109 anni
2H+1Hβ3He+πΎ +5.49 πππ 6 secondi
3He+4Heβ7Be+πΎ +1.59 πππ 106 anni
7Be +πββ7Li+π (+0.086 β 0.80) πππ 0.4 anni
7Li+1Hβ2 4He+πΎ +17.35 πππ 6 minuti
Energia totale prodotta 25.67 πππ
Energia persa per neutrini β1 πππ (β 4%)
PP-III π¬ ππ
1H+1Hβ2H+π++π (+1.44 β 0.26) πππ 1.4 Γ 109 anni
2H+1Hβ3He+πΎ +5.49 πππ 6 secondi
3He+4Heβ7Be+πΎ +1.59 πππ 106 anni
7Be +1H β8B+πΎ +0.135 πππ 66 anni
8Bβ8Be+π++π +18.07 πππ 1 secondo
8Beβ2 4He+πΎ β7.2 πππ
Energia totale prodotta 19.3 πππ
Energia persa per neutrini β7.5 πππ (β 28%)
Tabella 1 β Energia prodotta e persa nella catena pp nelle sue tre ramificazioni principali studiate in Figura 2.
La reazione piΓΉ lenta della catena pp Γ¨ quella della generazione del 2H, comune a tutte e tre le ramificazioni, in quanto richiede la conversione di uno dei due protoni in un neutrone mediante il decadimento π½+ (formula 2.15)[Gotti15 β Pag. 7 su 16].
π+πβ2H+π++ππ (2.15)
Il decadimento π½+ appare su un neutrone legato. La reazione (2.15) Γ¨ esotermica, la sua reazione inversa non avviene per il semplice fatto che il deutone 2H Γ¨ stabile e non decade. In secondo luogo, si tratta di una reazione indotta dallβinterazione debole e poco probabile, le cui sezioni dβurto sono piccolissime (π β 10β55 ππ2). Il 2H riesce a catturare un altro protone diventando 3He. Se la π supera 8 Γ 106 πΎ il 3He si fonde con un altro 3He generando una particella πΌ (nucleo di 4He) ed emanando due protoni. Si conclude cosΓ¬ la ramificazione pp-I. Per π superiore a 1.5 Γ 107 πΎ incomincia la ramificazione pp-II. Gli ultimi due isotopi dellβelio della pp-I si fondono generando
7Be, che diventa 7Li per cattura elettronica, per poi decadere in due particelle πΌ con radiazione πΎ mediante la cattura protonica. Per π superiore a 2 Γ 107πΎ si passa dalla pp-I alla pp-III. In altre parole, le ultime due ramificazioni si riconoscono dal tipo di cattura che deve fare il 7Be, generato dalla terza reazione della catena pp, se di tipo elettronica (pp-II) o protonica (pp-III).
In queste ultime due ramificazioni si richiede che la temperatura e lβabbondanza di 4He non siano nulle. PerciΓ² tali ramificazioni si possono verificare in modo efficiente a patto che si siano innescate le prime due reazioni. Lβenergia prodotta nella catena pp Γ¨ diverse volte maggiore di quella di tutti gli altri cicli che caratterizzano lβevoluzione stellare (fusione e decadimento 3πΌ, risonanza di Hoyle del 12C, ciclo CNO), di cui ne faremo cenno tra poco in questo capitolo della tesi.
18 Per le stelle simili al Sole la catena piΓΉ efficiente Γ¨ la pp-I con un tasso di probabilitΓ del 69%. A temperature via via sempre maggiori la situazione cambia drasticamente favorendo prima la pp-II e poi la pp-III, da come si vede in Figura 5[Gotti15 β Pag. 7 su 16].
La questione delle reazioni primarie e secondarie della catena pp viene trattata definendo quali siano gli elementi primari da quelli secondari[Castellani85 β Capitolo 4 β Paragrafo 4.4].
Si parla di elementi secondari quando i loro nuclei sono contemporaneamente prodotti e distrutti nella sequenza di reazioni. Allora le loro abbondanze tendono ad equilibrarsi ed i nuclei non influenzano piΓΉ la velocitΓ delle reazioni se non in maniera indiretta. Esaminiamo bene questo concetto prendendo spunto dal processo di produzione e di distruzione del nucleo di deuterio.
Il processo di creazione del deuterio viene dalla collisione diretta dei due protoni π + π β π + +π++ ππ), mentre quello di distruzione dalla cattura protonica (π + π β π»π23 1+ πΎ). Combiniamo assieme i due effetti studiando le loro variazioni di abbondanza nellβunitΓ di tempo e nellβunitΓ di volume mediante le relazioni (2.16-2.17).
ππππππ π π ππ πππππ§ππππ βππ2
ππ‘ = π11 = π12
2 β¨π11π£β© (2.16)
ππππππ π π ππ πππ π‘ππ’π§ππππ βππ2
ππ‘ = βπ12 = βπ1π2β¨π12π£β© (2.17) Il pedice 1 si riferisce al protone, il pedice 2 al deutone. La variabile π indica il numero di elementi o di particelle elementari per unitΓ di volume, mentre la π Γ¨ la derivata temporale di π. La sezione dβurto si indica con π. Gli stessi pedici indicano che la collisione avviene tra due entitΓ dello stesso tipo: in questo caso π11 Γ¨ la sezione dβurto dello scattering tra due protoni nel processo di creazione del nucleo di deuterio. La coppia di pedici diversi, invece, indica che collidono due entitΓ di tipo diverso: in questo caso π12 Γ¨ la sezione dβurto del protone che si allontana dal nucleo di deuterio nel processo di distruzione.
Figura 5 β Efficienza relativa delle catene di combustione pp al variare della temperatura (in milioni di Kelvin).
19 Se si combinano i due processi in simultaneo ne deriva che la variazione temporale dellβabbondanza di deutoni ππ2
ππ‘ corrisponde alla differenza tra il numero iniziale di deutoni π11 e quello finale π12 secondo la formula (2.18).
ππ2
ππ‘ = π11 β π12 (2.18)
Quando le due abbondanze tendono allβequilibrio abbiamo che la popolazione π2 non diminuisce piΓΉ al proseguire del tempo, ossia otteniamo la formula (2.19).
ππ2
ππ‘ = 0 β π11 = π12 (2.19)
Ne deriva cosΓ¬ che il rapporto delle abbondanze tra deutoni e protoni Γ¨ pari alla metΓ del rapporto tra i due valori medi dei prodotti tra sezioni dβurto e velocitΓ relativa tra deutone e protone (formula 2.20). evolvono per forza verso lβequilibrio. Tenendo presente che le abbondanze in numero sono messe in relazione a quelle di massa mediante la legge
ππ =πππ΄ππ» π
(2.21) dove ππ sta ad indicare la densitΓ volumetrica del numero di elementi π΄π di massa multipla o pari a quella del nucleo di idrogeno π» e π corrisponde alla densitΓ volumetrica di massa di un altro materiale a confronto.
Nelle condizioni di equilibrio la relazione (2.21) studiata su due elementi messi in rapporto tra di loro, fruttando la relazione (2.20), diventa
(π2
20 Se il gas stellare Γ¨ ricco di idrogeno e le temperature sono al punto da rendere efficiente la fusione pp abbiamo che
(π2)ππ βͺ 10β18 (2.26)
con π < 1 π .
In parole povere si raggiunge lβequilibrio in tempi rapidissimi senza unβapprezzabile variazione del contenuto chimico della materia. La Figura 6 mette in relazione il rapporto di equilibrio tra le due abbondanze dei nuclei di deuterio e idrogeno π·/π» al variare della temperatura assoluta π del core della stella misurata in unitΓ di 106 πΎ.
Da come si vede dal grafico della Figura 6 il rapporto π·
π» Γ¨ incredibilmente basso, circa 10β18Γ·
Γ· 10β17 lungo lβasse delle ordinate in un intervallo di 2 Γ 106 πΎ Γ· 40 Γ 106 πΎ lungo lβasse delle ascisse.
Applicando questo metodo di studio relativo alla combinazione dei due processi di creazione e distruzione ne deriva che la reazione π + π deve necessariamente essere seguita da una reazione π + π. PerciΓ² ad ogni reazione π + π scompaiono 3 protoni e viene sintetizzato un nucleo di 3He.
Ne deriva che la velocitΓ produzione Γ¨ regolata solo dal parametro π11. In questo modo di pensare si puΓ² considerare il deuterio un elemento secondario, cosΓ¬ come 7Be, 7Li, 8Be e 8B. La loro dettagliata valutazione Γ¨ inessenziale agli scopi della valutazione chimica e della produzione energetica della catena pp, fermo restando che nelle reazioni primarie bisognerΓ associare i prodotti in particelle ed i contributi di energia derivanti dalle reazioni secondare che le seguono[Castellani85 β Capitolo 4 β Paragrafo 4.4].
Avremo cosΓ¬ le due energie di legame liberate π11 e π12 nelle due corrispettive reazioni di
creazione π + π e distruzione π + π con decadimento π½+ nel primo caso e con emissione di fotoni πΎ nel secondo caso (formule 2.27-2.28).
Figura 6 β Rapporto di equilibrio D/H al variare di π misurato in 106 πΎ
21
π+πβπ+π++ππ (+π11) (2.27)
π+πβ3He+πΎ (+π12) (2.28)
Il simbolo πππ indica lβenergia di legame del nucleo che si Γ¨ formato e che Γ¨ emessa in termini di energie delle particelle prodotte, fotoni, positroni e neutrini.
Indicando con i pedici 1,2,3, rispettivamente, il protone, il deutone e il nucleo del 3He, e sommando assieme le reazioni (2.27-2.28) ricaviamo la reazione finale:
3 π β π»π23 1 + π++ ππ+ πΎ (+π11 + π12) (2.29) Sfruttando i tre pedici poco fa citati in termini di variazione di abbondanza per unitΓ di tempo per unitΓ di volume avremo le seguenti relazioni:
ππ1
ππ‘ = β3π11 ππ3
ππ‘ = π11 ππ
ππ‘ = π11(π11+ π12)
(2.30)
Dalla terza relazione della formula (2.30) si ottiene subito la produzione di energia π per grammo per secondo della ramificazione pp-I:
π =1 π
ππ ππ‘
(2.31) Precisiamo, adesso, che alcuni elementi, come il 3He, possono comportarsi come elementi primari o secondari al variare della temperatura. CiΓ² ne comporta una regolazione del valore della sezione dβurto del processo di distruzione del nucleo di deuterio urtato dal protone. A temperatura bassa abbiamo una sezione dβurto piuttosto piccola della collisione dei due nuclei di 3He e la sua corrispondente composizione di equilibrio Γ¨ molto alta e molto lenta. Si parla cosΓ¬ del 3He come elemento pseudoprimario. Al salire della temperatura la stessa sezione dβurto di distruzione aumenta e il 3He rigorosamente diventa un elemento secondario.
La Figura 7 che ne deriva da questo tipo di ricerca si suddivide in due grafici.
22 Una volta capito il meccanismo che cβΓ¨ dietro la catena pp ci si chiede se questa cattura protonica si puΓ² applicare per elementi piΓΉ pesanti di 8Be. Per rispondere a questa domanda poniamoci prima la questione se i nuclei piΓΉ pesanti generati siano stabili oppure instabili.
Prendiamo spunto dalla curva sperimentale illustrata in Figura 8 con il numero di protoni π lungo le ascisse ed il numero di protoni π lungo le ordinate[Foglio13 β Pag. 8 su 27].
Da tale figura non ci sorprende trovare che ad ogni numero di massa fissato π΄ = π + π la configurazione stabile presenta la maggiore energia di legame (la minore massa) tra tutti gli altri possibili isobari. Risulta sperimentalmente chiaro che lβinstabilitΓ dei nuclei Γ¨ tanto piΓΉ elevata quando ci si allontana dalla loro cosiddetta valle di stabilitΓ (tempi di decadimento piΓΉ brevi).
Figura 7 β Rapporto 3He/H e tempo di evoluzione del processo di distruzione del deuterio in relazione alla temperatura del nucleo stellare
1. Grafico a sinistra
1.1. Ascissa β Temperatura in unitΓ 106 πΎ, in scala lineare 1.2. Ordinata β Rapporto 3He/H, in scala logaritmica 2. Grafico a destra
2.1. Ascissa β Temperatura in unitΓ 106 πΎ, in scala lineare
2.2. Ordinata β Tempo di evoluzione in anni del processo di distruzione del deuterio, in scala logaritmica, in funzione della temperatura in unitΓ 106 πΎ, in scala lineare
Figura 8 β Schema della valle di stabilitΓ dei nuclei isobari - Ascissa β Numero di neutroni π
- Ordinata β Numero di protoni π
I quadratini neri indicano elementi stabili, mentre quelli colorati indicano elementi instabili con le loro emivite π che variano da π < 10 ππ a π > 1 β.
23 Per la precisione, se almeno uno dei due numeri, π oppure π, Γ¨ uguale ai cosiddetti numeri magici allora il nucleo dellβelemento chimico da analizzare Γ¨ relativamente stabile. Inoltre, se lβelemento in esame Γ¨ piuttosto pesante (π΄ β₯ 60) succede che per bilanciare la repulsione coulombiana con lβattrazione forte occorrono piΓΉ neutroni rispetto ai protoni. Ecco perchΓ© la valle di stabilitΓ tende a piegarsi in direzione di π β« π.
PiΓΉ in generale, se la fusione di particelle genera nuclei che si trovano nella valle di stabilitΓ , questβultimi decadono emanando dei quanti di energia sotto forma di fotoni πΎ.
La Figura 9 schematizza lβandamento della massa di nuclei con equale numero di massa. I pallini neri indicano nuclei stabili, mentre quelli bianchi indicano nuclei instabili. Il graduale passaggio verso la stabilitΓ si ottiene mediante diversi decadimenti π½Β± a catena fino ad arrivare al nucleo stabile di massa piΓΉ leggera con energia di legame massima[Castellani85 β Capitolo 4 β Paragrafo 4.5].
Una volta capito il meccanismo di fusione e di decadimento nucleare verso la valle di stabilitΓ , passiamo ad elementi piΓΉ pesanti di 8Be. Per fare ciΓ² dobbiamo studiare il cosiddetto processo di fusione 3πΌ che, consiste nella graduale conversione del 4He in 12C nei nuclei di stelle aventi masse da 1 a 3 volte quella del Sole, come vedremo tra poco nel secondo paragrafo di questo capitolo della tesi. Prima di discuterne focalizziamoci prima sul processo di fusione dellβelio a seguito dellβesaurimento dellβidrogeno, sempre nel prossimo paragrafo.
Figura 9 β Andamento della massa dei nuclei con equale numero di massa π΄ = π + π al variare del numero di protoni π e neutroni π. Il nucleo stabile (pallino nero) presenta la massima energia di legame (massa minima). I nuclei instabili (pallini bianchi) aventi una massa maggiore di quello stabile tendono allo stato di massimo legame mediante i decadimenti π½β [(π, π) β (π + 1, π β 1) + πβ+ ππ] oppure π½+ [(π, π) β
β (π β 1, π + 1) + π++ ππ] liberandosi, rispettivamente, dellβeccesso di neutroni o di protoni.
24 Nel terzo paragrafo di questo capitolo della tesi parleremo del ciclo CNO
(carbonio-azoto-ossigeno), prevalente in stelle aventi almeno 3 masse solari, come processo alternativo nella conversione dellβidrogeno in elio.